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Autore: Amelie5397    10/04/2014    0 recensioni
< Avevo immaginato la mia vita in bel altro modo: studio, lavoro e soldi a palate.
Ed invece la mia vita ha preso tutt’altra piega, una svolta che non avevo proprio nei miei programmi. >>
Margot Frost, diciannovenne inglese, si ritrova attualmente a vivere nell’appartamento di Dean Scotch, il ventenne ricco obbligato dai genitori a vivere solo. “Devi imparare a cavartela da solo e ad organizzare la tua vita”, dicevano quei due, ma non sapevano mica che l’avrebbe organizzata ­­­sulle spalle di Margot.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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 Capitolo 7 - Epilogo


Passò una settimana ed ancora era in bilico. In seguito capì che solo una era la soluzione possibile a tutto questo. Chiamò Liz per poter risolvere la questione prima con lei. Non la riteneva una cosa corretta continuare a stare con lei quando in testa aveva tutt’altra persona. Il pensiero di Margot lo stata assillando, doveva muoversi e velocemente. Non l’avrebbe mai lasciata in mano ad un uomo che non fosse stato lui. Si maledì per aver capito tutto troppo tardi, ma allo stesso tempo era deciso e furioso. Liz non si aspettava nulla di tutto ciò e quando ricevette la chiamata di Dean pensava fosse qualcosa di bello. Dean la fece salire a casa e la fece sedere in salone.
-Liz, dobbiamo parlare di una cosa importante.-
A quel punto la situazione si fece più seria, la bionda aveva capito che la cosa era bel diversa da quello che si aspettava. Aveva capito che c’era qualcosa che non va e se i suoi sensi non la ingannavano sapeva anche l’argomento di cui avrebbero trattato. Quella ragazza non l’aveva mai potuta vedere. Insopportabile, sempre vicina al suo Dean. E adesso glielo stava portando via.
Liz era convinta che Margot fosse andata via di casa solo per fare scena, e che in realtà voleva solo farli litigare. Liz era solita fare questi ragionamenti pensando sempre alla cattiveria delle persone, anche se, in realtà, la vera cattiva della situazione era lei che nonostante non amasse Dean a tal punto da volerlo come suo compagno di vita, ma solo perché era un bel ragazzo e di una ricca famiglia, era disposta ad ufficializzare il fidanzamento pur di tenerlo stretto a lei.
Dean intanto cercava le parole più adatte per far capire a Liz che la loro relazione non poteva continuare perché si era accorto che Margot era la sua metà.
-Liz, come già sai, Margot è andata via da questa casa tempo fa ed adesso, un paio di giorni fa per la precisione, ho saputo che si dovrà sposare con un ragazzo. Adesso, io voglio farti leggere una cosa e non m’importa se ci crederai o meno. L’ho trovata nella sua stanza. Già ancor prima di leggere questa cosa avevo capito di provare qualcosa di più che della semplice amicizia per lei. Ho provato in tutti i modi di convincermi che mi stavo sbagliando e che questa sensazione fosse solo frutto della mia immaginazione. Ma non è così. Sono innamorato di lei e credo di esserlo da prima di conoscere te, solo che l’avevo ben mascherato con la storia della “sorella che non ho mai avuto”, sono un’idiota, lo so. Ti ho illuso. Dovevamo ufficializzare il nostro fidanzamento e per questo ho deciso di dirtelo adesso, prima che la cosa diventi troppo grande da gestire. Mi dispiace. Ti ho voluto e ti voglio bene, ma non quel tipo di bene che il mio corpo, il mio cuore e la mia mente ha riservato per Margot. Mi dispiace.-
Liz dopo aver sentito quel lungo monologo fece un sorriso sbieco. Sapeva tutto e se lo aspettava prima o poi, se non fosse successo in quel preciso giorno sarebbe successo in seguito. Era troppo preso dalla sua ex-coinquilina. Si alzò dal divano in cui era seduta e sorridendo si avvicinò a Dean.
-L’avevo capito, credi davvero che io sia stupida? Non ti preoccupare, infondo non credo di averti realmente amato come si dovrebbe. Sei un ragazzo d’oro, ma non sei il mio tipo. Avere fama e soldi piace a tutti, ma comunque son stata bene con te. Meglio ora che dopo. Spero che almeno mi degnerai del tuo saluto, almeno quello spero non mi si venga tolto.-
Dean rimase perplesso, non capiva se quelle parole stavano a significare che c’era rimasta male o che semplicemente la ragazza con cui stava lo usava per il denaro. Ma poco importava in quel momento. L’importante era chiarire le cose con Liz e cominciare a darsi una mossa per quanto riguardava Margot. Adesso era single, per quanto potesse la sua testa reggere la situazione di aver appena lasciato una ragazza e del problema di andare a riprendersene un’altra in balia di un quasi matrimonio. Dean non aveva come rintracciare Mar e all’università non si faceva più vedere se non per gli esami, di fretta e furia e poca gente riusciva a vederla se non di sfuggita. L’unica soluzione era quella di prendere la macchina e andare nella sua città. Dove precisamente non lo sapeva. Hanno vissuto tanto insieme ma non era mai andato a casa sua, ne tanto meno sapeva la via o i pressi di casa sua, niente, zero. La mattina dopo decise di intraprendere questo piccolo viaggetto di fondamentale importanza. Arrivato in quella città non sapeva da dove cominciare. Chiese in giro prima ad un fornaio, poi ad un vigile, poi ad un barista…ma niente. Nessuno sapeva dirgli dove stesse la famiglia Frost. Entrò in seguito in una biblioteca cupa, nascosta in un vicoletto con ancora una di quelle insegne vecchie infisse al muro con su scritto “Leggere fa comprendere”.
Dietro il bancone c’era un anziano signore che con gli occhiali sul naso, assorto nella lettura di un libro dalle pagine ingiallite, di quelli che si trovano nella libreria della nonna, vecchi e impolverati.
-Ahm, mi scusi…vorrei chiederle un’informazione.-
L’anziano alzò gli occhi verso l’alto incrociando lo sguardo di Dean, e gli fece cenno di continuare a parlare.
-Vorrei sapere…se per caso conosce la famiglia Frost e sa dirmi dove abitano.-
Quello sorrise, poggiò il libro e si cacciò gli occhiali. Aveva capito di chi, il giovane, stesse parlando.
-Margot Frost, stai cercando lei, vero? Beh, viene spesso qui, viene a prendere in prestito molti libri, le piace moltissimo leggere. I suoi autori preferiti sono: Bisotti, Carcasi, Bukowski..ed altri che adesso non ricordo.-
Dean prese appunti nella sua testa…Bukoki..no, forse era Bukori…vabbè, cercava di ricordare quello che l’uomo gli aveva detto e allo stesso tempo di memorizzare il luogo dove Margot abitava.
Ringraziò l’uomo e con un sorriso a 32 denti si recò sull’auto contento di aver finalmente trovato il posto giusto. La casa era quella, doveva essere quella, per forza. Era la via e il numero che l’uomo gli aveva indicato. Scese dalla macchina e lentamente, un po’ (tanto) preoccupato si diresse verso la porta. Pregò nella sua mente che da quella porta uscisse lei, con le braccia aperte ad accoglierlo, lo sperava davvero. […] Ma non fu così. Ad “accoglierlo” c’era il padre, il signor Frost, che riconoscendo il ragazzo, si fece sospettoso.
-Dean, che ci fai qui?- disse, sorpreso di quella improvvisa visita.
-Stavo cercando Margot, vi prego, ditemi che è qui adesso!-
Dean era disperato, non sapeva nemmeno lui cosa fare, si era completamente affidato all’istinto, se così si può definire.
-Ahm, sì, è qui…ma cosa devi dirle?-
-Ho bisogno di parlare, urgentemente…-
Il padre gli fece cenno di salire al piano di sopra e andare nella sua stanza, dove Margot si trovava.
Dean in silenzio salì le scale e aprì la porta della stanza senza bussare, seduta sul letto c’era Mar con un libro tra le mani.
-Ciao.- disse Dean, gli occhi cominciavano ad essere lucidi.
Mar riconobbe la voce e alzò di scatto lo sguardo. DEAN. Era lui, lì di fronte. Mar per un attimo pensò di avere le allucinazioni, che ci faceva lì, a casa sua?
Si alzò dal letto e di mise davanti a lui senza parlare, aspettò che il primo a proferire parole fosse lui.
-Tanto che non ci vediamo, eh. Sono venuto qui per parlarti, non so se ho fatto bene a dir la verità ma sentivo di doverlo fare. Sai, io e Liz, beh, l’ho lasciata. So che forse non t’interesserà ma comunque c’entra con quello che ho da dire. Vediamo, ahm, quando hai lasciato casa nostra ho avuto come una sensazione di vuoto nel petto, non so spiegarti bene, sono stato una giornata intera nella tua camera a fissare le pareti, non ho toccato nulla, giuro, so che ti da fastidio. Ho trovato una cosa però, forse ho frugato un po’ in giro, non lo farò mai più. Ho trovato una specie di diario tutto strappato, c’erano due cose importantissime nonostante fosse ridotto a pezzi. Quella lettera, quella che hai scritto prima di andartene. L’ho letta, e tante volte anche. Non sapevo nemmeno io se quello che leggevo era reale o se stavo sognando. Ho capito tante cose che prima come lo stupido occultavo, forse per paura. Non sono mai riuscito a dare una spiegazione a quelle palpitazioni che mi prendevano ogni qual volta ti stavo accanto, quelle rare volte che mi abbracciavi e tutte le volte che sorridevi. Non hai idea del meraviglioso sorriso che hai. Non sono nemmeno mai riuscito a capire perché qualsiasi cosa tu facessi mi importasse più di ogni altra cosa, e come l’idiota ho scambiato il tutto con un “è come una sorella”. Ma ad una sorella non fissi le labbra, non hai voglia di abbracciarla, stringerla e non lasciarla mai più, non hai voglia di addormentarti accanto a lei. E con te invece accadevano tutte queste cose e me ne sono reso conto solo quando ho visto quel dannatissimo foglietto accanto alla colazione, con quelle due parole che avevi scritto e poi…e poi ho saputo del matrimonio, volevo, anzi voglio, morire. Sono un’idiota e sto parlando da tipo mezz’ora. Ho sbagliato a venire qui ma dovevi sapere. Dovevi sapere che…sono innamorato di te.-
Battito. Perso. Respiro. Perso anche quello. Mar stava per avere un infarto. Lì, adesso.
Si era appena sentita dire tutto ciò che aspettava da tipo una vita dall’unico ragazzo che lei abbia mai amato e che in quel momento la stava fissando con gli occhi lucidi. La sua testa le diceva di stare calma, il suo cuore l’aveva già mandata a quel paese da tanto. Innamorato di lei. Così aveva detto. Scoppiò in lacrime e si accasciò per terra. Non aveva le giuste parole per parlare, ne la forza necessaria. Voleva abbracciarlo, baciarlo, urlare al mondo intero che era innamorata di Dean ma non poteva. Il matrimonio. C’era di mezzo il lavoro di suo padre. Cosa doveva fare? Cuore o testa? L’interrogatorio di una vita.
Dean si sedette per terra accanto a lei, non parlò, aveva già detto tutto. Le stette semplicemente accanto. Mar si asciugò le lacrime e sorrise a Dean.
-…Ti confido una cosa, anche se forse sto sbagliando. Ti amavo prima e ti amo tutt’ora ma non si può. In questo matrimonio c’è il futuro dell’impresa di mio padre non posso mandare tutto all’aria. Quindi credo sia giusto salutarci una volta per tutte, mettiamoci una pietra sopra. Ti prego.-
Ad insaputa dei due ragazzi c’era il padre dietro la porta che aveva ascoltato quanto bastava per poter prendere una decisione all’istante. Bussò alla porta.
-Mar ho bisogno di parlarti, per favore scendi sotto e fai accomodare Dean nella tua stanza-
Mar si diete una sistemata e scese sotto dal padre cercando di essere il più naturale possibile.
Sorrise e chiese se ci fosse qualche problema.
-Tesoro mio, non prendiamoci in giro, Jonatan non ti piace e non ho intenzione di far sposare mia figlia con un uomo solo per interesse prettamente economico. Non ho poi così bisogno di essere finanziato da quella famiglia. Ho sentito da quella conversazione con Dean quel che basta per fermare questa pazzia. Torna a vivere con lui, è quello che vuoi.-
Mar abbracciò il padre, aveva capito tutto e la stava salvando da un grandissimo errore.
Salì nuovamente sopra, entrò in camera e si scagliò per terra. Prese tra le mani il viso di Dean e lo baciò. In quel bacio c’era tutto: amore, disperazione, lacrime, gioia, dolcezza.
Ritornarono nella loro casa, vivevano nuovamente insieme, come coppia.
Vivevano di quell’amore che li portò, 5 anni dopo, a mettere al mondo: Jamelia Scotch.
Il padre era stato finanziato dallo stesso Dean, la famiglia investì nell’impresa ed adesso erano un’enorme e ricca famiglia piena d’amore e con una peste in più in giro. 
  
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