Vega
Il mattino
seguente Lucius abbandonò furtivo il castello, afferrò la scopa e si diresse
per non so quali luoghi.
Anche Narcissa
uscì senza preavviso, sparì dietro le colline con la carrozza di famiglia, il
cocchiere stanco e dallo sguardo frustrato guidava i cavalli con
destrezza. L’aria fresca della mattina
ricopriva quei luoghi nascosti e incantati, la radura brillava ai primi raggi
del sole, mentre Harry dietro le sbarre si era appena svegliato da un
sonno durato poche ore. Quando gli occhi furono totalmente schiusi, si accorse
che uno sguardo l’osservava. Alla sua destra un paio di occhi verdi grandi e all’insù lo guardavano inermi, il naso piccolo e
le labbra sottili ma lunghe, i capelli fini e dorati cadevano sul volto
disordinati, con le mani stringeva le sbarre, la sua pelle bianca brillava ai
raggi che angelici entravano dalla finestra. Sembrava piccola, una bambina dall’espressione
insolita, ma così piacevolmente espressiva seppure triste. Harry continuava ad
osservarla catturato dalla presenza misteriosa di quella creatura docile, meravigliosa
e singolare.
- chi sei? –
chiese.
Lei non
rispose continuava ad osservarlo dritto negli occhi…
- tu devi
essere Harry vero? – disse.
- si –
- sai perché
sei qui? –
- no… tu
si?-
Ma lei di
nuovo non rispose.
- sta
arrivando… -
- chi sta
arrivando? –
- il figlio
dei Malfoy, vuole vederti… -
- e tu come
lo sai?-
- dovrai rispondere
a molte domande, lui non sarà contento di vederti o almeno fingerà di non
esserlo… -
- ma cosa… -
- non preoccuparti…
è solo curioso… -
Harry
continuava a non capire, forse stava sognando o forse quella ragazzina era
semplicemente pazza, fatto sta che d’un tratto un rumore provenne dai corridoi, si voltò e vide una sagoma
camminare svelta in sua direzione. Un ragazzo pallido e biondo, alto e magro,
ordinato e dall’aria schizzinosa improvvisamente
si fermò, sgranò gli occhi cristallini e…
- POTTER!...
ma che bella sorpresa… non dirmi che sei tu il nuovo carcerato per la quale mio
padre fremeva eccitato… tutta quest’importanza… non capisco il tuo valore caro
il mio Harry… tuttavia è estremamente divertente vederti dietro le sbarre! –
scoppiò a ridere poi proseguì…
- non ho mai
messo piedi qui sotto… ma ora penso verrò ogni giorno, mi delizierà vedere il
tuo volto sempre più sporco e sbiadito… - scoppiò a ridere di nuovo.
- Draco -
disse Harry – cosa volete da me?-
- vedi, dovresti
chiederlo a mio padre… purtroppo non mi rivela tutti i suoi “segretì”- fece una
smorfia, era infastidito.
- allora
dimmi cosa vuoi tu! –
- niente…
solo vederti… -
- perché?per
prenderti gioco di me? –
- be… si…
ahah –
- allora hai
fatto amicizie?- domandò Draco divertito.
Harry non
rispose, si limitò a fulminarlo con lo sguardo…
- be!non mi
rispondi?non mi sembra di aver chiesto chissà che… -
- rispondo
solo se mi dici cosa ci faccio qui… -
- te l’ho
detto non lo so… -
- non ti
credo! –
- senti,
pensa quello che vuoi… ma non ti permetto di darmi del bugiardo… -
- dimmi la
verità allora!- gridò Harry.
- vuoi
capire o no che mio padre non mi ha detto niente?a quanto pare è un segreto… -
sbuffò di nuovo.
- tuo padre
è un rapitore!un mangia morte!-
- come
osi?sporco quattr’occhi!-
I due si
osservarono, i lori sguardi fissi, inflessibili e infuriati.
Harry era
veramente arrabbiato, i suoi occhi brillavano d’ira, stringeva i denti poi
allungò la mano e afferrò la bacchetta…
- de
caelo tangior! – gridò…
D’un tratto una nuvola nera
si formo sul soffitto, tuoni e fulmini, poi leggeri rumori sempre più lontani
quasi fino a svanire…
- cosa credevi di fare? –
Malfoy rideva – non sai che le celle sono a prova di incantesimi?stupido…-
Harry era davvero irritato,
a quel punto si accasciò a terra, mise le mani davanti gli occhi e rimase
immobile in quella posizione, silenzioso…
- be ora cosa ti succede? –
Niente non rispondeva…
- vuoi rispondermi o no? –
Draco osservava Harry con
aria perplessa e stranamente vederlo demoralizzato in quel modo gli diede
fastidio…
- andiamo Harry, alzati!sei
solo un vigliacco!- sbottò, ma ancora niente… non rispondeva…
Il giovane Malfoy perse la pazienza,
girò i tacchi e scomparve dal corridoio buio.
- tornerà –
Una voce gradevole suonò all’orecchio
di Harry.
- ma non ti preoccupare… in
fondo gli piace la tua presenza… si sente solo… -
- ma come hai fatto? –
chiese
- piacere io mi chiamo Vega –
Harry non capiva cosa
centrasse quella risposta, la sua domanda era stato tutt’altra…
- come scusa?- il nome gli
pareva strano come colei che lo portava…
- Vega – ripeté, poi il suo
sguardo parve assorto, all’improvviso parlò – quando nacqui, su nel cielo
comparve il trio… Sirio, Arturo e Vega… quella notte il cielo sembrava
inghiottito dall’oscurità, tuttavia tre stelle luminose assisterono mia madre
nel parto, mia nonna era con noi e si accorse della luce potente che
irradiavano quei tre punti nella volta celeste, conosceva bene i loro nomi,
amava l’astronomia, in una notte buia come quella, ricoperta di nuvole,
sembrava un miracolo la loro presenza… -
Si fermò un istante poi
riprese…
– disse in alta voce “Sirio, Arturo e Vega” ,
capì che i primi due erano nomi maschili, così decise… Vega era adatto a sua
nipote, la stella più luminosa del cielo notturno… -
Quel nome non parve più
tanto bizzarro, ma al contrario Harry lo adorava, perché accontentarsi dei
soliti nomi comuni?
I due si sorrisero, poi Vega
si girò, scomparve in un angolo buio della cella, Harry avrebbe voluto poter
parlare ancora con lei, quello strano essere lo incuriosiva, si girò di scatto
e le chiese quanti anni avesse.
- uno in meno di te- rispose
gentile. Le sue risposte erano sempre diverse da quello che lo domanda
richiedeva, cosa le costava rispondere con un numero! Harry era leggermente
irritato,ma felice allo stesso tempo, finalmente qualcuno con la quale parlare.
Tuttavia c’erano ancora molte stranezze in Vega, ad esempio come faceva a
sapere che sarebbe arrivato Draco?e poi cosa ci faceva una ragazzina li?la
nonna e la madre di cui prima parlava erano ancora vive?forse era rimasta
orfana…
Harry capì che per arrivare a certe
informazioni, doveva conquistare la sua amicizia, ci teneva davvero tanto a
conoscerla e diventarle amico. Così quella cella d’improvviso non fu più tanto
fredda, chiuse gli occhi seppure fosse giorno e si addormentò per la prima
volta sereno.