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Autore: SandFrost    11/04/2014    1 recensioni
Se ti sentissi solo. Se avessi bisogno di sfogarti. Se trovassi un elenco telefonico ingiallito dal tempo, sotto il tuo letto. Se ci fossero solo pochi nomi ancora leggibili, e solo uno di questi abbastanza lontano da te. Se avessi il bisogno di chiedere aiuto, ma di non farlo realmente. Se ti venisse voglia di prendere quell’indirizzo e scriverli una lettera...
Cosa gli scriveresti?
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedico questa mia mini long a delle persone speciali che c’erano e ci sono ancora ora.
Alla mia bellissima Jacobba e a ogni nostro momento insieme.

A Giulia, la mia ispiratrice;
A Lidia, la mia isola sicura;
A Fra, il mio uragano.

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Ancora una lettera. Ancora parole a incorniciare queste mie giornate spente. Ancora il rumore sordo del tempo nella mia testa. Perché mi sembra sempre troppo tardi? Troppo tardi e mai troppo presto. Sarà mai troppo presto?

Il tempo è destinato a passare, ecco cosa ho appreso in quest’anno. Non lo si può fermare, non si può tornare indietro e non si può andare avanti. Bloccanti in un oggi, aspettando di dimenticare un ieri e costantemente preoccupati per un domani.

Le giornate mi sembrano cosi lente alle volte. Vorrei che fosse come in un vecchio film: cinque secondi di attenzione e poi cambio di scena. Mai troppo sullo stesso momento. Un momento intenso, ma pur sempre un momento, uno di quelli destinati a finire e a essere per sempre ricordato.

Consapevoli di questo, per questo cosi vero. Un momento in cui il mondo si ferma a guardare, per poi riprendere a girare. Non hai mai questa sensazione? Il mondo che si ferma, per dar importanza a un piccolo momento? Come se tutto nel mondo dipendesse da quel momento.

Il tempo e le sue strane forme di girare. Alle volte cosi in fretta, cosi veloce da far girare la testa e rendere confusi. Altre volte lento come una danza di una ballerina in un carillon. Rallentare per poi andare veloce, questo è il tempo.

Lo so, non è il massimo iniziare una lettera parlando del tempo, ma ho sempre ritenuto che a tutto ci fosse un perché. Non è un caso che abbia iniziato questa lettera parlando del tempo. Si dice spesso: Il tempo è l’unica cosa, che una volta perso, non lo si può avere indietro.

Qualcosa che gli abitanti del mondo continuano a cercare, mentre se lo lasciano scorrere tra le mani. Troppo impegnati a fermare un istante, per rendersi conto che è appena andato via. Troppo distratti a trovare i contorni per capire che non ne ha.

Ad ogni modo, qualche giorno fa, mi è successa una cosa..strana? Ho provato a mie spese cosa significa vivere un istante e vederlo sfuggire via, mentre il proprio corpo continua a inseguirlo e la propria mente dice di smetterla.

Quella strana sensazione di star correndo, ma capire troppo tardi che si è fermi. Eppure qualcosa dentro di noi continua a correre, mentre cerchiamo un modo per rallentare o correre a nostra volta.

Non so bene come spiegarlo. E’ successo tutto cosi in fretta, forse non è neanche mai successo, forse sono sul punto di diventare pazzo. Passo troppo tempo solo a scrivere, mio padre me lo dice spesso che finirò per diventare pazzo..ma era cosi reale.

Lui era..inizio a credere all’esistenza degli angeli, perché non so in che altro modo spiegarlo. Non sono impazzito, o forse sì, ma voglio comunque mostrarti attraverso le mie parole e i miei occhi di cosa sto parlando. Forse te ne innamorerai anche tu, com’è successo a me.

O forse semplicemente tutto questo mi aiuterà a non dimenticare e a convincere la mia mente che non era un sogno a occhi aperti. Finisce sempre cosi, quando sogni la stessa cosa per più notti. S’inizia a credere che non sia stato reale, una sorta di rifugio a quello che in realtà è: solo un sogno.

Eppure sono consapevole che non lo era, un sogno intendo. Come poteva esserlo? Chi sognerebbe mai una cosa tanto perfetta e poi lasciare che il proprio corpo si svegli, ma facendo in modo che la propria mente continui a dormire? Sarò anche a un passo dalla pazzia, ma questo è troppo anche per me stesso.

Ma hai ragione, sto solo tergiversando e sto dimenticando il punto della questione, aspetta..da quando mi importa di quello che pensi? E perché credo realmente che tu leggerai mai, un giorno, queste mie lettere? Accurato: Sono impazzito.


 
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Era uno di quei giorni di pioggia sai, uno di quei giorni in cui hai voglia di fare qualcosa, prima di guardare fuori dalla finestra e capire che passerai un’altra mattina in casa, magari a giocare con un gomitolo di lana o cercando di convincere il tuo cane a stare a cuccia, invece che spalmato sopra di te.

Mi ero rassegnato all’idea che la mia giornata sarebbe stata noiosa, quando qualcuno bussò alla porta e mio padre mi chiese di andare ad aprire, cosa che non fa mai, dato che la maggior parte delle volte sono i suoi pazienti e lui preferisce accoglierli con un sorriso raggiante.

Tutto sommato, dopo la confusione iniziale, mi alzi dalla poltrona vicino alla libreria e andai ad aprire la porta. Un ragazzo mi dava le spalle, mentre cercava di chiudere il suo ombrello, rovinato dal vento. Lo fissai per alcuni secondi, cercando di capire cosa fare. Non sapendo se schiarirmi la voce o chiederli se avesse bisogno di aiuto. Mi chiesi cosa avrebbe fatto mio padre in quella situazione.

Per mia sfortuna - o fortuna - il ragazzo riuscì a chiudere l’ombrello e..credo di avere avuto un mancamento, o almeno il mio cuore l’ha avuto. Ha smesso di battere, quando due occhi celesti come un cielo di primavera e un sorriso caldo come un giorno d’estate, mi salutarono.

Come in uno di quei film citati sopra, fu solo un momento, un momento destinato a finire e a essere ricordato. Un momento terminato con mio padre, che mi ha sposta leggermente di lato, per poi sorridere a quel ragazzo e farlo entrare in casa, con i suoi modi cortesi.

Un solo momento. Un momento in cui non sono riuscito a muovermi o a essere abbastanza attento, da ascoltare il suo nome. Un momento in cui il mio cuore ha fatto la conoscenza di due occhi in cui è facile rispecchiarsi e in un sorriso per cui vivere.


 
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Magari ti aspettavi chissà quale tipo d’incontro, o chissà cosa, e invece ero solo io rimasto incastrato da un volto d’angelo, due occhi che mi tormentano la notte e un sorriso che mi riscalda nei giorni più freddi. Uno schiocco che è rimasto tutto il pomeriggio seduto in soggiorno, aspettando o sperando di poterlo rivedere e provare a dirgli: ciao, ma ovviamente senza successo.

Non sono riuscito a rivederlo quel pomeriggio, né quello dopo o quello dopo ancora. E’ passata una settimana e..non so neanche perché te lo sto dicendo o perché mi stia mettendo cosi in ridicolo. La realtà è che un po’ mi piace scrivere queste lettere.

Sono il mio rifugio contro il mondo, il mio istante bloccato nel tempo. Come nei vecchi film, rallentare per poi andare più veloce, cercando il mio attimo appena fuggito via. Il mio momento trascorso, destinato a passare e a essere per sempre ricordato.
  
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