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Autore: DaliaScrive    11/04/2014    2 recensioni
Echo Dickinson pensava di essere solamente una dislessica e iperattiva ragazza. ma un giorno d'estate viene costretta a salire su una macchina e avviarsi in qualche campo. Echo non è una ragazza normale no è una semidea. Dentro di lei c'è imprigionata una ragazza forte, passionale e coraggiosa. Solamente Nico Di Angelo potrà farla uscire da quel guscio che si è fuso con la sua anima.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nico di Angelo, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Quindi questa sarà la mia casa?-chiesi guardandomi intorno. C’erano cose sparse dappertutto. La capanna era enorme, e dentro di essa c’erano quasi 100 letti con una cassa davanti per contenere gli effetti personali. -e grazie agli Dei hanno messo dei letti, sai quando io ero indeterminata ci facevano dormire su dei sacchi a pelo-vidi Skyler rabbrividire. Immaginavo una bella come lei dormire in un posto proprio come quello: stonava. Mentre io ero perfettamente nella media perciò nessuno mi avrebbe considerato più di tanto. Ormai ci avevo preso l’abitudine. La più giovane della classe e la più piccola di cinque fratelli. -ok ora ti devo lasciare se Chirone viene a sapere che sto marinando la lezione di tiro con l’arco mi ammazza e poi chi se lo perde Cole senza maglietta ci vediamo a pranzo Echo- sentii un gridolino -ehy Sky qual’è il mio letto?- ma ormai era sparita dietro alla porta. Dovevo assolutamente vedere questo Cole. Feci passare una mano tra i capelli per la frustrazione. Fantastico e ora come avrei fatto? -credo che il tuo letto sarà questo- girai la testa di scatto. Un ragazzo magro e alto era appoggiato alla cassa di un letto. Aveva dei folti capelli castani davanti agli occhi, lineamenti che lo facevano sembrare un elfo, ma era molto carino. Mi stava guardando con le sopracciglia inarcate e un sorriso sarcastico. -tranquilla non ti mangio. Piacere sono Travis- sia avvicinò a me e mi strinse la mano. -Echo..si insomma mi chiamo Echo- sorrisi e mi avviai in quello che sarebbe stato il mio letto -tranquilla il tuo genitore ti riconoscerà presto ne sono sicuro- disse lui mentre afferrava l’arco. -senti ora devo andare ti manderò qualcuno a farti fare un giro del campo. Tu sistemati e benvenuta nella capanna Ermes- mi lanciò una maglietta arancione che prima non avevo notato. C’era una scritta in nero “campo mezzosangue” con sotto un cavallo alato. -e nel caso te lo stia chiedendo no non è necessario indossarla- sbatté la porta. Come se i vestiti fossero la mia priorità. Svuotai lo zaino. Feci un lungo respiro e svuotai lo zaino sul letto. Niente di troppo evidente. I miei occhi si posarono su un maglione verde scuro. Apparteneva alla mamma. Lo aprii, con le lacrime che scendevano lungo le mie guance. Mi mancava la mia famiglia. Dentro il maglione c’era una fotografia. C’era una bambina avrà avuto più o meno tre anni, aveva dei folti capelli castani degli enormi occhi marroni. Abbracciava una ragazza e un ragazzo biondi sui dieci anni mentre una ragazza con i capelli rossi di sette anni era arrampicata sulle spalle di una donna alta con i capelli biondo cenere. Era la mia famiglia. Mi ricordavo di quando Poul, il fidanzato di mamma, ci aveva scattato quella foto. Eravamo andati a Boston per una conferenza. Ricordo che quel giorno era stato il più felice della mia vita. -Ehm scusami-disse una voce abbastanza irritata alle mie spalle. Mi asciugai le lacrime con il dorso della mano. -ciao-la voce era ancora un po’ roca per via delle lacrime. Alzai gli occhi. Per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva. Un ragazzo era seduto sul letto di fronte. -Travis mi ha chiesto se ti facevo fare un giro- scrollò le spalle -ehmm no davvero non importa, senti facciamo così tu dici che non mi hai trovato. Ci penserà Will o Skyler a farmi fare un giro- mi sforzai di sorridere -senti, ho giurato sullo Stige e quindi sono vincolato- annui anche se non avevo capitolo una parola di quello che aveva detto. Infilai tutti i vestiti nello zaino compresa la foto. Il moro mi fece segno di seguirò e io annui. -Hal Holver- disse guardando dritto -Echo Dickinson -gli risposi. Innarcò le sopracciglia ma non disse niente. Non era il primo a criticare il mio nome. -Eco era una ninfa delle montagne che si innamorò di Narciso. Ma non ricambiata e si lasciò morire di fame. Di lei rimase solo la voce- disse lui. Era come se mi avesse letto nel pensiero. -ehm si insomma bello. Comunque il mio nome si scrive con l’h. E-c-h-o-feci lo spelling del mio nome e lui annuì. Avevamo appena passato la casa di Apollo quando un gruppo di tre ragazze ci affiancarono. -hei Hal come andiamo?-chiese una ragazza. Aveva dei rossi capelli ricci e vispi occhi verdi. -sto facendo fare un giro a Echo- gli occhi della rossa abbandonarono il ragazzo al mio fianco per posarsi su di me. -Rachel è…è..-una ragazza con i capelli neri e con la pelle di un pallore innaturale mi guardava con un espressione preoccupata -Kayla chiudi il becco- rispose l’ultima ragazza del gruppo. -Io sono Annabeth Chase figlia di Atena dea della sapienza e della strategia della guerra- mi sorrise le strinsi la mano -io sono Kayla Ohat figlia di Borea- mi guardò ancora un po’ scossa ma accennò un sorriso -Io sono Rachel Elizabeth Dare, l’oracolo di Delfi- la mia bocca si spalancò facendo scoppiare in una fragorosa risata Hal. -Ehm ciao io sono Echo- mi sentivo ancora lo sguardo di tutte le ragazze addosso. -sappiamo chi sei..tuo frat..- Kayla non fece a tempo di finire la frase che Annabeth le coprì la bocca con la sua mano sinistra - ehm scusateci ma ora dobbiamo andare ci vediamo- Mi salutò tenendo ancora la mano sulla bocca di Kayla. -Lasciala stare parla a vanvera, ti avrà scambiata per qualcun’altra. Hal di conviene scappare Drew e company ti stavano cercando. Piper mi ha detto di avvisarti e ho la sensazione che fra poco saranno quì- sorrise innocentemente la ragazza che era l’oracolo di Delfi. -okey Echo forza ti faccio vedere un posto- Mi prese per il braccio e iniziammo a correre. -Questo posto è..non ho parole- alzai gli occhi al cielo, il tramonto era ormai evidente. La mamma amava i tramonti, tutta la mia famiglia li amava. Chissà se mio padre preferiva l’alba. Un fiume scorreva lentamente e le ninfe canticchiavano sulla riva. Guardai Hal, i colori del tramonto si rispecchiavano su i suoi capelli marroni. I suoi occhi si perdevano lungo la radura, ma era come se stessero guardando qualcosa di molto più distante, come se stesse cercando di trovare l’infinito. Distorse lo sguardo e afferrò il mio polso. Ci sedemmo sotto un enorme quercia, un venticello freddo mi fece rabbrividire. -Tieni, non voglio che tu muoia assiderata- si tolse la sua felpa rossa e me la mise sulle spalle. Come d’impulso me la infilai. Era troppo grande, tanto che dovetti fare tre risvolti per far comparire le punta delle dita. -mamma o papà?- chiese lui guardandomi -papà-sospirai. Lui annuì e si scrollò le spalle -quasi tutti qui hanno un papà divino, io per esempio sono il figlio di Ares- spalancai la bocca e questa cosa, evidentemente, fece ridere il ragazzo al mio fianco. -smettila- borbottai,si accigliò -mi chiedo se il tuo genitore divino sia Poseidone, vedo una certa somiglianza fra te e Percy- si alzò, trascinandomi con lui. Mi sorrise maliziosamente, la sua felpa mi avvivava a metà coscia. Ma quanto cavolo ero alta? Come una forchetta? Fece leva sulle gambe e mi caricò sulla spalla a modi sacco di patate. -Hal! Hal no! Mettimi giù! Ora- sentii la sua risata riecheggiare nella radura. Eravamo vicini al fiume, ma dopo neanche un minuto i mi ritrovai dentro l’acqua. Feci leva sulle braccia e mi tirai su. Ero fradicia e la mia maglietta bianca lasciava poco alla immaginazione. “Fantastico ora penseranno che sia una facile” pensai. -Ops, deduzione sbagliata ma ora che ci penso ho fatto una bella scelta. Sei stata saggia a metterti una maglietta bianca e un reggiseno grigio- Mi tolsi la sua felpa e gliela buttai in faccia. -tu sei un coglione patentato- diedi una spinta a Hal ma lui non arretrò neanche di un centimetro. -Oh miei dei Echo che cavolo?- mi girai in direzione della voce. Will era appena spuntato fuori da dietro un albero. Si avvicino e mi porse la sua felpa verde. “Annotazione: quando si va in giro per il campo sempre tenere una felpa legata alla vita anche se ci sono 40 gradi” pensai fra me e me. William Gruvernoon era un diciannovenne e alto e muscoloso. Aveva i capelli marroni e gli occhi castano scuro. Mi abbracciò anche se ero bagnata fradicia. -ehm Echo se fossi in te mi chiuderei la felpa-mi sussurrò al orecchio. Arrossii e seguii le sue istruzioni. -arriva il principe e salva la fanciulla indifesa- sogghignò il tipo che si divertiva a buttare la gente nei fiumi. -io non sono una fanciulla indifesa e te lo dimostrerò dandoti un pugno nel naso- feci per avvicinarmi quando Will mi bloccò per la vita. Se non fosse stato il mio migliore amico gli avrei durato un pugno in faccia anche a lui. -calmati Echo. Quanto a te Holver. Non dovresti essere a incantare tutte le ragazze e a trastullarti come un uomo a nulla che non sei altro? Ah si quanto ci ha messo nostro padre a riconoscerti? Si ora ricordo quattro mesi- sogghignò -ma a me ha riconosciuto due giorni dopo- sorrise trionfante. -Aspettate quindi questo…coso….è tuo fratello?- lo guardai con gli occhi spalancati dallo stupore. Non si assomigliavano molto, certo tutti e due avevano un fisico alto e muscoloso ma questa era l’unica somiglianza. -Ciao Echo,vieni Hal, Clarisse ci sta aspettando- Will mi lanciò uno sguardo come per dire “ci vediamo dopo”. Io mi girai e mi avviai in casa Ermes sperando di ricordarmi la strada. -non è possibile, neanche una felpa- ero arrivata, dopo svariati tentativi, da quasi mezz’ora e i letti si stavano riempiendo di ragazzi che si stavano preparando per la cena. Io stavo cercando qualcosa per coprirmi, non volevo usale il maglione verde perché se no mi sarei sicuramente messa a piangere. Avevo infilato i miei jeans blu scuri, una canotta rossa e le AllStar rosse e bianche. I miei vestiti che indossavo prima di andare a farmi buttare nel lago erano fuori ad asciugare. -tieni, mettilo se vuoi. A me non serve- una ragazza mi stava porgendo un cardigan bianco. Era davvero graziosa. I capelli marroni con dei riflessi rossi erano lungi fino alle spalle e, con la sua frangia, le incorniciavano il viso. Erano legati con una bandana nera. Non era molto abbronzata, visto la carnagione chiara. Era alta più o meno come me, robusta ma non troppo. Indossava dei larghi jeans chiari a vita bassa stappati in varie parti, una maglietta con il simbolo della pace nero e le vans grigie. Accettai il cardigan, lei mi sorrise calorosamente, assomigliava molto al sorriso di Will. -scusami quanti anni hai ?- dissi guardandola. -quattordici- i suoi occhi erano marroni scuro, vivaci e pieni di vita. -caspita e sai già qui ? Io sono Echo- le porsi la mano -Camilla- la sua stretta era forte e aveva un accento italiano -non sei di qui vero ?- sorrisi -no mi sono trasferita quando avevo tredici anni e se stai sul posto impari molto velocemente. Sei emozionata ?- chiese lei, i suoi occhi brillavano di una strana euforia -scusami ma perché?- mi accigliai. Non sapevo di cosa stesse parlando. -il falò. Sai gli Dei avevano fatto un patto. Ogni genitore doveva riconoscere il proprio figlio entro i tredici anni. Io ho sforato da poco ma tu…credo da un pezzo. Di solito i ragazzi vengono riconosciuti al falò- mi spiegò pazientemente -già..ho sedici anni- sbuffai. -RAGAZZI ATTENZIONE SI VA A CENA- urlò Travis -Connor lo sappiamo- urlò in risposta Camilla -ma quello non era Travis- mi sentivo leggermente confusa -Travis e Connor Stoqualcosa sono gemelli- annui Avete presente quanto di cantano tanti auguri a te e tu sei li impalata che non sai cosa fare. Ecco in quel momento mi sentivo esattamente così. Tutti ci fissavano. Io, Camilla e un ragazzo di nome Kayl eravamo lì come degli stupidi a aspettare di essere riconosciuti. Quando improvvisamente delle urla si levarono dalla casa di atena. Guardai la ragazza al mio fianco ma lei stava guardando sopra la testa di Kayl. Figlio di Atena. Camilla si scolò le spalle e cominciò a applaudire. Delle altre voci si levarono ma sta volta dalla parte della capanna Ermes. I due gemelli mi vennero in contro per portarmi con gli altri. Ero la figlia di Ermes. Mi sembrava logico visto che tutti i suoi figli avevano dei lineamenti elfici. Camilla era rimasta lì impalata davanti il fuoco, mi faceva un po’ di tenerezza. Fece per andarsene quando sopra la sua testa apparve il simbolo della capanna di Ares. I suoi fratelli iniziarono a fare più casino di tutti. Una ragazza che Hal mi aveva fatto conoscere come Clarisse venne ad abbracciarla. Mi lanciò uno sguardo confuso al quale sorrisi. Era così strano vederla lì, fra tutti quei giganti. Clarisse le stringeva la spalla con il fare affettivo. -complimenti- mi girai in direzione della voce -grazie- per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva -Nico- afferrai la sua mano, una scossa elettrica attraversò il mio corpo. Ma non mi fece male no anzi, mi accese. Ritrassi la mano imbarazzata. -Echo- mi sorrise, ma i suoi occhi non lo fecero poi si allontanò. Mi accorsi che la metà delle ragazze mi stavano folgorando con lo sguardo. Fantastico, neanche il secondo giorno che ero riuscita a farmi odiare.
  
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