Chapter 6
Rose;
Quando scendemmo dalla macchina Marcel si allontanò frettolosamente da me, tendendo il capo chinato verso il basso.
<< Marcel!!>>. Si girò quasi sorpreso e spaventato, corsi verso di lui.
<< Dove scappi?>>. Dissi riprendendo fiato.
<< Non voglio che ti vedano con me, altrimenti ti pesteranno o chissà cosa.. >>
<< Non importa, possono dire tutto quel che vogliono, io non ti lascio.>> . Ci incamminammo ridendo e parlando del più e del meno verso l'entrata della scuola. C'era chi ci guardava stranito, altri sorpresi e altri a cui non importava nulla della nostra presenza, la prima a cui non importava ero io. Quando ero con Marcel riuscivo a stare bene, stranamente mi sentivo protetta.
<< Ti va se dopo pranziamo insieme?>>. Disse Marcel tutto d'un fiato.
<< Volentieri>>
<< Figo. Che armadietto hai?>>
<< Oh..>> Dissi prendendo un foglio dalla cartella, puntualmente non trovavo mai cosa cercavo. << Credo il 367>>
<< Io ho il 356, siamo un po' distanti>>
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<< Comunque io sono arrivato, la mia classe è questa>>
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L'ora di pranzo arrivò e tutti si precipitarono fuori le classi, cercai con lo sguardo Marcel tra la folla e lo vidi lì, poggiato alla porta secondaria della scuola che cercava di sistemarsi gli occhiali. Cercando di fermare quel tremolio alle gambe mi avvicinai a lui lentamente, quando alzò lo sguardo mi sorrise e li, io temetti di svenire.
<< Cos'è quello?>>. Dissi indicando un sacchetto che aveva in mano.
<< E' il nostro pranzo, non mangeremo nella mensa.>> . Mi prese la mano, tremai al suo tocco aveva delle mani così grandi che mi davano un enorme senso di protezione e sicurezza, iniziammo a correre.
<< Dove andiamo?>>
<< In un posto, stai tranquilla non è tanto lontano>>. Infatti dopo pochi secondi ci fermammo, eravamo nel campo di football. Ci sedemmo sull'erba fredda, mi porse il panino e si aggiustò il collo del cappotto beige.
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<< Moltissimo, ti ringrazio. è molto rilassante qua>>.
<< Già.. >> . Assunse un aria quasi seria e continuò a masticare.
<< Ci vieni spesso?>>. Domandai…
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<< Tu suoni?>>
<< Si e pratico atletica giovanile>>
<< Caspita, mi piacerebbe suonare la chitarra>>
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<< Sul serio?>>
<< Serissimo>>. Un altra occhiata folgorante e sarei morta, sicuro. Rimanemo lì a parlare e scherzare come se non ci fosse nient'altro di più giusto al mondo ed era la sensazione più bella. Fummò poco dopo interrotti dal suono della campanella che ci obbligò a ritornare a quella mielosa realtà.