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Autore: KikiShadow93    12/04/2014    9 recensioni
Durante una tranquilla giornata di navigazione, Barbabianca e la sua famiglia trovano qualcosa di incredibile in mare: una bambina, di cui però ignorano la vera natura.
Decidono di tenerla, di crescerla in mezzo a loro, ovviamente inconsapevoli delle complicazioni che questa scelta porterà, in particolar modo per l'arrogante Fenice.
Genere: Generale, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciurma di Barbabianca, Marco, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un'allegra combriccola di mostri.'
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Piccolo avvertimento: la prima parte sarà allegra -finalmente!- e per buona parte ci sarà quasi solo il punto di vista di Marco. Ma verso la fine si va più nella suspance... poi mi direte come sono andata! :D Soprattutto per una determinata descrizione ci terrei molto al vostro parere.
Quindi... nulla! Buona lettura a tutti quanti! Ci sentiamo più tardi :3

 
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«Mi lasci in pace?!» sbotta per l'ennesima volta Namiur, provando inutilmente a scrollarsi di dosso Akemi, che imperterrita continua a saltargli addosso a tradimento.
La spinge malamente a terra, facendola scoppiare a ridere, non riuscendo a trattenere l'ennesimo sbuffo scocciato. Le vuole bene, sia chiaro, ma non ha proprio voglia di giocare ad acchiappino come un moccioso.
Akemi, purtroppo per lui, non è dello stesso parere e ostinatamente continua a saltargli al collo provando ad atterrarlo, senza successo.
È stata svegliata da un aggraziatissimo Fossa che, senza tante cerimonie, l'ha ribaltata dal letto, materasso compreso. In fondo la chiamavano da almeno un'ora e il capitano era stufo di attendere: doveva sapere delle tre settimane trascorse!
Dopo un'abbondante colazione composta dagli avanzi degli altri, si è acciambellata sulle gambe dell'adorato genitore e gli ha raccontato abbastanza nel dettaglio delle sue avventure, facendolo talvolta ridere a crepapelle. Quando però scendeva troppo nel dettaglio, raccontandogli degli efferati omicidi compiuti, riusciva a scorgere nei suoi occhi sottili una chiara nota di preoccupazione.
Dopodiché è passata ad assillare il povero ottavo comandante, facendogli sfiorare una crisi di nervi in più occasioni. All'inizio, in realtà, aveva preso di mira Teach, provando a fargli perdere la pazienza lanciandogli contro svariati oggetti, incluso il suo paio di occhiali, ma ha perso l'interesse quando si è resa conto che l'uomo non le dava corda, al contrario di Namiur. In fondo che gusto c'è ad infastidire qualcuno quando questo qualcuno non s'infastidisce, ma anzi ride dei tuoi scherzi?
«Guarda lì come si diverte!» esclama contento l'Imperatore, facendo sorridere Satch ed Ace al suo fianco.
La guarda mentre fa gli agguati accucciandosi dietro ad alcuni uomini, saltando agilmente al collo del comandante e stringendolo forte, facendolo ringhiare esasperato. Scoppia poi in una risata cavernosa quando l'uomo l'afferra per un braccio e la scaraventa in mezzo al ponte, tornando in tutta calma alle proprie mansioni.
«Non si arrende, eh?» domanda sarcasticamente il quarto comandante, guardandola divertito.
Ace annuisce distrattamente, ridendo forte quando la vede saltare addosso a Atmos, che per sua disgrazia passava proprio durante un agguato, ignaro del suo momento di pura idiozia. Quando poi la ragazza viene scaraventata davanti ai loro piedi come un sacco di patate, scoppia del tutto e si piega in due per il troppo ridere, tenendosi le braccia attorno all'addome.
Marco, dall'alto del pennone di velaccino dell'albero di trinchetto, osserva quelle scene con distacco. La guarda accucciarsi dietro a qualsiasi oggetto animato o meno, scattare verso il bersaglio e cadere a terra ridendo, non riuscendo a trattenere delle smorfie divertite.
'Per quanto voglia fare la dura, mostrarsi matura e gelida, dentro rimane sempre una bambinetta fuori di testa alla continua ricerca di attenzioni e giochi.'
Per un breve istante gli viene addirittura voglia di scendere dalla sia postazione e di darle un po' di attenzioni, di farla divertire, così da poter riallacciare un po' i rapporti, ma accantona velocemente l'idea. In fondo lei lo ha rifiutato, non lo vuole intorno, e di certo non vuole costringerla.
'Le darò i suoi spazi... è la cosa migliore.'
Alza lo sguardo sul mare calmo, beandosi del raggi caldi del sole che gli baciano la pelle e dell'arietta fresca che lo accarezza delicatamente, vedendo in lontananza la sagoma dell'isola su cui attraccheranno da lì a un'oretta e uno strano brivido gli risale lungo la spina dorsale.
Namba è l'isola del divertimento per eccellenza nel Nuovo Mondo, meta in cui qualsiasi pirata o civile vuole andare almeno una volta nella vita, attirato dalle voci che girano sui locali presenti o dei distruttivi rave party, dove gli alcolici scorrono a fiumi e tutto è permesso.
Tutto l'equipaggio è elettrizzato all'idea di andarci, alcuni infervorati dai racconti di compagni più anziani che già ci sono stati. Ma Marco è meno convinto: c'è troppo caos, troppe persone... potrebbero portarla via. In tutti i sensi.
Dopo qualche minuto passato in contemplazione della lontana isola, riabbassa gli occhi attirato dalle urla di Fossa, nuovo bersaglio delle torture della folle compagna.
«Piccola psicopatica!» urla il quindicesimo comandante, adirato per la perdita del suo adorato sigaro, afferrando di scatto la ragazza per la collottola e gettandola in mare.
«Fossa?» lo richiama con tono divertito il capitano, trattenendo a stento le risate nel sentire quelle sguainate dei figli che hanno assistito alla scena e le minacce di morte provenienti dalla ragazza che sbraccia in acqua per riuscire a risalire.
«Ha cominciato lei babbo.» risponde pacatamente l'uomo, estraendo dalla tasca un nuovo sigaro ed accendendolo immediatamente, godendosi quel sapore intenso che tanto gli piace.
Akemi, nel frattempo, si arrampica sulla fiancata della nave aiutandosi con gli artigli, riuscendo finalmente a salire sul parapetto. Il volto è contratto in una smorfia infastidita, resa indecentemente comica dal trucco colato sulle guance che la fa somigliare ad un panda rinsecchito.
«Ma quanto sei carina!» la prende in giro Ace, piegato in due dalle risate. In quel momento più che mai si rende conto di quanto la sua presenza sia determinante per trascorrere allegramente le giornate. Chi altro su quella nave si comporta in maniera tanto scellerata? Chi ha il coraggio di saltare a tradimento sugli altri? Chi riesce a far ridere così tanto il suo adorato padre?
La ragazza lo fulmina con lo sguardo, cominciando poi a scuotere la testa per togliersi un po' d'acqua di dosso. Questo movimento completamente dettato dall'istinto incrementa semplicemente le risate della ciurma, che comincia a chiamarla a gran voce “cagnolina da salotto”.
«Siete degli imbecilli.» sibila infastidita, scendendo agilmente dal parapetto per rifugiarsi sui comodi cuscini ai piedi del padre.
Barbabianca la guarda incredibilmente divertito da quello spettacolino, decidendo infine di infierire ulteriormente con una presa in giro bella e buona.
Afferra infatti il giornale poggiato sul bracciolo del suo seggio e lo accartoccia in modo da fargli avere l'aspetto di una pallina e la lancia sul ponte.
«Forza, vai a prenderla!» la prende in giro, scoppiando subito in una cavernosa risata, a cui seguono ovviamente quelle dei presenti. Pure Marco, dall'alto della sua postazione, se la ride di gusto, soprattutto quando riesce a scorgere l'espressione scioccata della ragazza.
«Mi puoi spiegare questo improvviso attacco di stupidità?» sibila inviperita al genitore, ricevendo in risposta una carezza sulla testa.
Si alza in piedi sbuffando e va a cercare riparo sulla polena della nave, sdraiandosi a pancia in giù sotto ai raggi del Sole per asciugarsi, venendo in breve raggiunta da Halta.
«Com'è l'acqua?» la sfotte sedendosi al suo fianco, facendola sorridere appena quando le mette davanti agli occhi la pallina improvvisata «Se te la lancio io la prendi?»
Akemi in tutta risposta le strappa l'oggetto di mano e lo lancia via, colpendo un più che esasperato Namiur dritto in testa.
Rimane completamente pietrificata, fissandolo con gli occhi sgranati all'inverosimile mentre si volta lentamente verso di lei, guardandola truce.
«Giuro che stavolta non l'ho fatto a posta!» si difende prontamente quando l'uomo pesce le va in contro minacciosamente, scattando in piedi come un razzo prima che possa afferrarla con le sue delicate manine.
Scappa sul ponte, scorrazzando da una parte all'altra come un grillo impazzito, venendo però placcata a tradimento dal secondo comandante, che la stringe in una ferrea morsa.
«Traditore balordo!» gli urla contro, dimenandosi come un'anguilla, inutilmente. A meno che non provi un'intensa rabbia, o comunque una forte emozione, non riesce ad usare tutta la sua forza distruttiva e di conseguenza non ha possibilità contro i membri dell'equipaggio, decisamente più esperti e forti di lei. Basti pensare che è stata scaraventata giù dalla nave in un secondo!
«Così mi offendi.» le mormora all'orecchio Ace, stringendola ulteriormente «Dovrai farti perdonare.»
Akemi volta la testa verso di lui, sbuffando divertita di fronte al suo sorrisetto malizioso.
«Non ci sperare proprio.» risponde ridacchiando, venendo finalmente liberata. Per sua fortuna Namiur si è subito stancato di quello stupido inseguimento e si è ritirato sottocoperta, diretto verso la cambusa con la precisa intenzione di bersi una bella bevanda ghiacciata per combattere il caldo.
Ace le trotterella dietro fin sulla cima della polena, sdraiandosi al suo fianco, godendosi i raggi del Sole che baciano la pelle tirata dai muscoli sviluppati.
Cominciano a parlare del più e del meno ed Ace non riesce a non dirle che, secondo il suo modesto parere, era mancata molto al primo comandante. In fondo perché mai non dirglielo? Non vuole una relazione con lei, non l'ha mai voluta e sono abbastanza intimi da potersi dire qualsiasi cosa. Inoltre Ace sa che quei due giocano alla calamita, ed è più che intenzionato a vederli felici, insieme.
Marco, adesso in mezzo ai suoi compagni, non riesce a non notare i loro sguardi complici, il sorriso malizioso che si scambiano, il fatto che Ace cerchi un po' troppo spesso il contatto fisico.
'Ora capisco perché mi ha rifiutato...'
Di colpo sente l'improvvisa voglia di andare dal quello che praticamente è il suo migliore amico e tirargli un pugno in faccia come lei ha fatto con Bay, ma si trattiene per tre ragioni: primo, e più importante, non oserebbe mai picchiare suo fratello, secondo con Akemi non c'è niente, quindi se vuole spassarsela con Ace non può farci niente e terzo non vuole smascherarsi da solo con un comportamento così infantile. Perché dopo quel pugno seguirebbero un sacco di domande e alla lunga salterebbe fuori la scomoda verità che vorrebbe portarsi a letto la piccola psicopatica che adesso sta seduta sul bacino del pirata e lo picchia scherzosamente.
No, proprio non può permetterselo. Dopo chi lo sente il babbo? Perché anche se per qualche strano caso lo perdonasse e si lasciasse andare, dopo il caro comandante lo dovrebbe affrontare. Dovrebbe prenderlo in disparte e dirgli che ci è andato a letto, magari più volte, probabilmente sulla sua stessa nave. Per quanto lo nasconda bene, Marco sa benissimo che Newgate è molto geloso della sua bambina e l'idea di essere decapitato con un pugno ben assestato non lo alletta per niente.
'Non posso farmi scoprire, proprio no.'
Dopo qualche minuto passato ad osservare i due ragazzi comincia a provare la fastidiosissima sensazione di essere osservato e voltandosi incrocia gli occhi di Izo fissi sulla sua figura, intenti ad esaminarlo attentamente.
'Merda!'
Distoglie velocemente lo sguardo, incamminandosi con passo calmo e sicuro verso il padre per tenergli compagnia e parlare delle ultime novità come fa sempre, sperando con tutto sé stesso che per una volta in vita sua Izo non si sia accorto di niente. Perché Izo è furbo, ha l'occhio lungo e si accorge sempre se qualcuno nasconde qualcosa, anche una sciocchezza. Certo, poi si tiene tutto per sé e non ci pensa neanche a fare la spia, con nessuno, ma l'idea che lo scopra lo infastidisce parecchio.
In realtà lo infastidisce ancora di più l'idea che Akemi possa avergli detto del loro bacio, in quanto a conoscenza delle loro simpatiche chiacchierate notturne, ma subito caccia via quella fastidiosa idea e si concentra sulle parole che l'Imperatore gli rivolge.
A quanto pare gli omicidi non sono cessati, anzi. Sempre più persone muoiono in maniere atroci, il più delle volte dopo aver subito delle assai fantasiose torture, e tutte sembrano collegate tra loro. Infatti sono stati rinvenuti sui cadaveri degli oggetti tutti uguali tra loro: una collana, con un ciondolo raffigurante degli artigli neri che reggono una perla bianca.
Dopo qualche ricerca Barbabianca è riuscito a scoprire che quel simbolo appartiene ai membri dell'Ordine del Dragone. Ma, purtroppo, oltre al nome dell'organizzazione -o setta, che dir si voglia- non è riuscito a scoprire altro.
Ma malgrado questo dettaglio non proprio trascurabile, è felice di riavere la sua bambina sotto tiro, protetta dalla sua imparagonabile potenza e da quella dei suoi adorati figli.
Marco se ne accorge guardandolo attentamente e ne gioisce profondamente. Vederlo di nuovo allegro lo rende felice e sentirgli dire che magari l'indomani farà un salto in spiaggia con loro -per tenere sotto controllo Akemi, più che altro- lo riempie di gioia. Quando sbarcano tendenzialmente non si muove più di tanto, sempre indebolito dalla malattia, e soprattutto non è tipo da trascinarsi in spiaggia a rilassarsi sotto un'ombrellone mentre alcuni fanno il bagno, quindi questa novità non può far altro che renderlo felice.
'Per quanto mi secchi ammetterlo, quella mocciosa sta portando meno problemi di quanto pensassi. Beh, agli altri, quanto meno.'
Alza lo sguardo sul volto sereno del padre, sorridendo quando lo vede scoppiare a ridere per la seconda caduta in mare di Akemi. Ace, infatti, ha compiuto un movimento più brusco del dovuto e l'ha praticamente disarcionata, costringendola così ad un nuovo e più che rinfrescante bagno.
'Sembra ringiovanito da quando l'ha trovata. In effetti mi dispiace che sia rimasta piccola per così poco tempo... sarebbe stato ancora meglio per lui.'
«Babbo, vacci piano con il sakè. È vero che stai meglio, ma non devi esagerare.» si azzarda a dire Marco, ricevendo in risposta un'occhiataccia assai loquace che lo fa sbuffare sonoramente. È inutile mettersi a discutere con lui: quando vuole fare una cosa, quella è e fine della discussione.
Si azzarda a riallungare lo sguardo sull'eccentrica compagna, pentendosene immediatamente. Infatti la ragazza ha ben pensato di sfilarsi di dosso la maglietta fradicia, rimanendo così con un paio di shots di jeans sin troppo corti e il reggiseno azzurro.
Segue con un certo interesse le forme sviluppate del suo corpo, imprimendosi nella mente ogni dettaglio: dalle piccole cicatrici che ha sulla gamba, l'anca e l'addome, ai 23 tatuaggi sparsi un po' ovunque, le piccole rune che le apparirono sulla pelle tempo addietro, i muscoli sviluppati, la vita sottile... il seno abbondante, compresso sotto quel sottile pezzo di stoffa.
La guarda e vorrebbe toccarla, stringerla, strapparle quegli inutili indumenti di dosso e farla sua, anche così sulla polena.
Solo quando i loro sguardi s'incrociano per un breve secondo si rende conto di quanto la sua mente abbia galoppato con quella perversa fantasia, trovandosi con il fiato vagamente affannoso.
'No, così non si può andare avanti.'
Si volta di scatto e s'incammina senza dire una parola verso il giardinetto a poppa, più che intenzionato a scappare da quella visione irresistibile per la propria sanità mentale.
'Le cose tra noi sono come sono e questo posso accettarlo. Ma non posso assolutamente accettare che mi piaccia, non al punto da costringermi a togliermi dai piedi quando si denuda! Perché tanto lo farà altre volte, è ovvio.'
Alcuni compagni lo intercettano durante il tragitto e cominciano a parlare vivacemente su quanto sono emozionati all'idea di sbarcare, strappandogli un sorriso tirato.
'Se sapessero che mi voglio scopare la loro dolce sorellina? Forse non farebbero niente, non loro... Ma Ace? Satch? Vista? IL BABBO?! Cazzo, no... lui mi tira il collo immediatamente. Se ripenso a come guardava quel moccioso psicopatico con cui ha pomiciato... non lo schiacciò come un insetto solo perché faceva parte della ciurma di Bay.'
Rabbrividisce al solo pensarci, provando a cacciare l'immagine sin troppo nitida dell'Imperatore che scopre il suo perverso desiderio.
Però Marco sa, nel profondo, che non potrà nascondersi ancora per molto. Perché durante quelle tre settimane di separazione si è reso conto che lei è quel qualcosa che nella sua vita è sempre mancato e che, a conti fatti, dovrò mancare ancora per molto tempo. Ad essere completamente sinceri, ha sempre rifiutato categoricamente questo genere di legami troppo stretti, ed ora invece ci si ritrova involontariamente invischiato, senza avere la più che pallida idea di come rigirarsi.
'Poco fa ero geloso di Ace...'
Si passa le mani tra i capelli a quel pensiero, non riuscendo a metabolizzare del tutto la cosa.
'A volte mi chiedo perché sono io a capo della prima flotta: non so neppure capire i miei sentimenti, come posso guidare centinaia di uomini?! Sarei tentato di chiedere aiuto, magari a Satch, ma il mio orgoglio me lo impedisce. Ed è anche per questo che so che è meglio mollare questo osso troppo duro, battere la ritirata, tornare il Marco di sempre.'
Alza gli occhi per osservare i compagni che corrono sul ponte principale per prepararsi allo sbarco, non riuscendo a gioire come loro.
Si lascia semplicemente trascinare per un braccio da un più che entusiasta Rakuyo, ascoltando i suoi programmi per la giornata. Annuisce anche quando gli domanda se si unirà ad una bella bevuta di gruppo, ma in realtà non gli interessa.
L'unica cosa a cui riesce a pensare è quell'assurda piega che ha preso la situazione.
'Andrà tutto bene.'
Si ripete come un disco incantato, guardandola mentre abbraccia amorevolmente Satch, felice di poter esplorare quell'isola con loro.
'Passerà. Tutto passa, no? Anche questa confusione interiore, questo dolore e questa attrazione non possono far eccezione. Basta portare un po' di pazienza.'
I loro occhi s'incrociano per un breve istante e Marco non può far altro che distogliere lo sguardo, puntandolo sul porto che diventa sempre più nitido.
'Portare pazienza... tzk, è una parola!'


«Wow! Questo posto è una figata!» esclama Kingdew, guardandosi attorno con un enorme sorriso stampato in faccia.
È pieno di insegne colorate, bancarelle, la musica allegra aleggia nell'aria, diversa quasi per ogni vicolo in cui entrano. Le vetrine sono brillanti ed invitanti, ma non tanto vistose e stimolanti come le donne che girano loro attorno, pavoneggiandosi e ancheggiando seducentemente, attaccando bottone in ogni modo possibile. Alcuni dei comandanti sono già riusciti ad ottenere degli appuntamenti, altri invece vogliono aspettare una preda migliore.
Davanti a loro, insieme ai compagni che hanno affittato le stanze per tutti loro come era stato precedentemente deciso, Teach tenta l'abbordaggio con una ragazza dai folti capelli rossi ed un corpo da capogiro, venendo però liquidato in tempo zero. I compagni sghignazzano, Barbanera semplicemente fa spallucce. Troverà qualcun'altra con cui divertirsi, magari a pagamento.
I gruppi si separano: c'è chi va a mangiare qualcosa, chi già si occupa dei vari rifornimenti, chi si gode la compagnia delle allegre donzelle che popolano le strade.
I vari comandanti invece restano in gruppo, girando tranquillamente per le vie principali dell'isola, lanciando di tanto in tanto qualche occhiata all'eccentrica sorellina, rimasta indietro di qualche passo.
Akemi alza gli occhi al cielo di fronte al loro eccessivo entusiasmo alle lusinghe che ricevono da donne che considera delle sgualdrine senza carattere e per un breve istante si pente di non essere rimasta sulla nave col padre. Per un istante solo però, perché poi viene attirata da una vetrina scintillante, dove si ferma immediatamente ad ammirare i gioielli esposti. In particolare osserva un sottile collier di diamanti, tanto splendente da accecarla, e per un attimo pensa di entrare a prenderselo, ma si blocca immediatamente.
'Dopo gli altri direbbero che ho il collare come un cane!'
Sbuffa sonoramente, passandosi una mano tra i capelli spettinati. Non ha voglia delle loro prese in giro, non da quando ha scoperto di cosa è capace e non con la confusione che ha dentro. Finché si tratta di giocare va bene, ma se dovessero diventare insistenti con quel discorso potrebbe alterarsi troppo.
«Hai visto qualcosa, Angioletto?» Satch le cinge la vita con un braccio, tirandosela addosso e lasciandole un vaporoso bacio sulla tempia.
«Niente di che.» sorride allegra, notando con la coda dell'occhio una coppia di anziani che li guarda con aria dolce e mormora qualcosa.
«Sai cosa hanno appena detto?» gli domanda sorridendogli allegra, rigirandosi tra le sue braccia muscolose e protettive.
Satch semplicemente nega col capo, mordendosi il labbro inferiore per trattenersi dal ridere prima del dovuto.
«Che siamo una bella coppia e che è molto dolce che una coppia scelga insieme le fedi nuziali.»
«Dimmi che scherzi!» adesso scoppia, reclinando la testa all'indietro e portandosi una mano sulla fronte, facendo ridere anche la ragazza.
«Non vorresti essere fidanzato con me?» scherza Akemi, tirandogli un lieve colpo d'anca.
«Ohhh, è il mio sogno!» la prende per mano e, dopo aver salutato allegramente i due vecchietti quasi commossi dai loro comportamenti, raggiunge il gruppo di comandanti che sta entrando in una locanda a caso. Tanto è inutile ammattire per cercarne una adesso: avranno tutto il tempo necessario per girarle tutte, o quasi, e ubriacarsi in ognuna di esse.
È grande e affollata, dietro al bancone sono esposte tante di quelle bottiglie piene di liquore che è praticamente impossibile contarle. Nell'aria aleggia un dolce e penetrante profumo di menta, misto a quello emanato dai vari drink colorati appoggiati su ogni tavolo.
Nessuno bada più di tanto a loro, giusto il proprietario del locale che indica loro un tavolo in fondo all'ampio salone, e per loro questo è solo un bene.
Si siedono e ordinano, venendo serviti in tempo record da una ragazza bionda dal sorriso ammiccante e subito cominciano a bere e parlare allegramente tra loro, raccontandosi storie allegre, barzellette di dubbio gusto, dette però con un tono così divertente da risultare addirittura simpatiche.
Sono completamente rilassati, come non lo erano da un pezzo. La consapevolezza di essere approdati su un'isola completamente priva di marines li rallegra incredibilmente. Beh, forse un po' di movimento ci starebbe anche bene, ma con Akemi intorno sono sicuri che qualcosa accadrà.
I nostri cari pirati, però, con questa supposizione ci hanno preso solo per metà: non sarà Akemi a portare grane, ma la giovane ragazza con i capelli tinti di un rosa chiaro che è appena entrata.
Nessuno di loro l'ha notata, presi come sono dalle loro chiacchiere, dai boccali pieni e dalle provocanti cameriere, tranne un paio di occhi di ghiaccio attenti che adesso scrutano la giovane e bizzarra estranea.
I capelli rosa le ricadono sulla schiena fin sotto il bacino, raccolti in un grossa treccia adornata di fiori; la pelle è lucente e diafana, pura; il viso è quello di una dolce ragazza di forse diciotto anni, con un simpatico nasino all'insù e delle rosee labbra sottili, il tutto completato da grandi occhi color ghiaccio, circondati da lunghe e folte ciglia nere. Sta voltata di tre quarti verso di loro, osservandoli con un sorrisetto divertito, e Akemi dalla sua posizione riesce a scorgere delle farfalle tatuate sulla clavicola e sul collo, e l'ombra blu di un bacio sotto l'orecchio destro.
Reclina un poco il capo di lato, Akemi, studiandola attentamente e capendo che lei ha a che fare con il pazzo vestito di grigio che si intrufolò nella sua stanza tempo addietro. 'Hanno un odore incredibilmente simile.'
Malgrado questo, però, non riesce a sentirsi minacciata. Anzi, stranamente vorrebbe parlarle, ma dagli sguardi assai eloquenti che lancia la giovane sconosciuta capisce che le sue intenzioni sono ben altre.
«Ehm...» si schiarisce la voce, Akemi, attirando così l'attenzione degli amici «C'è qualcuno che vuole conoscerti.» afferma con sicurezza guardando Satch dritto negli occhi, non sorprendendosi minimamente quando nota con la coda dell'occhio la ragazza sorridere entusiasta.
Satch, incuriosito, si volta per capire a chi si stia riferendo, rimanendo immediatamente folgorato dal sorriso sfavillante della ragazza.
«Non è un po' giovane?» mormora incerto, alzandosi lentamente e senza mai interrompere il contatto visivo con la ragazza che lo guarda quasi incantata.
«Naaah, vai tranquillo.» lo rassicura la sorellina, sorridendogli allegra.
L'uomo, seppur sempre con una certa incertezza, si dirige con aria sicura e fiera al bancone, dove prende posto su uno degli sgangherati sgabelli al suo fianco.
«Posso offrirti da bere?» le domanda con tono gentile, sorridendole allegro e, seppur a modo suo, seducente. In realtà non ha alcun bisogno di giocare nessuno dei trucchetti che usa di solito per rimorchiare visto che la giovane e pittoresca ragazza ha le idee già ben chiare nella testa.
«Doppia vodka, liscia.» afferma allegra e sicura di sé, allungando subito dopo una mano piccola e affusolata verso di lui, che a sua volta la stringe con forza «Mimì.»
«Satch.»
«Lo so chi sei. Ho sentito parlare di te.» afferma con noncuranza la ragazza, accendendosi senza tante cerimonie una sigaretta, ignorando deliberatamente il cartello grosso come la sua testa dove è scritto con colori appariscenti che è vietato.
«Signorina?» la richiama infatti il barista, seppur con un certo timore. Insomma, sarà anche una ragazzetta, ma è comunque in compagnia del quarto comandante della flotta di Barbabianca! È risaputo che non bisogna infastidire i suoi adorati figli se non si cerca rogna, e di certo quel pover'uomo non ha idea se il suo intervento possa creare o meno problemi al pirata.
«Io fumo dove e quando voglio, chiaro?» i suoi occhi diventano improvvisamente freddi, glaciali, tanto che l'uomo per un attimo si sente venir meno «Dicevo...?»
«Che la mia fama mi precede.» le sorride allegro Satch, colpito da quello strano cambiamento di umore che gli ricorda incredibilmente la sorella.
'Che siano parenti? In fondo gli occhi sono simili.'
«Scusa se te lo chiedo, Mimì, ma per caso conosci quella ragazza laggiù?» le indica furtivamente la ragazza seduta in mezzo a Izo ed Ace, e subito Mimì annuisce convinta.
«Certo, l'Angelo Demoniaco! È stata una sorpresa apprendere che una ragazza tanto giovane e con una taglia così bassa fosse entrata nella più imponente ciurma di pirati che naviga per questi mari.» lo guarda sorridente, ricordandogli incredibilmente una bambina che vede tante caramelle dietro ad una vetrina scintillante «Mi ha aperto il cuore alla speranza. Forse un giorno ce la farò anche io!»
Bevono i loro drink rimanendo in silenzio, ma negli occhi della ragazza Satch vi legge nitidamente, quasi stessero urlando per lei, che quella conversazione deve finire immediatamente e che vuole passare a qualcosa di meglio.
Poggia il bicchiere sulla superficie di legno usurato e sporco e si alza in piedi, facendole un mezzo inchino e sorridendole malizioso «Le va di fare una passeggiata, signorina?»
«Ma allora sono di fronte ad un pirata gentiluomo!» esclama contenta, alzandosi a sua volta e porgendogli teatralmente la mano «Ne sarei onorata, comandante Satch.»
I vari comandanti guardano la scena con sguardo divertito, contenti per il loro compagno che passerà sicuramente delle ore interessanti e piene di fuoco.
Una cameriera dal dolce visetto lentigginoso arriva al loro tavolo per servirgli un nuovo giro di birra, alzando solo un secondo gli occhi color prato sulla ragazza seduta in mezzo al sedicesimo e al secondo comandante della ciurma più temuta di tutti i mari, guardandola con un certo timore. Di creature come lei ne ha viste un sacco da quelle parti, ma sente chiaramente che in lei c'è qualcosa... che è lei la creatura di cui ha vagamente sentito parlare da alcuni cacciatori di passaggio.
«Voi non siete mai venuti qui, vero?» domanda timidamente, mettendo sul vassoio bagnato alcuni boccali ormai vuoti, attirando così su di sé l'attenzione di tutti loro.
«Non tutti.» afferma tranquillo Curiel, facendole un debole sorriso. Una parte di lui, infatti, non vede l'ora di buttarsi a letto per godersi una bella dormita, mentre l'altra vorrebbe solo far festa e bere fino a sentirsi male. Bel dilemma, eh?
«Beh, mi sembra giusto mettervi in guardia dalla zona fantasma.» mormora la cameriera, ormai con le guance in fiamme. Il suo colorito diventa di un bordeaux preoccupante quando incrocia gli occhi color pece di Pugno di Fuoco, ma nessuno di loro ci bada più di tanto.
«Come?» le domanda incuriosita Akemi, attirando così il suo timido sguardo.
La ragazza prende fiato, sedendosi compostamente sulla sedia che Rakuyo le ha messo vicino.
«La parte ovest dell'isola è stata evacuata tantissimi anni fa per dei problemi, e ora da quelle parti gira solo brutta gente. È molto pericoloso. Per quanto ne so, nessuno è mai tornato indietro.» spiega tutto in un fiato, non sorprendendosi degli sguardi divertiti dei vari pirati. Di tutti, eccetto uno.
«Cosa ci sarebbe?» domanda con interesse crescente Akemi, sporgendosi un poco in avanti col busto.
«Beh, ci sono molte case abbandonate, una fabbrica e un vecchio luna park. Il luogo che però viene definito il peggiore di tutti è anche quello più vicino alla città: il vecchio manicomio dell'Eco.» risponde cercando di rimanere tranquilla e di regolarizzare il respiro di fronte al sorriso divertito ed incredulo del secondo comandante. Abbassa lo sguardo, riprendendo fiato e ricominciando a spiegare «Tanti anni fa, quando ancora era aperto, si verificavano tanti “incidenti” in quella struttura. Sparivano persone, venivano trovate morte, uccise in strani modi. La leggenda dice che si sente ancora l'eco delle loro urla nei corridoi, ma io non ho mai avuto il coraggio di entrarci.»
Akemi sghignazza divertita, per poi lanciarsi uno sguardo con Ace. Legge chiaramente nei suoi occhi la malsana voglia di visitare quel posto, e subito i suoi occhi si gelano.
«Beh, temo che noi non verificheremo questa diceria. Dico bene?»
Ace sbuffa sonoramente, arrendendosi di fronte agli occhi incredibilmente glaciali della minore. È talmente di buon umore quel giorno che proprio non potrebbe sopportare di vederla esplodere in un attacco d'ira per una sua sciocchezza.
«Andata...» mormora bevendo un lungo sorso di birra ghiacciata «Però stasera mi offri da bere!»
La cameriera se ne va sorridendo imbarazzata, ricominciando come se niente fosse il proprio turno. Ha avuto spesso a che fare con i pirati e, malgrado quello che pensa il resto del mondo, non li trova tanto orribili. Anche il Re dei Pirati, considerato da tutti una specie di demonio, per lei altro non era che un uomo dall'infinita forza e l'invidiabile fierezza e determinazione. Anche di immortali ne ha incontrati, seppur in numero assai inferiore rispetto a quello dei pirati, ma ha presto capito che basta girargli a largo e non attirarne troppo l'attenzione per stare tranquilli.
Il gruppo di pirati riprede le proprie chiacchiere, facendo pure spuntare un mazzo di carte che subito fa sbuffare di irritazione Akemi.
Si ritira immediatamente, rifiutandosi categoricamente di mettersi in ridicolo davanti a tutti, e gli altri se lo fanno andare bene, cominciando la prima partita di poker.
S'impegnano tutti quanti, decidendo che il perdente pagherà da bere a tutti quanti, Akemi esclusa. “Non vuoi giocare? Non bevi!”
A lei in realtà va bene così. Tanto se avesse giocato si sarebbe dovuta pagare da bere da sola comunque e avrebbe dovuto sborsare un sacco anche per loro, quindi tanto vale stare a guardarli e bere con loro al momento opportuno, sfottendo fino all'esaurimento lo sconfitto.
La cosa però comincia ad andare per le lunghe e la ragazza comincia a non poterne più delle occhiate furtive che le lancia Marco. In realtà non sopporta il fatto che lui la veda mentre fa lo stesso!
«Io vado a farmi un giro. Ci rivediamo all'ostello per cena.» afferma di punto in bianco Akemi, alzandosi velocemente dalla sedia e dirigendosi con passo calmo e silenzioso verso l'uscita della locanda, ascoltando distrattamente le raccomandazioni dei fratelli.
Cammina per le strade affollate della città con passo calmo, osservando le vetrine e i passanti, che a loro volta le lanciano qualche occhiata preoccupata. Soprattutto i commercianti, in realtà: loro la guardano con timore misto a rispetto, chinando il capo al suo passaggio e indietreggiando quando ne incrociano lo sguardo.
Akemi non gli dà molto peso, consapevole che quegli strani atteggiamenti sono dovuti al medaglione che porta al collo, e spensieratamente si incammina verso una zona più tranquilla, dove potrà arrampicarsi da qualche parte ed osservare il circondario.
All'improvviso però il suo corpo s'intorpidisce e davanti a sé, in mezzo a tutta quella folla, nota distintamente la figura slanciata di Týr, vestito elegantemente con dei pantaloni scuri, una camicia bianca e una giacca tenuta appoggiata su un braccio.
'Ma che diavolo...?'
Lo segue velocemente, sgomitando per farsi largo tra la calca, arrivando a correre quando lo vede fare altrettanto, diretto dentro la vegetazione.
Dentro di lei aleggia un brutto presentimento, un campanello d'allarme le risuona in testa implorandola di cambiare direzione, ma non riesce a dargli ascolto. Continua a seguirlo a rotta di collo, arrivando fino ad uno spiazzo nella vegetazione, in mezzo alla foresta.
Un grosso complesso abbandonato si erge davanti a lei, circondato da un muretto ricoperto di rampicanti ed in parte crollato.
Si guarda intorno con aria circospetta, osservando più nel dettaglio l'edificio dalle inferiate del cancello chiuso con una grossa catena: l'intonaco è in buona parte crollato, le finestre rotte a sassate e scardinate, la porta dalla pittura scrostata e rovinata dal tempo è socchiusa, il giardino è anch'esso abbandonato a sé stesso e, vicino ad un grosso albero, giace incustodita da chissà quanti anni una sedia a rotelle arrugginita.
Si avvicina cautamente al campanello rotto e scopre che si tratta di un ospedale psichiatrico, evidentemente abbandonato da moltissimi anni.
'Il manicomio dell'Eco...'
Vede di nuovo Týr camminarle davanti, proprio sul vialetto di ghiaino che conduce alla porta semi-scardinata e senza riflettere scavalca semplicemente il muretto e gli corre dietro, trovandosi così all'interno di quell'agghiacciante luogo, custode di atrocità e sofferenze.
Vari mobili, tra cui sedie a rotelle e panchine di legno distrutte, giacciono in mezzo ai corridoi sporchi; i muri sono imbrattati da varie scritte più o meno comprensibili, vittime anche di infiltrazioni d'acqua che hanno dato la possibilità alla muffa di imbrattarli ulteriormente. Le porte sono quasi tutte spalancate, semi-distrutte, così come le finestre. Malgrado questo tra quei corridoi aleggia una puzza insopportabile, tanto fetida da costringerla a tapparsi il naso e la bocca con la mano.
'La tipa si sbagliava: qui non vola una mosca.'
Continua a seguire Týr, intento a camminare per quei corridoi come se fosse casa sua, infilandosi addirittura un camice bianco e prendendo in mano una cartella clinica.
'Dimmi che stai scherzando, ti prego...'
Lo segue silenziosamente, non concentrandosi come dovrebbe. Qualcuno, infatti, la segue dal momento in cui ha varcato quella soglia, silenzioso come uno spettro.
'Dimmi che non è un tuo ricordo.'
Lo guarda mentre entra nella stanza di un paziente, che subito di lancia con violenza nell'angolo della parete nel vano tentativo di scappare.
«Ti fai male così.» lo avverte derisorio Týr, infilandosi in modo molto teatrale dei candidi guanti di lattice «Se ti piace il dolore, posso aiutarti. Sono un medico oggi.»
Akemi lo guarda disgustata mentre lo avvicina con una siringa in mano, che in una frazione di secondo gli pianta con forza nel collo.
«Shhh, adesso passa.» sussurra Týr con divertimento crescente «Questo ti impedirà di urlare.»
Akemi guarda impotente mentre tortura quel poveretto, tagliuzzandolo lentamente e leccando i rivoli di sangue scarlatto che lenti cadono sul pavimento sporco. Passa poi a spezzargli le ossa, una per una, prendendo alla fine un orbitoclasto e praticandogli una lobotomia transorbitale che ne causa la morte.
Rimane con una mano appoggiata alla parete, Akemi, fissando disgustata il lettino ribaltato a terra e squarciato, ricoperto in più punti da macchie scure, finché un colpetto di tosse alle sue spalle la fa sobbalzare e voltare di scatto.
Si trova così di fronte ad un ragazzo dai folti e brillanti capelli biondi spettinati, la pelle bianca come il latte e gli occhi di un penetrante color ghiaccio, tanto belli quanto pericolosi. È vestito con una camicia bianca perfettamente stirata e pantaloni attillati di jeans.
Ad un primo impatto potrebbe sembrare innocuo, quasi dolce, ma Akemi non è una stupida ed ora che ha ritrovato la concentrazione riesce a sentire nitidamente la sua mostruosa forza. Týr ha definito questa sua capacità un dono prezioso, arrivando pure a dire che la invidia per questo.
«Non hai letto il cartello al cancello? È vietato entrare.» la voce del ragazzo è vellutata, un vero balsamo per le orecchie.
Akemi però non si lascia ingannare e si tiene pronta ad attaccare e, nel caso si rivelasse un osso troppo duro, a correre fuori da quel luogo infernale.
«Pure tu sei entrato.» gli risponde a tono, cercando una veloce via di fuga non appena il ragazzo fa un passo in avanti.
«Mi piacciono questi posti, li trovo divertenti.» afferma con un sorriso smagliante il ragazzo, facendola innervosire.
«È morta della gente qui dentro, porta un po' di rispetto.» gli ringhia contro, snudando d'istinto le zanne candide.
«Sono irrispettoso per natura, non posso farci niente.» afferma con disinvoltura, osservandosi le unghie laccate di un intenso blu elettrico «Però non sono mai stato maleducato, quindi... lascia che mi presenti.»
Le si avvicina sorridendo mellifluo, allungando una mano affusolata verso di lei, guardandola in modo perverso e fatale «Io sono Kakashi.»

 

Nessuno dei due pirati, quella sera, si presentò a cena...


 
Angolo dell'autrice:
Salve a tutti! :D Stavolta sono in orario :3
Chi di voi è preoccupato per le sorti dei due pirati che si sono incautamente allontanati dalla ciurma?
Ah, tra l'altro ho il piacere di presentarvi il nuovo personaggio, Mimì: http://it.tinypic.com/r/eg37rp/8
Ebbene si, altri non è che una versione più punk e pazza di Rapunzel X°D scusate, ma non ho saputo resistere! XP
Il manicomio abbandonato... come l'ho descritto? >.< ci tengo molto a quella parte, perché sono posti che trovo... non so, affascinanti. Spero che non sia stato descritto in modo troppo superficiale.
Cooomunque... MARCO! Eheh, è cotto. È cotto a puntino e se ne è pure reso conto (se Dio vuole!) Ditemi un po': questa sua “nuova versione” vi piace? >.< Ho pensato così tanto al prossimo capitolo (già in parte scritto) che ho paura che questo sia venuto peggio del solito .___.
Vabbe', via. Lasciamo stare. Sono distrutta dal mare (ci lavoro, non pensiate che vado a cazzeggiare xD), non sono in grado di affrontare ulteriori conversazioni X°D finirei solo con lo sparare più cazzate del solito.
Un grazie di cuore va a Yellow Canadair, ankoku, Law_Death, Lucyvanplet93, Okami D Anima, Aliaaara, Monkey_D_Alyce e iaele santin per le bellissime recensioni! Vi adoro!

Alla prossima bella gente! Un bacione
Kiki
  
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