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Autore: thera    12/04/2014    2 recensioni
Se Minato fosse sopravvissuto all'attacco della volpe, che in questa if non è mai avvenuto, che cosa sarebbe successo quando gli Uchiha volevano fare il colpo di stato? Il clan Uchiha è pronto a sostenere questa ambizione? Come reagirà Konoha? E le altre nazioni?
Obito scosse più volte la testa per allontanare quei pensieri, ma sembrava che tutti i suoi sforzi andassero a vuoto, se riusciva ad allontanare quelle immagini, dopo qualche secondo, tornavano, inesorabilmente, indietro. L'imponente sagoma dell'ospedale servì insieme a rassicurarlo e metterlo ancora più in ansia, che cosa avrebbe fatto se lei fosse morta? Iniziò a correre più veloce, ma quello che vide riuscì solo a gelargli il sangue nelle vene, c'erano molti cadaveri e ancora più sangue, sul pavimento, sulle pareti e perfino sul soffitto. Come diavolo poteva finire del sangue sul soffitto? C'erano delle urla e lui si diresse istintivamente verso la loro fonte. Ma più avanzava più sembrava rallentato, tutti quei corpi stremati per terra lo distraevano, guardava tutti i loro volti, uno per uno, per accertarsi che non fossero lei. I suoi occhi lo ingannavano, ogni singola ragazza dai capelli castani assumeva inspiegabilmente le sue sembianze
Genere: Angst, Fluff, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jiraya, Minato Namikaze, Un po' tutti | Coppie: Minato/Kushina, Obito/Rin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Capitolo 10

Incontri fortuiti

Giorno 5 - tarda mattina

Shisui aveva sentito benissimo sua zia sgattaiolare via, ma non aveva detto nulla a Sasuke, non voleva allarmarlo.

A lui, invece, questa faccenda preoccupava parecchio, se era uscita cercando di non farsi sentire, significava che stava andando a fare qualcosa che non doveva. Fu per questo che ringraziò mentalmente il campanello. Sasuke si girò a guardarlo interrogativo posando lo shuriken a terra, aveva già quasi imparato la tecnica.

Alla porta si presentò la figura di Uruchi, la donna, da quando era scoppiata la guerra, andava ogni giorno dai nipoti Itachi e Sasuke a portargli il pane ancora caldo.

Talvolta, come quel giorno, portava anche dei dolci.

Uruchi Uchiha non aveva mai avuto dei figli e non ne aveva mai sentito più di tanto la mancanza, ma lo scoppio di quella rivolta l'aveva avvicinata in modo incredibile ai nipoti.

"Buongiorno Uruchi-san" la salutò gentilmente Shisui, mentre anche il piccolo Sasuke aveva fatto capolino e salutava animosamente la zia.

"Itachi-kun è in casa? Gli ho preparato dei dango." disse la donna gentilmente.

"Itachi non c'è." disse Sasuke, triste. Chissà che cosa stava facendo in quel momento. Tuttavia il profumo del pane gli stuzzicò la fame. Sasuke non andava pazzo per il pane, ma quello della zia era caldo e morbido ed aveva tutto un altro sapore, molto più buono.

"Vai a prendere un coltello di là che te ne taglio un po'." disse Shisui accortosi subito del suo sguardo agognate.

"Uruchi-san, potreste restare con Sasuke per un po'? Mia zia è uscita." disse Shisui con nonchalance nel frattempo che il bambino era nell'altra stanza. La donna annuì cordialmente, per lei non sarebbe stato certo un problema, era anche un ottimo modo per distrarsi. Shisui fece tutto con molta naturalezza, non poteva permettersi che uno dei due s'insospettisse, eppure fu anche molto veloce. Dopo aver salutato il cugino, camminò per le strade del quartiere con passo svelto facendo mente locale.

Doveva trovare sua zia.

La prima cosa che decise di fare fu quella di cercare Itachi, magari lui avrebbe saputo qualcosa. Sorpassate le mura, si poté permettere di correre, le strade sfilavano veloci davanti ai suoi occhi senza che riuscisse a trovare il suo migliore amico. Lo vide poco dopo aver svoltato l'angolo. Stava combattendo, ma allo sguardo di Shisui sembrava apatico, gli sembrava che avesse disconnesso il cervello, come per non pensare troppo a ciò che stava facendo. Questa guerra lo stava distruggendo. Senza un istante d'esitazione deviò un attacco che sarebbe arrivato addosso al cugino e, approfittandosene, si portò vicino a Itachi.

"Grazie." gli disse quest'ultimo. Gli occhi d'Itachi trasmettevano tante cose, e in quel momento nessuna di quella era felice. Riusciva a distinguere benissimo una grande tristezza di fondo, intervallata da molte crepe: rassegnazione, disgusto, riluttanza, amarezza e ribrezzo per se stesso e per quello che stava facendo. Stava cadendo in un baratro nero. Anzi era come se tanti lembi d'ombra lo avvolgessero e lo trascinassero verso il buio vuoto ed assordante. Shisui lo guardò con occhi tristi, questa guerra doveva finire al più presto, prima che li distruggesse tutti.

Per fortuna, misera e scarna soddisfazione, nei suoi occhi non vedeva nessuna traccia di paura o preoccupazione. Probabilmente non sapeva nulla di Mikoto. Non gli disse nulla, non aveva il cuore di dargli anche questo peso, le sue spalle da tredicenne erano già abbastanza curvate. Gli sorrise e si allontanò.

Itachi restò a guardarlo giusto un secondo, non gli era concesso altro tempo, stava pur sempre combattendo, no? Il sangue che aveva addosso lo testimoniava in modo macabro. Solo il pensiero di Sasuke lo aiutava a non crollare.

Vedere allontanare Shisui lo aveva privato di quel poco di sostegno che aveva avuto grazie alla sua presenza, ma questa era una precauzione che avevano deciso assieme. Sarebbe stato troppo difficile dissimulare il fatto che non facevano sul serio se avessero combattuto assieme. Non era solo questo a turbarlo. Credeva che Shisui gli stesse nascondendo qualcosa, qualcosa che lo riguardava. Aveva indagato troppo a lungo i suoi occhi.

***

La donna si aggirava furtiva per la strada sussultando per ogni minimo rumore, rendendosi incredibilmente sospetta e ridicola. Obito la osservò. Sua zia non doveva essere lì. Con un balzo si portò di fronte a lei.

Mikoto sussultò terribilmente vedendo una figura davanti a sé e nell'indietreggiare inciampò. Non cadde a terra solo perché Obito le afferro il braccio tenendola in equilibrio.

Quando Mikoto riconobbe il nipote non poté che sentirsi più spaventata. Che cosa si sarebbe dovuta aspettare da lui?

"Che cosa ci fai qui, zia?"

La donna lo guardò con occhi sbarrati, che cosa avrebbe dovuto fare? Poteva dirgli la verità? Inventarsi una scusa sarebbe stato inutile. Non disse nulla, si limito a fissarlo impietrita. Obito capì lo stesso. Neanche lui le rispose, si limitò a sorriderle amaramente. Non credeva che anche sua zia lo considerasse un fallito. Passarono diversi secondi a fissarsi senza che nessuno dei due dicesse niente. Li riscosse solo l'arrivo di un'altra figura. Appena i due fratelli si riconobbero restarono a fissarsi senza sapere che cosa dire. Ognuno dei due capiva la scelta dell'altro e non lo biasimava.

Obito aveva sempre odiato il silenzio. Lo faceva sentire inadeguato, quel silenzio sembrava deriderlo, lo rendeva solo, in un certo senso, ne aveva paura. Cosi lo riempiva sempre di parole. Shisui, invece, vi ci si trovava bene, il silenzio ti diceva molte più cose che tante futili parole, ma talvolta il silenzio era troppo pesante per essere sopportato.

"Come stai?" chiesero entrambi nello stesso momento. Scese di nuovo il silenzio, questo però era un silenzio molto più leggero, quasi familiare. Fu in quel momento che Shisui s'accorse della fasciatura sul braccio del fratello e la fissò insistentemente. Obito se ne accorse immediatamente.

"Non è nulla! Non sono nemmeno all'ospedale!" disse Obito grattandosi la nuca. Non si premurò di dirgli che dall'ospedale era uscito giusto quella mattina e che aveva pure dovuto insistere. Shisui non lo contraddisse, ma dal suo sguardo si capiva perfettamente che cosa stava pensando.

Mikoto guardò tutta la scena sentendo una sorta di deja-vu.

Shisui allora decise di spostare l'attenzione sulla zia.

"Itachi non sa nulla,vero?" le chiese, anche se più che una domanda sembrava un'affermazione. Mikoto annuì lievemente.

"Ti prego non dirgli nulla." implorò con un filo di voce. Era di nuovo calato il gelo e il silenzio, quello pesante.

Allora entrambi si sentirono dare una sonora pacca sulla schiena.

"Che cosa sono questi musi lunghi!" disse Obito allegramente. Ma a Shisui non sfuggì una piccola lacrima incastonata all'angolo dell'occhio sinistro del fratello. Obito odiava il silenzio. Suo fratello era un bravo attore. Gli era grato per il suo tentativo di smorzare la tensione. Sorrise.

"Andiamo." disse a Mikoto che annuì sollevata. I due s'incamminarono per la strada, ma dopo pochi passi Shisui sentì una mano sulla spalla.

"Fai attenzione, otouto." gli disse Obito, serio. Shisui gli sorrise e gli rispose:

"Lo farò, nii-san".

***

Danzo camminava tranquillamente avanti e indietro. Questa volta si era premurato accuratamente che nessuno lo stesse seguendo. Non aveva intenzione di fare un'altra figura simile con Orochimaru. Il quarto aveva confermato pienamente i suoi sospetti. Era un codardo, ma era meno stupido di quanto credesse, dopotutto era diventato Hokage immeritatamente non poteva essere del tutto stupido.

"Sei in ritardo." proferì rivolto al suo socio, quel giorno l'avrebbe fatto fuori, non aveva più bisogno di lui.

"No, ti sbagli, sono in perfetto orario." gli rispose Orochimaru avvicinandosi a lui con uno studiato passo lento.

"Che cosa ne hai fatto della spia di quel codardo di Namikaze?" quel corpo poteva essergli utile, conteneva pur sempre le cellule del primo.

"Codardo? Si è comportato esattamente come avresti fatto tu." ribatté Orochimaru, non aveva intenzione di dargli informazioni sul suo esperimento, era troppo interessato.

Danzo strinse i pugni, era diventato troppo impertinente dopo essere uscito dalla radice, per fortuna tra poco avrebbe fatto in modo che quella lingua lunga non dicesse più nulla. Successe tutto in una manciata di secondi. Danzo senti un alito freddo sul collo. Orochimaru era sparito dalla sua vista.

"É troppo presuntuoso anche per te credere di potermi uccidere." La voce proveniva dalle sue spalle. Non gli diede nemmeno il tempo di pensare di poter reagire che lo pugnalò alle spalle. Danzo sorrise mestamente prima di cadere, aveva ancora un ultimo scherzetto. Peccato il suo sigillo che non funzionò. Orochimaru se ne accorse e si spostò prima. Davvero Danzo aveva pensato di fregarlo così? Patetico.

"Sapevo non potevi startene con le mani in mano, Orochimaru."

"Sarebbe stato un vero peccato, Jiraiya."





Angolo autrice

Buongiorno!

Ho aggiornato oggi perché ho avuto dei problemi di connessione e per certo non riuscirò a postare l'altro capitolo in tempo. Allora, che cosa ne pensate? Personalmente questo è il mio capitolo preferito. No, non è solo per la morte di Danzo(Io volevo farlo morire con un ossicino di pollo, ma qualcuno, mi ha detto che non potevo farlo! Non potevo ucciderlo nemmeno facendolo cadere per le scale!). Si adesso ce la smetto di farneticare!

Alla prossima(non so quando)

thera

   
 
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