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Autore: Sery_24    12/04/2014    3 recensioni
Katniss è una giovane donna, con un ottimo lavoro, ma pochi amici. Un passato difficile che stenta a superare. La sua vita sembra incentrata solo sulla carriera. Eppure tutto è destinato a cambiare. Modern AU.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Katniss odiava i venerdì casual.
Ormai aveva trovato un suo equilibrio nel vestiario lavorativo: camicia, giacca e pantalone. Il venerdì casual rovinava tutto. Non sapeva mai cosa indossare. Non sapeva cosa sarebbe stato appropriato mettere e cosa no.
Alla fine decise: un semplice maglioncino di filo leggero, un paio di jeans e scarpe da tennis. Davanti allo specchio della sua camera da letto iniziò ad intrecciarsi i capelli in una treccia morbida. L’unico lato positivo del casual consisteva nel potersi conciare i capelli nel modo che riteneva più comodo.
Invece della solita ventiquattrore prese un piccolo zainetto di pelle. Non aveva documenti da consegnare in ufficio, né ne avrebbe presi altri da portare a casa. Meglio viaggiare leggere, si disse, quindi.
Indossò un trench leggero e si diresse in ufficio. Stasera non sarebbe tornata subito a casa. Aveva la mostra a cui andare.
Finnick avrebbe lasciato il lavoro alle 12 per avere il tempo di prendere Annie all’aeroporto. Avrebbero depositato le valigie a casa e sarebbero passati a prenderla in ufficio per l’orario di chiusura. Si sarebbero recati assieme alla mostra. Finnick non era, infatti, pratico della città e aveva bisogno di lei come cicerone.
Era curiosa di conoscere Annie. L’ammonimento che le aveva fatto Johanna qualche giorno fa non era stato dimenticato. Voleva capire perché la giovane moglie le stesse così a cuore.
Cercò di allontanare tutti i pensieri e decise di mettersi al lavoro.
Durante il pomeriggio il suo cellulare iniziò a vibrare. Era un sms di Finnick.
 
“Ehi Katniss, perché non ci vediamo direttamente alla mostra alle 19? Purtroppo l’aereo è atterrato in ritardo. Non riusciamo a venire prima in ufficio. Se mi invii l’indirizzo della scuola, prendiamo un taxi. Sorry babe!”
 
Fantastico, pensò. La scuola non era molto distante dall’ufficio. Adesso avrebbe dovuto aspettare un’ora intera il loro arrivo. Velocemente gli inviò l’indirizzo e gli confermò che lo avrebbe aspettato direttamente alla mostra.
Distrattamente iniziò a chiedersi se magari potesse intrattenersi con Johanna. Lei aveva un appuntamento. Però, magari, avevano deciso di incontrarsi anche loro più tardi, quindi, avrebbe potuto farle compagnia. Con l’intenzione di almeno provare, si diresse verso l’ufficio dell’amica. Johanna occupava un luminoso ufficio leggermente più spazioso del suo. La scrivania era occupata quasi esclusivamente da foto della sua famiglia e dei suoi compagni del college. Si stupiva ancora del fatto che una persona così acida avesse così tanti amici. Non era una donna che ti mostrava facilmente il suo cuore, ma, evidentemente, non era stata l’unica ad aver avuto questo privilegio.
“Ciao, idiota. Perché mi disturbi?”
Guardandola, Katniss iniziò a credere che forse non aveva ben compreso il significato del termine casual. Johanna, infatti, indossava un tubino senza maniche blu scuro che le arrivava sopra il ginocchio e delle decolté col tacco. Aveva i capelli leggermente arricciati sulle punte ed un trucco appena più marcato del solito. Era davvero bella.
“Che succede? Perché mi guardi?” l’accusò subito l’altra, non fidandosi dello sguardo sorpreso che le stava rivolgendo.
“Nulla – si difese subito – è solo che stai molto bene conciata così.”
“Beh, è ovvio, stupida. Ho un appuntamento con Rye più tardi.”
Certo che lo sapeva. Solo che non immaginava che l’amica si sarebbe messa particolarmente in tiro per un giovane con cui aveva scambiato solo poche parole. Evidentemente il tipo della panetteria doveva averla colpita particolarmente.
“Piuttosto tu. Che ci fai vestita come una liceale? Non devi vederti con l’uomo dei sogni?” le chiese con tono malizioso.
“No! Io non ho nessun appuntamento. Devo solo vedere qualche quadro e conoscere la moglie di Finnick. Non c’è alcun bisogno di mettersi in tiro.”
“Se lo dici tu.” sbuffò l’altra per nulla convinta.
“Comunque ero venuta per chiederti a che ora devi incontrarti con Rye, che con gli altri ho appuntamento alle 19, così ho un’ora buca. Se eri libera magari potevamo avviarci alla mostra assieme.” le propose.
“Non ci siamo dati un orario. Lui dovrebbe già essere lì col fratello, quindi, semplicemente ci siamo messi d’accordo che dopo il lavoro, lo avrei raggiunto lì. Se non vuoi stare sola, potremmo andarci assieme. Poi, appena arrivano gli sposini, puoi togliere le tende.”
Non amava particolarmente questo piano. Non voleva essere il terzo incomodo, ma piuttosto che trascorrere da sola un’intera ora, decise di fare buon viso a cattivo gioco e di accettare.
“Ci vediamo all’ingresso a fine giornata. Non fare tardi, stupida.” l’ammonì acida la collega.
Con un cenno del capo, la salutò e tornò nel suo ufficio.
Anche questo era organizzato, ora doveva solo sperare che Finnick non tardasse troppo ad arrivare.
 
Alle 18 in punto entrambe le donne si avviarono verso la metro. La scuola in cui si teneva la mostra era distante solo due fermate. L’edificio era un semplice palazzone bianco, recintato con grate di ferro. All’esterno era appeso uno striscione “We help you building your future”. Un cartellone colorato e disegnato a mano recitava “Annuale mostra d’arte degli studenti ed insegnanti”.
Le due ragazze si scambiarono uno sguardo sconcertato.
“E’ una mostra di bambini?” le chiese un’accigliata Johanna.
“Non ne ho la più pallida idea.”
“Ma quanti anni ha il tuo uomo?” chiese ancora scontrosa la prima.
“Più di quattordici anni sicuro.” le rispose ironica.
Si incamminarono all’interno dell’edificio e subito poco vennero fermate da una voce nota: “Ehi Johanna!” le raggiunse correndo un sorridente Rye. “Ciao, Katniss – si rivolse poi sorpreso all’altra – non pensavo che ci fossi anche tu.” concluse cercando di mascherare il tono appena deluso.
“No, non preoccuparti. Resto solo per poco, dovrei incontrarmi tra poco con due amici. Poiché sono in ritardo, Johanna si era offerta di farmi compagnia.” cercò di tranquillizzarlo un’imbarazzata Katniss.
L’altro subito le venne, però, incontro: “Oh ma non è assolutamente un problema! Non devi mica giustificarti, anzi, mi fa davvero piacere che sia venuta anche tu.” e dal sorriso che le rivolse era evidente la sua sincerità.
“Venite con me, vi mostro i quadri di mio fratello.” e le indicò un’ala più lontana della sala.
“Non sapevo avessi un fratello più piccolo.” iniziò la conversazione Johanna.
“Mh… Ho un fratello più grande, Whiton che vive  e lavora a Boston. E’ un dirigente bancario. Poi ho anche un fratello più piccolo… o ma eccolo. Ehi Peeta!” urlò verso un uomo girato di spalle. Era il ragazzo del quadro. I suoi capelli mossi e i grandi occhi azzurri non mentivano. Sorridendo si avvicinò ai tre. Indossava un paio di Jeans, una camicia bianca e una giacca scura. Continuava a passarsi un dito tra il collo della camicia e la cravatta. Non doveva essere un abbigliamento al quale era abituato.
“Salve ragazzi.” li salutò velocemente, decisamente con la mente altrove.
“Johanna lui è il mio fratellino, l’artista di casa. Peeta lei è Johanna.”
A questa presentazione subito il riccio scambiò uno sguardo veloce col fratello e con un sorriso amichevole porse la mano alla ragazza: “E’ un piacere Johanna. Rye mi ha parlato molto di te.” concluse con uno strano sorrisino divertito.
Le guance del fratello subito si colorarono di rosa: “Lei, invece, è Katniss, una sua amica.” lo interruppe il fratello sviando il discorso sulla mora in disparte.
Per la prima volta Peeta incrociò lo sguardo della giovane: “Katniss… - pronunciò il suo nome con attenzione – Ma noi ci conosciamo già.” concluse con una luce di realizzazione negli occhi e un sorriso caldo.
“Ciao. E’ un piacere Peeta.” gli porse la mano educatamente.
“Già vi conoscete?” domandò sorpreso Rye.
“Ah sì. A quanto pare Katniss è stata invitata da tuo fratello oggi alla mostra.” aggiunse ironica Johanna.
Katniss arrossì violentemente e rivolse un’occhiata truce alla ragazza: “Non è vero! Non mi ha invitata. M’ha solo fatto sapere che c’era questa mostra e, poiché mi piacevano i dipinti nella panetteria, sono venuta a dare un’occhiata.”
“Ad ogni modo sono felice che tu sia venuta. – le sorrise il ragazzo – Se vuoi posso mostrarti i quadri di cui ti parlavo.”
La ragazza annuì con un sorriso.
“Johanna noi perché non andiamo a prenderci prima da bere? Non potrei più sopportare altra pittura senza un briciolo d’alcool nel mio corpo.”  propose Rye.
“Credo che tu abbia avuto proprio una brillante idea.” E così i due si allontanarono non prima che Johanna le mostrasse un sorrisetto compiaciuto.
Sbuffando mentalmente Katniss, seguì, invece, Peeta. Si sentiva a disagio ad essere sola con lui, ma di certo non poteva rimproverare la sua amica. Era pur sempre il suo appuntamento. E lei, fino a quel momento, glielo stava rendendo piuttosto complicato.
“Come mai sola, stasera?” le chiese il ragazzo mentre si dirigevano in un’ala diversa della grande sala. Un cartello indicava: “Area Insegnanti”.
“Come, scusa?” la ragazza non aveva capito a cosa si riferisse il ragazzo.
Lui la guardò per un attimo, poi aggiunse: “Al locale sembrava che anche tuo marito volesse venire alla mostra.”
Katniss lo fissò per qualche secondo. Marito? Un moto inspiegabile di delusione si diffuse nel suo stomaco. Non si ricordava di lei. Si stava confondendo con un’altra cliente. Effettivamente, chi sa a quanti avventori aveva parlato della mostra di stasera. Perché lei sarebbe dovuta essere importante per lui? Non che lui lo fosse per lei. Ma sicuramente aveva sprecato dei minuti in questi giorni a pensare a lui. Anzi, se voleva essere sincera, forse aveva sprecato ore a pensare a lui. Era persino tornata alla panetteria.
Mascherando i suoi sentimenti, si dipinse sul viso una maschera di indifferenza: “Devi esserti confuso con qualcun altro. Io non sono sposata.”
L’altro si bloccò dal camminare e la fissò più attentamente: “Non eri tu lunedì sera che guardavi il dipinto del prato?”
“Il quadro col prato in mezzo ai boschi?”
Il ragazzo allargò per un attimo gli occhi sorpreso: “Si. E’ un prato nei boschi. Non pensavo fosse così chiaro.”
“Per chi ha trascorso l’infanzia tra i boschi, credimi, è palese.” ridacchio la ragazza davanti all’espressione di lui scherzosamente delusa.
L’altro ridacchio per un attimo assieme a lei, poi, continuando a camminare continuò a chiederle: “Quindi quel ragazzo che era a cena con te… Pensavo fosse tuo marito. Cioè, lui parlava di una moglie e poi mi ha chiesto un’opinione su chi dovesse offrire o meno. – poi si sbloccò di nuovo di colpo – Scusami. Non sono davvero affari miei. Non rispondere.” e arrossendo lievemente iniziò a passarsi nervosamente di nuovo le dita tra la cravatta e la camicia.
Fu più forte di lei, Katniss non riuscì a trattenersi dal ridacchiare nuovamente: “Finnick. Il ragazzo biondo è Finnick, un mio nuovo collega, che di fatto è sposato, ma non con me. La moglie è arrivata oggi e devo incontrarmi con loro tra poco. Vuole presentarmela.”
Il ragazzo non riuscì a nascondere un’espressione mortificata: “Mi dispiace, io davvero, non avrei dovuto trarre delle conclusioni affrettate, spero di non averti offesa.”
L’altra non poté far altro che rivolgergli uno sguardo truce: “Abbiamo parlato per cinque minuti massimo e già ti sei scusato mille volte. Non sono così sensibile da offendermi per così poco.”
L’altro ridacchio ancora, per poi aggiungere: “Meglio così. Ecco le tele di cui ti ho parlato.”
Così dicendo il ragazzo le indicò la parete alle sue spalle. Affissi c’erano una quindicina d’opere. Alcuni erano paesaggi, come quelli nella panetteria. Altri erano astratti, un tripudio di colori caldi e avvolgenti. C’erano anche un paio di quadri raffigurante le strade di New York e diversi soggetti umani. Chi camminava, chi faceva jogging. C’era anche un quadro di Central Park con una donna che consolava una bambina.
“Secondo te è caduta a terra?” gli chiese senza staccare un attimo gli occhi dal dipinto.
“Come scusa?”
“La bambina del quadro. Secondo te è caduta a terra, perciò piange?”
“Era inciampata nei lacci delle scarpe. Stava tentando di rincorrere un piccione.” le spiegò lui.
La ragazza, senza staccare gli occhi dal quadro, ponderò la risposta del giovane: “Cos’è che te lo fa credere? Da cosa pensi di averlo capito?”
“Dal fatto che l’ho visto.” rispose semplicemente.
Katniss subito distolse l’attenzione dalla tela e lo fisso sull’uomo dietro di lei: “Hai visto solo la scena o anche il pittore dipingere?”
“Mh… solo la scena.” l’imbarazzo del giovane era palese.
“Sono tuoi. Questi quadri, e quelli della panetteria. Sono tuoi, vero?”
Il ragazzo annuì lentamente: “Stavo per dirtelo lunedì, poi è arrivato il tuo amico e semplicemente non c’è stata più occasione. Scusami.”
Così dicendo ricominciò a torturarsi il nodo della cravatta.
La ragazza gli rivolse un altro sguardo truce: “Non c’è nulla di cui tu debba scusarti. E smettila di torturare quella povera cravatta.”
La mano del ragazzo si bloccò improvvisamente: “La cravatta?”
Katniss non riuscì a trattenere uno sbuffo esasperato: “Si, quella povera cravatta che hai al collo. Se non la sopporti più, scioglitela.”
Il ragazzo le rivolse uno sguardo serio, dopo pochi secondi, con un’espressione risoluta iniziò a sciogliere il nodo. Espirò sollevato quando ebbe sbottonato i primi due nodi della camicia, infilandosi la cravatta nella tasca della giacca.
La ragazza gli rivolse uno sguardo d’approvazione: “Meglio così?”
“Direi proprio di sì. – le rispose con un sorriso sollevato – Allora che ne pensi, dunque, dei miei quadri?”
“Che sono davvero stupendi. - gli rispose sincera guardandolo negli occhi – Ma il mio preferito rimane quello nella panetteria, quello del prato. Mi piacerebbe tantissimo passare una giornata in un posto del genere.” commentò più a se stessa che al giovane.
I loro discorsi vennero interrotti dall’arrivo di Finnick ed Annie.
“Quello non è il tuo amico?” le fece notare lui.
“Si, hai ragione. Ehi Finnick!”
A sentire il suo nome il ragazzo subito si voltò nella loro direzione, sfoderando un sorriso a trentadue denti. Mano nella mano si avvicinò assieme ad una ragazza. La giovane aveva una chioma castana e liscia che sfiorava le spalle esili. I suoi occhi erano verde scuro e la pelle chiara.
“Ciao, Katniss. – gli occhi dell’uomo passarono da lei a Peeta – Forse non noi ci siamo mai presentati. Io sono Finnick Odair e lei è mia moglie Annie.”
“Peeta Mellark, è un piacere conoscervi.” rispose stringendo la mano ai due.
“Annie, lei, invece, è Katniss, l’amica di cui ti ho parlato. Katniss lei è la mia splendida moglie Annie.” concluse rivolto alla mora. Nei suoi occhi verdi poteva leggerci tutto l’amore che provava per la donna, compreso, forse, un pizzico d’orgoglio.
Ad ogni modo non riuscì a non sorridere alla giovane donna che le porgeva la mano.
“Finnick mi ha parlato molto di te. Sono felice che abbia subito trovato dei colleghi come te e Johanna. Sicuramente il trasferimento a New York sarà più piacevole ora che abbiamo già incontrato dei volti amici.” le disse dolcemente Annie.
La ragazza si sentì leggermente in imbarazzo. Non aveva certo programmato di uscire spesso con la coppia. Anzi. La sua intenzione era quella di liberarsi di Odair non appena lei fosse tornata. Almeno fuori dall’orario di lavoro. Ad ogni modo le sorrise educatamente in risposta.
“Questi quadri sono stupendi!” la voce squillante della giovane moglie, riportò la loro attenzione ai dipinti di Peeta.
Annie rimase particolarmente colpita dal quadro della madre con la bambina. Improvvisamente gli occhi della donna iniziarono ad inumidirsi. Si stava commuovendo davanti a quel bellissimo quadro. Doveva avere una grande sensibilità per farsi travolgere da un quadro in questo modo. Katniss, nonostante fosse rimasta affascinata da quei lavori, non aveva avvertito quello stesso trasporto emozionale.
“Sono felice che ti piacciano i miei quadri.” la ringraziò Peeta con un sorriso imbarazzato.
“Li hai dipinti tu? - gli chiese Odair – Pensavo che la mostra fosse limitata solo agli insegnanti e agli studenti.”
“In verità, io sono un insegnante. Insegno arte in questa scuola.”
“Ehi, Annie, un collega, hai visto” disse dolcemente alla donna, facendola allontanare dal quadro. In quel momento Katniss si accorse come gli occhi della donna fossero chiusi e come le sue braccia fossero strette intorno alla vita. Il marito le mormorò qualcosa all’orecchio e vide la donna ricacciare indentro le lacrime e sciogliersi in un sorriso dolcissimo.
Katniss a disagio fissò la propria attenzione su Peeta. Anche lui pareva confuso, si voltò nella sua direzione e, quando i loro sguardi si incontrarono, le sorrise dolcemente.
Non capiva quel ragazzo. Non capiva la gente che sorrideva sempre. Senza motivo. A Peeta bastava vedere due persone innamorate per sorridere, per essere felice. Lei non ci riusciva.
 
Trascorsero entrambe le due ore successive osservando tutti i dipinti della mostra. Annie e Peeta sembravano andare molto d’accordo. Ad ogni quadro lui si fermava a spiegarle la tecnica utilizzata, il soggetto ritratto, quale insegnante o bambino lo avesse realizzato. All’ennesimo dipinto Katniss e Finnick si scambiarono uno sguardo esasperato.
“Io ho fame. – sbuffò il ragazzo – Non sarebbe l’ora di andare a cena?”
“Sono d’accordo Odair!” intervenne nel discorso una sorridente Johanna. Lei e Rye si erano appena uniti a loro gruppo.
“Peeta pensi di potertene andare o devi ancora presenziare?” gli chiese il fratello.
L’altro guardò l’orologio: “No. In realtà il mio turno è terminato quarantacinque minuti fa. Perché?”
“Stavamo pensando di andare a mangiare qualcosa.” ripropose Finnick.
“Per me va bene. Effettivamente ho un po’ d’appetito.” annuì il riccio.
Katniss prese un attimo in disparte Johanna che stava salutando Annie: “Verrete anche voi? Non preferireste stare da soli?”
L’altra la guardò maliziosamente: “Siamo stati soli fino ad ora. Poi è solo una cena. Potremo stare soli dopo.” e così dicendo si riavvicinò a Rye intrecciando il suo braccio a quello di lui.
Il pomeriggio doveva essere stato piacevole per i due.
“C’è un ristorante molto carino proprio qui vicino. Che ne dite?”
Quando gli altri annuirono soddisfatti dalla vicinanza, uscirono tutti dalla sala. Il locale si trovava proprio dietro l’angolo. Era molto piccolo, probabilmente a conduzione familiare. Prima di sedersi Finnick prese un attimo in disparte Peeta e Katniss. Annie più avanti chiacchierava amabilmente con Rye e Johanna.
“Volevo scusarmi per prima. Per la reazione di Annie. – iniziò serio Odair – Ultimamente è un po’ sensibile ed emotiva.”
“Finnick non devi spiegarci nulla, né scusarti. Non è successo nulla.” intervenne subito Katniss per interromperlo.
“Grazie. Solo… Abbiamo perso nostro figlio sei mesi fa. Cioè, non so nemmeno se posso esprimermi in questi termini… - prese un attimo fiato e poi continuò – Nostro figlio è morto prima del parto. Un incidente col cordone ombelicale… Non riusciva più a respirare.” Finnick si interruppe e scrollò le spalle come a togliersi un peso inesistente dalle spalle. O forse il peso esisteva, ma non era visibile. “Annie sta avendo un po’ di difficoltà a superarla. Si sente colpevole, anche se davvero nessuno avrebbe potuto prevederlo. Per questo poi abbiamo deciso di venire qui. Di cambiare casa. Di allontanarci dai ricordi dolorosi. E tu Peeta, davvero, grazie per averle mostrato tutti quei quadri. Era da tempo che non la vedevo concentrarsi su qualcosa di diverso. Grazie.” e così dicendo gli porse nuovamente la mano.
“Davvero, Finnick. Non ho fatto niente. E Annie è fantastica. Sono sicuro che riuscirà a superare tutto.” e invece di stringergli la mano, lo tirò verso di sé per dargli una pacca amichevole sulla schiena. Il tipico abbraccio mascolino, pensò Katniss, che, invece, non sapeva come rispondere alle parole del collega. Il lutto era qualcosa che, per fortuna, non aveva sperimentato nella sua vita. Non sapeva come comportarsi. L’unica cosa che riuscì a fare fu guardare Finnick negli occhi e mostrargli un sorriso rassicurante. Sperava di comunicargli tutto ciò che a parole le era impossibile: Mi dispiace. Non preoccuparti. Andrà tutto bene. Starete bene. Il ragazzo rispose al sorriso e la strinse in un forte abbraccio.
“Grazie.” le disse solo, prima di raggiungere tutti assieme il resto del gruppo.
La serata, per il resto trascorse in modo molto piacevole. I due fratelli Mellark riuscivano a generare spesso una risata di gruppo solo con poche battutine l’uno a carico dell’altro. Finnick rallegrava l’atmosfera con la sua ironia marcatamente maliziosa. Spesso Johanna riusciva ad intervenire con qualche sua frecciatina velenosa. Katniss e Annie si limitavano a ridere. Felici per la sola ragione di stare assieme. Un venerdì sera. Senza preoccupazioni. Senza alcuno stress. Senza problemi da dover affrontare.
La ragazza riuscì a dimenticare tutti le difficoltà del suo passato. Riuscì davvero ad essere solo una ragazza di 25 anni, con tutta la vita avanti, con una lunga strada da percorrere.
“Ehi, Katniss ma la settimana prossima non è il tuo compleanno?” la richiamò al presente Johanna.
Era riuscita in quegli attimi a dimenticarsi anche del suo compleanno.
Ogni anno, quel giorno, le ricordava il momento peggiore della sua vita.
“Dovrebbe essere mercoledì.” annuì all’amica.
“Dobbiamo organizzare qualcosa allora!” si offrì subito Rye.
“Io direi una bella bevuta.” propose Finnick.
“Si, ma non di mercoledì. Voi in ufficio potrete pure recuperare la sbornia, ma io dovrò sopportare ragazzini scalmanati che non vedono l’ora di rovesciare pittura ovunque.” obiettò ragionevolmente Peeta.
“Sono d’accordo. – gli andò in aiuta Annie. – Anche io lunedì inizio il primo giorno di lavoro nella nuova scuola, vorrei che andasse tutto per il meglio.”
“Festeggiamo di venerdì allora.” concluse un soddisfatto Odair.
“Dovrebbe essere Katniss a decidere.” replicò nuovamente il più giovane dei Mellark rivolgendosi direttamente alla ragazza: “Tu che preferiresti fare Katniss?”
C’erano tante cosa che Katniss avrebbe preferito fare nel giorno del suo ventiseiesimo compleanno. Dormire. Rintanarsi in casa. Darsi malata in ufficio. Fuggire in un luogo lontano in cui nessuno avrebbe potuto ricordarle del suo giorno di nascita.
Ma erano cose che non poteva, né voleva, riferire a nessuno.
Con un sorriso forzato disse solo: “Venerdì sera è perfetto.”
 
Dopo la cena, i ragazzi si ritrovarono fuori dal locale.
“Bè, ragazzi è stato davvero un piacere. Appena riuscirò ad organizzare il nuovo appartamento siete tutti invitati a cena. Mi raccomando ci conto.” salutò tutti per prima Annie.
“Purtroppo domani e domenica, la signora mi ha incastrato nelle faccende domestiche. – comunicò mestamente il marito – Altrimenti avremmo potuto organizzare subito qualcosa di divertente. Ma ci rifaremo la settimana prossima.” e con un occhiolino si diresse verso il taxi che li avrebbe condotti a casa.
“Credo che sia ora anche per me di andare.” disse Johanna.
“Certo, vuoi che ti accompagni a casa?” propose subito con un sorriso Rye.
“Ovviamente.” rispose la castana rivolgendo un sorrisetto compiaciuto all’altra ragazza.
“Ah Peeta, prima che mi dimentichi… - parlò nuovamente il ragazzo – Quand’è che potresti venire a darmi una mano al locale? Sono state richieste le tue focaccine al formaggio, non possiamo ignorare l’ordine delle clienti.” concluse con un sorrisetto divertito verso Katniss.
“Rye, quando avrò tempo. Già dovresti essermi grato per il solo fatto di mettere la mia abilità a tua disposizione gratuitamente! Nel mio tempo libero, aggiungerei.” rispose ironicamente al fratello.
“C’è stata la richiesta specifica di una cliente molto carina.” continuò l’altro.
Katniss si sentì avvampare e indirizzò al ragazzo uno sguardo truce.
“Seriamente, non saprei.” cercò di tagliare a corto l’altro.
“Katniss sono davvero desolato per la mancanza d’interesse del mio fratellino. E’ un villano.” disse l’altro rivolgendosi alla ragazza con finto tono costernato. Di sicuro era consapevole di star contribuendo all’ aumento del suo imbarazzo.
Peeta sembrò finalmente fare due più due: “Hai chiesto tu le focaccine al locale? Quando sei tornata?” le chiese sorpreso.
“Il giorno dopo a pranzo. A Finnick è piaciuto molto il locale.” rispose velocemente cercando di sembrare il più sincera possibile. In fondo era stato davvero lui a proporre di andare in quel locale.
“Bé allora poi voi mi mettete d’accordo. E’ ora di andare Rye, è appena arrivato un altro taxi.” e così dicendo Johanna trascinò di peso il ragazzo verso l’auto per poi salutare frettolosamente con un’alzata di braccio.
“E’ ora che vada anch’io. Ci vediamo.” salutò Katniss sentendo ancora l’imbarazzo di prima. Mentre si stava avvicinando ad un altro taxi la voce del ragazzo la bloccò: “Che ne dici di dividere la corsa? E’ più piacevole viaggiare in compagnia.”
La ragazza non aveva davvero molta voglia di trascorrere del tempo sola con lui, ma non riusciva a trovare nessuna scusa per allontanarlo. Fu così costretta a dover accettare.
Per tutto il tragitto si ritrovò a conversare col giovane. Chiacchiere veloci, nulla di profondo. Su cose che erano accadute durante la serata. Su come Rye e Johanna sembrassero andare d’accordo. Su come Annie sembrasse davvero una donna dolcissima. Su come Finnick riuscisse sempre a scherzare.
Parlare con Peeta le risultava facile. Le piaceva come ogni volta che le si rivolgeva la guardasse fisso negli occhi. Di come non cercasse mai di estrapolarle informazioni, ma accettasse i suoi silenzi o le sue risposte evasive.
“Siamo arrivati al primo indirizzo.” li interruppe il taxista.
“E’ qui che abiti, quindi? E’ un bel quartiere. E’ vicino casa mia. Io vivo a tre isolati da qui.” commentò Peeta guardandosi intorno.
La ragazza semplicemente gli sorrise e mentre scendeva dall’auto, l’altro la richiamò: “Ehi Katniss!”
Subito il suo sguardo tornò sul biondo.
“Mercoledì sera vieni al locale. Troverai le focaccine.”
E con un ultimo sorriso e un saluto veloce, entrò nel portone di casa.


 
Salve a tutti! La storia non è ancora entrata nel vivo, ma ci stiamo lentamente avvicinando. Ringrazio di cuore tutti quelli che hanno speso un po’ del loro tempo a recensire, tutti quelli che hanno inserito questa storia tra le seguite, le preferite o le ricordate e tutti quelli che hanno semplicemente letto fino ad ora.
Grazie davvero di cuore, spero che la storia continui a piacervi.
Un bacio,

Serena.

   
 
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