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Autore: PaolaDP    12/07/2008    1 recensioni
"Il piccolo abbassò lo sguardo su Lena, stesa a terra. Il suo sguardo era... ormai non riusciva nemmeno più a piangere: aveva le guance rigate di lacrime e gli occhi lucidi, continuava a fissarla con aria inespressiva e rassegnata. Quello non era un nemico: era un povero bambino indifeso, un innocente. La ragazza avvertì di nuovo un movimento all'altezza dello stomaco, ma non erano le fitte di prima: era pietà, era vergogna. Una lacrima scivolò lungo la guancia del bimbo, che si strinse alla madre e chiuse gli occhi. 'D'accordo, ve la siete cercata!'
Perché anche i Saiyan sono in grado di provare buoni sentimenti...
Perché una di loro sarà una madre a tutti gli effetti.
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bardack, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una Mad

UNA MADRE

Cinque navicelle molto piccole erano in viaggio nello spazio in direzione del pianeta Vegeta, dimora dei potentissimi Saiyan; viaggiavano in formazione compatta, unite; non un suono, non un rumore che indicasse la presenza di qualche essere vivente al loro interno. Lena era soddisfatta: la missione era stata portata a termine molto prima del previsto; gli avversari che avevano dovuto affrontare non erano molto potenti, Farah aveva ragione.

Lena, mi senti?” Una voce proveniente dal cruscotto destò Lena dal suo torpore.

Eh... sì, ti sento, Sarafsa” rispose con voce inespressiva, accigliandosi lievemente nel chiedersi cosa stesse accadendo.

L'atterraggio è previsto fra 7 minuti e 34 secondi, preparati” le disse Sarafsa con tono autoritario.

Lena alzò la testa per guardare dall'oblò della navicella: Vegeta era molto vicino, ancora pochi minuti e sarebbero arrivate. Erano passati tre anni dalla missione su Ilions, periodo in cui erano accadute molte cose.

Lena?” il suono veniva sempre dal cruscotto, ma il timbro della voce era diverso.

Che cosa c'è?” chiese lei.

Sei pronta a riabbracciare Radish?”

Non aspetto altro. Ci vediamo fra...7 minuti e 2 secondi... e 1... fra 7 minuti” disse con tono scherzoso Lena rivolta ad una cassa.

Fatma ti manda a dire che vuole che le offriate la cena.”

Dille che temo rimarrà a digiuno: in questo periodo ho una fame...” ribatté con un sorriso imbarazzato.

Ecco... diglielo tu. A dopo!” la linea si chiuse.

Lena si riappoggiò allo schienale della poltrona; era molto calda, morbida e soffice. Si stava bene lì dentro, non voleva più scendere. Vegeta era un pianeta molto bello, visto dall'esterno; era una sfera perfetta, perfettamente simmetrica, con la superficie rossa e sfumature e gradazioni particolari, dorate e arancioni, in contrasto col cupo nero dello spazio aperto.

Squadra, ci siamo” disse la stessa voce di prima.

Le navicelle entrarono nell'atmosfera di Vegeta ed iniziarono a tremare e a lasciare un fascio di luce e polvere dietro di loro. Il rosso si riempì di puntini, che diventarono mano a mano edifici fino a che Lena riuscì a distinguere una pista piena di cerchi imbottiti. Era il momento. Premette alcuni pulsanti che le stavano davanti ed indirizzò la navicella verso uno di questi; dopo qualche secondo ci fu l'urto, attenuato ed ammortizzato dall'imbottitura tanto che non si sentì neppure. I cinque portelloni si aprirono permettendo alle combattenti di uscire. Lena rimase abbagliata dalla luce, tanto che dovette coprirsi gli occhi con il braccio. Ai lati della pista c'erano alcune persone: due addetti, una bambina con una donna di mezza età, un'altra donna in tenuta da combattimento, tre uomini piuttosto anziani, uno dei quali si appoggiava ad una bastone, un bambino molto piccolo, che muoveva i suoi primi, incerti passi sotto lo sguardo vigile di quella che, presumibilmente, doveva essere sua nonna e due uomini alti e muscolosi.

Sarafsa sollevò una mano alzando il pollice in un gesto trionfante in direzione di Janine ed Alenia; la bambina iniziò a urlare di gioia mentre la nonna rimase appoggiata al muro con le braccia incrociate; solo il sorriso soddisfatto che le increspò il viso tradiva la sua gioia. Tabitha, invece, si diresse verso la donna in tenuta da combattimento, Imbra. Farah andò da uno degli uomini, suo padre Ulsiagh, che la strinse in un abbraccio sincero ed affettuoso. Fatma e Lena, invece, si diressero in direzione dei due uomini, di una donna e del bambino piccolo. Lena si avvicinò subito al piccolo.

Mamma!” disse il bimbo andando incontro a Lena con passi incerti.

Radish! Piccolino... come stai?” disse sorridendo la madre, prendendolo in braccio.

Bene” le rispose lui con aria orgogliosa. “Ciao, zia”

Fatma non rispose.

Mamma!” esclamò Lena sorridendo.

Siete state veloci” ribatté Ikiya.

Fatma... c'è qualcosa che non va?” le chiese Dicon con aria preoccupata. “Non sarai ferita, vero?” aggiunse sobbalzando.

Sono più brava di quanto tu creda, Papà” rispose la figlia con aria insolente.

Dov'è Papà, eh?” disse Lena rivolta al figlioletto, Radish.

E' in missione con la sua squadra” affermò l'uomo anziano con il bastone che era rimasto in disparte per tutto il tempo.

Monfer! Come sta?” gli chiese Lena con un sorriso.

Io bene. Radish mi sembra un po' magrolino” rispose il suocero con aria critica.

Ti assicuro che mangia come ogni bravo Saiyan, se non di più” ribatté Ikiya con l'aria di chi la sa lunga.

Allora Bardack è in missione, ho capito bene?” chiese Lena.

Sì, è partito da due giorni” rispose Dicon.

Non sapevo che fosse prevista qualche spedizione per la sua squadra.”

Tanto non ci saresti stata, perché dirtelo? Sei tu che hai fatto troppo in fretta. La squadra di tuo marito è dovuta partire verso Biobafol” disse Dicon.

Sempre il solito...” disse fra sé e sé Lena con aria rassegnata e compiaciuta allo stesso tempo. Volse lo sguardo su Radish. Era un bambino molto particolare, molto... insolito. Per gli standard terrestri, sarebbe un bambino disturbato. Era molto chiuso in sé, calcolatore, non riflessivo; amava combattere già a 2 anni. Bardack andava orgoglioso di questo figlio così appassionato e portato alla guerra, un figlio che avrebbe portato a termine il processo di riscatto di Monfer. Radish camminava appena, ma parlava molto bene.

Fatma, nel frattempo, osservava in disparte la scena. Lena, ormai, ci aveva fatto l'abitudine: da quando lei e Bardack si erano sposati, anzi no, da quando Bardack si era dichiarato, Fatma si era impermalosita ed ingelosita; d'altro canto, cosa poteva pretendere? Bardack le era sempre piaciuto, ma lui le aveva preferito Lena. Adesso, osservando la sorella con un bambino che avrebbe voluto avere lei, Fatma sentiva di odiarla.

Ehi, Farah!” chiamò tentando di distrarsi da quei pensieri. “Kadimos non è venuto a prenderti, eh?”

Già” replicò Farah con tono inespressivo.

E Randin?” chiese Fatma con aria soddisfatta; in qualche modo, vedere Farah da sola le permetteva di rallegrarsi persino della propria situazione.

Immagino che stia dormendo, è molto piccolo.”

Randin era il figlio coetaneo di Radish che Farah aveva avuto dal cugino di Sarafsa, Kadimos, che le aveva chiesto di sposarlo dopo pochissimo tempo dal loro primo incontro. Farah aveva affrontato la gravidanza, come ogni altra cosa, con passività. Adesso si ritrovava con un pargolo che poteva costituire un interessante oggetto per le sue meditazioni. Non che non volesse bene a Randin, anzi, era il dio della sua adorazione; solo non aveva mai preso posizione riguardo al figlio, al matrimonio o alle missioni.

Mi spiace per te” disse Fatma con un sorrisetto maligno.

Non sono l'unica ad essere sola.”

E chi è che ti tiene compagnia?”

Non ci arrivi da sola?” chiese Farah fissando con sguardo fermo gli occhi della sua interlocutrice.

Fatma fece silenzio e tornò vicino ai suoi familiari.

Farah!”

Si fece avanti un uomo anziano, con un grossa cicatrice sulla guancia sinistra.

Papà.” Lo abbracciò.

Torniamo a casa; c'è qualcuno che dorme e non vede l'ora di svegliarsi e di avere questa bella sorpresa.” le disse con un sorriso malinconico.

D'accordo.” Dopo essersi congedati dai presenti, i due si allontanarono lentamente.

E' ora di andare, direi” disse Fatma ai pochi che volevano ascoltarla.

Hai ragione” esclamò Lena. “Coraggio, piccolo. La prossima missione è...”

Fra 12 giorni” replicò Fatma con tono inespressivo.

Avete ragione” disse Dicon. “Monfer, vieni con noi?”

Se ci tenete...”


Che freddo...” esclamò Radish rabbrividendo.

Fra poco saremo a casa” ribatté Lena con tono esasperato.

Stavano percorrendo una delle piatte strade di Vegeta in direzione del quartiere in cui risiedevano, vicino alla caserma di Bardack; non c'erano aiuole, marciapiedi o macchine, ma solo una distesa di lastre bianche che ricopriva l'intero pianeta. I due giunsero davanti ad un edificio cubico simile ad un laboratorio e Lena aprì la porta. Si ritrovarono in un corridoio buio, molto largo ma con il soffitto piuttosto basso, bianco come tutto il palazzo.

Ho fame” disse Radish con aria di sfida.

Datti una calmata e cammina” replicò Lena con aria severa. “Siamo quasi arrivati, non vedi? Accelera il passo, anziché lamentarti.”

Ehi, Lena!” Dall'angolo si fece avanti un uomo molto alto e muscoloso.

Toma!” esclamò lei con entusiasmo.

Toma faceva parte della squadra di Bardack, era il suo migliore amico. Era un bravo combattente, in grado di mantenere lucidità anche sul campo di battaglia e di non cedere ai propri impulsi. Aveva i capelli corti e neri, gli occhi blu scurissimo e il volto allungato.

Com'è andata la missione?” le chiese il suo interlocutore.

Tutto come previsto, se non meglio. Piuttosto... come mai non sei con Bardack su... su Biobafol?” domandò Lena con aria sospettosa ed ironica.

Non pensare male... purtroppo, durante l'ultima missione mi hanno colpito al braccio, così il dottore mi ha impedito di partire con tuo marito” rispose con aria esasperata Toma, frustando l'aria con la coda.

Ti capisco...”

Io ho fame” disse Radish in tono inespressivo.

Adesso andiamo. Ciao, Toma” disse Lena riprendendo a camminare lungo il corridoio.

Arrivederci. Ciao, Radish” rispose il Saiyan con un cenno della mano.

Dopo aver percorso un altro tratto di strada passando fra innumerevoli porte, Lena e il piccolo salirono su delle scale mobili ed arrivarono davanti ad una porta bianca.

Entrarono in una stanza quadrata sulla quale si affacciavano altre porte e un arco. Le pareti bianche erano disadorne, se non per degli schermi neri e qualche bottone qua e là. Sulla sinistra c'era una specie di divano blu dall'aria molto scomoda, con un basso tavolino bianco di un materiale simile al marmo su cui erano appoggiati dei polsini, un bicchiere dalla forma molto particolare e una specie di pianticella rosso sangue e verde. Di fronte alla porta c'era un arco molto grande che dava su una stanza ben illuminata con al centro un tavolo. Sulla destra c'erano alcune porte.

Mamma, ho fame!” ribadì Radish con tono deciso.

Adesso andiamo in refettorio, va bene?!” disse Lena con una nota nella voce che tradiva la sua esasperazione. “Adesso la Mamma si cambia e poi andiamo, ma sta' calmo...”

Imboccò una delle porte sulla destra ed si posizionò su un nastro scorrevole che la portò dall'altra parte della casa, in una stanza con un grande letto, degli armadi insiti nelle pareti bianche ed un tavolo laminato. Lena aprì uno sportello che, apparentemente, non c'era e tirò fuori un'altra divisa, che indossò per tornare dal figlioletto, il quale aveva ubbidito ed ora stava zitto e fermo vicino alla porta.

Adesso possiamo andare” gli disse con voce ferma.

Ripercorsero in parte il tragitto che li aveva condotti alla casa, ma a un certo punto girarono a destra e, dopo, al di là di un lungo, buio corridoio, arrivarono davanti ad una stanza dal cui interno provenivano suoni di risate e schiamazzi. Lena si avvicinò alla porta e la spinse; lei e Radish furono investiti da un fascio di luce abbagliante e il profumo delle pietanze più squisite raggiunse le loro narici. Si trovarono in una sala molto ampia piena di Saiyan; una parete era percorsa da un bancone blu, dello stesso colore delle decine di tavoli sparsi per la stanza. Non c'erano finestre, ma solo un mucchio di lampade incorporate nelle pareti che gettavano una luce gialla ed arida.

Allora, sei soddisfatto?” chiese Lena con tono scocciato al figlioletto, che nel frattempo si era lanciato in direzione del bancone e si era arrampicato su uno degli sgabelli.

Ehi, Lena!” Tabitha alzò la mano in segno di saluto da uno dei tavoli e le fece segno di avvicinarsi. Non era sola: vicino a lei c'era un bel fusto che continuava a gettarle occhiate indiscrete e a sghignazzare insieme a lei.

Tabitha.... Vedo che stai già festeggiando il successo della missione...” disse con aria divertita.

Già” rispose sghignazzando la sua interlocutrice. “Tu, piuttosto? Non hai nulla di meglio da fare che stare dietro al tuo pargolo? Io penserei al padre...” aggiunse con aria ambigua.

Se ci fosse” ribatté Lena girandosi per controllare che Radish fosse ancora al suo posto.

Non c'è?!” chiese stupita Tabitha.

No, è in missione” la informò la Saiyan osservando il bambino che allungava la mano in direzione di una coppa di andranide, una bevanda alcolica.

Povera te... Io non so cosa farei nei tuoi panni. Che tristezza! Trionfare e non avere nessuno con cui festeggiare la vittoria... meglio morire nell'impresa, dico io” disse con aria convinta e divertita .

Un giorno potresti ricrederti. Ehi, Radish!” andò verso di lui e gli strappò di mano una bottiglia.

Ah, poverina, mi fa quasi pena...” bisbigliò Tabitha al suo compagno.

Ti ho portato qui per mangiare, non per fare lo stupido!” lo rimproverò Lena. “ Se tuo padre fosse qui...”

Io ho tanta fame” le disse Radish con aria di sfida.

Gli tolse la bottiglia e la appoggiò sul bancone. “Sei precoce per la tua età, lo sai? Il tuo vocabolario comprende più parole della norma” rispose con aria quasi sorpresa.

Io ho fame!” ribadì con aria decisa il bambino.

Senti, Lester: portami una di quelle pappe per bambini fatta di carne” disse rivolta all'uomo al banco.

Subito, Lena” e sparì dietro una porta.

Per avere le cose, qui, basta chiederle con gentilezza, tesoro mio. Se non avessi frignato, non avremmo perso tempo e saremmo arrivati prima. Se non avessi fatto lo sciocco con l'alcool, avrei ordinato prima la cena.”

Radish la guardava con gli occhi spalancati. Era proprio vero... i bambini sono come delle spugne, assimilano tutto. Quello era un bambino molto piccolo, un bambino particolare, Lena lo sapeva bene; era consapevole anche di essere piuttosto dura con lui, ma Bardack credeva che lo spirito e il carattere andassero forgiati in questo modo, e, in fondo, la disciplina non guasta mai. Gli voleva molto bene, era il suo tesoro. Quando era nato, era stato deciso di chiamarlo “Radish” in onore del nonno del suo papà, che era morto esattamente 10 anni prima; fin da piccolo, Radish Jr. aveva dimostrato interesse per il combattimento, ma restava pur sempre un guerriero di basso livello, come tutti i suoi parenti. Questo non contava.

Mamma, quando mangio?” le chiese pestandosi i piedi.

Presto, tesoro, presto...” gli rispose lei con aria pacata.

In quel mentre, Lester tornò da una delle porte affacciate dietro il bancone con in mano una scodella che porse alla cliente.

Grazie. Vieni qui, Radish” gli disse Lena e se lo appoggiò sulle ginocchia.

Sai quando torna la squadra di Bardack?” domandò poi rivolgendosi all'uomo.

Entro domani, verso mezzogiorno” rispose il Lester.

Speriamo...” rispose lei con aria sconfortata.

Che cosa succede, Lena?”

Niente. Solo mi sarebbe piaciuto trovarlo qui.”

Che ti aspetti, dolcezza? Qui siamo bombardati, abbiamo sempre qualcosa da fare. Prendi esempio da tua sorella: uno al giorno, ed è sempre felice!” le disse con un sorriso malizioso Lester indicando Fatma, che, nell'angolo dall'altra parte della stanza, stava parlando animatamente con tre uomini belli e robusti.

Io non ho delusioni sentimentali cui rimediare o vuoti da riempire” replicò Lena con aria schifata bevendo da un bicchiere.

Vuoti? Adesso chi dorme nel tuo letto, vicino a te?”

Finiscila” gli intimò lei con uno sguardo gelido. Lester non osò replicare; si allontanò per andare ad un tavolo guardandosi dietro solo per lanciarle un'occhiata risentita.

Mamma?” disse Radish avvicinandosi al suo sgabello.

Che c'è, tesoro?” gli chiese senza distogliere lo sguardo dal fondo vuoto del suo bicchiere, dove era rimasta una solitaria goccia di andranide.

Voglio andare... voglio andare nel laboratorio a combattere” disse con aria decisa.

Va', allora, cosa ti trattiene?”ribatté lei con freddezza e disinteresse.

Non voglio andare da solo” disse con tono incerto il bambino.

Cos'è? Hai paura del buio e dei corridoi labirintici?” gli chiese lei con sarcasmo. “Per me, dovresti andare a nanna, altro che allenamento, ma certo, no, perché tuo padre vuole tornare e trovarti migliorato. Facesse qualcosa per suo figlio...”

Lo sai che vi vuole bene.”

Lena si girò di scatto verso destra: davanti a lei c'era una ragazza seduta al bancone che, però, non stava bevendo nulla.

Farah...” non le faceva piacere l'idea che avesse sentito tutto. “Come?” chiese, fingendo di non aver capito e sperando che riformulasse la sua affermazione.

Bardack. Vuole bene sia a te che a Radish, lo sai” replicò la Saiyan con tono inespressivo.

Lo so” disse con fermezza ed esasperazione. “Lo so benissimo, ma potrebbe anche dimostrarlo, ogni tanto!”

Non è colpa sua.”

Sì, invece. E' lui che non pensa ad altro che a combattere” replicò Lena.

Ha delle responsabilità, dei doveri verso i suoi compagni.”

E i doveri verso la sua famiglia?” chiese con tono di sfida.

Sa che la famiglia è più indulgente.”

Quindi passa in secondo piano?!”

Non ho detto questo” rispose Farah con aria pacata.

E allora cosa volevi dire?” chiese Lena con aria scocciata.

Se tu e Bardack non combattete adesso, quando non sarete più in grado di farlo non avrete nessuna garanzia, nessuna razione, niente gloria. Direi che puoi sopportare una giornata senza di lui.”

Lena non sapeva cosa rispondere; Farah era fatta così, disarmante nella sua sottile logica e nella sua semplicità.

Siamo noi quelle strane, lo sai” aggiunse Farah voltandosi in direzione della Saiyan e guardandola per la prima volta negli occhi.

Aveva ragione: tutti i Saiyan erano come Bardack, Fatma, Sarafsa e Tabitha. Erano loro due quelle fuori posto; forse Lena meno dell'altra, ma di sicuro in una situazione simile.

Mamma...” Radish si avvicinò alla madre.

Andiamo a casa” gli disse lei con tono pacato. “Ciao, Farah.”

Ci vediamo domani, Lena.”


Che caldo...” esclamò Radish facendo scorrere l'indice sul colletto della divisa.

Diceva bene: l'afa era incredibile, e l'alto tasso di umidità contribuiva ad intensificare il senso di calura.

Quando andiamo a casa?” domandò con aria speranzosa ed esasperata.

Dobbiamo aspettare il Papà, poi andremo a casa” gli rispose Lena con aria mortificata.

E' in ritardo” esclamò Monfer scrutando il cielo.

Spero che non sia successo nulla...” esclamò sua nuora.

Figurati!” replicò Toma sorridendo, sicuro di sé.

Fatma era in disparte, appoggiata ad una colonna.

All'improvviso, si sentì un ronzio indistinto nell'aria e si delinearono le sagome di quattro oggetti indefiniti, rotondi; mano a mano, le sagome divennero figure, le figure astronavi. Le cinque navicelle monoposto si stavano dirigendo ad alta velocità verso i punti imbottiti; atterrarono, sprofondando per un attimo nell'imbottitura e per poi tornare a livello terra. I portelloni si aprirono; dalla prima, uscì un uomo basso e grasso, con la barba e i capelli a caschetto; sorrise in direzione di una donna dall'altra parte della pista e si avviò verso di lei. Dalla seconda, uscì un uomo molto grosso, con la carnagione pallida e mezzo calvo, che si guardò attorno con aria persa e decise di andare direttamente in refettorio senza aspettare parenti che non sarebbero venuti mai. Dalla terza, uscì una donna minuta, con i capelli corti e la coda attorcigliata attorno alla coscia. Si diresse verso un uomo e una donna vicino a Lena e agli altri. Infine, l'ultimo portellone si aprì e ne uscì un uomo altro, muscoloso, con i capelli neri e un'espressione soddisfatta, che indossava una corazza nera ed aveva una fasciatura sulla guancia sinistra. Fece scorrere lo sguardo su tutto il bordo della pista finché non si fermò sul gruppetto di Saiyan in cui c'era Lena. Sorrise e si avviò in quella direzione.

Bardack!” Lena si avvicinò sorridendo.

Lena...” le disse lui, con un sorriso sicuro di sé.

Ehi, Bardack!” Toma si accostò a grandi passi.

L'infortunato... Come te la passi, convalescente?” gli domandò con ironia il Saiyan.

Ma piantala!” gli batté la mano sulla spalla.

Bardack” Monfer, che era rimasto curvo sul suo bastone vicino a Fatma, salutò il figlio con un'espressione di distacco che mal celava il suo compiacimento.

Padre...” Bardack chinò il capo.

Papà!” Radish si avvicinò aprendo le braccia verso il padre.

Ciao, piccolo.”

Lo prese in braccio e lo abbracciò.

Come stai, eh?” gli chiese sorridendo.

La Mamma mi ha fatto dormire tutti i giorni...” disse il bambino con aria risentita.

Fatma si avvicinò. “Bentornato, Bardack.”

Fatma...”

Com'è andata la missione?” gli domandò Lena guardandolo con occhi estasiati.

Tutto bene; certo, se una tal persona fosse venuta con noi...”

E piantala!” gli intimò ridendo Toma.

Quand'è la tua prossima spedizione?” chiese allora la donna, rivolgendosi al marito.

Fra due settimane” rispose Toma. “E allora verrò anch'io...” aggiunse con aria sicura di sé.

Già. Se ci fossi stato tu, forse non mi sarei procurato questa!” esclamò indicando la fasciatura applicata sulla guancia sinistra.

Che cos'hai combinato?” chiese Lena, osservandolo con aria sorpresa.

Nulla di che, rimarrà solo una cicatrice” rispose Bardack con tono rassicurante.

Bé, magari i medici possono fare in modo che non rimanga nessuna traccia di...”

Non fa nulla, Lena. La tua prossima missione quand'è?”

Mi hai appena rivista e già ti vuoi sbarazzare di me? Più o meno parto con te.”

Bene. Sentite... io avrei un po' di fame; perché non andiamo a mangiare?”

Sei sempre il solito...”

E si allontanarono verso l'uscita.

CONTINUA...

Salve a tutti! (Lo so, è monotono come inizio.)

Ecco il seguito della storia, spero che vi piaccia.

Volevo ringraziare Juu_Nana per la recensione, ma mi ha lasciata SCONVOLTA! Sapevo della peculiarità dei capelli, ma, assolutamente, non

sapevo nulla del
colore degli occhi!!! 

Chiedo scusa per questo errore...

La tua "costante e malefica presenza" nelle mie opere è molto utile! Comunque provvederò ad aggiornare "L'Agguato" il prima possibile, come

 mi hai chiesto ( i Saiyan non hanno il fascino degli androidi, eh? Concordo!!!)

Certo che io ho una
fantasia, per i titoli... ! > <''
  
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