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Autore: ladyflowers    12/07/2008    1 recensioni
Il destino delle forze portanti è quello di essere odiate e temute. E' accaduto a Gaara e a Naruto ma non sono gli unici... un'altra persona come loro ha avuto lo stesso destino. Sarà Gaara a doverla cercare quando perderà il controllo per inseguirla e scoprire che non sempre le cose sono come sembrano. Chi è per davvero la forza portante? E le numerose persone che le danno la caccia? Tanti interrogativi e le risposte all'apparenza ancora così lontane...
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kankuro, Sabaku no Gaara , Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno a tutti! Questa fanfiction è ambientata in contemporanea alle vicende che stanno accadendo fino all'ultimo volume del manga uscito in Italia. Gaara è già stato riportato in vita e cercherò di narrare gli avvenimenti che gli capitano in quel periodo. Faccio notare che non ci sono spoiler e, non sapendo come il manga prosegua, tutto quello che leggerete da qui in poi è frutto della mia malata immaginazione... quindi mi spiace se ci saranno future eventuali discrepanze con la trama originale. Ma quello che mi interessa non è la trama principale in sé quanto la vicenda di Gaara e ciò che prova.
Spero che recensiate questo capitolo facendomi notare le modifiche che dovrei apportare, esprimendo i vostri commenti sia positivi che negativi! Non siate pigri! ^_^

CAPITOLO I: Neve

L'ufficio era avvolto dal silenzio più totale, solo il rumore del vento che agitava le pagine di un libro faceva da cornice a quella surreale atmosfera.
Gaara era seduto sulla poltrona, girato verso le aperture che davano sul Villaggio della Sabbia.
Ah, il Villaggio... le sue case di polvere, così fragili ma al tempo stesso imponenti... le strade deserte sotto il sole del primo pomeriggio. Ogni cosa era immobile e a Gaara dette l'impressione di essere rimasto l'unico ad abitare quel luogo così caldo e opprimente.
Eppure adorava il suo paese anche se nemmeno lui sapeva il perché... per anni era stato temuto ed odiato e, da quando era divenuto Kazekage, stava strenuamente lottando per superare quell'insidiosa barriera di diffidenza che c'era tra lui e la sua gente.
Isitintivamente si portò una mano al petto, avvertendo una fitta di dolore... il ricordo di quel giorno, del giorno in cui era morto, era ancora vivo in lui, una traccia indelebile nella sua anima.
Per qualche istante impercettibilmente era stato al confine tra la vita e la morte.. poi era scomparso: ogni cosa attorno a lui si era cancellata con la facilità di una scritta sulla sabbia.
"Davvero la vita è così effimera?" si ritrovò a pensare.
Ma proprio quando era avvolto dal buio, quando ogni ricordo scompariva fino a diventare irrilevante, era arrivato lui... Naruto, con la sua energia, con la sua voglia di vivere, l'aveva salvato.
Quella mano, così uguale alla sua, l'aveva tirato su dal baratro dell'annientamento e l'aveva riportato alla luce. Era come nascere una seconda volta... più completo e consapevole.
E la vecchia Chiyo aveva dato tutta se stessa per lui... si era sacrificata. Il pensiero di quel gesto lo aveva fatto riflettere per giorni stimolandolo a continuare testardamente a portare avanti ciò in cui credeva: sarebbe stato Kazekage per difendere il suo villaggio anche a costo della sua stessa vita.
E ora nel suo corpo stanco non aveva più il demone Tasso che inevitabilmente dominava parte del suo essere: assieme alla sua prima vita se n'era andato.
Ma la notte, quando Gaara tentava di addormentarsi, nel profondo del suo animo aveva paura. Paura che quell'essere terribile tornasse a prendere il sopravvento così da farlo sparire per sempre.
Andava allora a sedersi sul tetto contemplando la luna come aveva sempre fatto, sentendo l'aria fresca della notte così vicina alla sua pelle pallida da fargli sembrare che lo accarezzasse. E lì ripensava a quanto gli era accaduto e a come era cambiato... lui ce l'aveva fatta, come Naruto, era stato in grado di non essere più soltanto un mostro.
Si riscosse dai suoi pensieri quando Baki, con un rispettoso inchino, entrò nello studio.
Gaara lo salutò: "Ci sono notizie?"
Il ninja gli porse una pergamena spiegandogli con aria grave: "Si tratta di una missione di livello S. Pare che nel villaggio della Neve la Forza Portante abbia perso il controllo: ci hanno mandato una richiesta di aiuto. La Foglia ha i suoi migliori ninja in missione, dunque hanno pensato a noi dato che..."
Ma Baki si interruppe, imbarazzato, così che fu Gaara a concludere la frase con apparente tranquillità:
"Dato che anche il loro Kazekage era stato posseduto."
Nello studio calò un silenzio pesante ma d'altronde era inutile far finta di nulla. La paura nei confronti di Gaara fuori dal villaggio era parecchio sentita e, anche se molto velatamente, gli estranei vedevano in lui una persona ancora molto instabile.
A quel punto il rosso incrociò le dita delle mani decidendo:
"Perfetto vorrà dire che andremo io, Temari e Kankuro."
Ma Baki, visibilmente costernato, si oppose replicando risoluto:
"Non è necessario che vada lei, mi unirò io alla missione. Il Villaggio..."
Gaara però non volle sentire ragioni e rispose prontamente: "Il Villaggio starà sotto la supervisione del Consiglio degli Anziani. In questa missione è indispensabile la mia presenza: chi altro può conoscere meglio di me una Forza Portante?"
Aveva ragione, ancora una volta. Ma non sarebbe stato facile accettare di mandare il proprio Kazekage in una missione di quel tipo, non solo per la pericolosità che comportava, ma anche per l'obbligo di doversi trovare faccia a faccia con ciò che sperava di essersi lasciato alle spalle.
Eppure Baki non poté opporsi vista la fermezza della convinzione del suo superiore, così andò a chiamare Kankuro e Temari per avvisarli della missione. Quando l'uomo uscì dall'ufficio Gaara si ritrovò nuovamente solo, con davanti quella pergamena dalla disperata richiesta d'aiuto.
La lesse ancora una volta e si morse un labbro pensando: "Chi sei, Forza Portante?"

I preparativi per la partenza vennero portati avanti in tempi abbastanza accelerati. Lo stesso Gaara non vedeva l'ora di essere in viaggio non sopportando le occhiate cariche di preoccupazione di Temari, la quale non approvava la decisione del fratello di partecipare.
Kankuro non aveva espresso commenti ma, in fondo, anche lui si sentiva poco convinto di quel viaggio: era davvero indispensabile far soffrire ancora Gaara? Ma, vedendo la fermezza con cui il giovane fratello si era espresso, non ebbe nulla da obiettare sperando che la forza della sua determinazione bastasse a proteggerlo da quello a cui andava incontro.
Si misero così in viaggio, lasciandosi alle spalle il Villaggio silenzioso con gli Anziani che avevano comunque accettato di prendersene temporaneamente cura, come un nonno amorevole con i suoi nipoti.
Tutti gli abitanti però speravano che il loro Kazekage tornasse al più presto perché nel corso di quei mesi avevano imparato ad amare la sua presenza fiera, il suo sguardo penetrante carico di significati.
Il trio viaggiò per diversi giorni concedendosi solo qualche ora di riposo la notte, mentre dal Villaggio della Neve arrivavano voci sempre più allarmanti... sembrava che la Forza Portante si fosse completamente scatenata perdendo il controllo.
Quando giunsero alle porte del Villaggio dovettero fermarsi, troppo scioccati per continuare oltre: davanti a loro avevano l'orrendo spettacolo di intere case, una volta di legno e pietra, sommerse dalla neve, i tetti che non avevano retto al peso.
Per le strade videro corpi di gente assiderata, il volto paralizzato in un'espressione di dolore.
Usarono il chakra per passare sui cumuli di neve, troppo alti per passarci attraverso.
Gaara camminò a passo lento guardando davanti a sé mentre si sentiva lo stomaco in subbuglio e il cuore che improvvisamente prendeva a battere sempre più veloce. Erano arrivati troppo tardi.
Un intero Vilaggio era stato annientato da una creatura che aveva inondato con una violenza spaventosa gli edifici con  una neve che si era fatta pesante per quei tetti troppo fragili.
Ma la cosa più terribile era la fine degli abitanti... un assideramento lento e sofferto che li aveva portati a cullarsi in un sonno senza ritorno.
Temari oltrepassò un cumulo di neve, stringendo inconsapevolmente il ventaglio con più forza, finché non chiese con voce leggermente arrochita: "Questa è davvero opera di una Forza Portante? Sembra un disastro naturale di proporzioni spaventose..."
Gaara, mentre era arrivato presso un'area piuttosto grande, nella quale la neve pareva essere meno concentrata, rispose: "Ne sono sicuro. Ha ucciso gli abitanti con una facilità impressionante... sento ancora le tracce del suo spaventoso chakra. E poi guarda la neve: ha coperto solo il villaggio."
Il silenzio che avvolgeva la cittadina era angosciante e faceva amaramente rimpiangere Suna e quella calma che vi regnava. Kankuro si guardò qualche istante attorno, riuscendo a fatica a distinguere una casa dall'altra in quell'ammasso di neve e macerie.
FInché sospirando mestamente non accennò: "Potrebbe esserci ancora qualcuno in vita..."
Gaara annuì, anche se dentro di sé non poteva dirsi così ottimista, e ordinò ai suoi fratelli di dividersi cercando eventuali superstiti.
Quello che maggiormente inquietava Gaara però era l'assenza della Forza Portante: se da un lato era un bene, perché non avendo dovuto scontrarsi direttamente potevano avere il tempo per ambientarsi, dall'altro significava trovarsi in un pericolo costante perché il cercotero, nascosto nel suo elemento naturale, avrebbe potuto attaccarli da un momento all'altro.
Il kazekage, con occhio vigile, camminava guardandosi attorno rendendosi conto che solo in alcuni punti le strade erano riconoscibili e difficilmente sarebbe potuto entrare negli abitati visto la neve che li sommergeva, inoltre molti avevano il soffitto inevitabilmente sfondato.
Finché, improvvisamente, non udì una voce. Era debole e stentorea, giungeva ovattata presso una delle case distrutte. Gaara disse a sua volta, alzando il più possibile la voce affinché potesse essere udito dall'infortunato: "Ti sento... continua a parlare e io cercherò di raggiungerti!"
La voce per qualche istante si zittì finché, con una forza rinnovata, non riprese ma le parole erano troppo confuse così che Gaara riusciva soltanto a sentirne il suono remoto.
Ma questo gli bastò per individuare all'incirca il punto da dove proveniva la voce e, dopo aver chiamato Kankuro e Temari, usò la sabbia per scalzare con maggior forza la neve, così che i granelli si andarono a mischiare con la neve sporca.
Quando arrivarono i fratelli ad aiutarlo Gaara era riuscito ad aprirsi un varco tra la neve ma fu la marionetta di Kankuro, Karasu, a sollevare i resti di travi che rivelarono il corpo del sopravvisuto.
Gaara si affrettò a togliergli, questa volta a mani nude, la neve compattata e solida come ghiaccio che gli cingeva gli arti, mentre il viso era rimasto miracolosamente coperto da un'asse in legno robusta.
Vide che si trattava di un ragazzo, il volto cinereo, di un pallore spettrale vicino a quello della neve.
Le labbra violacee non cessavano di muoversi mormorando parole con un tono di voce debolissimo, un soffio appena percettibile. Ma era ancora vivo.
"Resisti" lo incoraggiò Gaara. Disse questo mentre gli sollevò con delicatezza la testa dai lunghi capelli ghiacciati per poi prendere le gambe, magre da far spavento, ed alzarlo tenendolo in braccio.
A giudicare dalla corporatura sembrava non molto alto ma era leggero come se fosse stato d'aria.
Così non fu difficile per Gaara farlo uscire dal passaggio tra la neve... gli fece effetto sentire quel corpo così fragile, all'apparenza in grado di spezzarsi come un ramoscello, tremare violentemente.
Lo diede a Kankuro che se lo issò in spalle, lasciando che Karasu lo seguisse tirando i fili del chakra, mentre Gaara si tolse il cappotto nero coprendo il ragazzo che aveva tentato di mormorare qualcosa.
L'unica impercettibile parola che Gaara riuscì ad afferrare fu un nome: Hakai.
Il Kazekage si affrettò a dire: "Dobbiamo essere veloci e allontanarci da qui. La Forza Portante potrebbe attaccarci e noi abbiamo il dovere di salvare la vita a questo ragazzo. Scendiamo ai piedi del monte e cerchiamo legna da ardere... dovremo scaldarlo prima che muoia assiderato."
Mentre correvano per il versante del monte, controllando abilmente col chakra i propri movimenti nei passaggi più difficili, Temari perplessa fece notare, mentre osservava il ragazzo balbettare qualcosa con una forza di volontà sorprendente:
"E' un miracolo che sia ancora vivo... sarà rimasto sepolto per ore sotto la neve."
Gaara non commentò, pensando unicamente ad avanzare, sperando che quell'unico superstite avrebbe avuto la determinazione di continuare a vivere ancora.
Quando giunsero nei pressi di una foresta il clima si fece meno rigido così che poterono tranquillamente accasciare a terra il ragazzo, cercando di coprirlo alla meglio con i loro soprabiti.
Gaara e Kankuro si prodigarono alla ricerca di legna da ardere, mentre Temari gli stava accanto cercando di invogliarlo a parlare facendolo rimanere quanto più possibile cosciente.
Ma quando i due fratelli tornarono il ragazzo non parlava più, teneva gli occhi chiusi e respirava a fatica, lentamente... Gaara aprì la bocca mentre per la sua mente si affollavano una serie di pensieri confusi.
Kankuro si affrettò ad ammucchiare la legna, accendendola, ravvivando di tanto in tanto il fuoco con foglie secche.
Nel frattempo Gaara si era avvicinato al dormiente e, inaspettatamente, gli prese la mano congelata, sottile tra le sue mani. Temari guardò suo fratello, lo stesso che mesi fa uccideva indiscriminatamente, compiere quel gesto... chi aveva davanti era una persona che aveva visto la morte in tutti i modi possibili, sperimentandola sulla sua stessa pelle, e ora lottava accanto a quel ragazzo per aggrapparsi alla vita.
"Resisti, non permetterti di mollare proprio ora." disse Gaara con voce ferma mentre il respiro del giovane rantolava. Sentiva la sua mano fredda senza presa, come un blocco di ghiaccio.
Non sapeva perché volesse così disperatamente che quell'estraneo, miracolosamente scampato ad un eccidio tremendo, sopravvivesse.
Ma dentro di sé credeva di aver trovato una risposta: da quando aveva sentito la sua voce si era impegnato a salvarlo e l'avrebbe fatto fino all'ultimo.
Per qualche interminabile istante il ragazzo smise di respirare, era come se avesse preso la sua ultima grande boccata d'ossigento. Per Gaara, Kankuro e Temari il tempo parve fermarsi: c'erano solo più loro e quel ragazzo immobile, nient'altro contava.
Finché, improvvisamente, il silenzio non venne interrotto dal respiro affannoso del giovane che improvvisamente aveva ripreso a respirare per poi mormorare qualche altra parola incomprensibile.
Inconsciamente Gaara aveva trattenuto il respiro a sua volta e si trovò con il cuore che pulsava frenetico quando sentì tra le sue mani, forte come una scarica, la presa del ragazzo che sembrava esser ritornato dall'oscurità nella quale stava per precipitare.
Gaara disse, la voce stentorea: "Non permetterti di lasciarci."
Per qualche istante si sentì solo più il crepitare del fuoco fino a che il ragazzo non mormorò, gli occhi semichiusi e i capelli fradici: "Grazie..."
Non l'avrebbe mai detto a nessuno ma quelle parole, pronunciate così apertamente e con tutto l'amore possibile, da un perfetto estraneo diedero a Gaara una gioia immensa e sorrise, un sorriso pieno di sollievo.


Cosa accadrà allo sconosciuto salvato da un morte che sembrava inevitabile? Perché la forza portante inspiegabilmente ha scatenato tutta la sua furia sul villaggio?
Queste e altre domande inizieranno ad essere svelate nel prossimo capitolo! (cavolo, sembro un'annunciatrice televisiva!XD)

  
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