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Autore: ladyflowers    13/07/2008    1 recensioni
Il destino delle forze portanti è quello di essere odiate e temute. E' accaduto a Gaara e a Naruto ma non sono gli unici... un'altra persona come loro ha avuto lo stesso destino. Sarà Gaara a doverla cercare quando perderà il controllo per inseguirla e scoprire che non sempre le cose sono come sembrano. Chi è per davvero la forza portante? E le numerose persone che le danno la caccia? Tanti interrogativi e le risposte all'apparenza ancora così lontane...
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kankuro, Sabaku no Gaara , Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO II:  Solo parole

Nei pressi della foresta si sentiva il rumore del vento frusciare tra le foglie e il crepitare del fuoco che, attentamente controllato da Kankuro, scaldava quel poco che bastava il corpo del giovane che qualche ora fa avevano salvato da una morte certa.
Gaara lo osservava pensoso: scrutava con attenzione i capelli di un biondo chiarissimo e, per qualche singolo istante, aveva scorto due profondi occhi grigi dai riflessi di un azzurro trasparente come l'acqua.
Aveva davanti sé un ragazzo magrolino e fragile dal viso delicato ma finalmente, nonostante il pallore, più sereno. Non sapeva nulla di lui... nemmeno il nome.
Ma in fondo cosa contava un nome?
Poco dopo però finalmente lo sconosciuto si ridestò stropicciandosi con una certa infantilità gli occhi.
Per qualche istante i tre fratelli guardarono con leggera apprensione il ragazzo e non poterono trattenere un sorriso quando questi aprì gli occhi osservandoli ammutolito.
"Come ti senti?" Chiese Gaara con voce profonda, non distogliendo lo sguardo dal giovane.
Questi tentò a fatica di alzarsi a sedere, venendo prontamente sostenuto da Temari, fino a che non si guardò attorno per poi chiedere: "Cos'é successo al Villaggio?"
Il Kazekage per qualche istante non rispose, dando un'occhiata preoccupata a Kankuro e Temari, infine spiegò: "E' stato completamente distrutto. Credo che tu sia l'unico sopravvissuto."
Il ragazzo spalancò gli occhi incredulo e, con un gesto istintivo, si portò le braccia al petto rannicchiandosi per poi mormorare: "Non è possibile! Allora non è stato solo un incubo!"
Gaara si fece molto attento e, non senza una certa tensione, gli chiese: "Ricordi qualcosa di quanto è avvenuto?"
Per qualche istante il giovane superstite non rispose, gli occhi lucidi e lo sguardo puntato verso il terreno erboso, finché non sollevò nuovamente la testa rispondendo:
"Io ero con la mia famiglia. Era da un po' di giorni che due uomini vestiti con un mantello tenevano d'occhio il Villaggio fino a che... - sospirò, respirando profondamente - non si sono scontrati con un mostro orribile!"
Temari lanciò un'occhiata preoccupata a Gaara il quale però non aveva smesso di fissare il suo interlocutore, finché non lo incalzò: "Com'era fatto? Può essere importante saperlo se dovessimo trovarcelo davanti..."
Lo sconosciuto si morse impercettibilmente un labbro infine rispose un po' a fatica:
"Era un enorme felino, una lince credo. Vicino alle montagne se ne vedono parecchie ma questa era spaventosamente grande e il muso... era diabolico. E' stato un combattimento furioso con quei due tizi... nemmeno loro hanno risparmiato il Villaggio dai colpi! La gente fuggiva da tutte le parti... ondate di neve che investivano le abitazioni, le strade..."
A quel punto il ragazzo arrestò scosso la narrazione. Gaara aveva iniziato ad avere qualche idea riguardo i due uomini che avevano lottato contro la lince ma non ne fece parola.
Poggiò poi una mano sulla spalla del ragazzo chiedendogli con lo sguardo di sopportare ancora una domanda: "Questo è l'ultimo sforzo che ti chiedo... ricordi quante code avesse il... - fece una pausa, dicendo poi con voce incerta -... mostro?"
All'udire quella parola anche il ragazzo rimase un po' sorpreso e, dopo averci pensato qualche istante, infine rispose: "Quattro... aveva quattro code, ne sono sicuro."
I tre fratelli si guardarono, ormai certi che il cercotero fosse proprio quello descritto dal ragazzo: era lui, la tetracoda. L'aspetto di una lince in grado di sommergere con una potenza devastante un intero Villaggio come se fosse stato di carta.
Infine, con premura, Temari porse al giovane un bicchiere dei té caldo, appena scaldato sul fuocherello chiedendogli con un sorriso luminoso: "Come ti chiami?"
Stranamente fu proprio con quella domanda che il ragazzo tardò a rispondere... era come se facesse fatica a pronunciare la parola... guardò qualche istante Gaara dritto negli occhi infine rispose:
"Sono Roosoku... e voi?"
I tre ninja di Suna si presentarono a loro volta. Dopo qualche istante di silenzio però fu Roosoku stesso a intervenire, questa volta sentendosi meno a disagio: "Vi devo la vita. Grazie anche se... - dopo una pausa abbassò la testa con gli occhi lucidi - nemmeno meriterei di essere ancora vivo mentre tutti gli altri..."
Gaara alzandosi in piedi di scatto lo interruppe guardandolo intensamente: "Non dirlo. Tutte le vite sono preziose allo stesso modo e la tua non fa eccezione. - i due rimasero qualche istante a fissarsi finché il Kazekage non disse deciso - Credo faremmo meglio a deviare per Konoha: li hanno parecchi ninja medici e potranno aiutarti... una volta che ti avremo lasciato lì noi torneremo a Suna."
Kankuro e Temari non ebbero nulla da obiettare così iniziarono a spegnere il fuoco e a raccogliere le armi preparandosi a partire. Ma Roosoku li guardò con gli occhi spalancati:
"Aspettate! Ma io come farò? Non ho più una casa e a Konoha... "
Gaara guardò quegli occhi grigi come la nebbia che lo fissavano con la stessa paura che un tempo aveva lui: paura di essere solo, di venire abbandonato da tutti. Per qualche istante non ebbe nulla da rispondergli rimanendo con la bocca leggermente dischiusa.
Lui era un Kazekage, la sua responsabilità era il Villaggio di Suna: cosa contava quel ragazzo? Nulla, rischiava solo di distoglierlo dai suoi incarichi. In fondo gli aveva salvato la vita e tanto bastava: era un essere pensante in grado di cavarsela perfettamente anche in un paese straniero.
Eppure qualcosa, nel fondo del suo animo, gli diceva che non sarebbe stato così: Roosoku era un orfano in ogni senso possibile... aveva perso davvero tutto e ora lo stesso sarebbe accaduto anche i suoi salvatori.
Gaara incrociò le braccia rispondendo infine: "Iniziamo ad andare a Konoha. Li vedremo come saranno le tue condizioni... ce la fai a camminare?"
Roosoku continuò a guardare Gaara, il quale si sentì improvvisamente troppo scoperto di fronte a quello sguardo trasparente e sincero, infine rispose: "Si, credo di si. Anche se temo di rallentarvi..."
Il rosso annuì mentre lo aiutò a rimettersi in piedi, appoggiandogli sulle spalle il suo cappotto nero, in modo che rimanesse comunque coperto. Roosoku intanto guardava ogni suo gesto con aperta ammirazione, come se per la prima volta in vita sua qualcuno si fosse preso cura di lui.
Quando si allontanarono dall'accampamento Roosoku vacillava, faticando a districare le articolazioni che per poco non avevano rischiato la cancrena dovuta al congelamento... ma era assolutamente sorprendente che un comune ragazzo come lui avesse una così rapida capacità di recupero.
Gaara lo scrutò con attenzione e riconobbe che non aveva detto nulla di concreto: lo avrebbero accompagnato a Konoha, per il resto non sapeva nemmeno lui come comportarsi.
Da una parte era tentato di aiutarlo ancora ma dall'altra, come Kazekage, non si fidava...
Quando però gli fu al fianco vide che Roosoku tratteneva le lacrime, cercava di farsi forte con tutta la dignità possibile, scacciando di tanto in tanto le lacrime con un gesto rapido della mano.
Ma fu Temari che gli si avvicinò dicendogli, con un sorriso di incoraggiamento:
"Avanti, vedrai che si risolverà tutto, in un modo o nell'altro."
Roosoku annuì e sorrise, in modo all'inizio piuttosto incerto, ma infine sorrise. Gaara sospirò: bastavano quelle semplici parole per poter confortare una persona. E allora perché gli era così difficile pronunciarle?
Si rese conto di essere ben lontano da quella persona diretta e spontanea che era sua sorella Temari...
Nonostante tutto il viaggio verso Konoha si svolse comunque in maniera tranquilla, anzi, fu un'occasione ideale per entrare più in confidenza con quel ragazzo mingherlino dai capelli biondo pallido.
Roosoku, nonostante un po' di iniziale timidezza, si rivelò essere una persona socievole anche se tendeva a parlare poco di sé, preferendo invece ascoltare le chiacchierate spensierate di Kankuro e le battute pungenti di Temari. Fu così che ritrovò il sorriso anche se, quando ogni tanto guardava in lontananza verso le pianure che si estendevano sterminate attorno a loro, si velava di un'ombra di tristezza.
Kankuro stava spiegando allegramente: "Sono un marionettista davvero capace: le marionette non sono facili da controllare!"
Roosoku gli chiese guardandolo con un sorriso: " E anche tutti quei disegni sulla faccia sono tipici dei marionettisti o sei tu che ti senti artista mancato?"
Temari scoppiò a ridere, dando una pacca sulle spalle a Kankuro, il quale si finse offeso per poi ridere a sua volta e spiegare che lui si sentiva davvero sé stesso solo in quel modo.
Gaara non commentò ma non gli sfuggì certo la facilità con cui Roosoku era entrato in confidenza con i suoi fratelli... si sentì un po' sorpreso quando fu proprio il ragazzo a chiedergli:
"E lei Kazekage..."
Ma Gaara lo interruppe dicendogli con fare affabile: "Dammi pure del tu... siamo praticamente coetanei!"
Il ragazzo fece un sospiro sollevato spiegando: "Meno male! Altrimenti sarei stato troppo in soggezione!- a quel punto riprese - Allora... Gaara... tu che tecnica d'attacco usi?"
Il Kazekage fece un mezzo sorriso nel vedere che il ragazzo lo guardava con aperto interesse, come se fosse stato un allievo impaziente di apprendere tutte le tecniche dal proprio maestro.
"La sabbia - rispose lui molto semplicemente - io controllo la sabbia."
Roosoku spalancò gli occhi con aperto stupore ma, nonostante la sua curiosità fosse evidente, non aggiunse altro. Era come se fosse stato sensibile a quanto provava Gaara, il quale non era molto entusiasta di parlare delle sue abilità.
Quando però questi chiese, con finto fare casuale ma in realtà esaminando con viva attenzione il ragazzo, se sapesse combattere Roosoku si portò una mano dietro la testa rispondendo con fare imbarazzato:
"Oh, no io sono una vera schiappa! L'unica mia fortuna è quella di possedere l'abilità innata della mia famiglia, nient'altro..."
La cosa si faceva davvero interessante. Quello scheletrino biondo si rivelava davvero pieno di sorprese ogni minuto che passava: e così possedeva un'abilità innata... come lui d'altronde.
Ma inaspettatamente Roosoku non andò oltre e nessuno gli pose altre domande, così la questione finì in quel modo. Era evidente che il ragazzo non voleva parlare oltre di sé e, inaspettatamente, aveva eretto una sorta di barriera invisibile tra loro e il suo passato.
Nonostante tutti i mille dubbi che lo invadevano però Gaara dovette arrestarsi: erano arrivati alle porte di Konoha. Varcandole Gaara avrebbe rivissuto molti ricordi che avrebbe preferito dimenticare, ricordi sul sé stesso che era un tempo.
Ora un ragazzo, all'apparenza terribilmente fragile, si preparava a passarci probabilmente la sua nuova vita.

Uno dei Bannin camminò sulla neve con fare inquieto chinandosi di tanto in tanto per scorgere le tracce fresche lasciate attorno al Villaggio.
Si alzò in piedi per poi guardare il suo compagno ed ammettere:
"La tetracoda dev'essersi allontanata parecchio. Non abbiamo fatto in tempo..."
L'altro non riuscì a reprimere un moto di rabbia dando un calcio poderoso a una collinetta di neve per poi chiedere esasperato: "E queste tracce? A chi accidenti appartengono?"
"Non lo so ma erano tre... hanno smosso della neve in un certo punto ma, a giudicare dalle impronte, non hanno risolto granché."
Il compagno sospirò dando un'occhiata sconvolta al Villaggio distrutto: "Non dovevamo partecipare a quella missione! Se fossimo restati probabilmente Yuki non sarebbe stata distrutta assieme ai suoi abitanti!"
Il Bannin frenò il collega appoggiandogli un braccio sulla spalla:
"Calmati ora! L'unica cosa che possiamo fare é dare la caccia alla tetracoda finché avremo vita e, una volta trovata, ucciderla. La vendetta sarà ciò che ci impedirà di riunirci ai nostri cari..."
Fu così che i due Bannin si incamminarono allontanandosi dal villaggio di Yuki, affiancati da un terzo compagno che aveva assistito silenzioso alla scena. Lenti, come se avessero paura di turbare quell'atmosfera fuori da ogni tempo, dei fiocchi di neve incominciarono a coprire i segni di quella distruzione.


Eccoci al secondo capitolo! Finalmente abbiamo scoperto che animale è la tetracoda ma, visto che sono perfida, per ogni cosa rivelata ce ne sono di nuove che rimangono nell'ombra.
Tra l'altro, cosa non irrilevante, si inzia a scoprire qualcosa di più su quel povero scheletrino sfortunato che risponde al nome di Roosoku... E, cigliegina sulla torta, ecco spuntare i tre Bannin che daranno la caccia alla tetracoda che vaga tra le nevi rischiando di seminare distruzione.
Wah! Rischio di scoppiare! (Non ti riconosco come mia creazione! - nd Deidara schifato)
Ps: Ciaoooo Caramell2_LaVendetta!!! Che bello vedere la tua recensione, mi ha fatto davvero piacere!! Ormai è evidente, sono una Gaara dipendente senza via d'uscita! XDD Spero che questo capitolo possa esserti piaciuto! ^_^

Aspetto i commenti di tutti: suggerimenti, consigli e perplessità. E a chi ha inserito la storia tra i preferiti... mi dia un segno di vita! XDDD


  
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