Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Chains_    13/04/2014    30 recensioni

N= {a, i, l, n} A= {a, i, l, n}
Allin guardò il pezzo di carta passatole dal suo compagno di banco e si accigliò, non capendo subito le sue intenzioni.
“A meno N...” Sussurrò Niall scrivendo l'operazione d'insiemistica.
“Uguale insieme vuoto.”
“I nostri nomi!” Esclamò sorpresa la ragazza.
“Sì, sono composti dalle stesse lettere.”
“E se uno viene sottratto all'altro...”
“L'altro si annulla.” Concluse Niall sorridendo.

Quando Allin ebbe la possibilità di frequentare il liceo di Mullingar, non avrebbe mai pensato che la sua vita sarebbe stata sconvolta dalla presenza di un ragazzo. Per sfortuna gitana, acrobata nel circo di famiglia, non avrebbe voluto né potuto innamorarsi di un irlandese. Eppure fu grazie a Niall che Allin iniziò a credere in un futuro in cui essere zingara sarebbe stato solo un ricordo. Ma il peggio doveva ancora venire. I due dovevano ancora esser separati.

"Sai cosa c'è, cugina? C'è che è sempre stato A-N, non N-A. Chi vieni sottratto a chi? Ora lui sta ad XFactor ed io qui, distante chissà quanto!"

Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=t652GzFXWqc
La Fanfiction prende ispirazione dal vero.
[Personaggisecondari: LittleMix, 5Sos...]
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Runaway

Per prima cosa scusatemi per il ritardo, davvero. Questo capitolo, vi avviso, è più lungo degli altri e spero vi piaccia perché mi ci sono impegnata in particolar modo. Che dire, come sempre vi invito a recensire e a leggere le note a fine capitolo, buona lettura! c:
 

 

Un trillo. La mezzanotte era arrivata, come avvisava rumorosa la sveglia. Allin in quel momento se ne stava seduta in un angolino, con un peluche stretto tra le braccia, in cui aveva soffocato per ore l'ennesimo pianto notturno. Aveva aspettato con ansia la mezzanotte, si era persa ad osservare il modo in cui la luna risiedeva nel cielo scuro, brillando della luce proveniente dal sole. Nel farlo, la ragazza non aveva potuto fare a meno di pensare al suo passato. E si era ritrovata nella Luna, che risplendeva illuminata dal Sole senza dovergli nulla in cambio.

"Niall." Mormorò d'un tratto, portandosi all'istante una mano a coprirsi la bocca.

Si era imposta di non pronunciare il suo nome, per non recarsi dolore da sola. Eppure, ormai era consueto che sgarrasse questa sua regola di vita, nominando il biondo in svariati momenti, quasi volendo richiamarlo a sé.

"Addio Allin." Affermò la ragazza, asciugandosi i residui di lacrime, seccatesi sul suo giovane volto.

Addio all'Allin tormentata.

Addio all'Allin romantica, in bilico tra testa e cuore.

Addio all'Allin incerta nella vita, sicura su una pista da circo.

Addio alla quell'enorme menzogna che aveva considerato erroneamente la sua vita.

Il cielo si incupì, una pioggerella d'estate incominciò a cadere, facendosi sempre più fitta. Come tutti gli anni, -tranne quello precedente- il diciannove Giugno pioveva.

Con passo lento, quasi timoroso, si avvicinò al calendario, sospirò e poi barcollò, prima di inginocchiarsi sul letto, cui materasso s'abbassò sotto al suo peso, emettendo un rumore metallico. Allin si guardò un po' intorno. Non riusciva a credere che il suo giorno fosse arrivato. Così chiuse gli occhi, sorrise leggermente, portò le mani in avanti, afferrando un lembo dell'ultimo foglio strappabile dal calendario, poi tirò verso di sé, riaprendo gli occhi. Quello che vide non fu, come aveva immaginato, solo un grande zero nero su sfondo bianco. Accanto al numero, infatti, una piccola, minuscola chiave era stata attaccata al foglio, tenuta ferma da una striscia di scotch. Allin chinò la testa da un lato, accigliandosi un po', non capendo la provenienza di quel piccolo oggetto metallico. Fu solo quando sentì trillare lo scacciaspiriti affisso al soffitto, cullato dagli spifferi di vento penetranti dalle finestre, che allora ipotizzò quella che si rivelò essere la realtá. Allin sbiancò, spiazzata dai suoi stessi pensieri, quindi, con le mani che le tremavano visibilmente, riuscì ad staccare la chiave dal calendario. Piccola e piuttosto sottile, la bionda se la rigirò tra le mani, poi si sporse quanto le bastò verso il comodino, prendendo il carillon lasciatale dalla madre, per poi poggiarselo sulle gambe incrociate. Tanti pensieri le passarono per la mente, tanta curiosità, nel mentre, la faceva sentire quasi in dovere di provare al più presto la chiave. Così, la ragazza la infilò nella serratura. Questa combaciava alla perfezione. Una girata e il carillon sì aprì, rivelando al suo interno un qualcosa che Allin non si era affatto aspettata. Incastrata magistralmente, una bustina bianca spiccava alla luce della luna.

La ragazza focalizzò così tanto la sua attenzione in essa che il suono dello stesso carillon le parve nullo, così come la pioggia che continuava a scrosciare. Timorosa, aprì la busta, che scoprì contenere una lettera, un passaporto e una carta d'identità. Allin afferrò lo scritto tra le mani, tralasciando i documenti, poi incominciò a leggere.

"Allin, perdonami.

Perdonami tanto. Sicuro, a quest'ora, Gonzalo ti avrà rivelato che lui non è tuo padre. Giuro, ti ho mentito solo per proteggerti. Ti sei già sposata, piccola mia? Spero di no, spero che tu ce l'abbia fatta a prolungare il matrimonio fino ad oggi, il giorno del tuo compleanno. Finalmente, sei maggiorenne. Quanto vorrei stare lì con te. Allin. Allison Wood, questo è il tuo nuovo nome, come potrai vedere. Sappi che non è assolutamente definitivo. Vai a Mullingar, Allin. E quando arrivi contatta il numero che ti ho lasciato segnato in fondo, a qualsiasi ora. Fai tutto ciò che devi, okay? Dai retta a quello sconosciuto. E allora, ricomincerai da lì. Sceglierai un nuovo nome -e anche un cognome, mi raccomando-, inizierai una nuova vita, inseguirai le tue passioni e sarai protetta, al sicuro, sotto una nuova identità. Un'ultima cosa: non preoccuparti se con te hai solo questi pochi soldi che ti ho lasciato. Quando arriverai a Mullingar, li avrai. Libera le tue ali, mia piccola farfallina e spicca il volo verso la libertà, insegui l'amore.

Ti voglio bene,

La tua mamma."

 

Allin finì di leggere la lettera, sfiorandone la superficie. Riuscì a sentire i solchi nei punti in cui la madre aveva premuto più la penna, rischiando di bucare il foglio. Chiuse gli occhi e nella sua mente si disegno l'immagine della madre, intenta a scrivere, con le lacrime agli occhi, così copiose da bagnare il pezzo di carta, diluendo l'inchiostro e rendendo quindi sfocate alcune lettere. La ragazza accartocciò il pezzo di carta, infilandoselo nella tasca destra dei pantaloncini del pigiama estivo, così si alzò, guardandosi intorno. Diede un'occhiata ai documenti, ai cinquecento euro e poi chiuse gli occhi.

Fu in quell'istante che decise di fuggire, prima del sorgere del sole.

Il cuore di Allin si arrestò un attimo. Tutta la vita le passò davanti, proprio come si dice succede a chi sta per morire. E, pensandoci bene, vedendo le cose da una prospettiva differente, Allin stava morendo, in un certo senso. Avrebbe iniziato una nuova vita, in cui l'unico dolore che avrebbe sopportato le sarebbe stato inflitto dalla mancanza di Niall, dalla sua stessa voglia di lavorare per sentirsi poi al suo livello, tanto da poterlo cercare esplicitamente, dopo ormai troppo tempo.

"Mi mancheranno le mie cugine, mi mancherà mia zia, mio zio..." Mormorò Allin, iniziando a sistemare tutte le sue cose in una valigia in silenzio, con lentezza, quasi fosse in rallenty, protagonista di un qualche thriller.

Lo scacciaspiriti trillò ancora, prendendo a farlo più frequentemente. Il suo suono, secco, acuto, nel buio della notte silenziosa sembrava essere un fascio di luce. Indecisa, Allin infilò nella valigia ogni cosa. Prima i pochi vestiti che aveva, poi i suoi quaderni, i suoi libri, la sua serie infinita di post-it, di diari in cui aveva raccontato giorno dopo giorno la sua vita, annotato le sue citazioni preferite sebbene sapeva che mai le avrebbe rilette, riversato la tristezza, la rabbia, il dolore, la felicità, l'amore. Poi prese la sua penna antica, riponendola con attenzione.

La adorava, letteralmente. Gliel'aveva regalata Niall nell'unico Natale che avevano passato insieme. I due stavano andando a casa sua, dopo una giornata di scuola qualsiasi. Era inizio Dicembre. La prima neve aveva già attecchito al suolo, facendo di Mullingar un paesino quasi magico. Fu allora che Allin vide quella splendida penna ad inchiostro, d'argento, con un piccolo zaffiro chiaro incastonato. Il suo sguardo ci si soffermò per poco estasiato. Questo basto per far sì che l'irlandese, il giorno stesso andasse a comprarla.

La luce fredda della luna andò, quasi per magia, a posarsi sullo zaffiro, poi colpì l'anello che Tacho le aveva donato. Allin se lo sfilò subito, entusiasta di poterlo togliere. Stanca, lo lasciò cadere a terra, continuando così a frugare tra i tanti ricordi della sua vita. Mai si era accorta di quanto quella stanza la rappresentasse, quasi fosse uno specchio della sua anima. Mai prima d'allora. Una lacrima scese lungo il suo viso. La malinconia si stava incominciando a far sentire, la paura di lasciare un posto conosciuto, familiare, per addentrarsi alla ceca, in una nuova realtà sconosciuta, la stava pian piano logorando, dall'interno.

Era come se un veleno si fosse formato nel suo cuore che, pompando alla rinfusa, a causa dell'agitazione, non faceva altro che espanderlo in tutto il corpo, disintegrandone i tessuti.

E un'ora passò così. Erano circa le due quando per Allin arrivò l'ora di lasciarsi tutto alle spalle. Priva di ogni difesa, se ne sarebbe andata. Sapeva che quella si sarebbe rivelata una giusta mossa, sperava che, alla fine di tutto, lei sarebbe stata felice, si sarebbe sentita completa. Sperava. Con una falcata, quatta quatta, scese i tre gradini della scaletta che permettevano di scendere dalla roulotte con facilità. Poi, sospirando, con la paura di far troppo rumore, quasi fosse un animale in gabbia, portò fuori valigia e zainetto, quindi entrò un'ultima volta nel caldo abitacolo in cui, si può dire, era cresciuta. Quanti ricordi riaffioravano da quelle mura, da quella stanzetta ormai completamente spoglia. L'ultima cosa che catturò l'attenzione della bionda fu la cassapanca sul pavimento. Anche quella era stata svuotata. Strano, ma Allin aveva deciso di portar via con sé anche tutto ciò che riguardava il circo, pensando che anche quello aveva sempre avuto un ruolo importante per lei. Chinò la testa, tirò su con il naso, si infilò un impermeabile rosso ed uscì definitivamente. Quando fu fuori si voltò e, per quella che fu l'ultima volta, vide la sua roulotte. Un nodo le strinse la gola, quando afferrò la maniglia del trolley, e mosse il primo passo.

 

 

Fu un passo pesante. Triste. Struggente.

Allin non aveva mai immaginato che la sua fuga sarebbe stata così. L'aveva pensata come un qualcosa di allegro... Ma la realtà si era rivelata diversa.

Un secondo passo. Una folata di vento fresco le scompigliò i capelli, il suono del suo scacciaspiriti divenne nuovamente udibile.

Un terzo passo. La sue Vans sbiadite affondarono nella terra umida. Nessun rumore. La luna coperta da una coltre di nuvole e nebbia, mentre la pioggia, seppur per poco, aveva smesso di cadere.

Un quarto passo. Il suo respiro rumoroso, gli occhi chiusi. Allin lasciò il manico della valigia. Si fermò.

Il rumore di passi non si arrestò.

"Dove cazzo stai andando?" L'urlata domanda di Gonzalo squarciò il silenzio, e sembrò far lo stesso anche al cielo. Tuonò, ed iniziò a piovere.

"Non mi fermerai. Sono stufa! Ho aspettato anni per andarmene e non m'importa di niente e di nessuno, adesso." Rispose Allin. Sicura, la sua voce, completamente atona e priva di ogni accenno di emozione.

"Non te ne andrai!"

"Scommetti?"

"Allin! Cazzo, mi servi!"

A quell'esclamazione dell'uomo la ragazza si voltò. Ci fu uno scambio di sguardi.

Poi qualcosa cambiò. Era scoccata la scintilla. Allin, come un cervo impaurito afferrò il suo bagaglio. Iniziò a correre.

Il cappuccio del suo impermeabile sulla fronte, trapelante di sudore. Il viso contratto dalla fatica e dalla paura. Le gambe che si muovevano senza che lei le comandasse, le scarpe che sempre più sporche, che affondavano nel terreno. Gonzalo procedeva dietro di lei. Non poteva lasciarsela sfuggire, la sua fame di predominio non poteva non essere soddisfatta.

"Allin!" Urlò ancora l'uomo. Feroce. Inumano. Animale.

La bionda non si voltò. Aumentò la velocità. Mancava poco a raggiungere le vie periferiche di Madrid, fuori dal parco che ospitava il circo.

Un altra falcata, poi una stretta.

"Non te ne andrai." Sussurrò il domatore di tigri, all'orecchio dell'appena diciottenne.

Allin incominciò a piangere.

Non c'era rabbia.

Non c'era tristezza.

Quelle che le bagnavano le guance erano lacrime disperate che più scorrevano copiose, più la facevano sussultare. Il suo corpo tremava, le spalle si alzavano e abbassavano d'improvviso, ad ogni singhiozzo.

"Non te ne andrai." Ripeté Gonzalo, aumentando la stretta sul braccio sottile della bionda.

Ma Allin, che era arrivata fino a lì, così vicina alla vittoria, non poteva permettersi di tornare indietro. Incominciò a dimenarsi.

"Lasciami andare!" Continuava ad urlare a squarcia gola, piangendo, maledicendo il fatto che, a quell'ora, il parco era naturalmente deserto.

E Gonzalo continuava a stringerle l'avambraccio, impedendole di correre e tappandole la bocca con la mano libera.

“Non posso restare.” Pensò lei impanicata. Lasciò quindi che la sua spiccata umanità andasse a puttane. Si voltò e sferrò a Gonzalo un pugno appena sotto il diaframma. L'uomo spalancò gli occhi, che brillarono di rabbia.

"Allin!" Ruggì furioso.

Non se la sarebbe fatta scivolare via, non facilmente. Era deciso. Ma Allin, affamata di libertà, gli diede uno strattone, cogliendolo in un momento di distrazione. Il dominatore di tigri mollò finalmente la presa.

Era libera. La ragazza afferrò velocemente la valigia e ricominciò a correre. Corse velocissimo, con i muscoli che, in tensione, sembravano bloccati. E, mentre cercava di non andare addosso ad alberi, a lampioni, sotto la pioggia fattasi ancora più fitta, continuava a sentire il rumore dei passi di Gonzalo rimbombarle furiosamente nelle orecchie. Mancava poco, pero'. Pochissimo. Giusto qualche metro, ogni passo poi sarebbe stato più facile, Allin avrebbe raggiunto le vie trafficate della città.

"Un altro passo." Ripeteva la bionda a se stessa, dandosi coraggio.

Una macchina poi le sfrecciò davanti, la luce calda di un lampione la investì, illuminandola. Era salva, seppur momentaneamente, era salva. Nessuna persona sana di mente, infondo, avrebbe aggredito una ragazza davanti agli occhi del traffico notturno di Madrid. Fortunatamente poi, la pioggia cessò di scendere a dirotto, facendosi sempre più flebile, fino a scomparire. Allin allora si guardò intorno, scoprendosi il volto dal cappuccio del suo impermeabile. Proprio in quel momento un taxista si accostò al marciapiede, vedendola come un'appetibile cliente, considerando la valigia che aveva con sé.

"Vuole usufruire del servizio, signorina?" Il lavoratore abbassò il finestrino sforzandosi a sorridere, seppur fosse stanco, concentrandosi dunque a trovare una spiegazione all'aspetto sconvolto di Allin.

La ragazza prestò lui attenzione, spostando lo sguardo da un paio di occhi scuri che la scrutavano da una via secondaria, dagli occhi di Gonzalo.

"Sì, sì grazie mille!" Esclamò poi, strabuzzando gli occhi, forse per cercare di liberare la mente da ogni paura.

L'uomo sulla cinquantina uscì dalla macchina, aiutandola a sistemare la valigia nel bagagliaio.

"Entri pure." Mormorò poi allegramente, rientrando nel caldo abitacolo della sua Mercedes.

"Allora, dove la porto?" L'autista puntò lo sguardo sullo specchietto, incrociandolo con quello della bionda.

"Al Barajas, devo tornare in Irlanda." Rispose lei, sospirando pesantemente, appoggiandosi allo sportello, giusto per riprendere fiato.

 

 

* * *

"Vorrei comprare un biglietto per Dublino. Per caso c'è stata qualche disdetta dell'ultimo secondo per il prossimo volo?" Domandò un'Allin stanca, appoggiandosi al bancone della biglietteria dell'aeroporto spagnolo, posandovi, con un po' di timore, la falsa carta d'identità e l'altrettanto falso passaporto.

"Per il volo delle sei è disponibile un biglietto di seconda classe, le può andar bene?" Rispose la cassiera con un po' d'acidità, pensando a quanto Allin, seppur stanca e struccata, risultasse più bella di lei.

"Benissimo. Quant'è?"

"Duecentodieci euro. Il check-in si può fare dalle quattro e mezzo, lì le valuteranno il costo per il trasporto del bagaglio."

Allin non fiatò, sebbene il prezzo fosse esorbitante rispetto agli standard e i suoi contanti con la somma aggiuntiva che avrebbe dovuto versare per il bagaglio sarebbero quasi finiti. Piuttosto, la ragazza sbadigliò, afferrò ricevuta e biglietto e, presa la valigia, incominciò a girare a zonzo per i negozi dell'aeroporto, sollevata dal fatto che i documenti non avessero destato sospetti.

"Dovrei comprarmi un cellulare." Pensò, quando passò distrattamente davanti ad una vetrina in cui erano stati esposti alcuni dei migliori smartphone del momento.

Allin quindi rise, rendendosi conto che, vivendo quell'ultimo anno con Gonzalo aveva avuto davvero poco tempo per poter pensare ad una futile necessità come quella.

Quindi si apprestò a contare i soldi rimasti. Circa trecento se ne erano già andati via, altri cento li avrebbero seguiti per il trasporto della valigia... Costatò soddisfatta che le restavano più o meno duecento. Il suo sguardo poi si posò su un piccolo cellulare. Non era di certo touch e non aveva neanche la fotocamera, ma il suo prezzo era più che accessibile e le sarebbe bastato considerando che, al momento, avrebbe dovuto chiamare solo il misterioso uomo di cui la madre le aveva lasciato numero ed indirizzo. Così, una ventina di minuti dopo Allin possedeva di nuovo un cellulare ed era proprietaria di una scheda sim, intestata ad una certa Allison Wood, che poi -si sforzò a pensare- era proprio lei, seppur provvisoriamente.

Il tempo sembrò volare letteralmente, l'ora del check-in era arrivata. La bionda quindi, andò un attimo in bagno, giusto per darsi una sistemata prima di salire in aereo.

Quando si vide allo specchio, per poco non rise di se stessa. Sembrava uno di quegli spiriti sovrannaturali che aveva visto nei film horror, un tempo, insieme a Niall. Le occhiaie evidenti, il viso arrossato, gli occhi, almeno, -costatò- si erano ripresi dal pianto. Per scrupolo poi, Allin si passò un po' di fondotinta su tutto il viso, amando il suo disordine mentale che l'aveva portata ad infilarne un tubetto nello zainetto. Quindi colorò le sue labbra di un rosa delicato, infine uscì.

* * *

"Siamo pronti al decollo, i signori passeggeri sono pregati di allacciare le cinture." Esclamò a gran voce una delle hostess presenti sull'aereo, concludendo finalmente un discorso estenuante sulle norme di sicurezza.

Per fortuna, Allin aveva potuto evitare di ascoltarla. Aveva già preso l'aereo, seppur solo per brevi tragitti. In quel momento si chiese come avesse potuto farlo, senza carta d'identità e passaporto.

"I gitani..." Mormorò poi, facendo di due sole parole una risposta.

Troppo stanca per pensare, la bionda poggiò la testa al vetro del finestrino, guardando il suolo allontanarsi sempre più da lei. Era partita. Ce l'aveva fatta e ancora non aveva realizzato tutto questo.

"Sono... Sono libera." Sussurrò, ma quell'affermazione, però, ebbe tutta l'aria di essere una domanda.

Le sarebbe mancata la compagnia circense, quei volti familiari che erano felici di esser ciò che erano, i ragazzi più giovani, con cui -seppur dovendo mantenere un certo distacco- si era divertita a chiacchierare, tra un esercizio, un esibizione, un momento di svago. E poi c'erano i suoi zii, il fratello di Gonzalo e la sorella di sua madre. Avrebbe sentito anche la loro assenza, ne era certa. Un silenzioso pianto riprese quando il suo pensiero fu rivolto alle sue due cugine, Hannah e Leena. Di loro sì che avrebbe sentito nostalgia.

"Eppure... Nella somma di tutto, io lo rifarei." Pensò poi Allin, pensando che il dolore e la malinconia fossero un giusto prezzo da pagare, pur di ottenere, una volta per tutte, la sua libertà.

"Niall." Mormorò poco dopo, così flebilmente che nessuno la sentì.

Prima o poi, sarebbe stata giusta per lui, che sapeva esser arrivato terzo -insieme agli altri quattro ragazzi- ad X Factor UK. Prima o poi, sarebbe andata a cercarlo, anche se in capo al mondo, anche se avrebbe dovuto farsi riconoscere tra migliaia di probabili fans, anche se lui le avrebbe riso in faccia, ormai dimenticatosi di lei.

Infondo, lo amava, e non aveva mai smesso di farlo da quando se ne era resa conto. Non sarebbe stato il tempo a cancellare il suo nome dal suo cuore.

* * *

 

 

Quella sera di diciannove Giugno aveva tutta l'aria di essere una sera di festa. Harry e Louis, appoggiati da Zayn e Liam, un avevano deciso di svagarsi un po', portando con sé anche Niall che, pur di non pensare ad Allin, aveva accettato senza troppi indugi. La fine del tour di XFactor, le giornate intere passate negli studi di registrazione, la mancanza di casa. I ragazzi erano d'accordo: si era fatta l'ora di staccare un po' la corda. Tra musica, intrattenimento, vodka, shottini, champagne e quant'altro, anche l'irlandese del gruppo, tutto sommato, si stava divertendo. In fin dei conti. a vedere Louis ubriaco perso, intento a filtrare scherzosamente con Harry, nessun umano sano di mente non avrebbe potuto ridere di gusto. Fu quando il minore incominciò a sottostare alle false avances del maggiore, che una ragazza si avvicinò a Niall. Di bell'aspetto, piuttosto alta -con un tacco dodici ai piedi-, con un bel corpo avvolto in un appariscente tubino verde petrolio, l'adolescente aveva anche un bel viso, piuttosto marcato dal trucco.

"Ehy, ciao! Sono Myriam, la figlia del proprietario di questo locale. Niall, ti va di ballare con me?" Chiese poi tutto d'un fiato, ondeggiando con i fianchi, sperando ingenuamente di attirare l'attenzione del cantante irlandese.

"Mh..." Mugugnò lui, poco voglioso di andare in pista.

"Sì, dai. Niall, so che lo vuoi!" Esclamò Louis, dando una pacca al biondo.

Questo, sentendosi in imbarazzo, si alzò, seguendo la ragazza.

* * *

Era ormai mezz'ora che i due ragazzi ballavano vicini, parlando del più e del meno. Lei, sua grande fan non faceva che mangiarlo con gli occhi, lui ascoltava ciò che gli raccontava senza pero' esserne molto interessato. Una ragazza bionda catturò la sua attenzione. No, non era Allin, ma, per un istante, aveva creduto fosse lei.

"Diamine, sto diventando pazzo!" Esclamò il ragazzo, non accorgendosi neanche di aprire bocca.

"E perché?" Gli domandò languidamente Myriam, facendogli un occhiolino.

Poi tutto accadde di fretta. La giovane gli portò le mani al collo e, 'attimo dopo, le loro labbra erano unite in un casto bacio. Ma Niall non voleva questo. Con gli occhi spalancati dallo stupore, allontanò Miriam da sé, prendendola per la vita.

"No! Un bacio no, no!" Esclamò poi, scuotendo la testa. Era andato in panico.

Louis, Liam, Harry e Zayn si voltarono verso la pista. Non potevano credere ai loro occhi, avendo visto Niall e Myriam baciarsi. E, così, se Harry restò con Louis, per evitare che combinasse danni inopportuni, Zayn e Liam accorsero dal loro amico.

"Niall!" Gridarono poi in coro.

Il biondo piangeva, piangeva a dirotto.

"Che...?" Domandò Miriam balbettando, non capendo cosa ci fosse stato di tanto sconvolgente in quel bacio. Aveva le lacrime agli occhi.

"È complicato. Tu non c'entri nulla, davvero." Spiegò Liam alla ragazza, posando le mani sul viso di Niall, per incrociare il suo sguardo con l'intento di calmarlo.

"È così?" Chiese lei, rivolgendosi al diretto interessato.

L'irlandese annuì, abbassando la testa. Allora i due ragazzi lo presero per le spalle, portandolo fuori dal locale.

"Non puoi andare avanti così." Commentò Zayn, prendendo una boccata d'aria.

"È passato un anno, un anno esatto e una ragazza mi ha baciato e..." Blaterò il biondo, tremando come un foglia.

Liam e Zayn si lanciarono un'occhiata preoccupata. Da un po' di tempo, il suo pensiero fisso per Allin, lo stava portando ad avere incubi notturni, attacchi di panico, claustrofobia.

"Niall, ti stai distruggendo. Okay che pensi ancora ad Allin, ma sei un ragazzo ed è fisicamente... Ecco... Impossibile...” Il moro non finì il suo discorso, con le guance arrossate dall'imbarazzo.

“Quello che intende Zay è che non potrai resistere a lungo alla tentazione di baciare una ragazza, non potrai respingerle per anni, magari.” Continuò Liam, sedendosi, insieme a Niall sul marciapiede della strada, avvolgendolo in un abbraccio fraterno.

"Ti masturbi, scommetto." Aggiunse poi, con gli occhi lucidi, perché se c'era una cosa che non poteva sopportare era vedere Niall piangere.

"Sì..." Ammise lui, vergognandosi

"Niall..." Sospirò Zayn, sedendosi anche lui al suo fianco.

"Vi voglio bene. E so che è ridicolo il modo in cui mi comporto. Ma mi sentirei sporco, colpevole, a baciare labbra che non siano le sue, a provare interesse per qualcuna che non sia lei... E' più forte di me, giuro.” Mormorò Niall, chiudendo gli occhi per evitare di piangere.

“Va tutto bene, Nì.” Sussurrò Harry che, afferrando Louis sottobraccio, aveva deciso di raggiungere i suoi amici.

“Dai, tanto ci pensiamo noi a farti stare bene.” Biascicò ridacchiando il maggiore, sforzandosi di darsi un contegno.

Anche se ubriaco, il ragazzo aveva detto una cosa giusta. Se Niall sorrideva, rideva, era allegro, il merito andava non solo alla svolta che aveva preso la sua vita, ma anche e soprattutto a loro.
 

Spazio autrice

Ed eccoci qua. Allin finalmente è scappata. Ma non gridate vittoria! Come avrete forse capito, questo capitolo mi piace. Non so perché, sinceramente, ma ne sono soddisfatta. Quindi, in pentola stanno bollendo tante cose. Abbiamo un uomo misterioso, che indirizzerà Allin verso una nuova vita, un Gonzalo furioso, un futuro marito a cui manca la sposa e di questo non è ancora a conoscenza e, da un'altra parte, ci sta Niall che solo grazie ai ragazzi riesce a vivere bene. Insomma, un bel po' di roba direi. Beh, prima di lasciarvi uno spoiler, che vorrei commentasse nelle recensioni, vi voglio ringraziare per la pazienza e avvisare che questo periodo in cui aggiornerò una volta ogni due settimane finirà molto presto. Vi prometto che mi impegnerò al massimo, per scrivere durante le vacanze di Pasqua. Inoltre, ho ripreso a rispondere alle recensioni, come piace a me. Perché trovo sia bellissimo il rapporto "scrittrice"-lettrice.
Detto questo, eccovi lo spoiler:

La ragazza lesse la lista di nomi, cercandone uno poco diffuso.
"Clarylin." Trovò poi.
"Sì, direi che può andare." Commentò soddisfatta.
Infine, per scrupolo, sottrasse a quel nome le lettere componenti "Niall".
Il risultato ottenuto le fece spalancare la bocca.

Giorgia.

 

 

   
 
Leggi le 30 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Chains_