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Autore: Calenzano    14/04/2014    1 recensioni
Keana, intellettuale del distretto 5, introversa e inquieta. Con tanta passione per i grandi ideali quanta sfiducia in sé stessa. E con il tacito desiderio di una sorella minore. Non certo il tributo ideale per i Giochi. Ma quando Capitol City va a colpire nel profondo, non può più permettersi di restare a guardare.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovi Tributi, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Si dia l'ordine di strage! E si scatenino i mastini della guerra!

(Shakespeare, “Giulio Cesare”)

 

 

L'unica luce è quella fredda del neon, sono sottoterra, in un piccolo ambiente spoglio, la cosiddetta camera di lancio. Di fronte a me, il tubo di salita nell'arena: una piattaforma ad ascensore dentro pareti di vetro oscurato. Ora so come dovevano sentirsi i gladiatori dell'antichità, nei minuti prima di essere issati nell'anfiteatro su congegni analoghi a questo. O i condannati ad bestias. Sono sola. Un tecnico ci ha impartito le ultime istruzioni. “Quando vi verrà data disposizione, salirete nei dispositivi di lancio. Dal momento che tutti vi troverete nell'arena, avrete un minuto di tempo prima del segnale di via. Quando una delle due categorie avrà un vincitore, questi deve recarsi alla Cornucopia, e là attendere l'hovercraft che verrà a prelevarlo. Da quel momento è tassativamente proibita ogni ulteriore interferenza nell'altra categoria.”

Quindi siamo stati accompagnati dai Pacificatori nei rispettivi cubicoli, saliremo separatamente. Ma prima di essere divisa da Codrina, l'ho fermata. “Codri, aspetta!”

Velocemente, prima che il soldato dietro di me potesse interrompermi, le ho bisbigliato: “Quando inizierà, scappa come abbiamo detto, trova un posto con l'acqua, e nasconditi lì. Io verrò a cercarti, prima devo fare una cosa.”

Lei era perplessa e titubante: “Ma Elder...”

“Lo so, non ti preoccupare. Tu fai così, va bene?” Ha annuito. Le ho mandato un bacio mentre il Pacificatore mi spingeva via.

 

Ora però sento il terrore che sale come un'onda gelida. In viso devo essere bianca come un cencio, e ho il respiro corto. Ho la mente vuota, mi sembra di aver dimenticato tutto quel poco appreso nell'allenamento. Mi sforzo freneticamente di richiamare alla memoria qualcosa, anche solo per sentirmi meglio, ma emerge solo una reminescenza sbiadita:

Lo so che sei forte, ed io di te molto più debole.

Ma, certo, tutto riposa in grembo agli dei...

Niente è scritto, niente è già scritto... Ma posso solo sperare in un Dio particolarmente benevolo, per non fare la fine di Ettore davanti alla furia di Achille.
“Trenta secondi.” La voce metallica dell'altoparlante mi fa trasalire. “I tributi nei dispositivi.” Mi avvicino alla struttura di risalita. Forse questi sono i miei ultimi passi su questa terra... Entro all'interno, e la porta a vetri oscurati scorre rapida chiudendosi. La stanza squallida scompare, sostituita dal riflesso del mio viso spettrale. “Dieci secondi.” La voce arriva attutita. Il montacarichi si mette in moto con un ronzio, e inizio a salire, il cuore che batte all'impazzata. La luce aumenta man mano che mi avvicino alla superficie, finché non mi acceca, e avverto un soffio d'aria. Sono fuori.

 

Sbattendo le palpebre, recupero poco a poco la visibilità. E quello che vedo mi disorienta. Siamo in una sorta di vastissima piazza lastricata, cui fanno da sfondo case e palazzi fatiscenti, alcuni parzialmente distrutti. E' un'arena urbana! Penso sorpresa. Non me l'aspettavo proprio, mi immaginavo la classica foresta con radure e torrenti. Ma questo mi fa sentire meglio, per noi che veniamo da un distretto assai urbanizzato sarà un vantaggio.

Al centro della piazza troneggia la Cornucopia, tutt'intorno in un ampio cerchio ci siamo noi, su pedane rialzate. Cerco subito Codrina, e la individuo tre postazioni alla mia sinistra. Lei mi fa un cenno quando mi vede, e io le rispondo. “Signore e signori, la quarantaquattresima edizione degli Hunger Games ha ufficialmente inizio!” La voce amplificata di Claudius Templesmith risuona nella piazza. “Via al conto alla rovescia!”

Su un grande schermo sulla facciata annerita di un palazzo compare il sigillo di Panem, subito sostituito dai sessanta secondi che scorrono all'indietro. So che fino allo scadere del tempo è attivo il campo minato attorno a noi, per cui se qualcuno provasse a balzare giù dalla sua pedana troppo presto salterebbe in aria all'istante. “Quarantasei. Quarantacinque. Quarantaquattro. Quarantatré.” Scandisce la voce.
Osservo la Cornucopia, cercando di distinguere il suo contenuto. Ci sono appena pochi oggetti sparsi fuori sul lastricato; il grosso, armi, munizioni, provviste, kit di sopravvivenza, è ovviamente all'interno. Il cuore mi balza quando intravedo una katana nel suo fodero nero. In un lampo mi vedo impugnarla, immagino quanto mi sentirei più sicura con quella tra le mani. Ma mi impongo di scacciare la pericolosa tentazione, so benissimo che è stata messa là per attirarmi in una zona da cui non uscirei mai viva. “Trentuno. Trenta. Ventinove. Ventotto.” Sulla pedana alla mia destra c'è il ragazzino scheletrico dell'11. Su quella successiva Wolwerine, tutto teso in avanti, in spasmodica attesa di potersi lanciare all'attacco. Sicuramente ci sarà anche la sua arma, là dentro. Il suo compagno di distretto è poco più in là, e anche lui freme impaziente, digrignando i denti. Non vedo Retia, per fortuna, deve restare dietro la Cornucopia. “Diciotto. Diciassette. Sedici. Quindici.” Guardo di nuovo Codrina, anche lei si è messa in posizione per scattare, il viso pallido e tirato. Le lancio un'occhiata interrogativa, e lei accenna un gesto di intesa. “Dieci. Nove. Otto. Sette.” I secondi scorrono insieme ai battiti del cuore. “Sei. Cinque. Quattro.” Questi insieme al respiro. “Tre. Due. Uno.” Lo schermo lampeggia, e si spegne. E' il segnale.

 

Da tutte le parti si scatena la corsa verso il centro, alcuni invece schizzano in direzione opposta. Io resto immobile dove sono, guardando Codrina saltare giù dalla pedana e correre leggera attraverso la piazza, puntando verso una delle vie di uscita. La vedo infilarsi rapida in un vicolo buio, e sparire dalla vista. Solo allora torno a rivolgere l'attenzione a quello che sta succedendo al centro, ma quello che vedo mi gela. Il bagno di sangue è cominciato. Il junior dell'1 si è appropriato di una spessa spada, e sta infierendo su quello dell'8, il ragazzo paffuto, che non è riuscito neppure ad allontanarsi dal suo posto. Poco più in là, in mezzo alla baraonda, intravedo il senior del 7 chinarsi e afferrare uno zaino, ma mentre si sta ancora raddirizzando dal nulla sbuca un lampo di meches verdi, e il ragazzo del 7 si abbatte fulminato, lo zaino ancora in mano. Il caos di urla è agghiacciante. Alla Cornucopia, i due senior Favoriti stanno scatenando l'inferno. Retia è una furia inarrestabile. Afferra la junior del 12 per i capelli e la pugnala più e più volte, mentre quella grida e tenta inutilmente di ripararsi, le mani rosse di sangue. Quindi la lascia cadere e si volta, intercettando il senior asiatico del 9. Questi si blocca a metà della sua azione, e cerca in qualche modo di disporsi alla lotta, ma la sua nemica con una rapidità fulminea gli è addosso e non gli lascia scampo. La sua arma, un pugnale seghettato con l'impugnatura di corda, gli squarcia la gola, e continua a farne scempio con selvaggio compiacimento anche quando il ragazzo è ormai a terra inerte. Anche dentro la Cornucopia deve essere un massacro, vedo qualcuno che ne esce carponi e tenta di fuggire. Ma subito dietro spunta Wolwerine, che lo raggiunge facilmente, lo fa rotolare con un calcio e solleva i suoi artigli metallici. La parabola di gocce scure che vedo schizzare in aria non lascia dubbi sulla sorte del malcapitato.

Sono impietrita, nemmeno nei miei peggiori incubi ho mai visto un macello del genere, e ringrazio che Codrina non sia qui ad assistere. Mi riscuoto con violenza, ricordandomi cosa volevo fare; devo agire finché i Favoriti sono impegnati nel bagno di sangue. Intravedo uno spiraglio in mezzo al caos, e mi ci lancio. Salto giù dalla pedana e sfreccio zigzagando tra vittime e aggressori, il cuore in gola. Arrivo sullo zaino che ho puntato, lo agguanto, e mi rialzo pronta alla fuga. Ma ho fatto appena pochi passi, che qualcosa mi arriva addosso da dietro, facendomi incespicare. Mi volto terrorizzata, ma non è un Favorito. E' la junior del 6, una dodicenne poco più che bambina, che ora è per terra, e geme piegata in due. Sollevo lo sguardo, e incontro quello maligno di Hebi, il junior del 2. E' a qualche metro di distanza, e sta abbassando una balestra in carbonio. La ragazzina evidentemente era il suo bersaglio, ma non è stata colpita in modo mortale. Forse dovrei aiutarla? Ma la paura mi blocca, ed esito un secondo di troppo. Percepisco un movimento, giro lo sguardo, e mi ritrovo a incrociare quello di Retia, poco lontana, alla ricerca spasmodica di un'altra vittima. All'istante le appare un'espressione di feroce soddisfazione. Il terrore mi dà una scarica di adrenalina, mi giro inciampando per la fretta e parto quasi volando verso una delle vie che escono dalla piazza. Mi sembra incredibilmente lontana, mentre sfreccio sul selciato con l'incubo di sentire da un momento all'altro nella schiena il pugnale di Retia, o una delle frecce del suo junior. Finalmente raggiungo l'imbocco della strada e corro, senza osare voltarmi.



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E.N.P.
Rating alzato ad arancione, per sicurezza (niente di splatter, ma per ogni evenienza...)
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