Candida
ShikaIno’s Day!
Mimi18
©
Masashi Kishimoto
©
Sei
bella che fai male,
sei
bella che si balla solo come vuoi tu.
Non
servono parole, so che lo sai
Le
mie parole non servono più.
-Luciano
Ligabue, Ho perso le parole-
La
prima volta
[la
seconda, la terza, la quarta...]
Ino gettò a terra una maglietta che andò,
inevitabilmente, a fare compagnia ai jeans bianchi e alla gonna nera, già stesi
sul pavimento da dieci minuti buoni.
Gli occhi mandavano lampi di
disperazione, mentre le mani si torturavano l’elastico delle mutandine in
pizzo: non era mai stata più indecisa in vita sua.
L’aria entrava dalla finestra, portando
il profumo dell’arrosto che coceva nella cucina, al piano di sotto, preparato
da lei appositamente per l’occasione.
Il tavolo era perfettamente preparato: i
bicchieri della festa, che sua madre le aveva sempre vietato di utilizzare, i
tovaglioli piegati come vedeva spesso fare alla TV e un candelabro al centro
del tavolo, con tre candele che attendevano solo il momento in cui avrebbero
illuminato l’intera sala da pranzo con una luce intima e soffusa.
Si morse un labbro, maledicendo il suo
guardaroba, così poco alla moda, così vecchio.
Aveva scartato tutto, perfino il suo
vestito viola preferito, lui l’aveva vista troppe volte con quello, addosso.
Gettò un’occhiata all’orario,
terrorizzata: le otto meno un quarto, stava a significare che aveva solamente
dieci minuti per trovare qualcosa di decente da mettersi.
Il suo corpo scomparve all’interno
dell’armadio, i vestiti vennero gettati dietro di sé alla rinfusa, sparpagliati
poi al pavimento.
I capelli rischiavano di rovinarsi, in
quel caos, ma poco le importava: li avrebbe sistemati più tardi, era un’ottima
parrucchiera.
Con un grido d’esultanza sollevò un
vestito bianco, semplicissimo.
Saltellò verso il bagno, pestando i vari
vestiti o calciandoli via, quando disturbavano la sua corsa.
Lo specchio rimandava la sua figura
perfettamente fasciata dal vestito, che riportava le sue forme sinuose e
sensuali. Si ritenne soddisfatta, quando sentì il campanello suonare.
Con un gridolino scomparve giù dalle
scale, saltando gli ultimi tre gradini e gettando un’occhiata veloce alla
cucina, dove il forno ancora coceva l’arrosto.
Ad un passo dalla porta, si fermò.
Ravvivò i capelli con le mani, schioccando un bacio all’aria.
Tirando un sospiro, aprì.
-Shikamaru!-, trillò allegra, fissando il
compagno di Team negl’occhi, mentre questi finiva di fumare placidamente la
sigaretta e contraccambiava lo sguardo, un mezzo sorriso compiaciuto sul viso.
-Shikamaru
ti sta guardando-, disse TenTen con un sorriso
malizioso, versandosi un po’ di punch nel bicchiere.
Ino
sollevò l’angolo del labbro inferiore, compiaciuta: era proprio quello che
voleva lei.
Le
sue mani andarono a scostare il ciuffo ribelle che le copriva il volto, mentre
gli occhi gettarono un’occhiata alle sue spalle.
-Mi
guarda...come?-, domandò, curiosa, sorseggiando il punch.
Vide
gli occhi di TenTen, attenti, osservare dietro di
loro, probabilmente Shikamaru stesso; la sua bocca sorrise divertita, e si avvicinò
ad Ino come per renderla partecipe di un pettegolezzo.
-Come
se volesse strapparti i vestiti di dosso-, sussurrò maliziosa.
-Bene,
è proprio ciò che voglio-.
TenTen
ridacchiò, imitando l’amica e rubando un sorso del succo rosso porpora; dopo
qualche minuto, le sue guance si colorarono di un vivace color porpora,
similissimo a quello dell’amica in piedi accanto a lei.
-Non
parlare di lui-, sibilò TenTen dopo dieci minuti, -è
qui a due passi, con Neji-.
Scostò
la coda bionda con forza, voltando lo sguardo, fino ad incrociare gli occhi
pece del Nara, il bicchiere stretto fra le mani.
-Buonasera-,
esclamò sarcastica, passandosi una mano sui fianchi; il suo sguardo era puntato
nella zona dei due ragazzi, ma tutti sapevano che i suo occhi cerulei erano
solo per Shikamaru.
-Auguri,
Ino-, bofonchiò Neji, superandola.
Afferrò
TenTen per i fianchi: questa sorrise ad Ino,
incoraggiante.
La
bionda li osservò sparire insieme, fra la folla, con un sorriso.
Una
bella coppia, non c’era nulla da dire. Nessuno poteva sopportare Neji come
faceva TenTen.
-Ino-,
la voce profonda di Shikamaru le fece sobbalzare il cuore. Si voltò verso di
lui, incrociandone gli occhi scuri.
Sussultò
quando la mano di Shikamaru andò a sfiorarle la schiena, passando dal basso
giro-vita e alzandosi con estrema e calcolata lentezza: tutto ciò la fece
sospirare.
-Sì?-,
la sua voce uscì vellutata: la nota appagata che conteneva non tardò a
raggiungere l’orecchio del Nara, il quale sorrise compiaciuto.
-Nulla-,
proruppe allontanando la mano,-volevo solo farti gli auguri.-
Rimase
ferma ad osservare la figura di Shikamaru scomparire fra gli invitati, come
poco prima avevano fatto i due amici.
La
bocca aperta in una piccola “o” le dava un’aria sorpresa: che cosa si era
aspettata da lui? Una proposta esplicita, forse?
No,
non era così stupida, sapeva bene che Shikamaru non si sarebbe mai sbilanciato per una donna, tanto
più se la donna in questione era la sua compagna di Team, amica d’infanzia.
Chiuse
le labbra stizzita, iniziando a correre per la sala, evitando uno ad uno gli
invitati, chiedendo scusa a chi la chiamava a sé.
Quando
l’aria raggiunse il suo corpo, appena messo piede fuori dal pub in cui si
svolgeva la festa, rabbrividì: si portò istintivamente una mano a bloccare la
gonna, mentre con le dita tentava di non far volare i capelli, in modo da non
spettinarsi.
Sorrise,
però, quando vide la figura di Shikamaru diretta, probabilmente, a casa.
-Non
mi saluti?-, domandò con una voce più alta del normale, forse per via
dell’agitazione.
Sul
viso del ragazzo si stagliò un sorrisetto sarcastico, mentre si girava ad
osservarla meglio: con la mano le fece segno di avvicinarsi a lui.
Quando
fu a pochi millimetri dal suo corpo, la mano di Shikamaru andò a scostarle il
solito ciuffo dal viso, trattenendola poi sulla nuca della ragazza.
Ino
mozzò il fiato.
-Ciao,
Ino-, sussurrò prima di sfiorarle le labbra con le proprie..
Ino saltellò verso il salone,
canticchiava un motivetto sconosciuto al ragazzo: era allegra, quella sera,
nulla da fare.
Il vestito svolazzava, lasciando che la
stoffa candida scoprisse le gambe
nude di Ino; gli occhi di Shikamaru, ormai uomo, erano puntati su di esse,
attirati dalla loro bellezza.
Il ragazzo sapeva quanto Ino fosse bella. Non era scemo, l’aveva avuta accanto
dall’età di quattro anni, aveva seguito passo per passo il cambiamento che
aveva apportato al suo corpo. All’inizio, forse, ne era rimasto indifferente –
troppo seccante occuparsi di una ragazza a quindici anni – ma l’età della
pubertà era passata, l’antipatia verso le donne pure, ora Shikamaru aveva
davanti una donna, una bella donna,
e doveva farsene una ragione.
La seguì passo a passo: prima in cucina,
poi nella sala da pranzo, poi ancora in cucina; quando Ino se ne rese conto
iniziò a ridacchiare divertita, facendo arrossare le gote del Nara, che
incrociò le braccia al petto, seccato.
-Che ti ridi?-, le domandò, appoggiandosi
al tavolo e fissandola dritto negl’occhi.
Ino era abituata a quello. Shikamaru la
guardava sempre, senza mai nascondersi o fare cose da bambino dell’asilo.
Lui non aveva paura di essere scoperto,
quando l’osservava di nascosto: rimaneva con gli occhi puntati sul suo viso,
anche quando Ino si girava, forse consapevole di quegl’occhi coloro pece sul
suo corpo.
-Nulla, mi sembri un tenero cagnolino, Shika-chan!-, esclamò ridente, voltandosi con una
piroetta elegante verso il forno.
Controllò l’arrosto e sorrise compiaciuta;
Shikamaru intanto alle sue spalle brontolava sonoramente, probabilmente
borbottando un “mendokuse” sottovoce, per non farsi sentire da lei.
-Shika-chan, aiutami a
portare in tavola!-, ordinò, girando un quarto del viso verso l’altro.
Sorrise soddisfatta, quando sentì accanto
a sé la figura del Nara: afferrò due presine, porgendole al giovane e aprì il
forno.
-Può darsi che scotti-, si premurò di
informarlo, allontanandosi con passo di danza da lui.
Sentì ancora i borbottii del Nara e poi
lo scatto del forno che veniva chiuso, forse, con un calcio.
Si trovarono seduti ai lati opposto del
tavolo: Shikamaru che non la guardava, impegnato a tagliuzzare il suo arrosto,
Ino che lo osservava con il viso poggiato sulle mani poste a coppa.
Shikamaru era consapevole del suo
sguardo, dentro di sé sentiva anche una piccola parte esultare per quella
palese attenzione riservatagli, ma non doveva darci troppo peso: in fondo, Ino
non stava facendo nulla di serio.
-Ti piace?-, chiese lei dopo un po’.
Il giovane fu costretto a sollevare lo
sguardo: i suoi occhi caddero sul piatto di Ino, ancora intatto, e si ritrovò a
sbuffare.
-Perché non lo provi da sola?-, ribatté,
ignorandola. La risatina di Ino cominciava a dargli fastidio, pensò, quando la
sentì per la terza volta in mezz’ora, quella sera.
-Ho un altro appetito, ora come ora-,
proclamò maliziosa, gli occhi cerulei fiammeggianti.
Shikamaru deglutì, provando un gran
caldo.
-Decisamente-,
sbottò Ino sventolandosi una mano davanti al viso –fa un gran caldo, non ci si
può allenare così!-
Choji,
in piedi di fronte a lei, si stava riscaldando, sorridendole comprensivo;
Shikamaru, invece, se ne stava zitto, ignorandola completamente: ciò le aveva
dato parecchio fastidio.
Storse
il nasino, porgendo una patatina a Choji, che la ringraziò.
Non
che pretendesse chissà cosa, ovvio, non stavano insieme...proprio per nulla, ma
almeno una semplicissima occhiata le avrebbe fatto piacere.
Continuò
ad evitarla per tutta la durata degli allenamenti, tanto che si ritrovò a
dargli un pugno sul viso per la rabbia.
Lo
sguardo di Shikamaru [finalmente] si era appoggiato su di lei: l’aveva fatto
arrabbiare, ma prima che potesse anche solo sollevare una mano, lei aveva
sorriso affabile e se n’era andata canticchiando sottovoce, sedendosi al lato
del campo dall’allenamento.
-Le
donne-, sbuffò Shikamaru, riprendo il combattimento con il migliore amico, che
sorrideva decisamente divertito per il colpo di poco prima.
Ino
li stette ad osservare; o meglio, osservò Shikamaru: le sue spalle larghe, il
suo fisico asciutto. Anche quel piccolo rivolo di sudore che cadeva dalla
tempia lo faceva sembrare più sexy. Sembrava un complotto creato appositamente
per lei, per farla diventare pazza.
Già
non si capacitava del perché Shikamaru le piacesse così tanto, ma addirittura
considerarlo al pari di una droga le sembrava una cosa alquanto esagerata.
Avevano
fatto sesso. Vero, le era piaciuto [parecchio], ma non c’era stato nulla di
più..
-..Ino?-
Si
riscosse dai suoi pensieri per incontrare [-Oh, no!-] il viso di Shikamaru: il
sopracciglio sollevato in un espressione interdetta, nonostante si capisse
benissimo che era seccato per qualche cosa.
La
bionda si guardò intorno, non scorgendo la figura di Choji.
-Dove
è Cho?-, chiese arrotolandosi una ciocca di capelli biondi intorno al dito.
Sentì
il peso del corpo di Shikamaru buttarsi accanto a lei.
-A
prendere qualcosa da mangiare-, borbottò, buttandosi dell’acqua gelata addosso.
Ino
deglutì osservando le goccioline cadere dal suo corpo.
Doveva
trovare presto qualcosa da dire, o gli sarebbe saltata addosso.
-Come
mai mi parli?-, uscita geniale, nulla da dire.
Lo
vide spalancare gli occhi, mentre bloccava l’asciugamano con cui stava pulendo
il sudore.
Trattenne
il fiato per un secondo, quando vide la mano di lui allungarsi per afferrarle
la coda di cavallo.
-Uhm-,
i suoi occhi andarono alle cosce di Ino, scoperte dalla minigonna viola, -non
sarei riuscito a rimanere impassibile. È una seccatura vedere sbatterti davanti
un corpo perfetto e non poter fare nulla-, spiegò piccato.
Piano,
piano le labbra di Ino si aprirono in un sorrisetto malizioso: per lo meno, non
era l’unica a sembrare una ninfomane.
Portò
il dito al petto del Nara, fasciato dalla solita maglia a rete nera.
-Uh,
uh. Sono così bella?-
Per
tutta risposta, il ragazzo le afferrò la nuca, baciandola senza darle il tempo
di dire altro.
Inutile
dire che Choji non arrivò mai con il cibo.
-Ti dico che Sai non mi interessa!-,
sbottò per l’ennesima volta la Yamanaka, osservando con occhi fiammeggianti il
compagno di squadra.
Shikamaru sbuffò seccato, maledicendosi
per aver fatto quella battuta, non si sarebbe mica immaginato che Ino sarebbe
andata avanti per quasi un’ora a maledirlo e prenderlo a sberle.
Seduti su quel divano bordeaux stavano a
pochi centimetri l’uno dall’altra e ciò rendeva il compito di Shikamaru
[=resistere] più arduo: poteva benissimo vedere cosa c’era dentro l’abbondante
scollatura del vestito, per non parlare della gonna, ormai quasi del tutto
sollevata.
Sbuffò di nuovo, coprendosi il viso con
una mano.
-Inutile che sbuffi, mio signore! Ora
voglio sapere il perché!-, sapeva che non ne sarebbe uscito molto facilmente,
quindi tanto valeva dirle la verità.
-Ino, stai sempre a civettare con lui,
ogni qual volta lo vedi. Fermi me e Choji se Sai è in un ristorante perché lo
vuoi assolutamente salutare – imitò
la compagna in un falsetto – e parli di lui 10 ore su 24.-
La faccia di Ino si adombrò.
-Sono così oca?-, chiese sperando in una
risposta negativa.
Lui optò ancora per la verità.
-No, sei seccante Yamanaka.-
E il sorriso riapparve sul volto: si
sporse verso di lui, abbracciandolo stretto: le braccia stringevano il collo in
una morsa ferrea, mentre il corpo premeva completamente sul petto del Nara.
Shikamaru rimase bloccato per un secondo,
solo poi riuscì a portare una mano sulla schiena di Ino e ad accarezzarla
impacciato.
La bionda ridacchiò.
-Shikamaru, usa il palmo se vuoi
accarezzarmi, non le dita! Sai che soffro il solletico!-, trillò staccandosi un
poco da lui.
A poca distanza da come si trovavano,
Shikamaru poteva benissimo contare le ciglia di Ino.
La ragazza strinse le labbra, mentre il
cuore iniziava a battere.
-Che fai?-, domandò captando lo sguardo
di Shikamaru.
Lui sbuffò di nuovo, girando il volto.
-Conto le tue ciglia-
La risata di Ino, più forte di quelle
precedenti, lo fece arrabbiare: con uno scatto veloce [Ino rimase piacevolmente
sorpresa] capovolse la situazione, finendo sopra di lei.
Le mani, dapprima poggiate sulle spalle,
scesero fino alla vita sottile.
-Shika...no! No, no, no, no!-
E invece sì. Aveva cominciato a farle il
solletico!
Si arrotolò su sé stessa, tentando di
sfuggire a quella tortura, ma Shikamaru si piegò maggiormente verso di lei,
affondando il viso fra la spalla e il collo, soffiandovi sensualmente.
-E questo dove l’hai visto?!-, strillò
lei, dandogliela vinta e riallungandosi.
Lui sorrise con malizia, fermandosi un
secondo.
-Ehi, mica sei la prima che tenta di
sedurmi, sai Ino?-
A quelle parole la bocca di Ino si
spalancò: con un gesto fulmineo diede un calcio nella pancia al ragazzo,
facendolo cadere dal divano, supino.
-Mendokuse, Ino...sei pure gelosa!-
Non gli rispose, si limitò soltanto a
mettersi a cavalcioni su di lui.
-Sarai pure stato sedotto da mille donne- il tono sprezzante con cui lo
disse fece sorridere il ragazzo, -ma sono sicura che nessuna è così bella da
farti fare quei gesti così scattanti-, proclamò sorridendo maliziosa, mentre le
gote si coloravano.
Shikamaru ridacchiò, prendendola per i
fianchi.
-Uhm...forse, Ino, forse. Ricordati che
Temari ha delle gran belle forme!-
Il rumore dello schiaffo che Ino gli
diede fu seguito dallo schiocco di un bacio.
Ino
rimase perplessa nel sentire la domanda di TenTen.
-Cheeee?-
La
castana alzò gli occhi al cielo, rendendosi conto che Ino era anche più
orgogliosa di quanto si ricordasse.
-Sei
innamorata di lui?-, domandò per l’ennesima volta, poggiando il mento su una
mano. Ino sentì le gote imporporarsi, mentre iniziava a giocherellare con la
gonnellina a fiori che indossava.
-...non
so-
TenTen
sorrise maliziosa, iniziava a divertirsi parecchio.
-Che
cosa senti quando lo vedi?-
La
bionda si domandò se dovesse essere sincera o fare finta di niente e cambiare
discorso, magari passando al contrattacco e parlandole di Neji.
Ma
che senso avrebbe avuto? TenTen era innamorata di
Neji, stavano insieme da una vita. Era lei quella che non sapeva nemmeno da che
parte cominciare per capire i suoi sentimenti.
Era
stata innamorata solo una volta in vita sua, ed erano passati sette anni.
Non
si ricordava più se il cuore che batteva quando le mani di Shikamaru la
sfioravano o l’arrossarsi delle gote fossero sinonimi dell’innamoramento.
Balbettò
un poco, prima di trovare le parole adatte.
-Io...bo-
Abbassò
il viso imbarazzata, appoggiando le mani sul tavolo.
Sentì
subito quella di TenTen stringerla forte.
-Ino,
lo sei. Altrimenti perché avresti rischiato di mandare a quel paese tanti anni
di amicizia, quella sera?-
Shikamaru giocherellò con il gancino del
reggiseno di Ino, mentre lei aveva già tolto la maglietta nera che indossava
quella sera e gli aveva sciolto il codino ad ananas.
La osservò attendere paziente che si
sbrigasse.
-Ino-, borbottò nascondendo il viso dai
suoi occhi, poggiandolo sul petto della giovane bionda che si premurò di
stringerlo –perché?-, domandò senza troppi giri di parole, respirando il suo
profumo di vaniglia.
Avrebbe potuto dargli mille motivi, per
quella domanda così ovvia, ma che era arrivata troppo tardi: era attratta da
lui, il vino della cena, la situazione, la casa vuota, la voglia di provare.
Invece si limitò a baciargli la nuca,
chiudendo gli occhi e buttando il capo all’indietro.
-E tu perché non ti fermi, Nara?-
Shikamaru si chiese se anche sua madre
chiamasse Shikaku in quel modo, ogni volta che
stavano per fare l’amore.
Non sapeva perché, ma ne era fermamente
convinto.
Si rilassò, lasciandosi cullare dalle
braccia di Ino, per qualche minuto.
Baciò un suo seno, facendola sospirare.
-Ino, non hai paura di rovinare tutto?-,
chiese di nuovo, stringendosi più forte a lei.
La ragazza avrebbe voluto prenderlo a
sberle: se aveva tanti dubbi, perché cavolo l’aveva baciata, maledizione?
-Nara, se non vuoi
essere castrato, ti conviene smetterla con queste domande insulse-, proclamò
acida, dandogli una leggera sberla sulla schiena nuda.
Shikamaru sbuffò, sollevandosi sui gomiti
e andando a baciarle il naso.
-Che seccatura voi donne, rompete perfino
in momenti come questi!-
Ino non fece in tempo a ribattere, che
Shikamaru non si fermò più.
Dovette solo assecondare i suoi gesti,
fare ciò che lui le chiedeva, lasciarsi andare alla sua bocca, alle sue mani.
Forse aveva rovinato tutto, pensò mentre
Shikamaru nascondeva il viso nell’incavo del suo collo, forse non avrebbero
dovuto.
Ma lui aveva già capito, vedendola così
bella in quel vestito bianco, ce non avrebbe saputo resisterle a lungo. L’aveva
capito da tempo, ormai, che Ino Yamanaka era diventata ciò di più simile ad un
ossessione.
Sognare di avere il suo corpo fra le
braccia la notte era seccante, non riusciva nemmeno più a dormire se non dopo
una doccia gelata.
Non poteva di certo sapere che la ragazza
pensasse le stesse, identiche cose.
Ino
si coprì il petto con un lenzuolo, osservando la figura di Shikamaru seduta sul
bordo del letto, intendo ad allacciarsi il giubbotto da chuunin.
Si
morse il labbro inferiore, incerta.
-Shikamaru?-,
provò a chiamarlo.
Lui
mugugnò in risposta, voltando leggermente il capo verso di lei.
Strano:
Ino non parlava mai quando lui se ne andava, si limitava a dormire.
La
trovò a torturare il lenzuolo con le mani, forse era preoccupata per qualcosa a
lui oscuro.
Lasciando
perdere i sandali ninja, gattonò sul letto, raggiungendola.
Le
sollevò il viso, incrociandone gli occhi cerulei.
-Che
c’è, Ino?-
Boccheggiò
per un attimo, non trovando le parole adatte a rispondergli.
Non
si aspettava di doverlo guardare in faccia. Pensava che lui sarebbe rimasto
girato di schiena, invece aveva probabilmente captato la nota urgente nella sua
voce.
-Nulla-,
bofonchiò con le guance rosse ed il cuore che viaggiava come un treno folle.
Shikamaru
non le credeva. Ovvio.
Però
si allontanò da lei con discrezione, ritornando a sistemarsi.
Erano
le quattro del mattino, doveva andarsene prima che Inoichi arrivasse a fare la
solita capatina in stanza della figlia.
Si
bloccò di colpo, sentendo il petto di Ino contro la sua schiena e le braccia
che stringevano il collo.
-Non
voglio più fare così-, disse con voce tremula e bassa.
Ino
Yamanaka non era mai stata più fragile in vita sua.
Le
afferrò la mano con la sua, stringendola forte.
Sapeva
bene che quel momento, prima o poi, sarebbe arrivato. Prese fiato, prima di
girarsi a guardarla.
-Hai
ragione-, gli occhi di Ino pizzicavano, -ed anche se sarà una tremenda
seccatura doverti sopportare mattino, pomeriggio, sera...possiamo stare
insieme...se vuoi-
Spalancò
la bocca.
Ma
non si lasciò sfuggire l’occasione di buttarsi fra le sue braccia e farlo
cadere a terra, tentando di trattenere le urla di felicità come una bambina
davanti ad un nuovo giocattolo.
-Mendokuse,
sapevo che sarebbe stata una seccatura...ma non immaginavo dal primo secondo!-,
sbottò lui passandosi le mano sul volto disperato, cercando inutilmente di
coprire un sorrisetto divertito.
* *** *
Le note di questa fanfic sono state cancellate. Perchè? Perchè sono maturata, e ho capito quanto sia stupido criticare, lottare e fare queste cose. Sei ShikaTema? Bene. Conosco persone meravigliose che lo tifano, spero che qualcuno possa dire lo stesso di me.