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Autore: elfin emrys    15/04/2014    2 recensioni
[Iniziai a scrivere questa storia due anni fa, subito dopo aver visto la puntata dell'anime con Ophelia. Non avevo mai letto il manga. Successivamente, alcune cose fra l'opera originale e questa fanfiction hanno cominciato a assomigliarsi, alcune idee erano molto simili se non le stesse... Tuttavia ho mantenuto la trama che mi ero prefissata come era in origine. Spero vi piaccia.]
Boccheggiò, si strinse e si piegò in due, ma ciò non provocò altro che numerose e forti fitte che gli percorsero il corpo arrivando fin dentro alle ossa.
Genere: Angst, Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Raki
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Raki del Risveglio

 

Capitolo tre

Il medico guardò in preda al panico la propria mano ferita, vedendo che non aveva più il coltello in mano e notando che il ragazzo aveva in mano una spada da Claymore.

-Con una sola mano, per il dio di Rabona!

-Con una sola mano.

L'uomo si allontanò, andando verso il tavolo e fasciandosi le dita ferite. Riusciva ancora a muoverle e non gli facevano tanto male nonostante sanguinassero molto. Sospirò, cercando di pensare in fretta a cosa fare. Una parte di lui gli diceva di provare nuovamente a uccidere il ragazzo, ma una vocina avida nella sua mente gli diceva, invece, di accettare il denaro e accontentare lo sconosciuto. Del resto, lui non aveva più niente a che vedere con l'Organizzazione e l'aveva seminata: nessuno sapeva chi era, aveva cambiato nome e cognome, si era fatto crescere la barba per coprirsi parte del viso e si era lasciato crescere un po' i capelli. Era praticamente irriconoscibile e introvabile, eppure il pericolo persisteva. Se avesse messo dentro il corpo di quel ragazzo la carne e il sangue dello yoma, avrebbero potuto risalire a lui. Improvvisamente sentì la fredda lama della spada sul proprio collo e fu quello a convincerlo.

-Ok, lo farò!

-Davvero?

-Sì!

Raki vide lo sguardo spaventato dell'uomo e sorrise. Stavolta era sincero, glielo vedeva in viso.

-Bene, allora, fallo.

 

Il suo corpo era percorso da atroci dolori. Sentiva la propria carne squartata e ricucita, sentiva il proprio sangue uscirgli dalle membra per essere prontamente tamponato. Strinse le mani e i denti, ogni vena del suo corpo pulsava e ogni nervo vibrava di tormento. Il medico guardò incuriosito la carne dello yoma. Sembravano di un risvegliato... ma, no, non poteva essere. Piano, con coltelli e pinze varie, con ago e filo, con fuoco e acqua bollente, tentò di iniziare la trasformazione. Legò piano qualche muscolo a quello del ragazzo, cambiò qualche tessuto, poi mise il sangue dello yoma nelle arterie di Raki e subito il sangue demoniaco cominciò a circolargli in tutto il corpo. Il ragazzo quasi urlò, ma il dolore era talmente stordente da impedirgli addirittura di muoversi. E il medico gli ricucì la pancia con un ago bollente, lo marchiò col fuoco. Quando finì sul fisico di Raki c'era un enorme sfregio dall'addome fino all'ombelico, ancora sanguinante e bruciante. Il ragazzo fu lasciato solo e, dopo qualche minuto, quando il dolore diminuì anche solo di poco, fu capace di muovere le mani per cercare di recare sollievo al proprio corpo, massaggiando i crampi e cercando di slegare i muscoli. Missione vana. Ogni movimento, anche minimo, richiedeva per lui uno sforzo sovrumano, che non aveva mai provato prima. Boccheggiò, si strinse e si piegò in due, ma ciò non provocò altro che numerose e forti fitte che gli percorsero il corpo arrivando fin dentro alle ossa. Ogni parte di lui era provata, anche la mente, che, stanca, a un certo punto sembrò non sopportare il dolore. A Raki sembrò di impazzire, di cadere in un abisso profondo e a tirarlo fuori da lì fu il ricordo di Claire, ancora vivo dentro di lui, vivo come la carne e il sangue del risvegliato. Gli dispiaceva in parte a Raki. Aveva detto a Claire che sarebbe vissuto come un normale essere umano e invece era lì, steso su un tavolo coperto da un enorme lenzuolo, cercando di resistere al dolore intenso che non lasciava speranza di salvezza. E Raki invocò la morte una, due, tre volte in poche ore e quando l'alba fece capolino dalla finestra non lo vide addormentato, ma ancora sveglio e preso da spasmi intensi quasi quanto le fitte del giorno prima. La ferita sulla pancia non aveva smesso di dolere, ma il sangue si era seccato e incrostato in rivoli mostruosi. Il medico rientrò per portare acqua fresca e per vedere come procedeva la trasformazione. Disse che era molto veloce e che avrebbe sofferto molto meno di molte Claymore. Ma per Raki pensare di soffrire di più era impensabile. Gli fu dato sollievo dall'acqua fresca, che bevve e che il medico gli rovesciò sulla fronte imperlata di sudore, da una crema gelata che l'uomo gli mise sull'addome accarezzando tutta la ferita, ma il giorno dopo questo non avvenne. La sua terza alba era già passata quando il medico rientrò con nuova acqua e fece lo stesso procedimento di due giorni prima. Disse che il mutamento era quasi finito. Ma Raki non ci credeva. Col passare dei giorni, delle ore, dei minuti, anche dei singoli secondi, addirittura solo per quelli, il suo tormento non faceva altro che aumentare, raggiungendo il culmine di notte quando, da solo al freddo, immaginava di stringere fra le proprie braccia qualcuno che l'avrebbe protetto.

Quando si alzò quasi un mese dopo, la prima cosa che fece fu specchiarsi. E due occhi argentati gli diedero la risposta che cercava. Ce l'aveva fatta.

 

-Te ne vai?

Raki si mise il cappuccio in testa.

-Sì: è ora che io vada. La sorprenderà sapere quanto le sono grato. Il denaro è tutto vostro.

-Ma è notte e...

-Non vi preoccupate. Ho già fatto cose come questa quando ancora non ero che un ragazzino: ora mi dovrebbe riuscire anche più facile.

Jonas, il medico, sospirò, guardando la figura scura di fronte a lui. Scosse la testa: la trasformazione era stata più veloce del normale, ma anche molto più dolorosa. Cosa aveva intenzione di fare quel giovane?

-D'accordo. Vai.

-Grazie ancora, signore.

L'uomo sorrise e Raki sparì da di fronte a lui. Sembrava volasse sulla città. Benchè non sapesse ancora dosare la propria forza, non aveva alcuna paura, né del risveglio né di nessun'altra cosa o persona. La Claymore, coperta da un grande telo scuro, sembrava ormai far parte di lui: anche se non era la sua spada, anche se non aveva il suo nome, era sua. Era di Claire.

 

Camminò per qualche giorno, cercando di non incontrare viaggitori, finchè non si ritrovò sopra una collina, in una zona semi-pianeggiante con un laghetto. Ci si fermò. Si guardò intorno: era un ottimo posto dove allenare i propri poteri. Inoltre era molto lontano da qualsiasi altro villaggio: se qualcosa fosse andata male, nonostante la velocità, ci avrebbe messo un po' a raggiungere una zona abitata. Raki infilzò la spada a terra, si sedette chiudendo gli occhi e riflettendo. C'erano molte cose che doveva ancora verificare. La sua rapidità, per esempio, e la sua forza. E la sua teoria, quella stessa teoria che l'aveva portato a voler diventare come una Claymore: se avesse avuto dentro di sé la carne e il sangue di un risvegliato, avrebbe potuto controllare il proprio yoki più facilmente? Avrebbe avuto più resistenza? Era rischioso, certo, ma per Raki era la sua unica possibilità. Ci aveva messo anni per tentare di diventare più forte e non solo fisicamente: si era sottoposto anche a tensioni mentali e poteva ormai considerarsi, psicologicamente parlando, una persona controllata. O almeno, più di una volta.

Riaprì gli occhi, guardandosi intorno. Per prima cosa, avrebbe mangiato qualcosa: benchè non avesse molta fame, pensò che non doveva esagerare ancora; aveva il sangue e la carne di un risvegliato in corpo, inoltre, e poteva avere più fame di molte altre Claymore. Da quando se n'era andato dal villaggio dove aveva subito la trasformazione, non aveva mangiato niente, neanche un boccone, benchè invece avesse abbondantemente bevuto. Guardò il laghetto.

-Beh, l'acqua ce l'ho, per il cibo cercherò di non prendere nulla di troppo grosso...

Si alzò, prendendo la spada e camminando verso la foresta.

Nonostante si fosse ripromesso di non prendere nulla di grande, alla fine aveva preso due conigli. Sorrise amaramente pensando che, in fondo, erano morti invano se ne avesse mangiato solo pochi pezzi. Ma quando diede il primo morso, si accorse di essere molto più affamato di quanto credeva. Finì un coniglio e mangiò metà dell'altro. Il resto lo mise dentro una sacca in maniera che riuscisse a conservarlo un po' meglio e, anche se era notte fonda ormai, cominciò ad allenarsi.

 

Note di Elfin:

Ed ecco qui il terzo capitolo v.v Presto inizieranno le prime avventure ;)

Ringrazio vivamente EroKik e Sol_chan che hanno recensito lo scorso capitolo (e che spero non siano morte nell'attesa ^^") :D I vostri commenti mi hanno fatto molto piacere ;)

Kiss

   
 
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