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Autore: Juliet Leben22    15/04/2014    1 recensioni
"Bella fuori, vuota dentro. La tenacia di andare avanti le veniva a mancare.. ma aveva fatto una promessa. Una solenne promessa. "
Questa è la storia segreta di un amore passato che durarà eternamente.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Il trio protagonista, Luna Lovegood, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione, Draco/Pansy, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Lemon, Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: PWP | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 24° ”Start the Trip"

 
I Mangiamorti erano appena partiti da Casa Malfoy e si erano materializzati alla Tana.
Draco camminava su e giù dalla stanza, in ansia.
Temeva che lei fosse i pericolo, temeva che non fosse in grado di difendersi.
Narcissa stava cenando da sola in salotto e suo figlio l’aveva già avvisata,malamente, che non aveva appetito.
Senza pensare, si smaterializzò nel prato erboso della Tana.
Si nascose dietro gli alberi.
Hermione si smaterializzò tenendo per mano Ron e Harry fuori dal gazebo.
Draco non appena vide le fiamme ebbe uno scatto fuori dal boschetto, ma non appena la vide in salvo si bloccò.
Era incantevole.
Sorrise e non appena lei si voltò lui corse a nascondersi tra gli alberi.
-Ginny! –urlò il Prescelto guardando verso le fiamme. Allungando la mano per aggrapparsi a lei.
-SCAPPATE!- urlò Molly Weasley, prendendo la figlia.
Hermione fece per correre verso Draco, verso il bosco, ma Ron l’afferrò per la vita.
“Bravo Weasley, ne hai fatta una giusta”,pensò Draco, mordendosi il labbro.
-No! No! Torna qui!- urlò la ragazza a ciò che pensava di aver visto.
Draco si appoggiò dietro l’albero, doveva fingere di non essere lì ma voleva accertarsi fino in fondo che lei fuggisse da lì. Trattenne il respiro
Avrebbe voluto correre da lei e metterla in salvo. Avrebbe voluto essere lui a farlo
Hermione si sentì spezzare, ma aveva la sua borsetta, pronta da tempo.
Doveva essere lucida.
Il Prescelto era silenzioso, sebbene fosse cosciente che avrebbe dovuto partire.
Hermione chiuse gli occhi e si smaterializzarono a Londra.
Harry non parlava e la ragazza continuava a pensare ad un luogo dove nascondersi.
Scelse una tavola calda dove bere un cappuccino.
Entrarono e presero posto sulle sedie d’acciaio.
Il prescelto aveva lo sguardo vacuo, la ragazza aveva le mani che tremavano.
-Che facciamo ora?- chiese Ronald.
La cameriera si avvicinò per chiedergli l’ordinazione.
-Un cappuccino, grazie.- accennò Hermione, cercando di riprendere contatto con la realtà.
-Anche io quello..- disse Harry.
-Sìsì, quello..- disse Ron.
Nessuno dei due ragazzi era cosciente di cosa avesse ordinato, ma qualunque cosa andava bene in un momento come quello.
La ragazza pensò che sarebbe stato meglio dell’alcool, in modo da pensare che fosse stato solo un brutto incubo.
Poi un rumore strano rubò l’attenzione di Ronald.
Fu difficile capire chi degli uomini seduti nel tavolo affianco cominciò a tirar fuori la bacchetta, ma il Trio fu abile a contrattaccare.
-Pietrificus totale!- urlò Ron all’ultimo Mangiamorte.
L’uomo cadde a terra e il ragazzo gli si avvicinò con la bacchetta alla mano, puntata contro il corpo sul pavimento.
-Ron!-disse Hermione, tenendolo per il braccio.
-Hanno ucciso Sirius! Hanno ferito i nostri amici! I membri dell’Ordine!Hanno invaso Hogwarts!-
-Non sei come loro Ronald!Non diventare un assassino!- rispose immediatamente Hermione, accarezzandogli la spalla.
Cautamente il giovane abbassò la bacchetta, ascoltavamo molto la ragazza che amava, considerandola coscienziosa. Inoltre non voleva che pensasse che il suo animo fosse cambiato.
In realtà, il Prescelto e la ragazza erano d’accordo con il ragazzo, ma non dovevano lasciarsi trasportare dalla vendetta.
E’ vero, Voldemort gli aveva tolto tutto, a ogni singolo mago.
Aveva tolto a Harry i genitori e il suo padrino, Hermione aveva dovuto cancellare la memoria ai suoi genitori e non avrebbe mai potuto vivere il suo amore e Ronald aveva dovuto lasciare la sua famiglia così.
Hermione prese per mano i suoi amici e si smaterializzò in un bosco.
-Che idea geniale venire qui! Bravissima!- esclamò Harry.
-Come ti è venuto in mente?-chiese Ron.
Hermione abbassò lo sguardo. –Ci venivo quando ero piccola, con i miei genitori..-
Un vento gelido la fece rabbrividire, le sfiorava la pelle come uno schiaffo in pieno viso.
Tirò fuori la tenda dalla borsetta bordeaux e i due ragazzi, sorpresi, si accinsero a sistemarla. Con le bacchette la fermarono nel terreno e accesero il fuoco non troppo lontano dalla tenda per scaldarsi.
La dimora non era grande, ma era accogliente.
C’erano tre letti singoli, non troppo tardi l’uno dall’altro, un tavolo in legno di noce al centro con due panche per sedersi e un piccolo cucinino.
-Hai pensato proprio a tutto, eh?- disse Ron sorridendole.
Hermione gli sorrise di rimando.
Era evidente come il ragazzo tentasse di lusingarla, come stesse provando ad avere la sua attenzione.
Le piaceva quella situazione, la rincuorava. Ma dentro di sé il dolore la divorava.
Non voleva mostrare come stava davvero, simulava sorrisi sghembi e sguardi falsi.
Harry le sorrise, ringraziandola con gli occhi.
Non appena Ron uscì a controllare il fuoco e a fare le protezioni, il suo migliore amico la prese da parte.
-Che hai?-
-Cosa?-
-E’ da quando sei arrivata alla Tana che sei distrutta. Dimmi che hai.. –
-Come hai fatto a capirlo?-
-Sei la mia migliore amica.- Le sorrise.
Hermione si voltò, le lacrime minacciavano di crollarle sulle guance.
-Ho.. cancellato la memoria hai miei genitori.. Ora sono al sicuro..-
-Mi dispiace di averti coinvolta in una situazione del genere.. –
-Harry sei il mio migliore amico, non ti avrei mai permesso di combattere una battaglia da solo. Io ci sono sempre stata e sempre ci sarò per te.-
-Hai dovuto rinunciare alla tua famiglia..-
-No. Ho salvato la mia famiglia da Voldemort, da un possibile interrogatorio. Se i ricordi non ci sono, non puoi conoscere certe cose no?- Hermione si asciugò gli occhi.
-Non è solo la tua battaglia, Harry. –asserì Ron, appena rientrato.
-Più ci tieni e più hai da perdere però..-
-Sì amico, ma io devo combattere anche per la mia famiglia. Non ci sei solo tu in questo circolo. Non sei l’unica ragione.-
Il Prescelto sorrise ad entrambi, cercando di ringraziarli.
In particolare voleva ringraziare Ron, al suo migliore amico. A lui che lo aveva coperto quando, notti prima, aveva tentato di intraprendere qual viaggio da solo.
Lui lo aveva aiutato a comprendere che aveva bisogno di loro, fino alla fine.
Dopo essersi cambiati, aver indossato i maglioni e pantaloni decisamente più comodi, il Trio si coricò.
La brandina di Hermione era quella al centro della tenda, ma appoggiata, come le altre alla parete.
Ron aveva quella a destra e Harry quella a sinistra. I tre letti non erano troppo lontano l’uno dall’altro, in modo da essere pronti a intervenire in qualsiasi caso.
Il ragazzo dai capelli rossi bramava di poter baciare la ragazza e si addormentò velocemente con questo pensiero.
Il Prescelto si era già addormentato da tempo, sognando Ginny.
Sognava di poterla abbracciare.
Hermione era voltata verso la parete, con la coperta fin sopra il collo.
Stava piangendo, tratteneva i singhiozzi per non svegliare i suoi amici.
Si addormentò con le gote tutte bagnate e le mani tremanti.
 
Draco era tornato non appena aveva visto Hermione smaterializzarsi.
Sua madre era in camera che lo aspettava, spazientita e spaventata.
-Draco, dove sei stato?-chiese Narcissa allarmata.
-Volevo appurarmi del lavoro degli altri.-
-Non era di tua competenza.-
-Ci tengo alla.. alla riuscita, sì.-
-Dovevi controllare qualcuno?Lei era lì?-
Il ragazzo mise una mano sulla bocca a sua madre e le fece segno di stare in silenzio.
Lei non ne capiva il motivo, si trovava a casa sua. Così lui le fece segno che qualcuno le ascoltava, le teneva d’occhio. Sempre.
Sua madre si allarmò, non voleva, non poteva crederci.
Draco l’abbracciò, tentando di calmarla.
Si avvicinò al suo orecchio e le sussurrò: “Devo proteggerla come meglio posso.”
La madre annuì, fingendo di non sapere nulla.
Uscì dalla stanza del suo giovane figlio, coricandosi.
Entrambi soffrivano per la situazione, ma non potevano dirselo. Potevano solo farlo capire.
I loro occhi proferivano più parole che la loro bocca.
Il ragazzo ripensò alla visione di lei.
Era bellissima, quel vestito rosso e le labbra dello stesso colore la rendevano sensuale e innocente al medesimo tempo.
L’aveva visto, l’aveva riconosciuto, ma questo lo rendeva solo felice. Sebbene non avrebbe dovuto.
Avrebbe voluto afferrarla e smaterializzarsi con lei altrove. Scappare da quella vita che li rendeva prigionieri e li allontanava.
Si cambiò, si mise un pigiama color petrolio e si coricò.
La notte era sempre difficile. Prendere sonno si dimostrava sempre più arduo se non raro.
Temeva che il Signore Oscuro gli leggesse la mente e le facesse del male.
Prima di dormire, o almeno di provarci, faceva potentissimi incantesimi che avrebbero potuto proteggerlo.
Eppure sapeva che se Lui avesse voluto avrebbe potuto superarle tranquillamente.
In cuor suo, sperava solo che non volesse occuparsi di vicende simili.
Sentì rientrare suo padre nel cuore delle tenebre.
Quella notte, non riuscì a prendere sonno.
 
   
 
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