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Autore: Ian Is A Fucker    15/04/2014    5 recensioni
Uno studente universitario divide il suo appartamento con Jason, il suo amico omosessuale, fidanzato con un affascinante ragazzo dai capelli ricci, gli occhi color cioccolato e di nome Michael. Sarà amore a prima vista? Riusciranno a capire cosa provano e a prendere la decisione giusta?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
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MIKA P.V.

Solitamente riuscivo ad immergermi completamente nel mio lavoro, dopotutto in un sexy shop trovavi persone di tutti i tipi, ma quel giorno non riuscivo a concentrarmi.

Continuavo a ripercorrere mentalmente gli avvenimenti della sera precedente e di quella mattina e non potevo far altro che pensare di aver compromesso tutto, di non avere più la minima chance con Marco, non dopo che mi aveva visto con Jason.

La sua reazione però era stata...curiosa. Uno non reagiva così vedendo il proprio migliore amico baciare il suo ragazzo. Che provasse qualcosa per Jason? O...per me?

Non mi piaceva riporre troppa fiducia nella speranza, tanto puntualmente si veniva delusi, ma cos'altro potevo fare se non sorridere gioiosamente a quell'eventualità?

Mi disgustava il fatto di pensare quelle cose, non potevo tradire Jason in modo peggiore, ma ero un uomo, l'istinto animale era più forte di qualsiasi altra cosa.

Non potevo però permettermi di perdere tempo in quei pensieri viziosi, il mio ragazzo aveva bisogno di me, avevo sentito la disperata richiesta di aiuto che mi aveva lanciato quando mi aveva stresso a sé prima di lasciarmi andare.

Quel giorno avevo io le chiavi del negozio, quindi chiusi prima e guidai il più velocemente possibile verso il condominio, ma proprio quando uscii dalla macchina, dalla porta vidi uscire Marco, l'aria tormentata, che si guardava intorno con una paura senza nome.

Appena mi vide sussultò, probabilmente indeciso tra il far finta di non avermi notato ed andarsene, e il venirmi incontro.

Con mia grande sorpresa e felicità scelse la seconda e si avvicinò a passi lunghi ma misurati. “Hey. Se cerchi Jason è a farsi una doccia” mi informò, infilando le mani nelle tasche dei jeans.

“Come sta? Stamattina era parecchio scosso...” domandai e i suoi occhi si tinsero di vergogna, per poi diventare neri come la notte che ci avvolgeva.

“Sta bene. Già, riguardo a stamattina...imparerai a capire che faccio sempre una marea di cazzate, fondamentalmente perché dico e faccio cose senza pensare, quindi mi dispiace. Mi sono comportato da...”

“Insensibile bastardo?” conclusi io al posto suo e lui annuì, fissandomi con apprensione ma io scrollai le spalle e gli sorrisi.

“Non preoccuparti, succede a tutti di passare un periodaccio. So che non ci conosciamo, ma se hai voglia di parlare con qualcuno che non sia Jason-Io sono perfetto-Perez, io sono qui.” offrii, con il cuore in gola.

Tutto si era congelato in attesa della sua risposta, persino l'aria che mi entrava nei polmoni era fredda come la neve.

Marco mi guardò sorpreso, ma poi le sue labbra si tesero in un sorriso contento e annuì. “Cazzo se ne ho bisogno! Quel ragazzo vive in un mondo di favole, non si rende conto di come stiamo noi poveri comuni mortali.” accettò ed io scoppiai a ridere.

“Oh lo so bene, è una specie di principe” A quelle parole l'espressione del ragazzo diventò triste per un istante, ma poi ritornò la sfumatura di urgenza che aveva quando era uscito dalla casa.

“Devi andare da qualche parte?” Tirai ad indovinare e dal rossore delle sue guance intuii di averci azzeccato.

“Beh in effetti c'è una persona che mi sta aspettando...” rivelò ed io gli rivolsi un sorriso incoraggiante, anche se non riuscivo a non sentirmi tradito...che ipocrita che ero.

“Allora divertiti.” Gli augurai, dandogli una pacca sulla spalla.

“Ci vediamo” Con un fugace sorriso tirato mi diede le spalle e fece qualche passo prima di fermarsi e tornare da me con aria decisa.

“Oh al diavolo, non me ne frega niente. Senti, posso raccontarti tutto? E intendo, davvero tutto.” bofonchiò, la voce intrisa di ansia e gli occhi pieni di voglia di sfogarsi, di confidarsi con qualcuno.

Quella era la mia chance, non mi sarei mai potuto lasciar sfuggire un'occasione del genere, avrei potuto finalmente sapere di più su quel ragazzo che aveva rovinato la mia pacifica relazione.

Con uno sguardo di silenziose scuse rivolto al condominio, sorrisi al ragazzo e lo feci entrare in macchina.
“Parla pure quanto vuoi, io ti ascolto.” promisi.

Non sapevo per quanto tempo ero rimasto a guardare Marco che si torturava le mani mentre parlava della sua vita e delle sue relazioni...beh ritenerle difficili era un eufemismo, ma sarei rimasto lì anche per una settimana intera ad ascoltarlo.

Parlava con velocità, come se le parole, per troppo tempo rinchiuse, premessero sulle sue labbra per uscire.

“E poi Jason mi ha fatto vedere il pacco, non prima di avermi fatto una delle sue ramanzine lunghe quattro secoli sull'aver parlato con Ian da solo.” mormorò, lo sguardo perso nel vuoto.

Ecco perché era così sconvolto...” dedussi mentre aspettavo che continuasse e mi dicesse che cosa ci fosse dentro.

“E che cosa ti aveva spedito?” chiesi, quando era chiaro che non lo avrebbe detto. Il ragazzo deglutì e rispose, la voce poco più di un sussurro:”Una bottiglia di Chateauneuf du Pape.”

Io aggrottai la fronte, non riuscendo a capire dove fosse il problema, ma prima che potessi chiedergli altro, lui continuò.

“Era vuota e sopra c'era scritto -6 Novembre 2009-” Vedendo che la mia faccia era ancora confusa, mi prese per le spalle e mi scosse. “Era il giorno del nostro primo appuntamento capisci? Ha conservato la bottiglia!” urlò. “Non...non si è mai dimenticato” sussurrò, lasciando che le mani scivolassero via dal mio corpo, appoggiando la testa sullo schienale.

In quel momento provavo una gran tenerezza per quel povero ragazzo che era stato costretto a sopportare cose orribili, cose che nessuno dovrebbe mai provare.

Non ero bravo a consolare le persone, Jason mi diceva scherzosamente che avevo il tatto di un rinoceronte, ma ci provai comunque.

Con cautela avvicinai una mano alla sua guancia e quando lui non oppose resistenza gliela accarezzai, stupendomi di quanto fosse morbida la sua pelle.

I miei polpastrelli toccarono qualcosa di umido e capii che stava piangendo, così osai ancora di più.

Accarezzai i suoi bei capelli e lasciai che poggiasse la testa sulla mia spalla, circondando la sua schiena con le braccia.

I suoi singhiozzi erano soffocati dalla mia camicia e le sue mani stringevano il tessuto con forza, come se potesse salvarlo, come se potesse spazzare via tutto il male.

Ci era voluto molto prima che riuscissi a sopportare il contatto con un'altra persona e lo dovevo a Jason: lui mi aveva fatto capire che non era possibile esprimere i propri sentimenti se non lo si dimostrava fisicamente ed era grazie a lui se adesso potevo cullare Marco come se fosse un bambino.

“Non sei solo” gli assicurai, evitando quelle frasi di circostanza come -Andrà tutto bene- o -Vedrai che si sistemerà tutto- e lessi nei suoi occhi la gratitudine.

“No, non più” mi diede ragione, staccandosi e asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.

“Cazzo, ti ho bagnato la camicia!” esclamò, notando l'alone scuro che aveva lasciato, ma io scrollai le spalle.

“Si asciuga, non ti preoccupare.” Era ridicolo che si preoccupasse per una cosa tanto banale quando su di lui incombeva una minaccia davvero seria, ma forse era questo ciò che lo rendeva così irresistibile.

“Se non ti sbrighi ad entrare, Jason andrà a dormire senza di te.” mi ricordò ed io sentii una fitta di vergogna trapassare il mio cuore: mi ero completamente dimenticato di lui.

“Forse per stasera è meglio se io vada a casa, sarà stanco...” Ma che cazzo stavo dicendo? No, non ero io quello che stava parlando, non potevo essere davvero così meschino.

“Non dire sciocchezze, gli farà bene vederti.” replicò Marco, guardandomi sorpreso ed io mi affrettai a rivolgergli un sorriso.

“Hai ragione, ora salgo.”

“Bene, allora vi lascio soli.” Affermò, mentre uscivamo dalla macchina.

“Se vuoi ti accompagno” mi offrii, ma lui scosse la testa.

“Saprò cavarmela anche da solo.” rifiutò. Gli rivolsi un sorriso e mi girai, andando verso la casa, ma lui mi richiamò.

“Hey Mika? Grazie...” mormorò, con un sorriso che era ben oltre l'essere tenero. Rimasi a bocca aperta a guardarlo, così lui si diresse verso una stradina e dopo aver svoltato, scomparì dalla mia vista.






 

PRESENTAZIONI -

Siamo due ragazze a dirigere questa fanfiction.
 Io sono Kelly, e mi occuperò della pubblicazione e della grafica dei capitoli (forse più in là anche della scrittura vera e propria).
 Alice, la scrittrice di questi primi capitoli, nonché mia migliore amica: lei si occuperà della stesura della storia e di rispondere alle recensioni.
Speriamo entrambe la fanfiction sia di vostro gradimento :3 se avete consigli, o curiosità, chiedete pure!
Al prossimo capitolo! 



▶ Se vi va, cliccate QUI per vedere un mio video su Marco e Mika! *piccola anteprima*

  
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