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Autore: Katia R    15/04/2014    10 recensioni
Ci sono vite che si incrociano, vite che si vivono e vite che, inspiegabilmente, si dividono. Non si sa il perché. Un giorno ti alzi e la persona che percorreva i tuoi stessi passi non è più al tuo fianco e questo ti riduce a pezzi.
Ora loro sono davanti ad una strada nuova. Una strada parallela. Il destino, si sa, è sempre pronto a giocare con noi e con la nostre vite. Ma se due anime sono destinate a stare assieme, anche due linee parallele, grazie all'amore, si possono rincontrare di nuovo.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Stanathan Fanny&Kate - Ti tengo io - CAP 6


- Capitolo 6 -
Late

Stana si risvegliò lentamente. La testa pulsava e le mani andarono automaticamente a posarsi sulle tempie. Si guardò intorno, cercando di mettere a fuoco e, quando si rese conto di dove si trovasse, un flash di quella sera le tornò in mente. Lei in bagno, a terra, e Nathan che si prendeva cura di lei. E nonostante il mal di testa... ricordava cosa gli aveva detto. O quasi. Da troppo tempo si teneva quel macigno sul cuore. Da troppo tempo voleva tirare fuori quelle parole per fargli capire come l'aveva ridotta. Le aveva preso il cuore e alla fine lo aveva buttato via. Mentre lei cercava di riappropriarsi della sua vita. Sospirò e si mise seduta, aspettando che la testa smettesse di girare. Guardò ancora una volta intorno a lei e cercò di stabilizzarsi sulle gambe. Aveva voglia di prendere una boccata d'aria. Uscì dalla stanza, ma la casa era stranamente in silenzio. Probabilmente lui se ne era già andato. Chiuse gli occhi e deglutì. Era scappato ancora una volta.
Andò in bagno e si sciacquo il viso, per poi lavarsi i denti. Aveva un sapore terribile in bocca. Si spruzzò un po' del suo profumo, quello che teneva sempre nello sportellino a destra, e cercò di darsi una sistemata.
Uscì dal bagno, si avvicinò alla porta che portava fuori e la aprì. Chiuse gli occhi godendosi la leggera brezza che subito la colpì. Li riaprì e spinse la porta, ritrovandosi in veranda. Mancava circa un'ora all'alba e decise di raggiungere il pontile. Quel pontile era stato testimone di tante cose. Così come anche ogni cosa attorno a lei.
Si sedette ai bordi, facendo sfiorare i piedi con l'acqua. Rabbrividì per il contatto. La temperatura si abbassava durante la notte. Sospirò e chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dal rumore dell'acqua che si infrangeva e ripensando a quando, su quel pontile, lei e Nathan si erano scambiati delle promesse. Promesse che poi, purtroppo... non avevano saputo mantenere.
Scosse la testa con una smorfia, cercando di non pensare a quel giorno. Doveva pensare ad altro. Una scena divertente le tornò in mente all'improvviso e la fece sorridere malinconicamente.

Erano entrambi sul pontile, a prendere il sole. Nathan continuava a fare versi con la bocca, come se avesse sete. Dopo l'ennesima smorfia si decise a parlare -Che sete...- disse sventolandosi la mano davanti al viso -Tu non hai sete? C'è caldo... Qualcosa di fresco ci starebbe...- disse guardandola. Stana girò la testa e inarcò le sopracciglia, divertita -Nate, se vuoi che ti vada a prendere qualcosa da bere perché non lo dici e smetti di girarci intorno!?- disse lei scuotendo la testa. Lui sorrise -Joy, ti adoro, lo sai!?- Stana sbuffò, senza riuscire a nascondere un sorriso -Non ho mica detto che ci vado!- esclamò lei
-L'hai sottinteso...- disse lui sollevandosi leggermente dalla sdraio e chinandosi verso di lei per baciarle una spalla -Dai, che per quando torni mi faccio trovare bello fresco!- un altro bacio sulla spalla per poi risalire fino al collo, facendole schiudere la bocca. Stana si morse il labbro e si sollevò, chinandosi verso di lui e avvicinando la bocca all'orecchio -Io ti preferisco bello caldo...- disse sensualmente, prima di alzarsi e allontanarsi verso casa.
-Ehm... A- Adesso definitivamente ho... ho bisogno di- deglutì -... un bicchiere d'acqua!- esclamò lui a voce alta -Fredda! Molto fredda!- mentre lei rideva felice.
Quando lei tornò sul pontile, però, di Nathan non c'era neanche l'ombra. Rimase perplessa e si guardò intorno, appoggiando il bicchiere d'acqua sul bracciolo della sedia sdraio e guardandosi intorno iniziò a chiamarlo. All'improvviso lui uscì da sotto il pontile con un semi-urlo da bambino eccitato per qualcosa facendola sobbalzare -Guarda cosa ho pescato! La nostra cena!- esclamò dopo, mostrando un secchio con due aragoste che fuoriuscivano da lì. Stana lo guardò incredula, poi sorrise divertita scuotendo la testa -Guarda che qui non ci stanno le aragoste, quindi è altamente improbabile che tu le abbia pescate...- disse mettendosi a braccia conserte a guardarlo, ancora in acqua.
-Hai detto bene! Improbabile ma non imp-...- lei lo fermò con la mano, ancora più divertita -Nathan, si vede il nastro adesivo trasparente intorno alle chele- disse lei, smontandolo completamente. Nathan fece una smorfia e iniziò a borbottare per poi mettere il broncio. Lei ridacchiò mentre sconsolato usciva dall'acqua -Tu uccidi il mio romanticismo!- esclamò ancora imbronciato posando il secchio in un angolo.
-Non ho bisogno di essere “colpita” con questi gesti. Lo so già che mi ami e pescheresti qualsiasi cosa per me... ma se vuoi farlo trova almeno qualcosa di plausibile- disse divertita, stringendogli le braccia intorno alla vita. Nathan fece la stessa cosa mentre lei si alzava sulle punte per baciargli quel broncio adorabile.
-Ammettilo... non c'è aragosta meglio di me, però!- esclamò lui mettendosi in una posa da super eroe, trattenendo il fiato per appiattire la pancia, facendola ridere, ricordandosi che qualche giorno prima, per via della sua schiena e del suo petto rosso, lo aveva definito un'aragosta.
-Respira, aragosta!- esclamò divertita -Che tanto la pancia rimane ugualmente anche se muori asfissiato- disse sorridente.
-Non è colpa mia se mia moglie cucina bene!- esclamò lui fintamente indispettito. Lei si morse il labbro, perché ogni volta che la definiva in quel modo sentiva il cuore iniziare a fare le capriole e le cosiddette farfalle allo stomaco erano sempre lì. Lui la guardò dolcemente, come a leggerle nel pensiero, condividendo la stessa emozione, e appoggiò la sua fronte alla sua -Sai cosa dicono delle aragoste!?- disse lui improvvisamente -Che quando due aragoste si incontrano... stanno insieme per tutta la vita...- lei sorrise ampiamente -Cosa fai? Citi i miei tweet, Fillion!?- disse divertita, riferendosi ad un suo tweet di agosto riguardante le aragoste. Lui rise e la strinse ancora di più a sé, baciandola. E Stana, in cuor suo, sperò di aver trovato davvero la sua “aragosta”.

Ma evidentemente il destino aveva altri programmi per loro. Visto che una settimana dopo ci fu quell'assurda litigata. Una litigata che aveva portato inevitabilmente alla rottura. Chiuse gli occhi e un brivido le attraversò la spina dorsale. Non doveva pensarci. Era successo tutto così in fretta. Erano “sposati” da così poco tempo, ma avevano la sicurezza di stare bene. Finché Nathan non ha fatto un passo indietro. Per colpa sua. Era da un po' che le chiedeva di scrivere un tweet o comunque qualcosa riguardante loro due... ma lei insisteva dicendo che avrebbero aumentato le dicerie sul loro conto. Nathan aveva inizialmente acconsentito, ma poi la cosa aveva iniziato a stargli stretta, soprattutto vedendo che con Mark non si faceva problemi. Ma perché avrebbe dovuto farsi problemi? Mark era solo un amico, un collega. Niente di più. E anche se lui fosse ossessionato, beh, a lei non importava. E non le importava perché comunque lei aveva una sola ossessione. Un'ossessione con un nome ben preciso.

Nathan era uscito presto per andare a comprare qualcosa in farmacia per Stana, perché l'Advil che avevano dentro casa era scaduto. E ormai che c'era era passato un attimo dalla caffetteria, ordinando due caffé.
Percorse il vialetto, e andò verso casa, ma rialzando gli occhi si accorse di Stana sul pontile. Si bloccò sui suoi passi e rimase a guardarla. Aveva gli occhi fissi su un punto, a guardare verso l'orizzonte. Era bellissima. I capelli corti mossi dalla leggere brezza.
E il momento in cui ripensò alle ultime volte insieme su quel pontile, il ricordo del loro “matrimonio”, delle loro promesse, ritornò prepotente scuotendolo dentro...

Dopo la proposta Stana era scappata dentro, dicendo che doveva cambiarsi per l'occasione. Lui aveva acconsentito ed era entrato in casa insieme a lei. Una volta dentro lui andò a cambiarsi in bagno e lei in camera. Le mani di Nathan tremavano leggermente e il cuore non accennava a calmarsi. Una volta pronto si guardò allo specchio e sospirò. La camicia bianca e i pantaloni di lino beige erano adatti ad un evento del genere. Prese un altro bel respiro e uscì fuori.
Lei era già sul pontile. Ed era bellissima. Si fermò sulla porta e trovò complicato respirare. Aveva un vestito bianco, con un fiore tra i capelli, accarezzati dal vento. Si avvicinò lentamente e lei si girò verso di lui, sorridente -Ehi, straniero! Pensavo avessi cambiato idea...- disse mordendosi il labbro. Lui continuando a non staccargli gli occhi di dosso si avvicinò di più facendo poi scivolare la mano nella sua -Mai- disse con lo sguardo perso nel vuoto. Si accorse di Stana che trattenne il respiro per un istante, stringendo la presa sulla sua mano -È tutto ok?- chiese preoccupata -Se hai qualche...-
-Sono terrorizzato, Joy- disse usando ancora una volta il suo nuovo nomignolo -Non ho mai provato nulla del genere. Mi tremano le gambe e non mi sento pronto a tutto questo...- la vedi irrigidirsi e poté quasi vedere il cuore batterle forte in petto. La luce negli occhi che c'era poco prima, sostituita con la paura. Lui guardò altrove e deglutì, mentre la sua mano rimase stretta alla sua, come a non volerla lasciarla andare. Sentiva la confusione di Stana, nonostante fosse in silenzio, senza sapere cosa dire. Nathan riprese fiato e poi sospirò, voltandosi verso di lei -Cosa succede se scopri che non sono quello giusto? Se ti dovessi deludere? Io ti amo, Stana. Ti amo come non ho mai amato nessuno. E questo mi terrorizza. Ma allo stesso tempo mi fa sentire vivo come mai prima. Mai mi ero sentito in questo modo. Ti amo ora e sono convinto che ti amerò per sempre- le baciò la fronte.
-Ti prego, dimmi che non c'è un “ma” alla fine di questo discorso...- disse lei in un sussurro. E Nathan sospirò di nuovo abbassando la testa -Ma...- e sentì la presa di Stana stringersi sulla mano -Io sono la tua aragosta- disse lui e la sentì rilassarsi -E nonostante io abbia una paura fottuta in questo momento, ti chiedo, davanti a questa immensità che ci circonda...- alza di nuovo gli occhi puntandoli nei suoi -Stana Katic, vuoi tu prendere quest'uomo, a cui hai rubato il cuore, e farlo diventare tuo marito nella gioia, nel dolore, nella salute e nella malattia, finché morte non ci separi?- chiese. E la paura dei suoi occhi scomparse, lasciando spazio di nuovo a quella luce di poco prima. Un sorriso le si fece largo sul viso e gli gettò le braccia al collo, stringendolo forte -Si! Si, si, si, si! Lo voglio!- esclamò felice, facendolo ridere. Lei si staccò -Nathan... forse hai ragione, non sei perfetto e probabilmente non sei giusto per me... Mi sono fatta questa domanda tante volte, e mi sento una pazza in questo momento per aver accettato- lui l'ascoltò attentamente, corrucciando leggermente la fronte -Insomma, guardaci! Io non sono fatta per essere legata a qualcuno. Sono talmente indipendente che saper di potermi appoggiare a qualcuno mi fa venire voglia di scappare a gambe levate. Forse abbiamo corso. Forse siamo talmente presi da tutto questo che stiamo facendo tutto inconsciamente...-
-Sto pregando che ci sia un “ma”, in questo momento... Anche perché un minuto fa mi sembravi felice...- lei lo guardò dolcemente e gli accarezzò una guancia -Nate guardami. Mi vedi? Anche io ho paura. Ho le gambe che mi tremano e il cuore che non smette di battere all'impazzata neanche stessi correndo... Ma vedi anche quanto io sia diversa quando sono con te, in questo nostro angolo di paradiso. Quindi.... Su questo pontile, oggi, io sono pronta a farti delle promesse. A giurarti il mio amore. Perché, Nathan Fillion, tu mi rendi una persona migliore, mi fai sentire... vera. Con te sono me stessa, non ho bisogno di mentire su determinate cose. Sono vera al cento per cento, ma la cosa più importante di tutte è che ti amo...- disse con le lacrime agli occhi -Ti amo in un modo così spontaneo e naturale che a fianco a te so che la mia vita sarà più semplice, e ti sposo perché non riesco più ad immaginare una vita lontana da te... Quindi amami, finché morte non ci separi, Nate. Lo vuoi?- chiese. E il cuore di Nathan si liberò di un peso, mentre le loro mani si strinsero saldamente -Lo voglio!- lei fece per saltargli in braccio la lui la fermò -Ma a patto che tu sia pronta a sopportarmi anche nell'aldilà! Perché io ho deciso che voglio rimanerti accanto anche dopo la morte se mi sarà permesso- incrociò le braccia guardandosi intorno con aria semi-drammatica -Solo in quel caso potrei dirti realmente “lo voglio”...-
-Mmmm...- disse lei -Fammici pensare. Sopportarti per l'eternità? L'eternità è infinita... è un bel dilemma...-
-Ah, bene! Ok, come vuoi! Me ne vado allora- disse cercando di rimanere serio, voltandosi, fintamente offeso.
-Dove credi di andare, tu!?- disse lei bloccandolo, ma quando non accennava a girarsi, Stana gli saltò sulle spalle, cingendogli il collo con le braccia e la vita con le gambe -Non ti azzardare ad andartene. Mi hai chiesto l'eternità e io voglio promettertela!- lui sorrise, e la fece scendere -In questo caso, allora...- si girò verso di lei -Lo voglio. Lo voglio, lo voglio, lo voglio- e sorrisero mentre lui le prese il viso tra le mani e la baciò -Mmm- mugugnò in mezzo al bacio e lei si staccò -Cosa?- chiese corrucciando la fronte.
-Signora Katic Fillion, mi fa letteralmente perdere il contatto con la realtà! Mi stavo dimenticando di una cosa- disse mettendo le mani in tasca.
-Katic Fillion, eh!?- disse lei divertita, lui le sorrise e tirò fuori i portachiavi con cui le aveva fatto al proposta -Ecco qui a te! Con questo portachiavi, che è parte di noi, io ti dichiaro ufficialmente mia moglie!- esclamò porgendoglielo. Lei lo prese tra le mani e lo strinse, per poi afferrare lui dal colletto della camicia ridendo e baciarlo.

Il cuore di Nathan batteva velocemente. Il ricordo era così vivido che ogni volta faceva male. Quel dolore al petto non accennava a diminuire pensando che poco tempo dopo a quel magnifico giorno, quella stupida litigata aveva rovinato tutto. Chiuse gli occhi e sospirò, avvicinandosi a lei.
-Ehi, non fa troppo freddo per una nuotata mattutina?- disse lui scuotendola dai suoi pensieri, per poi sedersi accanto a lei, porgendole un bicchierone di caffé -Ho pensato che ti avrebbe fatto sentire meglio...- continuò, accennando un sorriso. Stana guardò il bicchierone, ma l'unica cosa che fece fu girarsi di nuovo verso l'oceano mentre lui sospirò e posò il bicchiere accanto a lui -Ti ho anche preso l'Advil, visto che quello che avevamo in casa era scaduto...-
-Ma come fai!?- sbottò lei girandosi di scatto, facendolo quasi sobbalzare -Come fai a a far finta che non sia successo niente? Come fai ad essere così tranquillo!?- scosse la testa e tornò a guardare verso l'orizzonte.
Nathan prese un bel respiro e posò tutto al suo fianco -Ascolta Stana...-
-Perdonami, ma non ho nessuna voglia di ascoltarti! Voglio solo che mi lasci da sola. Ho bisogno che mi lasci da sola con il mio mal di testa!- lui la guardò e deglutì -Va bene. T-ti lascio tutto qui...- disse indicando caffé e medicina, per poi alzarsi e voltarsi. Ma poi un pensiero lo bloccò. Strinse i pugni, quasi conficcandosi le unghie corte nella carne.
-Sai cosa!? Non me ne vado da nessuna parte!- esclamò lui convinto, arrabbiato, facendola voltare immediatamente -Sempre a fare quello che dici tu! “È finita, Nate”, “Vattene, Nate”, “Non ho voglia di ascoltarti, Nate”! Cosa vuoi veramente!? Che vado via ancora una volta senza combattere!?-
-Dovevi combattere prima per noi!- esclamò lei inviperita -Adesso è tardi!-
-Dimmi un po', Stana- disse lui avanzando di un passo, guardando in basso, verso di lei -Accusi me della fine della nostra storia ma tu... tu cosa hai fatto per noi!? Hai combattuto? Non hai fatto un fottutissimo passo verso di me! Non mi hai mai dato modo di spiegarmi!- disse arrabbiato continuando a gesticolare -Ho cercato in tutti i modi di parlarti! Di cercare di recuperare un rapporto! E tu mi hai sempre respinto!- esclamò ancora una volta -Tu sei rimasta sotto quelle macerie perché ti faceva comodo!- lei schiuse la bocca incredula, ricordando vagamente la conversazione di quella notte -Si, è così! Ti sei lasciata andare! Neanche tu hai lottato! E sai perché? Perché avevi una fottuta paura di quello che stavamo diventando!-
-Adesso smettila...- disse lei piano deglutendo, senza riuscire a guardarlo negli occhi.
-No! Sono stufo di essere sempre io il carnefice e tu la vittima!- esclamò lui -Quel giorno ho sbagliato, ti ho chiesto scusa, ho cercato di farmi perdonare in tutti i modi ma tu mi hai sempre respinto! E soprattutto ho cercato di non farmi scoprire da nessuno sul set, sapendo quanto ci tenevi a mantenere tutto segreto ancora un po'!-
-Credi che sia stato facile per me!?- lo sfidò Stana -Credi che non mi ha fatto male respingerti!? Lo ha fatto. Ma dovevo andare avanti, Nate!- lui si lasciò sfuggire una risatina -Certo, andare avanti... vorrai dire... fuggire!- esclamò lui guardandola nuovamente negli occhi. Lei li socchiuse, trafiggendolo con lo sguardo. Scattò in piedi e gli puntellò un dito contro -Chi sei tu per dire cosa provo? Chi sei tu per dire cosa ho provato quella dannata sera! Hai idea di come mi hanno fatto sentire le tue accuse quella sera!? Ti sei mai chiesto, anche solo per un attimo, mentre andavi via, come stavo io in quel momento? Mi hai praticamente dato della puttana, Nate!- l'ultima frase la sibilò tra i denti -Mi hai fatto sentire in quel modo!-
-Ti ho chiesto scusa!- esclamò lui.
-Le scuse non cancellano i fatti! Non mi fanno dimenticare di cosa mi hai detto quella sera!- ormai respirava affannosamente -E tutto per la tua stupida ed insensata gelosia per Mark Polish!- lui lasciò andare un'altra risatina nervosa -Vedo che non hai ancora capito...- disse lui scuotendo la testa -Possibile che non lo capisci!?-
-Ho capito- disse lei più calma -Ho capito che ti sei arreso...- e quella stanchezza che si portava addosso per via di quella storia, ricominciava a pesare.
-Arreso!? ARRESO!? Stana, ti sono stato un mese dietro! UN MESE!- aumentò il tono di voce, sempre più arrabbiato.
Lei deglutì -Avevo bisogno di tempo! Non riuscivo ad ascoltarti!-
-Perché non me lo hai detto!? Perché mi hai solo respinto? Cosa ti costavi dirmi “dammi tempo”!? Te lo avrei dato quel fottuto tempo, Stana! Ti avrei dato mesi!-
-Ma hai preferito correre dalla tua ex alla prima occasione! Facendoti dare pure una seconda possibilità! Peccato tu l'abbia sprecata, Nate!- esclamò lei acida.
-Cosa!? Adesso vuoi farmi una scenata di gelosia? Dopo che nonostante tutte le scuse che ti ho fatto tu mi hai ignorato!?-
-Non sto facendo una scenata di gelosia! Sto mettendo solo in evidenza i fatti!- esclamò lei arrabbiata -Dovevi essere proprio addolorato visto che neanche due mesi dopo ti sei scopato un'altra!-
-Lascia Mikaela fuori da questa storia. È stato uno sbaglio!- esclamò lui. Lei fece una risatina sarcastica -Certo! Anche lei! Aggiungilo alla lista insieme al nostro “matrimonio”- disse lei sprezzante, mimando le virgolette alla parola matrimonio -Anche quello è stato uno sbaglio, no!?-
-Non è vero. Lo sai- disse lui guardandola seriamente.
-No, non lo so! L'unica cosa che so è che mi hai lasciato in quella stanza, da sola e te ne sei andato via! Mi hai lasciata! E mi sono data dell'idiota perché avevo pure sospettato che non sarebbe durato! Non pensavo...-
-Non pensavi cosa!? Dannazione, tu avevi dei dubbi su di noi, dei ripensamenti e non mi hai detto nulla!?-
-Non erano ripensamenti! Avevo solo una brutta sensazione che poi si è rivelata vera!-
-Ti avevo solo chiesto di iniziare ad uscire lentamente allo scoperto! Ti avevo pregato di fare qualcosa. E invece tu dicevi sempre di no! Ma era una cosa solo per me, perché non ti dispiaceva parlare con altri. Non ti dispiacevano gli abbracci di altri! Forse ti faceva comodo fingerti single!- esclamò lui rabbioso. Lei schiuse la bocca scioccata. Nathan si pentì un secondo dopo delle parole -Scusa, non intendevo...- disse abbassando notevolmente il tono.
-Cosa!? Darmi per l'ennesima volta della puttana!?-
-Non ho detto questo, Stana!-
-Mi pareva sottinteso!- esclamò lei furente. Nathan sospirò e si passò le mani tra i capelli -Non intendevo quello!- replicò convinto -Dico solo che stai dando la colpa a me per il fallimento di questa storia, quando bastava poco per farmi capire che ci tenevi a me tanto da condividere la notizia con altri!- Stana stava per replicare ma lui continuò -Ma ovviamente tu avevi già dei ripensamenti su di noi e...-
-Non avevo nessun ripensamento, dannazione!- esclamò lei.
-Allora cosa, Stana!? COSA!? Dimmi perché diamine mi hai respinto! Dimmi perché diamine non mi lasciavi rispondere ad un tuo tweet dove mi menzionavi, tanto per iniziare! Non hai mai fatto un passo verso di noi, mi hai fatto sentire come se fossi nessuno nella tua vita... E da quella sera mi chiedo se le parole che mi hai detto su quel pontile, solo una settimana prima, avessero avuto valore per te!-
-Lo sai che avevano valore!-
-No! Non lo sapevo più! La tua paura mi ha impedito di avvicinarmi a te, a chiedere spiegazioni! Sono passati mesi... e ora voglio delle risposte. Se quelle promesse erano vere... perché mi hai lasciato andare via? Perché non mi hai dato tempo di spiegare? Due giorni dopo abbiamo girato l'ultimo episodio e poi sei scomparsa! Ho continuato a chiamarti e mi hai rifiutato tutte le chiamate. Trenta volte ti ho chiamato!- esclamò gesticolando -E tutte le volte parlavo con la stupidissima segreteria telefonica!-
-All'inizio è stato l'orgoglio...- disse lei deglutendo, guardando in basso e cercando di mantenere un tono di voce normale -Ma poi...- si morse il labbro e scosse la testa.
-Cosa?- chiese lui, ma lei continuò a guardare in basso -Dannazione, Stana! Cosa!? Ti sei resa conto che è stato tutto uno sbaglio? Che non mi amavi? Che in realtà non te ne fregava nulla di me e...-
-AVEVO UN RITARDO, CAZZO!- sbottò lei, tornando a guardarlo negli occhi, con il viso arrossato, bagnato dalle lacrime delle quali non si era nemmeno resa conto. Nathan schiuse la bocca, guardandola scioccato.


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Angolo autrici:

Ci scusiamo di non essere ancora riuscite a rispondere alle recensioni! Sul serio, io (Kat) per ora sono assente con la testa! -.-
Anyway... piaciuto questo nuovo cap!? :P
So già che qualcuno ci odierà per il finale. Ma... ehm... scusateci! :P
Ringraziamo tutti di cuore per continuare a seguirci con tanto affetto!
A presto! : ) <3

   
 
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