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Autore: angelinbluejeanz    16/04/2014    0 recensioni
Quando quegli occhi verdi incrociarono i miei, nel cuore provai un moto di profonda tenerezza e comprensione, perché capivo bene che aveva bisogno di aiuto, che aveva bisogno di parlare, che aveva bisogno di qualcuno che lo aiutasse a trovare la via, non solo per l'appartamento, ma per la sua vita in generale. Ovviamente questo posso dirlo solo adesso, guardandomi indietro e ripensando a tutto quello che è successo a partire da quel giorno. Allora non sapevo, non ancora. Non sapevo che accettando di aiutarlo gli avevo appena dato pieno accesso alla mia casa, alla mia vita, al mio cuore. Che tutto avrei perso e che tutto avrei guadagnato. Questo non potevo saperlo. Non ancora.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Grant Gustin, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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VIII.

Whose idea was it?

 

 

– Whose idea was it?

– Yours!

– And how could you even think of support me??

– I don’t know, it seemed fun to me!

– Oh my gosh I think I’m gonna die. I can’t believe we haven’t arrived to the top yet… and we have to do it twice. – grunìi esasperata.

– Well, next time we’ll know how long the road ahead is! Oh look! The final stairs! We made it

– I remember you that we are half-way of our journey. Need to go down and up one more time.  How could I even think this could be a good idea?

– Look at the view, Hales! 

– Leave me alone.

– I’m so pumped. Do you want to take pictures now or then?

– I don’t know. Both?

– Okay, smile and say ‘cheddar’ – io lo guardai con una faccia a metà tra il ‘ti prego’ ed il ‘chissene è divertente’, e lui scelse proprio quel momento per scattare la foto.

– Hey! it is not fair! I wasn’t even looking!

– Come on, Let’s go! – Io feci un sospiro e lo seguii giù per la ripida rampa di scale, e poi su di nuovo. 

 

Quella fu l’idea più ridicola e assurda che mi sia mai venuta in mente. Per chi non lo sapesse la torre degli asinelli di Bologna conta qualcosa come 500 gradini, che moltiplicati per 4 fanno 2000. Io non ero mai stata una tipa sportiva. Feci così tanto step quel giorno che pensai mi sarebbe bastato per tutto il resto della mia vita. Quando fummo quasi in cima – per la seconda volta – io avevo il fiatone, la faccia arrossata, i capelli legati da una scompigliata coda, una leggera claustrofobia a causa degli spazi angusti, un mano sul mio fianco e l’altra su quello di Grant. Io ero devastata, lui tutto il contrario. Grant è il ragazzo sportivo per eccellenza, era quindi non solo era più atletico, ma paurosamente più allenato ed in forma di me. Ovviamente. Di quando in quando si voltava divertito a guardarmi. Avrebbe potuto fare su e giù dalla torre altre 2 volte, e non gli sarebbe pesato. Io, invece, se avessi potuto tornare indietro nel tempo avrei strangolato la me stessa che suggeriva di salire sulla torre due volte di fila. Mi sarebbe bastato per tutta la vita.

 

– I’ve made enough steps to get through a whole lifetime without!

– Oh! Don’t be so overdramatic

– Shut up. And don’t let me speak, I’m wasting my energies and my breath. I have to save them. – Lui rispose con una fragorosa risata. 

– God I think I just became claustrophobic

– Here we are!

– Thank God. I think I’ll camp here for a little wile, ‘till I have my will to live back.

– Oh stop it! Look at the view! It’s amazing up here. We should come more often – scherzò. Io gli lanciai uno sguardo mortale. Lui mi prese la mano e mi fece avvicinare alla balaustra.

– Did I mention that I am a little bit scared of heights? – rimarcai.

– Too late to be afraid. Come on, just enjoy the view. – io ero ancora un po’ restia, feci un passo indietro verso il muro ma Grant mi prese la mano e disse:
– I’m here. Trust me, you won’t fall. 

– Jack trusted rose and he ended up drowned – lui si mise a ridere e strinse la mano più forte, attirandomi a sé

– You made me do it. I didn’t want to come up here

– Well, now you are so just look ahead! Can you tell the roads from here? – Disse cercando di distrarmi. Ci riuscì. Non so se fosse dovuto al dovermi concentrare sul distinguere le vie e le piazze, o sulla vicinanza con Grant. Se ne stava dietro di me, con una mano indicava dei posti cercando di riconoscerli, o chiedendo a me di farlo, mentre con l’altra mano mi cingeva saldamente la vita. 

Avevo il cuore in gola. Pensai fosse un po’ per via dell’altezza, ma un po’ era decisamente per via di Grant…  o meglio: era totalmente per via di Grant. La prossimità dei nostri due corpi era ciò che più mi stava scombussolando lo stomaco, ma scacciai via il pensiero alla velocità della luce. Nell’enfasi con cui ricacciai quei pensieri dovetti aver scosso anche la testa, perché Grant mi chiese se ci fosse qualcosa che non andasse.

– I’m fine – risposi. Stavo Bene. Stavo bene davvero. – We should totally take a picture

– What about we ask someone to do that for us? – replicò

– Great idea! – Mi girai per cercare qualcuno dalla faccia tanto raccomandabile da chiedergli di scattarci una foto. La scelta ricadde su un alto e smilzo inglese, il quale indosso un cappello militaresco in stile sombrero, degli stivali da cowboy ed un enorme zaino verde militare sulle spalle – gli inglesi non hanno il senso della moda. No. assolutamente no. Diedi a il mio telefono a questo buffo personaggio e lui prontamente si adoperò per scattarci una foto:

– Say ‘cheese’!

– Wait! – lo fermò Grant – I have a better idea – aggiunse con un ghigno. 

– I don’t like it already – replicai io, che già dal a sua espressione avevo intuito che non poteva trattarsi di nulla di buono.  

– I wasn’t asking – battibeccò. Poi mi fece ruotare finché non fui dietro di lui e mi disse

–Jump!

– What?  – Lui era più alto dell’inferriata di protezione, stare sulle sue spalle lì sulla torre  al momento mi sembrava come se dovessi sporgermi da un balcone senza ringhiera

– Just do it!

– Do you want us to fall down?

– Just jump and hold onto my shoulders and when you are ready open your arms – Lo guardai sconvolta, ma lui insistette perciò con un sospiro di rassegnazione feci come mi chiese. Abbassai la testa e dissi piano, nel suo orecchio:

– I fall, you fall. If I sink, you sink with me. Remember that

– Is it a threat?

– A warning, Jack – Lui sorrise e fece un cenno d’assenso all’inglese, che era a dir poco divertito dalla scenetta a cui assistette. Se non fosse stato per educazione si sarebbe messo a ridere di gusto 

– Okay. 3 2 1 Cheese! – Sì, era definitivamente la vicinanza di Grant che mi faceva partire il cuore a mille, mi causava farfalle nello stomaco e un senso di calma unito a una forte vertigine. Fu in quel momento che me ne resi davvero conto. E per la prima volta, mentre lo strano tizio inglese diceva ‘cheese’, non respinsi il pensiero, ma lo assaporai in pieno. Forse è vero quello che ha scritto Jovanotti: 

 

La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare [perché] mi fido di te.

 

E io, in quel momento, stavo volando davvero.

  
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