Capitolo
13
Luce.
Luce, che dispettosa giocava sul suo volto, portandolo lentamente al
risveglio.
Stranamente malgrado quello che era successo quella notte il ragazzo
era
tranquillo: non gli importava ciò che Julian aveva visto
nelle sue visioni.
Sapeva che non sarebbe mai successo niente di simile, che il fratello
non
sarebbe mai stato capace di ucciderlo...Uccidere in generale, quello
sapeva
essere perfettamente nelle sue capacità, ma non lui. Non
capiva cosa lo rendesse
tanto certo, però non aveva i minimi dubbi sulla sua
veridicità: Julian si
sarebbe fatto uccidere pur di non fare lo stesso a lui... era anche
vero però
che Julian era infallibile. MAI una sua visione si era rivelata
sbagliata, MAI
erano riusciti a cambiarla. Ricordava ancora quando il ragazzo, allora
bambino
aveva visto il suo adorato gatto, morire investito da una macchina:
avevano
fatto tutto il possibile per evitarlo, ma non c’era stato
niente da fare. Il
gatto era morto schiacciato da una macchina in corsa, la stessa che
Julian
aveva visto, anche se in un momento della giornata diversa. Ed era
sempre
successa la stessa cosa: erano riusciti a posticipare
l’avvenimento, ma mai a scongiurarlo
del tutto...quando si era trattato di persone poi, neppure la
posticipazione
era riuscita. Il Serpeverde aveva una sua teoria: maggiori e
più forti erano le
volontà in gioco, minori erano le possibilità di
cambiare il destino, anche se
le persone in questione facevano tutto il possibile per evitarlo. A
differenza
di Harry pensava che il destino fossa stato già scritto
nelle sue linee guida,
che in pratica una qualsiasi creatura vivente appena nata, ricevesse
già la
data della sua morte, che un oggetto appena creato, avesse già un periodo di
tempo ben definito per svolgere
la sua funzione... che un assassino fosse tale fina dalla nascita,
senza
possibilità di scampo, senza possibilità di
cancellare quell’invisibile
marchio. Il libero arbitrio per Julian non esisteva nella
realtà...era solo un
modo creato dall’uomo per illudersi di contare qualcosa, di
non essere solo un
granello di polvere disperso nell’immensità
dell’universo, di essere superiore
a tutte quelle creature che definiva animali e piante. Naturalmente
Julian non
era un seguace del pensiero ӏ tutto
già deciso perciò è innutile che mi
impegni a fare del mio meglio” anzi tutto il contrario,
infatti gli importava
poco se era tutto deciso lui si impegnava comunque per arrivare ai suoi
obbiettivi...solo se si trattava di visioni tutta la sua
combattività veniva
meno. Solo col gatto aveva cercato di cambiare il futuro realmente, poi
erano
stati tutti tentativi falsi, mossi dall’insistenza di Harry,
che voleva credere
che il futuro e il destino fossero nelle loro mani.
Osservando
Julian dormire raggomitolato nelle coperte, Harry volle credere in quel
momento
più che mai che il destino non fosse stato già
deciso, altrimenti l’intera sua
esistenza di li a poco sarebbe stata cancellata e con lui quella della
sua
famiglia.
Il
risveglio del Serpeverde fu grigio, come grigia fu la sua giornata e il
suo
umore. Sembrava una bambola di porcellana, vuota, spenta, apatica. La
voglia di
ribellarsi non era certo svanita, ma il peso dei ciò che
aveva visto si era
abbattuto nuovamente su di lui, con una forza maggiore di quanto non
avesse già
fatto. Non riusciva a vedere soluzioni, o per meglio dire ne aveva
già pensate
tante ma non credeva realmente che sarebbe riuscito ad imporre la
propria
volontà al futuro. Già sentiva le ultime
preghiere di Remus, ucciso da lui dopo
una lunga ed estenuante tortura, come aveva scoperto grazie ad una
visione
allora di pranzo, già sentiva le parole d’odio e
di incredulità di Harry nei
suoi ultimi momenti. A completare il tutto sentiva su di se
imperterriti gli
occhi brucianti e vuoti al pari dei suoi del padre l’uomo che
si sarebbe visto
strappare l’intera famiglia in poco meno di un mese.
Non
vedeva soluzioni tranne il suicidio anticipato, il Serpeverde...se lui
fosse
morto quel destino non si sarebbe mai avverato. La vita di una per
quella di
tre non era una grande prezzo da pagare dopo tutto, no? E allora cosa
stava
aspettando a togliersela?
La
verità era che un qualcosa nel profondo dell’anima
di Julian stava ancora
lottando, suggerendo al ragazzo che un modo di salvare tutti
c’era, senza
doversi privare della via lui stesso. Peccato che il Prefetto non
riuscisse a
sentire quella parole appena sussurrate, troppo piano
affinchè arrivassero alla
sua mente in avaria.
Qual
particolare stato d’animo del giovane non era sfuggito a
nessuno e tra gli occhi
preoccupati che lo osservavano in quella giornata tanto vuota per il
giovane, altri
erano decisamente infuriati. Due paia d’occhi esprimevano
questa emozione,
appartenenti a persone che avrebbero sempre dovuto trovarsi da parti
opposte.
Lord Voldermort, ancora parecchio irritato per il mancato appuntamento
ed Harry
Potter che semplicemente odiava quando Julian entrava in
modalità zombi avrebbero
volentieri dato una svegliata al ragazzo, anche se ovviamente ognuno
con metodi
e maniere piuttosto diverse.
-Ora
basta! Non può continuare
così...-sbottò Harry dopo l’ennesima
volta durante la
lezione di Difesa contro le Arti Oscure in cui il fratello lasciava
scorrere un
commento della Umbridge poco carino nei confronti del loro precedente
professore, Remus. Non
era normale che
Julian non dicesse niente! Nella settimana passata aveva collezionato
una
decina di punizioni solo perché difendeva Remus e una
trentina perché difendeva
Harry, invece quella mattina si lasciava scorrere tutto addosso
..neppure il
sarcasmo di Piton era riuscito a smuoverlo! E il Grifondoro non
intendeva
lasciarlo fare ancora per molto...doveva riscuotersi che lo volesse
oppure no!
Mentre Harry finiva di fare i suoi piani di battaglia, la campanella
suonò e
lui non dovette far altro che seguire il fratello lungo le scale, fin
sotto la
quercia che avevano ereditato dai loro genitori...un’altra
cosa strana era che
Julian non aveva neppure provato a calmarsi o a svegliarsi, secondo i
punti di
vista con la musica sua fida arma!
-Non
hai niente di meglio da fare che piangerti addosso?-sputò
velenoso, con il solo
intento di svegliarlo. Julian lo degnò appena di un sguardo
poi scuotendo la
testa, riportò i vuoti occhi grigi sul lago Nero, facendo
irritare Harry ancor
di più: non era normale che facesse così!
-Immagino
sia un no....sai certe volto ho l’impressione che sia io
quello che di te non
ha mai capito niente e che invece Ron ci abbai sempre preso.-Ancora
nessuna
reazione degna di nota, neppure un tremolio che potesse indicare che il
fratello fosse presente o che avesse ascoltato minimamente quello che
Harry
aveva setto, quindi il Prescelto ritenne giusto continuare.
-Dopo
tutto non hai mai fatto niente per meritarti un giudizio diverso...per
essere
viziato lo sei, spocchioso pure, vigliacco lo stai dimostrando
pienamente,
persino bugiardo. Davvero Ron ti ha capito meglio di quanto io abbia
mai
fatto.- Finalmente Julian si decise a rispondere, ma non ero
decisamente la
risposta che Harry si aspettava.
-E’
un bene che tu te ne sia accorto, così non ti
mancherò.-La voce piatta di
Julian aveva fatto venire la pelle d’oca al fratello, certo,
che, se a parlare
fosse stato un morto, le parole avrebbero avuto più
sfumature. Inoltre tutta la
frase era troppo sibillina per i suoi gusti.
-Cosa
stai cercando di dire?-chiese di getto il Grifondoro afferrando per una
spalla
Julian e girandolo verso di lui.
-Quello
che ho detto...se sono una persona così orribile non ti
mancherò di certo.-
ripeté il ragazzo non incrociando il suo sguardo.
-E
dove andresti di bello?-disse ironico Harry che si stava lentamente
arrabbiando.
-Dove
non potrò fare del male a nessuno...-Un sussurro cupo
uscì dalla bocca di
Julian, confermando ad Harry di essere riuscito nell’intento
di portare di
nuovo il fratello nel mondo dei vivi, ma stranamente non fu affatto
felice di
tale risultato...aveva come l’impressione di aver commesso un
enorme sbaglio.
-E
dove sarebbe questo posto? Dai tuo nonni? Da tua madre? Azkaban?
DOVE?-domandò
con crescente ansia il moro, notando un lieve tremore
nell’altro.
-Oh,
no! Sono tutti posti da cui potrei andarmene...no, andrò in
un posto da cui non
si può più uscire, una volta entrati- Julian fino
a quel momento aveva cercato
di combattere con tutte le sue forze
contro quell’unica insistente soluzione che la
sua mente razionalmente
gli proponeva: togliersi la vita per salvare quella delle persona a cui
voleva
bene. Non aveva voluto accettarla perché sapeva che questi
avrebbero comunque
sofferto sentendosi a loro volta in colpa, ma dopo quello che Harry gli
aveva
detto si era sentito improvvisamente abbandonato e codardo. Quella era
l’unica
soluzione possibile e lui stava solo prendendo tempo prima
dell’inevitabile. E
poi, se neppure Harry gli credeva più, a che cosa serviva
continuare a soffrire
e a sperare di trovare un’altra soluzione tutti insieme?
L’avrebbero comunque
abbandonato tutti a se stesso...
Non si era accorto, che il
fratello fingeva...
tutto il suo essere era troppo preso dall’altro problema per
essere anche in
grado di capire che era tutta una falsa.
Harry
avrebbe dovuto capirlo, ma era tropo preso dalla voglia di far tornare
in se
Julian per accorgersi di quello che stava commettendo il più
grave errore della
sua vita. Da quando Julian era stato ricoverato all’ospedale
sentiva come un
muro a dividerli e a nulla erano valse le deboli e insulse spiegazioni
del
fratello. Si era sentito ferito e umigliato, quando Julian gli aveva
detto che
fino a quel momento aveva creduto che fosse stato lui a seviziarlo, ma
ci aveva
messo fin troppo in fretta una pietra sopra, dimenticando persino
ciò che aveva
letto nel diario dove il Serpeverde appuntava tutte le sue visioni. La
notte
prima quei sentimenti erano riapparsi, quando Julian gli aveva
raccontato tra le
lacrime che cosa aveva visto, però troppo preoccupato per il
ragazzo non vi
aveva fatto troppo caso e non aveva capito che inconsciamente tutte le
parole
che gli aveva detto poco prima erano state dettate solo dalla voglia di
ferire.
Quello
che però era nato come un semplice ferire stava lentamente
tramutandosi in una sentenza
di morte per Julian, anche se Harry ancora non se ne rendeva conto,
agendo come
se qualcun altro si fosse impadronito del suo corpo.
-Se
ti sembra un posto così perfetto vacci allora...non avevi
forse detto che avresti
fatto di tutto per cambiare il futuro? Ora che hai trovato la soluzione
perché non
la metti in pratica?- Una nuova gelida stilettata attraverso il cuore
ormai
agonizzante di Julian, che con un mesto sorriso rispose
-Avrei
voluto prima salutare Rem e papà...ma non serve a nulla
rimandare l’inevitabile
suppongo.-mormorò tristemente il Prefetto, estraendo dalla
tasca una lettera
sgualcita.- Dalla a loro per favore e di che mi dispiace tanto, me che
non
posso fare altrimenti.-
-Lo
farò stanne certo...saranno fieri di te.-Un’ultima
frase, definitiva condanna.
-Su
questo ho i miei dubbi...addio fratellino.-Julian venne avvolto dalle
Ombre e
con un ultimo sorriso triste,
con gli
occhi invasi dalla lacrime si smaterializzò. Il ragazzo
odiava quelle lacrime,
segno che infine non era altro che un codardo...era l’unico
modo per salvare
gli altri e allora perché sentiva un opprimente groppo in
gola? Doveva essere
felice di quello che stava per fare, sentirsi fiero di
quell’atto e invece
piangeva! Piangeva come uno sciocco, sperando mentre portava la
boccetta di
veleno alle labbra che qualcuno lo venisse a fermare, che qualcuno lo
salvasse,
lo consolasse dicendogli che un’altra possibilità
esisteva, che non doveva
morire per forza. Ma nessuno venne a consolarlo tranne il freddo
abbraccio
della morte, una morte senza pace.
-...Addio
fratellino.- Le ultime parole di Julian ebbero il poter di risvegliare
Harry. Perché
gli stava dicendo addio? Si sarebbero rivisti a pericolo passato, non
serviva
dirgli addio...non ce n’era bisogno! Non aveva sentito mai
pronunciare un addio
a Julian, neppure al gattino morto...o aveva salutato con un pigolante
“ciao”,
anche se quello era un saluto definitivo! Julian aveva il terrore degli
addii,
non li pronunciava mai! E allora perché quella vota
sì? Perché per una
separazione non definitiva l’aveva fatto? Cos’erano
inoltre quelle lacrime,
quella disperata richiesta di salvezza che gli aveva letto negli occhi?
Come
un automa, Harry aprì la lettere che Julian aveva
indirizzato ai loro genitori,
incurante che non fosse per lui, spinto da un terribile presagio. La
lesse, la
lesse diverse volte, ma il significato di quello che leggeva non
mutava. Aveva
mandato Julian a morire...era quello il posto da cui non si poteva
tornare
indietro, da cui non si poteva uscire. Con le sue parole aveva fatto in
modo
che Julian credesse che quella fosse l’unica soluzione, lo
aveva ucciso. Disperato
in un grottesca imitazione di quello che Julian aveva visto fare a se
stesso,
cadde in ginocchio, piangendo distrutto su quelle parole,
già macchiate da
lacrime non sue.
Angolino
dell’autrice:
Voi
non avete idea della fatica che io abbia fatto per scrivere questo
capitolo.
Ogni due parole iniziavo a piangere come una deficiente e dire che per
far
piangere me ce ne vuole. Non mi ero mai commossa per un qualcosa
scritto da me
per quanto drammatico fosse. Si vede che i suicidi mi toccano
profondamente...ora
però non fatevi brutte idee su di me, eh! Non è
che sono una di quelle persone
che desideri farla finita, anzi tutto il contrario, solo che
l’argomento
suicidi mi affascina, visto che mi riesce difficile capire cosa possa
spingere
una persona a farla finito. Mi scuso se ho offeso qualcuno con le mie
parole,
giuro che non lo volevo.
Ma
forse
è meglio lasciar perdere questi discorsi, va.
Ringrazio
come al solito tutti coloro che hanno letto, quelli che hanno aggiunto
la
storia fra i preferiti e in particolare coloro che hanno recensito
(WingsHP non
ti è piaciuto il capitolo precedente? )
Padfoot_O7
(come vedi ho aggiornato molto presto e credo di aver scritto un
capitolo ancor
più ricco dell’altro, no?)
Federkikka(sono
felice che la storia di piaccia e grazie per i complimenti)
Saluti!
E per il prossimo capitolo voglio almeno tre commenti altrimenti niente
aggiornamenti^^ ..vi avevo avvertiti che diventavo cattiva^^