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Autore: LittleMissMaddy    14/07/2008    1 recensioni
Proprio quando Pansy Parkinson è convinta di aver raggiunto un minimo di stabilità nella sua vita ( un buon lavoro, niente ragazzi e tanta cioccolata ), ecco che sua madre, degnamente spalleggiata dalla sua migliore amica, Daphne Greengrass, ci mette lo zampino, riuscendo a sconvolgere il suo precario equilibrio.
Riuscirà la nostra eroina ad uscirne viva, scapola e contenta?
( Senza compiere omicidi, s'intende ).
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Serpeverde | Coppie: Draco/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Imagine



“Allora, sbaglio o ha parlato di appuntamenti, e non di un solo appuntamento? Cosa c'è sotto? Stanno cercando di trovarti un ragazzo?”
Pansy alzò gli occhi dal piatto, riversando lo sguardo di pece sul volto angelico di Draco che rimaneva rifugiato nei palmi delle sue mani. Puntellava i gomiti sul tavolo e la stava osservando, con sguardo pensoso e una punta di derisione a tingergli le labbra piegate in un sorrisino imperturbabile.
“Proprio così” rispose lei.
Distolse l'attenzione dal suo ex ragazzo e puntò le mani sul tavolo, facendo per alzarsi.
Si trattenne giusto un attimo, a cogliere quel frettoloso “Che fai?” che lo stesso ragazzo le rivolse nel vedere i suoi arti in movimento.
“Me ne sto andando” gli spiegò gentilmente lei.
“Questo lo vedo. Intendevo dire: Perché lo fai?”
Lei lo guardò per un minuto, poi scosse la testa e si sedette di nuovo.
“Abbiamo appena fatto scappare i miei migliori amici – fece lei, ignorando platealmente il debole “miei!” che le rivolse Draco – quindi, pensavo fosse almeno un po' carino andare a cercarli per scusarmi della tua idiozia.”
“Sai benissimo che ora si saranno già riappacificati. Non aspettano certo noi.”
“Forse. Comunque sia, non vedo un solo motivo per trattenermi oltre, soprattutto se in tua compagnia”
Draco tacque. Non sapeva esattamente cosa ribattere a quella sua ultima affermazione: Diede un'occhiata al cameriere che si avvicinava, evidentemente per chiedere se desideravano il caffé, e tornò a guardarla. Sembrava sul punto di alzarsi di nuovo, e benché si spremesse le meningi, il rampollo dei Malfoy non riuscì a trovare una scusa plausibile per non restare solo se non quella di offrirle il suddetto Caffé. Così, quando il cameriere fu a portata d'ordinazione, gli disse: “Due caffé, grazie.”
“Uno. Io me ne vado.”
“Aspetta, fermati ancora e parlami dei tuoi problemi.”
Pansy inarcò le sopracciglia nere, appena appena, e poi sorrise.
“Due caffé” disse, rivolta al cameriere.
Nessuno dei due seppe perché lui gliel'avesse chiesto, e perché lei si fosse intrattenuta per parlargliene, effettivamente, ma lo fece: Gli raccontò tutto dall'inizio, parlandogli delle due settimane che avevano preceduto quella cena con tutto il sarcasmo di cui era capace, lasciando Draco ora perplesso ed ora divertito.
Alla fine, quando i fondi delle loro tazzine si rivelarono ai loro occhi, e a lei parve che il discorso fosse finito, Draco se ne uscì con una singolare osservazione.
Tale osservazione diceva, con la sua voce vellutata: “Ricordi quanto fossero contente le nostre amabili madri quando ... Ci frequentavamo?”
Pansy trattenne il fiato.
Non le era capitato di sfiorare l'argomento da un sacco di tempo, avendolo voluto evitare lei stessa. E che fosse Draco stesso a volerne parlare, sebbene sminuendo il loro ex rapporto con un banalissimo "Ci frequentavamo", le risultava assai strano. Evitò accuratamente il suo sguardo ed annuì, seccamente.
“Bene. Immagina di poter alludere, con il mio consenso, ad un vago ritorno di fiamma. Immagina, inoltre, di farlo in presenza delle nostre madri. Ovviamente, sia io che te sappiamo quanto questa sia una notizia infondata, ma ...”
“Loro non lo sanno.” finì per lui Pansy.
“Giusto. Troverebbero certo la cosa interessante, e la smetterebbero di tormentare entrambi.”
“Quando, però?”
“In occasione della loro settimanale riunione. Stavolta, se la mia memoria non mi inganna, si riuniranno proprio a casa vostra, e di lunedì, ovvero domani.
Quale occasione migliore per una frase in più?”
Toccava a Pansy tacere, ora.
Stava pensando.
E con la velocità di una delle menti più sveglie, nella sua testa stava calcolando esattamente i pro ed i contro di questa soluzione.
Alla fine, dopo neanche un minuto, era già giunta alla decisione, che, effettivamente, era la soluzione migliore.
Almeno, sua madre avrebbe desistito per un po' e l'avrebbe lasciata finalmente in pace.
“Ci stai?” incalzò Draco.
“Ci sto” confermò lei.
“Perfetto. Per iniziare, dovrai assolutamente far capire a tua madre che è stata una confessione totalmente casuale, la tua, e decisamente involontaria. Fatti sentire in colpa. E, per favore, evita di mettere il muso come stai facendo ora: Non ti crederebbe nessuno se dicessi con quella faccia di esserti messa con un Dio del Sesso come me.”


*

Pansy odiava il Lunedì.
Detestava doversi svegliare presto, la mattina, per andarsi a rinchiudere nella Banca dei maghi più famosa nel mondo magico, per poi essere scarcerata soltanto in tarda serata. Per di più, quel particolare Lunedì le toccò impegnarsi per poter inventare qualche scusa ( “Mia nonna è morta! Devo proprio andare, mi spiace” “Ma, a quanto mi risulta, sua nonna è morta non più di due mesi fa” “Infatti intendevo l'altra!” “Ma se è passata in banca giusto stamattina” “Eh, appunto. Mascalzoni, che le avete detto per causarle una morte così prematura?!” ) per poter scappare prima, tanto da raggiungere in tempo casa sua.
Dopo essere riuscita a districarsi tra le più diverse ed efficaci bugie, la ragazza riuscì ad abbandonare il posto di lavoro e a tornare a casa, come assicurato a Draco.
Si fiondò a casa sua, e quando fu presentabile, si azzardò a scendere dalla propria stanza per attraversare casa Parkinson alla ricerca del salotto adoperato dalla madre. Con una donna come Drusilla Parkinson c'era ben poco da dire: Era così frivola e attenta alla apparenze che quando si sposò con Thomas Parkinson ebbe la malsana idea di rinnovare tutto il grande stabilimento, cambiando maggior parte dei mobili e inaugurando più di sei salotti, ognuno con il suo stile e il suo fine ultimo.
Scoperto finalmente che il salotto invaso era quello italiano, si lisciò la gonna nera e si incamminò proprio in direzione dello stesso: Sua madre, come vide, era già lì dentro, e le sue amiche anche. Una decina. Tra queste, i volti più noti erano quelli luminosi e bellissimi delle proclamate migliori amiche della padrona di casa: Narcissa Malfoy, Arthemis Nott, Sigrid Zabini e Cassidy Greengrass. Che le migliori amiche di sua madre fossero le madri dei suoi quattro migliori amici - nonché suoi ex compagni di classe durante la permanenza di sette lunghi anni ad Hogwarts - secondo Pansy la diceva lunga sulla sottile linea che la accomunava a sua madre.
Dopo aver schivato con maestrìa le solite domande spinose, l'aver salutato tutte le compagne di Thè di sua madre e l'aver seminato complimenti verso chiunque le capitasse di fronte, finalmente le fu permesso di riposare le sue stanche membra sul divanetto occupato dalla padrona di casa. Per la precisione, sul bracciolo destro di questo.
“Come mai hai rincasato così presto, tesoro?” cinguettò sua madre.
Le sorrise, cercando di assumere l'aria sfiancata di un cane masticato e sputato da un Petardo Cinese.
“Il mio capo ha deciso che sono troppo presa dal lavoro e che dovevo prendermi un pomeriggio libero.”
“E com'è? Un bel giovanotto, magari?”
“Un Mezzo Babbano, signora Thurckton.”
La ragazza dovette mostrare un'estrema padronanza di sè stessa, perché non scoppiò a ridere di fronte al sonoro - e tuttavia quieto - “Oooh!” scandalizzato che passò di bocca in bocca per tutto il salottino italiano.
Si strinse nelle spalle con fare falsamente rassegnato e addocchiò Narcissa.
Era il momento giusto?
Non importava, visto che la donna aveva appena notato il suo sguardo e lo stava sostenendo fieramente, senza una punta di rancore o di ansia negli occhioni grigioazzurri tanto simili a quelli di suo figlio: Pansy tentennò un po', poi le sorrise.
“Come sta Draco? Gli è passata il mal di pancia?”
Aveva colto la sua perduta suocera di sorpresa.
Draco le aveva detto - mentre pianificavano la disfatta delle loro madri - che appena tornato a casa avrebbe evitato di rispondere alle domande della madre per destare i suoi sospetti sulla sua uscita, e avrebbe detto che gli faceva male la pancia per poter eludere la sua compagnia. Non le aveva detto che era uscito con Theodore e Blaise.
La faccenda sembrò interessare Drusilla Parkinson: Sapeva bene quanto Pansy avesse perso l'abitudine di chiamare il rampollo dei Malfoy per nome dopo averlo piantato in asso, e il fatto che fosse uscita con degli “amici” la sera prima l'aveva lasciata con più di un sospetto.
Pansy sapeva - o, almeno, sperava - che sua madre, e quella di Draco, stessero traendo le debite, affrettate, conclusioni.
“Sì, gli ho somministrato una pozione ottima per calmare i dolori. Ma tu come fai a saperlo?”
“Beh, niente. Me l'ha detto lui.” rispose evasiva la moretta, tendendosi dal bracciolo su cui era appollaiata per fregare la tazza di thè dalle mani della madre. Ne prese un sorso, due, e poi si volse a guardar nuovamente Narcissa che stava occhieggiando curiosamente sua madre.
“Curioso. Pensavo che non vi parlaste spesso, dati gli impegni che vi occupano tutti i giorni” azzardò lei, evitando deliberatamente di calcare sul loro tumultuoso rapporto, o almeno quello che è diventato dopo la loro rottura.
Odiava parlarne di fronte alle altre.
“E' così, ma sa com'è, una cosa tira l'altra. Qualche settimana fa l'ho incontrato in giro per Diagon Alley, e abbiamo deciso di berci un caffé insieme. Abbiamo ripreso a frequentarci più spesso, tutto qui. Ieri sera siamo usciti insieme, a dire il vero,” e guardò sua madre da dietro la tazza, con aria colpevole, come per scusarsi per averla tenuta all'oscuro di tutto.
La signora Parkinson rizzò sdegnosamente la schiena, alzò il mento e disse: “Io lo sapevo,” con voce avvelenata. Odiava essere messa da parte nella vita di sua figlia.
A Narcissa si erano illuminati gli occhi. Arthemis Nott si tese, accanto a lei, e sorrise maliziosamente a Sigrid Zabini.
“E' un'ottima notizia!” finì per dire la signora Zabini, entusiasta.
Accanto a lei, Cassidy Greengrass non sembrava pensarla allo stesso modo. Storse il nasino dritto, tanto simile a quello di Daphne, e avvicinò un po' di più la sua sedia per poter osservare Pansy.
“Avete intenzioni serie?” s'intromise.
Pansy fece per risponderle in malomodo, ma l'0cchiataccia di sua madre la frenò dal farlo.
A dire il vero, non ebbe neanche il tempo di dire “A” che si ritrovò inondata da domande indiscrete, risatine sciocche e conseguenti occhiatine maliziose.
Sapeva quanto le amiche di sua madre potessero risultare delle oche, ma certo non sperava in tanto.
“Veramente, anche se ci conosciamo da sempre, abbiamo bisogno di tempo per...”
“E' giusto! Ormai vi conoscete abbastanza per un legame più stretto.”
“Sono d'accordo!”
“Giusto!”
“Indubbiamente.”
“Sì, lo penso anch'io, ma questo magari più in là. Per il matrimonio è presto. Pensiamo a qualcosa di più moderato” biascicò Pansy guardandosi disperatamente attorno.
“Convivenza? Che bello sarebbe! Drusilla, cara, sei fortunata.”
“E' la soluzione migliore, siete molto saggi per essere solo dei ventenni.”
“E' giusto, secondo me.”
“Assolutamente sensato.”
“Drusilla, mi puoi versare dell'altro thè?”
“E bravi Draco e Pansy!”
“Quanto zucchero, cara? Pansy, aspetta che lo venga a sapere papà. Sarà contentissimo.”

Convivenza.
Coabitazione.
Vivere insieme.

La Signorina Parkinson si sentì cedere il divano sotto il suo tremante corpicino.
  
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