Uomo.

Dopo due anni di lontananza, rivederlo mi aveva fatto una certa impressione.
Era più solido, più forte e maturo, quasi un'altra persona.
Poi avevo guardato le sue mani: erano ancora grandi, forti e ruvide.
Era sempre il mio Zoro.



Violenza.

Da sempre provate dagli scontri, le mani di Zoro ne portavano i segni.
Alcuni erano temporanei, come il sudore ed il sangue che lavavo via sotto l’acqua corrente, altri erano duraturi e rimanevano a rendere più intricata la ragnatela di piccole cicatrici che le ricoprivano.
Le baciai, piano, cercando di mitigare il dolore delle nuove ferite.



Zanne.

Con le spade appuntite ed affilate tra le mani, somigliava ad una grossa e feroce belva che ghignava, consapevole della sua supremazia.
Era questo che intimoriva i nemici, rendendo più oscura la sua fama.
Era questo che mi faceva impazzire, nel selvaggio desiderio che avevo di lui.



Si conclude qui la raccolta scritta secondo l'alfabeto italiano.
Perdonatemi, non c'è un motivo, mi è venuta così.
Ringrazio chi ha recensito, seguito o semplicemente letto questo e gli altri miei tentativi di scrittura!
A presto!