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Autore: Nike93    14/07/2008    2 recensioni
Ingredienti:
-uno squattrinato cantante dalla chioma leonina
-un fratello straricco in giro per il mondo
-una pianista in disperata carenza affettiva
-aggiungere a piacere una mela, un divano, un salone musicale e spolverare con qualche testata qua e là
Amalgamare bene il tutto, mettere in forno per qualche minuto e servire con contorno di risate!
Genere: Romantico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Tokio Hotel
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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html xmlns:o="urn:schemas-microsoft-com:office:office" xmlns:w="urn:schemas-microsoft-com:office:word" xmlns="http://www.w3.org/TR/REC-html40"> Kelsi

Kelsi

Temperance

Vitto

 

3 – Life in love

 

Arrivati a questo punto mi sembra doveroso raccontare alcuni degli aneddoti più interessanti riguardanti la nostra…. nostra…

…storia.

Cosacosacosa???????

Evvai! Ha partorito!

*.* da chi ha preso i capelli? Dalla mamma, vero?

Non in quel senso, cretina.

Ehm…torniamo a me? Grazie….

Stavamo insieme da circa un mese, quando….

…quando mi resi conto del madornale errore da me commesso.

Che?

Un infiltrato!

Chi sei? Confessa!

Sono Bill… *.*

No! Anche tu qui! T_T

Per favore, vi supplico, per una volta fate raccontare tutto a me…

Va beeeneee. *piedini che strisciano a terra*

Avevo deciso, non so sotto quale influsso astrale, di rendere Bill partecipe della mia vita a tutti gli effetti e cioè…. dong… di presentargli i miei amici di Albuquerque.

O meglio, cercare di presentare lui ai miei amici.

Fu una bella serata, malgrado fossero presenti anche i neo coniugi Evans. Ebbene sì, c’erano anche loro. Insomma, dopotutto lui mi aveva invitata al suo matrimonio (da me abilmente rifiutato), non potevo che ricambiare il favore.

La parte tragica fu il rientro.

In macchina (la mia macchina guidata da moi) il dolce fanciullo ebbe un’incredibile alzata d’ingegno.

“Senti.” E già cominciai a preoccuparmi. Non sempre era piacevole sentirlo.

Ehi!

Taci.

“Ti ascolto.” Capitolai.

“Ma il tipo biondo, quello con il cappello e la moglie gnoc… bionda anche lei. Si corresse al mio sguardo glaciale. “Sì, insomma, quello lì. Perché ha fatto tutta la cena a guardarmi male? Voglio dire, l’ha capito che noi…” Sbatté gli indici l’uno contro l’altro in un gesto eloquente. “Non è che mi ha preso per la tua migliore amica o qualcosa del genere?”

“Mah” Cominciai diplomaticamente. “Hai presente quella volta, davanti al salone pubblico, quando…beh, sì, quando.

Sguardo vuoto.

“Quando?”

Al che partì una frenata con tanto di gneeek finale.

Scendi.Da.Questa.Macchina.” Ringhiai, indicando minacciosamente la portiera.

…e io rimango dell’idea che la tua reazione sia stata esagerata.

Hai il mio appoggio incondizionato.

Polli. -.-‘

Cercando di racimolare tutta la pazienza in mio possesso, iniziai a sviluppare il concetto espresso da quel quando.

“Lacrime, matrimonio, altra…Beethoven… ti dice niente?”

 Illuminazione: “Ah, sì! Quando mi hanno licenziato!”

Credo che a quel punto la mia faccia fosse più o meno così: +_+

“Stasera tu dormi sul divano. Anzi no, il divano è troppo comodo. Dormi sul pianoforte!”

“Ma…ma….ma….nuuuuu…” ç_ç

“Oh sì.”

E così fu. Non sul pianoforte, ovviamente, ma nemmeno sul divano. Una comoda via di mezzo costituita dal pavimento.

Sì, però non glielo dici che su quel pavimento non ero da solo.

C’era il gatto.

Sì, in effetti hai miagolato, ogni tanto.

UAAAARGHHHH!!!

chifo…..

Eh, che ci volete fare, la carne è debole…

Avete finito? Grazie mille.

In mia difesa posso dire che si deve pur fare pace in qualche modo, no?

Hai un modo tutto tuo per fare pace, eh….ah, ora che ci penso…è un po’ che non litighiamo…

@­_@

Con te ce la vediamo dopo….

Poi ci fu quella volta che ebbi il grande onore di ospitare nella mia dimora…

Nostra. E non raccontarla questa…

Mia. E certo che la racconto. Dicevo che, in una bella sera di inizio giugno venne a trovarci tale signor Tom Kaulitz.

No! Pure lui no! Non te ne basta uno? Casa mia è così vuota…

Dato che per mantenere la cura del corpo del mio adorabile….Bill serve poter sostenere una spesa non indifferente, eravamo da settimane alla disperata ricerca di un lavoro e il suddetto fratellino comunicò di averne uno a disposizione.

Prima dell’arrivo di Tom, il mio leoncino pareva stranamente inquieto. Ora, preparare qualcosa di commestibile con un folletto alto un metro e ottantatré che ti saltella intorno non è facile, quindi lo presi per mano, lo portai sul divano e accesi la tv sul suo programma preferito (stendiamo un velo pietoso… non me la sento di dirvi quale fosse).

Stavo per tornare in cucina, quando un lagnoso “Kelsiiiiii” raggiunse le mie orecchie e automaticamente i miei occhi si volsero al soffitto.

“Amore!” Cinguettai, esibendo il mio miglior sorriso ghgh. “Dimmi tutto.

“É che lui… lui parla tanto… però non è il caso che ascolti tutto tutto quello che dice…”

“Ehm…ok?” Perplessa.

“Sì, e poi.. sai, noi siamo proprio uguali uguali…e… ma io ti piaccio, vero?”

Ssssì?” Sempre più perplessa.

“Ecco, e allora magari, non so… ti potrebbe piacere pure lui…”

Seguì un silenzio carico di significati.

“Vado a preparare la tavola.” Dichiarai.

Fin da piccolo mi sono sempre sentito preso poco sul serio.

Oh, pover’anima… -.-‘

Tutto andò avanti a regola d’arte fino al dessert. Tom ci provò spudoratamente con me, ma riuscì solo a farmi ridere e Bill dopo un po’ riuscì persino a smettere di picchiettare nervosamente le dita sul tavolo.

“Io avrei un lavoro da offrirti.” Se ne uscì ad un certo punto Tom, portandosi un bicchiere di rhum e cola alle labbra.

“Davvero? Accetto!” Saltò su Bill con gli occhi a cuoricino.

“Non a te, idiota.” Amore fraterno…. “A lei.

“A…me?” Domandai, guardandomi alle spalle per vedere se per caso non ci fosse qualche altra lei in giro.

“Certo! Ci serve un tastierista.”

“Lui sa che suono il pianoforte?” Sussurrai, rivolta a Bill.

“Ovvio. Lui sa.”

“Sa che cosa?”

“Tutto.”

“Ma tutto tutto?”

“Tutto tutto.” Confermò Bill, inspiegabilmente garrulo.

“Divano.” Fu la mia semplice e sibilata risposta. Mi voltai poi verso Tom. “Mi dispiace, ma non fa per me.. non posso accettare. E poi mi hanno appena offerto un lavoro come cassiera al supermercato qui accanto…” Senza qualcuno che rimiri le mie…ehm… curve tutto il giorno. Questo, però, non lo dissi.

 

Cambio scena: questa volta niente divano e niente pianoforte… ma anche niente pavimento.

 

Stavo comodamente semisdraiata a letto con tra le mani “L’interpretazione dei sogni” di Freud (avete mai letto un libro più bello? *.*) quando notai che gli occhi di Bill continuavano a saettare verso di me mentre lui stava stranamente zitto.

Ora basta però, eh!

Dico solo la verità. Dopo mezz’ora di tale spettacolo, decisi che forse era il caso di sbloccare la situazione.

“Devi dirmi qualcosa?”

“Io?”

“No, il comodino.”

“No, lui non credo… però io volevo chiederti… ma non è che.. sì, cioè, sei sicura che non l’hai fatto per me?”Attimo di perplessità.

“Cosa?”

“Rifiutare il lavoro.”

“Oh, quello…. Per te? No.” Risposi con noncuranza, tornando al mio libro.

Silenzio.

“Ah… no, perché… va bene, mi era sembrato…notte.” Mi lanciò un ultimo sguardo prima di infilarsi sotto le lenzuola e girarsi dall’altra parte.

Certo…se ci pensi bene avresti molto di meglio da vedere che la sua schiena…

Avete presente quando non volete sentirvi in colpa però proprio non riuscite a farne a meno? Dopo aver riletto circa venticinque volte la stessa riga, mi resi conto che era una di quelle volte. Posai con stizza il libro e gli occhiali  e mi appoggiai alla sua spalla.

Scuusaami….” Cantilenai, giocherellando con una ciocca di capelli neri. Mi rispose un grugnito sommesso. Il poverino nemmeno faceva finta di dormire. Giaceva semplicemente con le braccia conserte e gli occhi fissi sul muro di fronte a lui.

“Dai, non fare così…”

Kekkarini! <3

Grazie! *.*

Mpf

“Forse un po’ per te l’ho fatto…” Gli concessi, con in allegato un bacino sulla guancia.

“Solo un po’?” Piagnucolò lui. Che bambino…

“Ok, un po’ tanto, va bene?”

“Sì!” Esclamò, tutto contento, voltandosi di scatto e facendomi ricadere sul materasso con un urletto sorpreso.

Hihi, sono irresistibile.

 

Scena tagliata vista la possibile presenza di un pubblico minorenne.

 

E siamo all’ultimo aneddoto perché, dopo questo, dubito che ce ne saranno altri.

É successo proprio l’altra settimana. Ero al lavoro (sì! Ho trovato un lavoro!) e stavo per accingermi ad addentare il mio adorato panino, quando il mio cellulare prese ad agitarsi sulla scrivania. Messaggio.

Ciao pasticcina!” Occhi al cielo.  Stase cena da Gian Luc” Ignorai deliberatamente l’ignoranza del lessico francese. Ho 1a sorpresa x te. Kuss

Dopo essere riuscita a stabilire che stasera corrispondeva alle 20.30, ripresi a lavorare del tutto ignara di ciò che mi aspettava.

Jean Luc è un ristorante molto carino nel quale Bill aveva giurato che non sarebbe entrato nemmeno sotto tortura, ma sul momento non pensai a questo dettaglio che avrebbe dovuto inquietarmi. Arrivai alle otto e mezza spaccate e me lo ritrovai al collo con il suo peggior vestito a righe nere e argentate.

“Auguri tesoro!”

Nella mia mente si produsse il vuoto cosmico.

“Auguri?”

“É il nostro anniversario!”

Lampo di comprensione. Era il caso di dirgli che aveva sbagliato di un mese? Decisi di no.

“Grazie cucciolo. Entriamo?”

Entrammo.

Il cibo era delizioso, il vino ancora meglio. Tuttavia Bill riuscì a farmi andare di traverso tutto quanto con la sua solita classe.

Prima del dessert all’aitante giovane venne l’infelice idea di inginocchiarsi sul pavimento, attirando l’attenzione anche di coloro che ancora non l’avevano notato.

Ce n’erano?

Acida…

“Che cosa stai facendo?” Domandai, già invasa dal panico.

“Kelsi, amore…”

Improvvisamente apparve sopra alla mia testa una nuvoletta dal seguente contenuto: “Nonononononono”. E invece fu sì, diretto e spietato.

“Sono ormai passati due anni da quel giorno, fuori dal salone musicale…” Cominciò a declamare, mentre io sprofondavo e qualcuno iniziava ad estrarre la macchina fotografica.

Visto che me lo sono ricordato del salone, eh, eh, eh??? =D

Bill, di’ quello che devi dire, per favore….

“Certo, un secondo solo.” Mi intimò con un dito alzato, mentre l’altra mano frugava in tutte le tasche dell’orrido abito alla ricerca di qualcosa di ignoto.

“Trovato” Esclamò, estraendo con aria trionfante uno scatolino di velluto blu dalla tasca posteriore dei pantaloni.

Ossignore….”

“Dicevo… mi sembra il momento adatto per chiederti una cosa importante.

Lamento agonizzante. Qualche flash.

Dio, non voglio… sono giovane per sposarmi… non è il momento, sto bene così… e poi dai, Kelsi Kaulitz? KK? É così bello essere fidanzati in casa…

Apertura della scatolina con relativo momento di confusione dovuto all’apparizione di un bellissimo anello con diamantino. Pensieri incoerenti. E poi la frase. No, La Frase.

“Vuoi…” Apnea. “…dare una svolta decisiva al nostro rapporto?”

 

I presenti: *.*

*.* *.* =_=’

 

“E…cioè?” Terrore.

“Cioè…vuoi fidanzarti con me?”

Attimo di gelo seguito da un improvviso riscaldarsi delle mie orecchie e uno sguardo conscio sul viso di lui.

“Dimmi, tesoro” Attaccai con un sorriso tirato. “secondo te in questi due anni…” E qui la pazienza cedette il posto ad un’incazzatura vera e propria “…COSA ACCIDENTI SIAMO STATI?!?!

Guardandosi intorno, il mio cavaliere senza macchia e senza cervello si rese finalmente conto che gli occhi di tutti, trasformati in stelline luccicanti, erano puntati addosso a noi.

“L’ho…l’ho messa male?”

Senza rispondere, mi alzai, resistendo alla tentazione di svuotargli il Cabernet sulla testa e uscii a passo di carica, seguita da un applauso da stadio.

…e quella notte non dormì né sul letto né sul divano né sul pavimento e nemmeno sul pianoforte. A dire il vero, nemmeno voglio saperlo dove dormì.

Tesoro…

Tesoro un paio di palle! Ha fatto solo bene!

Ok! Via libera! Arrrriiiiivoooooo!!!

 

É passata una settimana. Niente lacrime, niente pianti… niente di niente a parte una persistente incazzatura.

Il telefono squilla.

“Kelsi, sono Bi…” Click.

Secondo squillo.

“Volevo dirti…” Ri-click.

Terzo squillo. Stavolta sono preparata.

“Vuoi lasciarmi in pace, pezzo di cretino che non sei altro?! Te l’ho detto, non ti sopporto più! Basta! Lasciami stare!”

“Ehm… sono Ryan.

“Ciao.” Gelida. “Che vuoi?”

“No, è che ieri notte mi ha telefonato…uno…in lacrime, chiamandomi Sheila e pregandomi di aiutarlo a riconquistarti. Ora, io Sheila non sono, però, se ti serve una mano…”

“Ma se è nato tutto per colpa tua!”

“Ok, ho capito, sono uno stronzo, lo so…però dai, parlarne…”

“Non lo so…”

“Lo ami?”

Touchè….” La conversazione continua su questi toni e, al momento di riattaccare, avrei quasi voglia di piantare tutto e correre da Bill…poteri degli Evans…

Non ho bisogno di correre, però, perché suona il campanello e mi appare davanti lui con una gran faccia da cane bastonato e, cosa preoccupante, i capelli flosci.

“Sono tornato a prendere le mie cose.” Mormora con voce funerea.

“Cretino.” Rispondo…e lui è troppo occupato a trascinarsi sul pavimento per vedere che sto sorridendo.

“Sai, ho voluto aspettare, perché, magari…”

“Non è l’unica cosa per cui hai voluto aspettare…”

“Già…è che io volevo dirtelo prima…era da un anno che ci pensavo… poi, non so…forse una proposta di matrimonio sarebbe stata più azzeccata ma ho avuto paura e…ehi, ma stai ridendo?” Chiede, alzando finalmente lo sguardo.

“In effetti, avevo il terrore che mi stessi per chiedere quello. Dato che non l’hai fatto, forse posso perdonarti…”

*.*

-.-‘ -.-‘

Con l’espressione più felice della terra, Bill mi si avvicina e si china verso di me, proprio mentre io mi alzo in punta di piedi. Solo che, forse, calcoliamo male le misure, perché… KABOOM! Altra testata in stile primo incontro… questo, a modo nostro, è meglio di qualsiasi bacio.

Ç_Ç

Dai, non piangere… c’è sempre il gemello….

DOV’É??????? *ç*

E lasciateci in pace almeno adessoPorca l’oca!!!

 

FINE

 

Ed eccoci arrivate alla fine! Ringrazio le ragazze che hanno commentato e anche quelle che commenteranno questo terzo capitolo (il mio preferito)  e vi ringrazia anche Vitto. Un bacione a tutte, alla prossima!!!

Temperance

 

 

  
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