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Autore: Bijouttina    18/04/2014    7 recensioni
«Sei tu che devi decidere cosa fare della tua vita. Io sono sicura di amarti, e tu?».
Non dice niente. Ho voluto metterlo alla prova, sinceramente non speravo in una sua risposta.
«Ci tieni almeno a me?», chiedo cercando il suo sguardo.
«Tantissimo.», finalmente mi risponde.
«Ti va di fare un patto?», domando mettendogli una mano tra i capelli.
Annuisce.
«Corteggiami come avevi promesso di fare. Dimostrami che tieni davvero a noi due insieme. Non verrò a letto con te finché non riuscirai a dirmelo.», gli propongo.
«Dirti cosa?», chiede confuso.
«Che mi ami.», affermo con decisione.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo Uno
 
«Non ne posso più di tutte le tue dimenticanze! Non ne posso più di te!», urla Mattia prima di sbattere la porta di casa e andarsene.
Tornerà mi sono detta. Deve tornare per forza. Sono passati sei mesi da quella sera, e lui non è mai tornato. Dovrei mettermi il cuore in pace e andare avanti. Non so se posso farcela. Non so più niente. Quella sera mi è crollato il mondo addosso. Ancora oggi non capisco cosa sia successo per farlo scappare via in quel modo. Non ci trovo un senso, e questo mi rende ancora più triste. Che cosa ho fatto per farlo scappare senza una spiegazione? Va bene, non sono mai stata la ragazza perfetta. Non sono un granché in cucina, non amo passare l'aspirapolvere, non sono proprio una casalinga modello. Piuttosto di sistemare casa, passo intere giornate a leggere libri, soprattutto quando fuori piove. Non ne posso più di te è stato come un pugno in pieno viso. Non avevamo mai litigato così furiosamente. Probabilmente non avevamo mai nemmeno avuto un vero e proprio litigio in un anno di convivenza. Non ho fatto niente per trattenerlo e me ne rammarico. Sono rimasta impietrita a fissare la porta che si chiudeva dietro di lui, nemmeno una lacrima versata.
«Scusi.», dice una voce accanto a me.
Un commesso del supermercato sotto casa mi ha urtato con uno scatolone nel passare.
«Le ho fatto male?», chiede cortesemente.
«No, sto bene. Dovrei essere io a scusarmi, ero sovrappensiero.», rispondo mestamente.
Ho una scatola di surgelati in mano e non ricordo nemmeno di averla presa. Pensare a Mattia e a quella sera mi ha mandato in tilt.
«Sicura di stare bene?», domanda corrugando la fronte.
Deve essere nuovo, non l'ho mai visto lavorare qui. Abito nell'appartamento qui sopra da due mesi, ho dovuto lasciare quello che condividevo con lui. Ho cambiato pure città, non mi sentivo più a mio agio lì. Non so cosa fare della mia vita al momento e non conosco ancora nessuno in questo posto.
Il commesso, sulla quarantina, occhi color nocciola, un metro e ottanta, un bell'uomo tutto sommato, mi sta ancora osservando. Credo stia aspettando ancora la risposta a una domanda che a quanto pare non ho nemmeno sentito.
«Scusi, cosa mi aveva chiesto?», chiedo confusa.
«Ho chiesto se è sicura di stare bene.», ora sembra piuttosto divertito.
«Sto bene, grazie.», lo rassicuro abbozzando un sorriso.
«Se ha bisogno di qualsiasi cosa, mi trova in giro.».
Mi sorride cordiale e si allontana con i suoi scatoloni.
Ha il sedere più bello che io abbia mai visto.
Si gira all'improvviso e si accorge che lo sto fissando. Mi sorride nuovamente per poi tornare al suo lavoro. Mi sento avvampare. Che figura! Abbasso lo sguardo e noto che sto gocciolando a terra. Il pacco di surgelati che ho in mano, ormai non è più tanto surgelato.
«Aspetti che vengo ad asciugare.».
Me lo trovo accanto senza neanche rendermene conto, uno straccio nella mano.
«Non vorrei scivolasse e si facesse male.», mi dice.
«Mi dispiace tanto.», mugugno. Sono rossa dalla vergogna e vorrei sprofondare.
«Sono cose che capitano.».
Deve smetterla di sorridermi in quel modo, mi sta dando alla testa.
«Guardi il lato positivo, ha già la cena pronta.», mi fa notare bonariamente.
Si dilegua in uno stanzino, e io rimango lì imbambolata, con i miei bastoncini di pesce scongelati in mano. Devo darmi una mossa e tornarmene a casa. Per oggi ho già fatto la figura dell'idiota e può bastare. Pensare ancora a Mattia causa solo casini. Avere sempre la testa tra le nuvole, poi, aiuta ancora meno. Vado alla cassa e pago le due cose che ho preso. Esco in fretta e raggiungo la porta di casa. Frugo nella borsa in cerca delle chiavi. Dove diavolo sono finite? Appoggio la borsa sul corrimano per cercare meglio. Niente da fare, sono scomparse. Le avrò lasciate in casa? Cavolo, non lo ricordo proprio. Appoggio la testa sul corrimano sconsolata. E ora come faccio ad entrare in casa?
«Stava forse cercando queste?».
Il fascinoso commesso fa tintinnare il mio mazzo di chiavi.
«Le aveva lasciate alla cassa.», m'informa.
«Grazie mille. Chissà dove avevo la testa.», borbotto nervosa.
Mi porge il mazzo, ma non si muove da lì. Ho qualcosa che non va? Continua a fissarmi i capelli divertito. Allunga una mano e mi toglie qualcosa.
«Aveva questa tra i capelli.».
Mi mostra una foglia prima di lasciarla cadere a terra. Credo di essere arrossita di nuovo e credo anche di aver farfugliato qualcosa senza senso. Riprenditi Emma! Cavolo! Sembri una scema!
«Grazie, soprattutto per queste.».
Faccio tintinnare le chiavi.
«Si figuri. Sono sempre a sua disposizione.».
Di nuovo quel sorriso. Devo dileguarmi o svengo qui sui gradini. Cerco di sorridergli e mi precipito alla porta. Sono talmente agitata che mi scivolano le chiavi e cadono a terra rumorosamente.
«Le do una mano.», dice lui gentilmente.
Raccoglie il mazzo e me lo porge nuovamente. Da questa distanza riesco a sentire il profumo del suo dopobarba.
«Se vuole la aiuto anche ad aprire la porta.», mi canzona.
Si sta davvero divertendo a prendermi in giro. Che figura del cavolo!
«Penso di potercela fare anche da sola. Grazie lo stesso.».
Cerco di darmi un po' di contegno, ma le mani non collaborano. Perché sono così nervosa? Ci rinuncio! Gli passo il mazzo di chiavi. Lui si trattiene dal scoppiare a ridere e apre la porta senza alcuna difficoltà.
«Vuole che le porti anche la borsa della spesa?», domanda con un certo divertimento nel tono della sua voce.
Tiene la porta spalancata per lasciarmi entrare.
«Non si disturbi, la parte più difficile era questa.», balbetto.
Come vorrei smaterializzarmi in questo momento.
«Se ha bisogno di qualsiasi altra cosa, sa dove trovarmi.», continua a guardarmi intensamente, le labbra curvate in un sorriso meraviglioso.
Annuisco.
«Grazie.».
Lo saluto con un cenno della mano e mi chiudo la porta alle spalle. Resto appoggiata alla porta, mi porto una mano alla fronte, mi sento accaldata. Chi me lo ha fatto fare ad andare al supermercato oggi?! Sento bussare alle mie spalle. Mi volto, e lui mi sta guardando. Cazzo! La porta è in vetro e si vede tutto da fuori! Come posso essere così stupida?!
Apro la porta. Ha l'aria così divertita che mi verrebbe voglia di prenderlo a schiaffi!
«Ho dimenticato ancora qualcosa?», chiedo stizzita.
«Sì, si è dimenticata di dirmi il suo nome.».
Lo guardo confusa. Perché mai dovrebbe voler sapere il mio nome?
«Io sono Nicholas.».
Mi porge la mano. Che cosa dovrei fare ora? Non vorrei sembrare scortese. Decidi in fretta!
Gli stringo la mano.
«Mi chiamo Emma.», dico infine.
«Piacere di averla conosciuta Emma.»
Mi bacia la mano e si allontana. Si volta a guardarmi prima di svoltare l'angolo e mi sorride.
Rimango imbambolata sulla porta per non so quanto tempo. Torno alla realtà soltanto quando il mio vicino scorbutico deve uscire a portare a spasso il cane. Devo trovare un nuovo supermercato dove andare a fare la spesa. Non so se avrò il coraggio di tornare qui sotto dopo la figuraccia di oggi. Mi avrà preso per un'idiota di prima categoria. Mi chiuderò in casa e per un po' non uscirò più. In questo modo eviterò situazioni imbarazzanti. Penso sia la decisione giusta.
Appoggio la borsa della spesa sul tavolo della cucina. Mi scappa l'occhio dentro. Dov'è il sale? Non ci posso credere! Ero andata apposta perché non ne avevo più e non l'ho nemmeno preso. Non mi sembra il caso di tornare giù a comprarlo, ma la pasta senza sale fa veramente schifo! Mi siedo con un tonfo sulla sedia e appoggio la testa sul tavolo. Sbuffo rumorosamente. Questa giornata sembra interminabile. Mi alzo controvoglia. Metto i bastoncini di pesce in frigo, ormai sono scongelati del tutto e devo per forza cuocerli. Non mi piacciono nemmeno i bastoncini di pesce! Prendo la borsa, mi assicuro di avere dietro le chiavi ed esco nuovamente. Spero solo di non incrociarlo. Raggiungo senza problemi il reparto giusto e cerco il sale grosso. Com'è possibile che non lo vedo da nessuna parte? Alzo lo sguardo ed è lì, sullo scaffale in alto. Troppo in alto per il mio metro e sessantotto scarso. Guardo meglio in giro, magari c'è un pacchetto a portata di mano e non l'ho visto. Niente da fare. Guardo il sale lì in alto con le mani sui fianchi. Magari riesco a spostarlo con la forza del pensiero. Va bene, soluzione non plausibile, però era comunque da prendere in considerazione. Una cosa è certa, anche se continuo a fissarlo, non verrà mai da me. Non sono la sola ad essere arrivata a quella conclusione.
«Non credo funzioni in questo modo.».
Nicholas è accanto a me e fissa anche lui i pacchetti di sale.
«Scusi?».
«Anche se li fissa per un giorno intero, dubito che riuscirebbe comunque a prenderli.».
Di nuovo quel sorriso. Il sorriso più bello mi sia mai capitato di vedere.
«Credevo che pensando intensamente ad una cosa, sarebbe successa.», arriccio le labbra.
Continuo a fissare lo scaffale e mi sta venendo il torcicollo.
«A quanto pare non sta funzionando per quel sale.», commenta lui.
Sembriamo due cretini che fissano delle scatole.
«Devo aver perso tutto il mio fascino.», borbotto.
Smetto di guardare in alto e mi massaggio il collo dolorante.
Mi guarda intensamente.
«Le assicuro che quello ne ha da vendere.», lo dice senza staccare gli occhi dai miei.
Credo di essere diventata rossa come un pomodoro bello maturo, il viso in fiamme.
«La aiuto io. Quale le serve?», chiede.
Continua a guardarmi in quel modo, e le gambe mi sono diventate di gelatina.
«Quello grosso, grazie.», gli rispondo.
Mi guarda divertito e me lo prende senza nessuna fatica.
«Ecco a lei.».
Mi passa il pacchetto di sale, lo prendo con mani tremanti. Sto facendo di nuovo la figura dell'idiota. Sapevo che era meglio starsene chiusi in casa.
«Le preparo uno scaffale più in basso, così la prossima volta avrà meno difficoltà.».
Mi sorride.
«Così potrà usare tutto il suo fascino per altri scopi.», aggiunge.
Non riesco a dire niente, non mi esce nemmeno un suono dalla bocca.
«È stato un piacere rivederla Emma.».
Mi prende la mano e la bacia di nuovo. Mi sento come una statua di marmo. Non riesco a muovere nemmeno un muscolo. Ho bisogno di una doccia fredda! Sono una persona adulta, ho trentadue anni cavolo! Non posso comportarmi come un'adolescente! Prendo un grosso respiro e vado alla cassa. Pago il mio pacchetto di sale. Il supermercato sta per chiudere, e hanno tutti fretta di andarsene a casa. Ho molta fretta anch'io, devo rinchiudermi e non uscire più.
«Emma!».
Qualcuno urla il mio nome e mi sta raggiungendo di corsa. Mi giro e Nicholas è a due passi da me, la mia borsa appesa al braccio.
Mi copro il viso con le mani. Non posso essere davvero così idiota. Non posso, non posso, non posso. Mi scopro gli occhi, ma tengo coperta la bocca.
«Ho come l'impressione che dovrò correrle dietro spesso.».
Mi porge la borsa ridendo e la prendo con una mano. Il viso in fiamme.
«Giuro che non sono sempre così.», borbotto cercando di difendermi.
«È un peccato allora.», dice lui.
Lo guardo confusa. Mi strizza l'occhio e se ne va. Che cosa voleva dire con quell'affermazione? Mah, non l'ho capita. Torno in casa e mi butto sul divano, ripenso al suo sorriso, il cuore comincia a battermi fortissimo.

*Spazio autrice*
Eccomi con una nuova storia, sempre originale e sempre romantica. L'ho scritta quasi un anno fa e ho pensato di metterci mano e postarla :) è già completa, perciò non vi lascerei a metà storia, non preoccupatevi. Spero tanto vi possa piacere :)
Se vi va di passare, questo è il mio gruppo su facebook
Bijouttina e i suoi vaneggiamenti


Le altre mie storie:
Veronica & Manuel in via di conclusione

e la mia amatissima

Le ali della salvezza
   
 
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