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Autore: LilyMP    18/04/2014    2 recensioni
Come ha fatto James Potter a cambiare e a diventare un uomo che Lily Evans potesse amare?
Durante il Natale del loro sesto anno, una tragedia nel mondo della magia causa un cambiamento nella vita della futura coppia di genitori più famosa del mondo dei maghi.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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NOTE AL CAPITOLO:

 

Disclaimer: I personaggi e gli eventi relativi alla serie di Harry Potter appartengono a JK Rowling.

Nota dell'autrice: questa storia è dedicata a tutti i fan della coppia Lily/James che vorrebbero una spiegazione plausibile su cosa abbia spinto Lily a cambiare atteggiamento nei confronti di James.

Prologo

In ogni libro di storia del mondo dei maghi, si legge che il Signore Oscuro apparve per la prima volta nel 1970, acquisì potere e sostenitori negli anni seguenti, ma fu sconfitto nel 1981 dal piccolo Harry Potter, che mise fine così agli Anni del Terrore. Durante quegli undici anni furono perpetrati atti atroci, sia da parte delle Forze Oscure, sia di quelle della Luce, perché la guerra aveva smorzato le distinzioni tra bene e male, e tra giusto e sbagliato.

Negli annali della storia dei maghi, il Natale del 1975 sarebbe stato ricordato per sempre come il Natale delle Ceneri. In quel giorno, la distinzione tra Luce e Oscurità fu messa a dura prova, e i mezzi usati dagli Auror furono messi in discussione.

Tutto cominciò con un attacco del Signore Oscuro e dei suoi Mangiamorte, una settimana prima di Natale. Il corpo di Clancy Darlington, un autorevole membro del Wizengamot, fu ritrovato, torturato e ucciso, nella sua casa, assieme alla moglie Babbana e al figlio. Solo la figlia era scampata all’agguato, poiché si trovava a scuola. L’assassinio di un mago tanto conosciuto e influente turbò molto la comunità dei maghi. C’era una forte pressione sull’Ufficio Applicazione delle Leggi sulla Magia, affinché vendicasse i Darlington e regolasse i conti con Colui che Non Deve Essere Nominato.

E così, dopo aver lavorato sodo per rintracciare i Mangiamorte, la sera di Natale gli Auror si riunirono nella cittadina costiera di Folkestone, per tendere un”imboscata a venti Mangiamorte che si apprestavano a torturare i Babbani.

Attesero fino all’arrivo dei Mangiamorte, ubriachi e pronti a una notte di caccia ai Babbani, e posizionarono barriere Anti-Smaterializzazione e Incantesimi di Contenimento attorno a dieci delle case, per essere certi che tutti i Mangiamorte fossero circondati. Agli ordini del capo ufficio, Bartemius Crouch, fu appiccato del fuoco magico, che non poteva essere spento con una bacchetta.Le case bruciarono, assieme ai Mangiamorte, che non avevano alcuna possibilità di fuggire. I pochi che, per puro caso, erano sopravvissuti, gravemente ustionati e mezzi morti, furono catturati. Nessuno rimase in vita tanto da vedere l’inizio del nuovo anno.

Tuttavia, orribile a dirsi, non sopravvissero nemmeno i Babbani che abitavano in quelle case. Si parlò di un sacrificio necessario. L’accaduto scatenò diverse reazioni; Albus Silente criticò aspramente l’operato degli Auror, ma molti altri lo approvarono, rallegrandosi della morte dei Mangiamorte e tralasciando il resto.

Forse, nella loro sete di vendetta contro il Lato Oscuro, stavano dimenticando che i loro metodi di vendetta non erano molto dissimili da quelli impiegati da Lord Voldemort stesso.

Il Natale delle Ceneri era destinato ad avere ripercussioni molto più pesanti di quanto il mondo dei maghi immaginasse. In effetti, pochi sanno che fu, in realtà, l”inizio della fine – una fine che sarebbe arrivata sei anni più tardi. Infatti, tra i membri della comunità dei maghi vi era un gruppo di studenti di Hogwarts che furono toccati, in un modo o nell’altro, da questa terribile tragedia: un gruppo di studenti destinati a grandi cose.


Capitolo Uno

Inverno

Dicembre, 1975. Meno dodici giorni a Natale …

L”inverno era arrivato tardi, quell’anno. Era arrivato strisciando, sotto forma di un alito freddo che si diffondeva in giro per il castello, in silenzio, senza farsi notare – finchè non giunsero i soffici fiocchi bianchi, a rendere evidente per tutti il cambio di stagione.

La prima nevicata era finalmente arrivata. Scendendo verso terra, i fiocchi leggeri piroettavano, cogliendo i raggi diffusi di sole invernale per creare un effetto luccicante. Un improvviso turbinio di piume innescò un movimento a spirale nella danza dei fiocchi di neve, mentre un gufo fulvo si lanciava in volo da una delle tante torri di Hogwarts.

Lily Evans osservava compiaciuta il gufo che portava la sua lettera innalzarsi sopra ai terreni innevati, un’affascinante aggiunta al ritratto dell’inverno che aveva di fronte.

Era certamente terapeutico stare alla finestra a guardare i fiocchi di neve, freschi, bianchi e puri, mentre piroettavano aggraziati e scendevano a terra. Com’era facile per Lily avere pensieri positivi, mentre si crogiolava al sole del mattino che faceva capolino dalla finestra della Guferia!

Le decorazioni di Natale nei corridoi, così allegre. L’avvicinarsi della visita a Hogsmeade, nel weekend. La fine del trimestre. Tornare a casa per Natale, da mamma, papà e Pet.

Non sarebbe stata costretta a tornare alla Sala Grande e a vedere i gufi della posta che portavano la Gazzetta del Profeta, carica di notizie macabre di morte e distruzione; non avrebbe dovuto pensare al terrore che serpeggiava tra i maghi, più insidioso del freddo invernale…

E Lily sospirò, perchè perfino lì, nella Guferia, con il sole che illuminava ogni angolo, il gentile fischio dei pochi gufi presenti e il bel quadretto invernale che aveva di fronte, non riusciva a sfuggire alla crudele realtà che si trovava al di fuori di Hogwarts.

L”improvviso arrivo dei gufi che portavano la posta attraverso al finestra aperta annunciò la fine della colazione, giù nella Sala Grande. Lily si voltò lentamente; doveva andare a lezione.

~ * ~

Lily Evans non era nella Sala Grande, quando James Potter arrivò per fare colazione. Peccato, pensò, mentre il suo sguardo non coglieva nessuna bella ragazza dai capelli rossi al tavolo di Grifondoro.

Sirius Black notò che James era alla ricerca di qualcuno, e gli assestò una gomitata.

“Non cominciare nemmeno, Black,” disse James, anticipando la battuta di scherno dell’amico.

“Non avevo intenzione di dire una parola,” disse Sirius con tono noncurante, anche se ben poco convincente. James scosse la testa e prese posto accanto a Remus Lupin. Le altre due ragazze del loro anno, compresa Alice, la ragazza di Remus, erano sedute di fronte a loro.

“Dov’è Evans?” chiese James, con aria indifferente.

Di fronte a lui, Dorcas Meadowes rispose, “Se n’è andata prima – penso che sia in Guferia,” senza alzare lo sguardo mentre cercava nel borsellino qualche zellino per pagare il gufo che le aveva consegnato il giornale.

“Ti è andata male, Ramoso,” ghignò Sirius.

“Piantala,” rispose James. “Mi passi il pane tostato, Peter, per favore? Grazie –“ Afferrò il piatto passatogli dall’amico piccolo e cicciottello e si servì generosamente.

“Sarebbe una buona cosa, James, se la piantassi di chiamarci tutte per cognome”, osservò Alice Moody.

“Sappiamo che pensi sia figo.”

“Chiamare una ragazza per cognome non è particolarmente affettuoso,” fece notare ironicamente Remus.

“Esatto,” disse Alice, annuendo. “Nel migliore dei casi, suoni come un professore. Ma nel peggiore –”

“E” proprio quello il punto, Moody,” la interruppe James. “Come un professore – è segno di maturità. Lei mi sgrida sempre per questo, no?”

Alice sorrise e scosse la testa, a metà tra il divertito e l’esasperato. Vicino a lei, Dorcas sussultò e sbatté la Gazzetta del Profeta sul tavolo della colazione.

“Cosa c”è, Meadowes? Non sei d’accordo?”

“Cos’è successo?” Alice si sporse in avanti, sulla pagina che Dorcas stava leggendo. “Oh no … no …”

“Che succede?” domandò Sirius. Remus impallidì.

“Un altro assalto?”

Alice sembrava così scioccata da non poter dire una parola. Dorcas alzò la testa, annuendo.

“Clancy Darlington,” disse.

“Chi?” chiese Peter, masticando le sue uova. Dorcas gli lanciò un’occhiata assassina.

“Ma dove vivi, Minus, nel mondo dei Babbani?” Peter inghiottì il boccone, rischiando di soffocare nel tentativo di ribattere indignato.

“È il capo dell’Ufficio di Applicazione delle Leggi sulla Magia,” spiegò Remus. “E anche un membro del Wizengamot.”

“La mia famiglia lo odia,” disse Sirius cupamente. James comprese l”insinuazione contenuta in quella frase – la famiglia di Sirius parteggiava per il Lato Oscuro. Un nemico dei Black aveva ottime probabilità di essere un nemico di Lord Voldemort in persona.

James diede un’occhiata al giornale. Una lugubre foto in bianco e nero di un enorme teschio, con un serpente che gli usciva dalla bocca, lo fissava. Il Marchio Oscuro – il famigerato simbolo di Lord Voldemort. Lo osservò per alcuni secondi, mentre un brivido gli correva lungo la schiena; poi distolse lo sguardo. L’atmosfera al tavolo si era fatta improvvisamente pesante. Il suo primo pensiero fu di sdrammatizzare, ma l”immagine del Marchio Oscuro sembrava aver cancellato tutto dalla sua mente.

Ma non aveva fatto i conti con Sirius. Una cucchiaiata d’avena schizzò dal cucchiaio di Sirius – James lo scansò – e atterrò sulla Gazzetta del Profeta di Dorcas, proprio sopra al Marchio Oscuro. Dorcas alzò lo sguardo, indignata. Sirius fece la sua migliore faccia da “Non è colpa mia”.

“Non c’è niente da ridere, Black, è una notizia seria.”

“E quella è avena di Serio, ops, di Sirius,” aggiunse James con aria innocente.

Per un momento, Dorcas sembrò sul punto di esplodere – e poi lo fece; scoppiò a ridere, insieme ad Alice.

“Oh – ragazzi –” boccheggiò Alice tra le risa. “Davvero non c’è niente da ridere – ma – oh, davvero, voi due passate sempre il segno!”

“Scusa, Meadowes,” disse Sirius allegramente. “Ti pulisco subito il giornale, guarda, Gratta e netta!” L’avena si staccò dalla prima pagina del quotidiano e Dorcas lo ripiegò in fretta, prima che Sirius potesse fare altri danni. James ridacchiò piano; l’immagine dello schizzo d’avena sopra al Marchio Oscuro era rassicurante.

E se lui poteva riderci sopra, le cose non erano poi così male, no?

~ * ~

Le sale del castello risuonavano di sussurri scossi e spaventati. Non c’era un solo angolo della scuola in cui gli studenti non stessero discutendo le orribili notizie apparse sulla Gazzetta del Profeta quella mattina.

Dorcas Meadowes, che era abbonata al giornale, lo mostrò a Lily prima della lezione. Sulla prima pagina c’era una foto in primo piano del Marchio Oscuro: un infido scheletro con un serpente che gli fuoriusciva dalla bocca. Il resto della prima pagina, come le prime cinque pagine, erano dedicate all’assalto.

Clancy Darlington era un membro rispettato del Wizengamot. Era stato assalito insieme alla sua famiglia. Il Marchio Oscuro era stato avvistato sopra la loro casa. All’interno erano stati ritrovati tre cadaveri: Darlington, sua moglie, e il loro figlio di nove anni.

Era stato un assassinio brutale. Le autopsie magiche rivelarono che il bambino era stato torturato fino alla morte, probabilmente di fronte ai genitori. Poi era stato il turno della signora Darlington, e infine di Clancy Darlington stesso.

La figlia era scampata all’assalto, poiché non era a casa. Annemette Darlington era una Corvonero del terzo anno. Lily non la conosceva di persona, ma la ragazza aveva tutta la sua compassione.

Quando finirà questo terrore? Si chiedeva. Erano passati cinque anni da quando Chi-sai-tu aveva preso il potere. Tutto era iniziato con sparizioni misteriose… bisbigli di un grande piano per epurare l”intera comunità magica… un grande impulso alla caccia ai Babbani… un agghiacciante timore dell’essere misterioso che si faceva chiamare Lord Voldemort – la gente diceva che pronunciarne il nome era pericoloso, perché c’era il rischio di scatenare la sua ira. E poi gli assalti. Dapprima casi isolati nella Gazzetta – sebbene fossero brutali assassini, sembrava che non avessero nessun legame con gli studenti di Hogwarts.

Poi, all’improvviso, il problema si era aggravato.

Sul comodino di Lily, c’era una foto animata a colori di due quindicenni: Lily stessa, che salutava e sorrideva, con il braccio attorno alle spalle di una ragazza minuta, con i capelli dorati e limpidi occhi azzurri. La foto riportava i pensieri di Lily all’estate precedente, alla stazione di King’s Cross. Quella era stata l”ultima volta che aveva visto Aura Banning.

La migliore amica di Lily non aveva fatto ritorno a Hogwarts quell’autunno. Durante l’estate, Aura era scomparsa, entrando a far parte delle statistiche sull’aumento delle morti causate da Chi-sai.tu. Lily non era più riuscita a scrollarsi di dosso l”ansia e la paura; Chi-sai-tu non era più qualcosa che accadeva ad altri. Era una possibilità concreta e terrificante.

Lily temeva per la sua famiglia, Babbani con una figlia magica. Tutti sapevano che i Babbani e i maghi figli di Babbani erano in cima alla lista di Chi-sai-tu, grazie alle dottrine sulla purezza del sangue che aveva messo in pratica durante i primi anni dalla sua ascesa.

L’orologio ricordava a Lily che le restavano dieci minuti per arrivare alla lezione di Cura delle Creature Magiche. La ragazza scosse la testa, cercando di dissolvere la paura, e recuperò il libro di testo. Mentre lasciava la stanza, un ultimo, disperato pensiero le attraversò la mente.

Darei qualsiasi cosa – qualsiasi cosa – perché tutto questo finisse...

~ * ~

Cura delle Creature Magiche era sempre una lezione interessante, non da ultimo a causa di una coppia di Grifondoro che tendevano sempre a fare caos dovunque andassero. Durante l’ultima lezione, il professor Kettleburn aveva finito col farsi mordere un dito da un Purvincolo, poiché una tazzina da tè caduta dalla tasca di Sirius Black aveva provocato l’animaletto, mordendogli il naso.

Quel giorno, la lezione sembrava riflettere l”umore cupo del mondo magico. Kettleburn condusse la classe M. A. G. O. nella direzione della Foresta Proibita. Alcuni studenti si scambiarono lugubri occhiate; le creature custodite nelle vicinanze della Foresta erano quasi sicuramente tra le specie più pericolose. Tuttavia, nessuna creatura magica, pericolosa o meno, li attendeva ai margini della Foresta.

“Oggi andremo nella Foresta,” annunciò il professor Kettleburn con la sua voce flebile. Svariati studenti sussultarono, allarmati; la maggior parte degli studenti era attonita. James Potter and Sirius Black, tuttavia, sembravano soltanto eccitati. Potter incrociò lo sguardo di Lily e le fece l”occhiolino.

“Hai paura, Evans?”

Lei non si degnò di rispondergli.

“Sono qui per proteggerti, se hai bisogno,” aggiunse lui con un gran sorriso. “Basta solo che tu venga a Hogsmeade con me…”

Lily era esasperata. Potter era probabilmente l’unica persona che riuscisse a continuare con i suoi soliti modi ignoranti e insensibili dopo le notizie della mattina. E lei era stufa marcia di essere invitata ad uscire da lui. Come se non avesse rifiutato ogni invito fin dall’inizio, a partire dal quarto anno!

“No, Potter,” disse lei freddamente. “Non uscirò con te. Né ora, né mai!”

“Silenzio, laggiù!” li ammonì il professor Kettleburn, prima di continuare con la lezione. “Le creature che esamineremo oggi sono normalmente studiate solo in teoria, visto che il Ministero della Magia le ha classificate come “pericolose”. Ma visto che qui a Hogwarts ne abbiamo un branco addestrato, ho pensato che sarebbe stata una buona occasione per osservarle da vicino… beh, non proprio osservarle, ma adesso capirete cosa intendo.”

“Ehi, Hagrid!” esclamò Black all’improvviso. Il resto della classe si voltò ad osservare Rubeus Hagrid, il Custode delle Chiavi e dei Luoghi di Hogwarts, che si avvicinava con passo pesante, trascinando una carcassa d’animale ancora grondante sangue. Molte ragazze impallidirono. Lily era leggermente preoccupata – qualsiasi cosa dovessero studiare sembrava rientrare appieno della categoria delle creature “pericolose”.

“Ciao, James e Sirius”, disse Hagrid. “Tutto bene, Lily?”. Le lanciò un gran sorriso, che le riuscì di ricambiare solo in parte. Hagrid era stato sempre molto amichevole nei suoi confronti, da quando, al primo anno, aveva trovato un cucciolo ferito e gliel’aveva portato.

“Hagrid mi... aiuterà con questa lezione” disse il professor Kettleburn. “Comincia pure, Hagrid”.

“Vabbe’- qua dentro, tutti quanti!” esclamò allegramente Hagrid, dirigendosi nella Foresta. “Queste creature preferiscono il buio”.

La classe lo seguì esitante. Camminarono per circa dieci minuti, prima di arrivare in una radura buia, su cui non sembrava cadesse la neve. Hagrid lasciò cadere la carcassa per terra, e, a un cenno del professor Kettleburn, lanciò uno strano urlo stridulo.

Lucinda Stebbins indicò il cielo, con gli occhi spalancati. Il resto della classe, al contrario, era perplesso.

“La lezione di oggi è sui Thestral”, disse il professor Kettleburn, che lanciava anche lui curiose occhiate in giro e badava a tenersi alla larga dalla carcassa. “Qualcuno mi sa dire–“

Fu interrotto da un acuto strillo da parte di Jade Heaney, mentre qualcosa di invisibile cominciava a fare a pezzi la carcassa. Sembrava che pezzi di carne venissero strappati via dalle ossa dell’animale morto, e che poi sparissero nel vuoto. Lily guardava, con una sorta di affascinato orrore.

“Proprio belli, eh?” disse Hagrid orgoglioso. “C”è qualcheduno che li vede?”

Lucinda annuì, con gli occhi ancora spalancati e colmi di terrore. Potter annuì brevemente. Tutti gli altri fecero segno di no, senza distogliere lo sguardo dalla carcassa che stava velocemente sparendo.

“Sì – i Thestral,” disse il professor Kettleburn, agitando la mano in direzione della carcassa. Sussultò, come se qualcosa lo avesse improvvisamente sfiorato – probabilmente era stato un Thestral. Era evidente che lui non li vedeva, proprio come gli studenti. “La prima domanda è: che cosa sono?”

“Cavalli alati”, suggerì Potter, che non era più brillante e presuntuoso, ma sorprendentemente serio.

Black, tuttavia, era sempre lo stesso. “Penso di averne uno, qui!” esclamò allegramente. Teneva la mano aperta davanti a sé, come se accarezzasse qualcosa di solido.

“Quello là è Tenebrus,” disse Hagrid, sorridendo. “Il primo nato qui nella Foresta – il mio preferito, sapete…”

“Sono invisibili? Come i Diricawl?” chiese una ragazza di Tassorosso, guardando la carcassa ormai quasi spoglia con rinnovato interesse.

“No, solo chi ha visto la morte può vederli,” disse un ragazzo di Corvonero con aria saputa. “Si dice che portino davvero sfortuna…”

Qualcosa di solido sfiorò Lily: era un altro Thestral invisibile che si avvicinava. Per un attimo si augurò di poterli vedere, poi si trattenne, rendendosi conto delle implicazioni di quel desiderio momentaneo.

“Cinque punti per Corvonero,” disse il professor Kettleburn con aria d’approvazione. “Proprio così; i Thestral sono visibili solo a chi ha visto la morte, il che spiega il fatto che siano associati con la sfortuna. Tuttavia, non è stato ancora provato che costituiscano davvero un cattivo presagio. I Thestral sono molto utili qui a Hogwarts. Lascerò che questo ve lo spieghi Hagrid...”

“Già,” disse Hagrid. “Ehm …sì... sono... beh, sono bravissimi a ritrovarci la strada, in qualunque parte, ma di solito non vogliono fare come tu ci dici. Ma questo branco qua è addestrato – io credo che è l’unico. Non so di nessuno in Gran Bretagna che ce l’ha fatta, ad addestrarli!”. Fece un gran sorriso agli studenti, alcuni dei quali avevano un’aria dubbiosa, altri affascinata. Sirius Black gli rivolse il pollice alzato.

“Comunque … non ci hanno molto lavoro qua, loro, tirano solo le carrozze per voi, o qualche volta ci portano in giro Silente, se non si vuole Smaterializzare tanto distante…”.

“Allora sono quelli a far muovere le carrozze!” esclamò Jade Heaney, che sembrava un po’ meno spaventata.

“Come sono?” chiese Lily, incuriosita.

“Neri,” disse Potter, fissando direttamente quello che, con tutta probabilità, era un Thestral. “Con le ali, e occhi molto bianchi, che luccicano. E una faccia che assomiglia a quella di un drago.”

“Una descrizione piuttosto accurata,” confermò Kettleburn. “Almeno a detta di molti libri. Hagrid, vuoi spiegare alla classe come hai allevato questo branco?”

“Oh, già, già … ci abbiamo iniziato con un maschio e cinque femmine, e Tenebrus, quello là, era il primo cucciolo. Si va avanti piano … ci vuole un anno, più o meno, per farci nascere uno. Ce ne abbiamo venti, più o meno adesso, e cinque delle mamme ci aspettano i cuccioli per marzo. Ce ne sarà ancora di più i prossimi anni, anche se qualcheduno vivrà solo pochi anni ancora– vivono solo dieci anni, i Thestral.”

Tutto sommato, fu una lezione molto istruttiva. Alla fine, Hagrid passeggiò con loro mentre tornavano tutti insieme verso il castello, accanto a Lily, raccontandole storie su come aveva trovato i primi sei Thestral e come aveva allevato Tenebrus e gli altri cuccioli. Aveva un nome per ciascuno di loro; apparentemente, ognuno aveva le proprie caratteristiche. Dal modo in cui Hagrid ne parlava, Lily avrebbe quasi potuto credere che allevare i Thestral fosse una cosa comune… come tenere un cane o un gatto. Fino a che non pensò alla loro connessione con la morte.

“E” solo questa cosa della morte, capisci, no? Non ci portano per niente sfortuna, come dice la gente.”

“Ma cosa vuol dire, quando si dice che solo chi ha visto la morte può vederli? Bisogna proprio vedere qualcuno morire?”

Hagrid annuì. “E” così che solo pochi ce li può vedere. Come oggi – solo due in classe.”

Lily pregò di non vedere mai i Thestral. E poi rifletté su quello che Hagrid le aveva appena detto. Due persone nella classe, due studenti della sua età avevano visto qualcuno morire.

Il pensiero la colpì come una raffica di vento. Non sapeva perché – di solito non pensava mai a Potter, arrogante, borioso e combinaguai, se poteva farne a meno. Ma ora si rendeva conto…

Potter riusciva a vedere i Thestral.

“Potter.” Il nome le uscì di bocca prima che potesse trattenersi. Hagrid la guardò sorpreso.

“Ma certo – sua sorella. Una ragazzina così dolce – morta quando lui ci aveva otto anni.”

“Potter ha – aveva – una sorella?”

“Non sapevi? Tanto carina – mi ricordo quando ci veniva a Hogwarts …”

“Che cosa le è successo?”

“Non posso dire. Se James vuole che la gente sa, lui ce lo racconta,” disse Hagrid con fermezza.

Lily sapeva che non era il caso di fare altre domande. Ringraziò Hagrid, e si lasciò circondare dalla fiumana di studenti che rientravano al castello. Immagina, Potter aveva visto la propria sorella morire! Se Pet…

Lily scacciò immediatamente il pensiero. Si chiedeva se Potter sentisse la mancanza della sorella. Durante la lezione era rimasto insolitamente silenzioso. Forse stava pensando alla sorella.

Istintivamente, si guardò intorno, dopo essere entrata.

Né Potter né Black erano nei paraggi.

Non si presentarono a pranzo, ma furono di ritorno a Trasfigurazione, più turbolenti che mai, e Lily era arrabbiata con se stessa per essersi preoccupata. Avrebbe dovuto saperlo, che niente poteva toccare Potter. Probabilmente non gli importava nemmeno, di sua sorella. Quando mai pensava a qualcuno al di fuori di se stesso?

Oh, forse una volta lo faceva – ma succedeva anni prima. Era cambiato da allora, e le probabilità che diventasse qualcosa di diverso dall’idiota borioso e litigioso che era adesso ammontavano a meno di zero.

Lily non si accorse nemmeno del fatto che, arrabbiata e frustrata com’era a causa di Potter, i pensieri carichi di paura a proposito dell’assalto di quella mattina le erano usciti di mente.

  
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