Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: gunpowder_tea    19/04/2014    2 recensioni
"Levi si svegliò con un terribile mal di testa. Girandosi nel letto, vide Hanji nuda stesa al suo fianco e si maledì per averle offerto il suo vino la sera prima per farla ubriacare insieme a lui.
Non sarebbe mai dovuto accadere, non con l'unica amica che le restava, non quando il cadavere di Petra era ancora caldo.
Non avrebbero mai dovuto passare la notte insieme, non avrebbero mai dovuto legarsi fino a quel punto. Ma la vita non aveva l'abitudine di seguire dei piani. Oh, no. La vita vita operava in modo del tutto casuale senza mai lasciare una maledetta risposta"
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanji, Zoe, Irvin, Smith, Petra, Ral
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Due settimane. Levi non pensò di aver sentito il tempo scorrere così lentamente. La spedizione fu terribile; quindici giorni lontani dalle mura implicavano un numero abnorme di morti, e le cifre non si smentirono neanche quella volta.
Tuttavia, durante i turni notturni di guardia, Levi si sorprese nel notare che Petra non tornava più a tormentare i suoi sogni. Non vedeva più il suo sguardo color miele apparire durante la notte, era diventata solo un dolore al petto che tornava ogni tanto a fargli visita.
Non sapeva bene se dispiacersi o meno di quel fatto. Quando aveva iniziato a dimenticarsi di lei?


           
                                                 *  *  *

 

Fedele alla sua promessa, Levi tornò due settimane più tardi, stanco morto, ma vivo. 
Il caporale notò che la pancia di Hanji stava ormai scomparendo. La donna aveva delle enormi occhiaie e il viso un po' sciupato, ma stava bene, ed era questa l'unica cosa di cui gli importava.
Anche se era incredibilmente sporco, Hanji non esitò ad avvolgere le braccia intorno a lui e a baciare le sue labbra una volta che fu oltre la porta di casa. Era stato un bacio semplice, ma le labbra di Zoe indugiarono un po' più a lungo del solito sulle sue, così Levi la attirò più vicino a lui ricambiando il suo abbraccio e stringendola più forte dietro la vita.

- Sono così felice che tu sia tornato! - Disse lei sorridendo.

- Come stai? -  Chiese lui. Se fosse stato un uomo più allegro, forse avrebbe ricambiato il suo sorriso.

- Decisamente meglio - 

- Michael? -

- E' un bambino: dorme, mangia, caga... Si gode il meglio della vita - Disse ridacchiando mentre lo accompagnava nella camera del bambino.

Levi alzò gli occhi e scosse la testa, ma poi si sentì meglio non appena vide suo figlio nel lettino di fronte a lui.

- Ora dorme, ma ho un regalo per te... - Gli disse trascinandolo fuori dalla stanza di Michael - Un cesto pieno dei suoi vestiti da lavare! - Disse allegramente - Sono una buona amica o cosa? -

- C-cosa intendi per un cesto pieno di vestiti sporchi? - Levi non si tolse nemmeno il mantello e camminò verso la lavanderia - Per quanto tempo non hai fatto il bucato? Hanji! -

Lei rise pensando a tutti gli abiti puliti che aveva messo e stropicciato nel cesto per dargli qualcosa da fare una volta arrivato a casa. Sapeva che lui amava pulire.

Il suo cuore era molto più leggero ora che la sua famiglia era riunita insieme sotto lo stesso tetto. 
Erwin aveva ragione: l'attesa era terribile. Il comandante aveva ragione su un mucchio di cose, e la conversazione che avevano avuto prima della spedizione aveva aiutato Hanji a chiarire sentimenti che non sapeva nemmeno di avere. Si era sentita così in ansia prima della sua partenza e poi, mentre era fuori dalle mura... Si era sentita persa, e lei non avrebbe mai pensato di poter dare un nome a quella sensazione.
I suoi sentimenti verso il caporale erano cambiati così tanto durante la gravidanza e, solo dopo la nascita di Michael, si era resa conto di non desiderarlo più solo come un amico. In qualche modo, quell'uomo stoico, dal perenne cipiglio, maniaco delle pulizie e dieci centimetri più basso di lei era riuscito a farla innamorare.

E Hanji non aveva mai pensato che essere innamorati potesse essere così spaventoso.




                                       *  *  *


 
Non poteva fare nulla per impedirlo, non riusciva a muoversi. Poteva solo guardare con orrore il titano di fronte a lui, un orrore che non aveva mai sentito prima in vita sua, nemmeno quando Petra era stata uccisa. No, quella sensazione era peggiore.

Hanji stava urlando, non aveva la sua manovra tridimensionale e stava cercando disperatamente di liberarsi. Ma non stava urlando perché era preoccupata per se stessa. Nell'altra mano del titano c'era Michael, stretto ferocemente tra le dita del mostro. I capelli scuri del bambino erano in netto contrasto con il rossore del suo viso in lacrime.

Il gigante fissava Levi con il suo sguardo senza vita, come al solito, ma non tolse lo sguardo da lui mentre portava il corpo di Hanji più vicino alla sua bocca. La donna cercò fino all'ultimo di raggiungere il figlio, che stava ancora piangendo con tutta la forza che i suoi piccoli polmoni gli consentivano di usare.

Levi provò a muoversi, ma non ci riuscì. Qualcosa lo tratteneva. Era una sensazione fredda, proveniente dalla sua mano sinistra. Il caporale distolse per un momento lo sguardo da quello scenario terrificante e cercò la fonte della sua immobilità.
Al suo fianco, appena dietro di lui, c'era Petra. Era insolitamente pallida e lo fissava con uno sguardo sereno mentre, con la mano, lo tratteneva vicino a lei. 
La donna dagli occhi ambrati gli sorrise, cercando di trascinarlo via con lei, ma Levi cercò di non retrocedere nemmeno di un passo.
Cercò di dire qualcosa, di urlare, ma non riuscì a fare nemmeno quello. Tutto ciò che poteva fare era stare immobile e guardare mentre il titano chiudeva i suoi denti attorno al collo di Hanji e, con l'altra mano, fracassava il fragile corpo di suo figlio.

Levi sentì il suo cuore spezzarsi, e con tutte le sue forze cercò di liberarsi dalla stretta di Petra che lo stava portando via, riuscendo finalmente a recidere il legame che ancora li univa e scagliandosi verso la sua famiglia





Fece uno scatto sul letto, respirando a fatica e con il corpo madido di sudore. Alzò velocemente lo sguardo cercando di ricordarsi dove si trovava. La schiena di Levi colpì il muro dietro di lui mentre prendeva un paio di respiri per cercare di calmarsi. Era a casa di Hanji, nella camera degli ospiti, la sua stanza.

Era normale che chi avesse a che fare con i titani avesse degli incubi, ma nessuno per lui era mai stato così terribile.

Uscì rapidamente dalla sua camera e si diresse correndo verso quella di Hanji. Quando entrò, guardandosi intorno vide che il suo letto era vuoto e l'incubo, ancora chiaro come il giorno nella sua mente, lo fece cadere nel panico.

Aveva bisogno di trovare Michael. Doveva trovare Hanji.

Il suo cervello gli stava urlando che stavano bene ma, per una volta, decise di dare ascolto al suo corpo e al suo istinto: Levi aveva bisogno di vederli, doveva assolutamente vederli.

Correndo verso la cameretta di Michael, sentì la voce di Hanji e si calmò un poco, ma questo non servì ad alleviare la sua preoccupazione.
Aprì la porta, spaventando la donna.

- Levi! Cosa c'è? - Chiese Hanji, notando l'angoscia sul suo volto.

Anche Michael guardò verso suo padre. Il bambino, di ormai sei mesi, si era svegliato per essere coccolato un po' e, quando finalmente Hanji era andata da lui, si era rifiutato di tornare a dormire nel bel mezzo della notte.

Levi non riuscì a staccare lo sguardo dal suo bambino, quel bambino che aveva rotto ogni muro che faticosamente aveva costruito intorno ai suoi sentimenti. Nemmeno Hanji, la persona più vicina a lui, era riuscita a scalfirlo così tanto e poi, invece, un bambino che non era nemmeno in grado di parlare era riuscito a buttarlo giù.

Il piccolo indossava l'ennesima salopette giallo limone, frutto dell'orrido gusto della madre. I suoi capelli, neri come i suoi, erano spettinati e aggrovigliati in una strana pettinatura. Gli occhi di Michael però erano come quelli di Hanji: caldi, belli e pieni di innocenza, fatta eccezione per un cerchiolino azzuro intorno alle pupille. Aveva preso il meglio da entrambi.
Quando il bambino vide suo padre, un bel sorriso allegro comparve sulle sue labbra e prese a borbottare qualche sciocca parola alzando le mani verso di lui.
La paura nel cuore di Levi raddoppiò. Aveva bisogno di stringerlo a sè.

Con pochi passi, raggiunse Hanji e prese il bambino tra le sue braccia, stringendo Michael come non aveva mai fatto prima. 
La sensazione di calore della sua pelle morbida sul suo petto nudo, il battito del suo piccolo cuore, il suo profumo e il suo borbottio incomprensibile gli dissero che, effettivamente, stava bene.

- Levi? - Chiese Hanji preoccupata per il caporale che aveva gli occhi spalancati e persi nel vuoto.

Sentendo la voce della donna Levi tornò alla realtà e fece scivolare una mano verso Hanji, le accarezzò la nuca e la portò vicino a lui, riuscendo in qualche modo ad abbracciare entrambi contemporaneamente.

Dire che Hanji era rimasta sorpresa era un mero eufemismo, ma non si ritirò dal suo abbraccio. 
Dopo pochi minuti, Levi allentò la presa e la donna tornò in piedi accanto a lui. Vedendo che Michael era quasi addormentato, con la guancia paffuta appoggiata sulla spalla del padre che gli accarezzava la schiena in modo rilassante, Hanji mimò a Levi che sarebbe tornata a dormire e lui annuì.

"Stanno bene" pensò Levi, e il dolore nel suo cuore gli lasciò un po' di tregua. Ma la paura di ciò che sarebbe potuto accadere loro era ancora lì, ancora in agguato, e non poteva fare nulla per evitare di sottometterla.

Quando si accorse che il corpo di Michael stava iniziando a raffreddarsi, Levi lo rimise con cura nella culla, ormai beatamente addormentato, con le gambe sparpagliate sul letto e la bocca che sbavava sul cuscino, una simpatica eredità di sua madre.
Lasciò la cameretta e si diresse nella stanza di Hanji, sperando di trovarla addormentata. Avrebbe voluto stare un po' con lei, stringerla a se e convincersi che tutto andava bene, ma il pensiero di mostrarsi così davanti a lei lo terrorizzava. Si era dimostrato un verme quando lei, all'inizio della gravidanza, aveva bisogno di aiuto e lui, un completo idiota, glielo aveva categoricamente negato. Non avrebbe voluto che lei vedesse il suo bisogno di aiuto, perché Levi non se lo sarebbe affatto meritato. 
Ma Zoe ovviamente non stava dormendo: era sdraiata sul suo letto a pancia in su e, quando entrò nella stanza, lo fissò intensamente.
Con un profondo sospiro, Levi si sdraiò accanto a lei, sentendosi il suo sguardo addosso.

- Non voglio parlarne - Disse dopo qualche istante.

Levi potè sentire l'esitazione nella sua risposta, ma arrivò comunque.

- Li ho anche io, sai? Di solito quando sei oltre le mura - Sussurrò lei e Levi si voltò a guardarla - E non ho bisogno di fare pochi passi per trovare te e Mike. Posso trovare solo lui, e mi sento un po' meglio. Ma tu? Devo aspettare giorni, a volte settimante, per assicurarmi che tu stia bene... Quindi non preoccuparti: non sei l'unico ad avere degli incubi -

Levi guardò Hanji sospirare stancamente e porgergli un leggero bacio sulle labbra, cosa che facevano ormai da tempo per salutarsi. Ma, con grande sorpresa di entrambi, Levi le afferrò la nuca e approfondì il bacio tra loro con esigenza e passione, cosa che non faceva dalla notte in cui Hanji era rimasta incinta.

E lei non aveva intenzione di negargli ciò che aveva agognato da mesi. Lui voleva il contatto fisico dopo un incubo, Hanji invece voleva solo lui, e in qualche modo erano riusciti a trovare un compromesso.



-



- Siamo... Ancora bravi a farlo. Hihi - Ridacchiò Hanji ansimando sul petto di Levi.

Le sue dita scivolarono sul suo petto che si alzava e abbassava velocemente, indugiando sulle linee rosse lasciate dal suo cablaggio. Sapeva che i suoi capelli probabilmente erano un disastro dopo essere stati tirati così tanto, ma a Hanji la cosa non era mai importata molto.

- E' passato così tanto tempo.. -

Levi rispose raschiando i denti sul bordo della sua mascella fino al collo, facendole uscire un gemito strozzato dal profondo della gola. 

- Penso che potremmo continuare a farlo - Propose lei, mentre Levi ripercorreva le linee di alcuni graffi di sua proprietà sul suo corpo.

Hanji era stata diretta, come sempre, ma era un po' preoccupata della risposta che Levi avrebbe potuto darle. Da quando aveva preso consapevolezza dei suoi sentimenti per il caporale aveva fatto del suo meglio per nasconderlo, e non voleva metterlo nelle condizioni di farglielo intuire.

- Voglio dire, abbiamo già Mike, e tu praticamente tu vivi qui... Potremmo almeno goderci la parte più divertente -

Levi rimase in silenzio per qualche istante, meditando sulla risposta e rendendo Hanji sempre più nervosa.

- Lo penso anche io -

Hanji si sedette sul letto così velocemente che Levi rimase sorpreso e non riuscì a notare l'espressione confusa e stupita sul volto di lei.

- Mi piace stare con te e Michael. Non credo che il sesso possa rovinare le cose. E poi, come hai già detto - Disse accarezzandole i fianchi - Siamo piuttosto bravi a farlo, quindi perchè non approfittarne? Inoltre... un po' di esercizio non ti farebbe male -

- Come? Hai appena insinuato che sono grassa? - Disse Hanji indignata, dopotutto era praticamente tornata come prima - Non mi sembrava che ti stessi lamentando dieci minuti fa tra tutti quei "... Oh, oh, Zoe, sì, sì..." - Disse sfregandosi sui suoi fianchi mentre lo imitava nei suoi movimenti.

- Sai bene che non faccio così - Disse Levi in tono annoiato.

Hanji per un attimo mise il broncio, ma poi sorrise maliziosamente.

- Vuoi stare con meeeeeee - Disse prendendolo in giro.

- Sì, Hanji. E' quello che ho detto - Sospirò infastidito.

- Mi vuoooooooi - Hanji si coricò su di lui e Levi alzò gli occhi al cielo davanti alla sua voce infantile, ricordandosi che in casa aveva più o meno due bambini da gestire.

- Smettila -

- Vuoi baciaaaaaaarmi - La donna avvicinò il viso al suo fino a quando le loro bocche non furono a pochi centimetri di distanza -

- Hanji... - La avvertì lui.

- Vuoi fare l'amore con meeeeee... - Sorrise e lo baciò sulle labbra.

- Ma niente più bambini questa volta - Disse Levi capovolgendola e portandosi sopra di lei - E questa volta il tuo ciclo lo controllo io -

Hanji rise fragorosamente.

- Chissà quante ragazze sognano di sentirsi dire una frase del genere, caporale -

Levi gemette infastidito e tornò a baciarla. Anche se era molto seccato, si sentiva molto meglio a sapere che lei era felice, e che il loro bambino era al sicuro nella sua stanza, sano e salvo.
Non aveva mai saputo granché della paura, e pensava di sapere qualcosa dell'amore, ma quei due gli avevano insegnato ad amare a modo suo. Non sapeva bene se fosse una benedizione o una maledizione ma, in quel momento, Levi era felice come non lo era da tempo.










Nota ^^
E' molto tardi e sto per crollare sul cuscino, non ho troppa voglia di dilungarmi sulla nota di fine capitolo XD
Spero sempre che la storia vi stia piacendo e conto come sempre sui vostri pareri ^^
  
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