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Autore: Cassandra_97    19/04/2014    16 recensioni
“Lily ci sei?” si interrompe subito per richiamare la mia attenzione.
“Ehm, si. Stavo solo pensando.”
“A cosa?”
“A te.”
“E cosa pensi di me?”
“Che su un palco staresti divinamente.”
“Non esagerare. Sono intonato, va bene, ma non diventerò mai un cantante professionista.”
“Secondo me potresti farlo. Già ti vedo, fra qualche anno, ad incantare una platea con la tua voce.” Abbassa lo sguardo e si fa più serio. Starà pensando quello a cui ho pensato io.
“Perchè non provi ad entrare in un vero Talent Show? Finalmente potresti cantare di fronte ad un pubblico vero, e non solo di fronte a me.”
“Il mio vero pubblico sarai sempre tu.”
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO SETTE

 

 

 

“Harry ti giuro che se mi faccio anche solo un graffio su queste scale te la faccio pagare cara.”

Questo pomeriggio il mio migliore amico ha avuto la splendida idea di farmi visitare la casetta sull'albero dove era solito giocare con Gemma quando erano bambini. È rimasta inutilizzata da circa sette anni, si può dire che sta quasi cadendo a pezzi. Tante volte dalla nostra infanzia Harry aveva provato a farmici salire, ma io mi ero sempre rifiutata. Prima perchè avevo paura delle altezze (paura che comunque, con il tempo, sono riuscita parzialmente a superare) adesso perchè non ho nessuna intenzione di mettere a repentaglio la mia vita cadendo o facendomi schiacciare da un mucchio di legna fracide.

Harry, sotto di me, afferra il mio piede nel momento in cui sto salendo uno degli ultimi gradini della scala attaccata al tronco dell'albero. Sussulto per lo spavento, per poi girarmi e scoccargli un'occhiata fulminante.

“E come avresti intenzione di farmela pagare, sentiamo” risponde lui con un sorriso decisamente beffardo alla minaccia che gli avevo rivolto poco prima. Libero il piede dalla sua presa e salgo gli ultimi scalini rimasti. Il piccolo ambiente è reso decisamente accogliente dal colore caldo del legno delle pareti, e luminoso dalle finestre senza vetri che lasciano libero accesso alla luce solare. Sui muri, in modo particolare su quello alla destra dell'entrata, sono visibili dei piccoli disegni di animali, draghi o macchine, mentre qua e là sono incise delle simpatiche scritte come “Gemma puzza” oppure “Harry sputa”. Non riesco a non trattenere una risata quando scorgo un “Harry ha quattro capezzoli” inciso accanto alla finestra.

“Mi ero dimenticata di questa tua particolare dote” dico ancora ridendo, con tono canzonatorio.

“Simpatiche tu e mia sorella. Potreste formare il club 'Attacchiamo il povero, dolce e ingenuo Harry'” dice forzando un'aria da vittima.

“Oh, povero piccolo. Se la prendono tutti con te” continuo prendendolo in giro.

“Tu, che tutto ad un tratto ti senti così spavalda, dimmi come avresti intenzione di farmela pagare?” chiede, riprendendo furbamente il discorso di prima.

“Non saprei, probabilmente smetterei di parlarti.”

“Oltre che spavalda, sei pure simpatica” finge una risatina divertita. “Sappiamo entrambi che non ci riusciresti mai” continua con aria ferma e sicura. Apro la bocca per ribattere, ma poi abbasso lo sguardo sistemandomi nervosamente i capelli dietro l'orecchio, essendo consapevole che non ne sarei capace davvero. Quando non ci siamo parlati era per volere di entrambi, io da sola non ci riuscirei mai.

“Allora” mi schiarisco la voce “per quale motivo mi hai portato qui?” chiedo guardandomi intorno e notando una cesta di vecchi giocattoli accanto ad un tavolino fin troppo basso per farci entrare persino le mie gambe.

“Nessun motivo in particolare” risponde lui “era più che altro una sfida personale. Non sei mai voluta salire qui su, così mi ero ripromesso che prima o poi ti ci avrei portata” dice con uno sguardo semplice e sincero, mentre, con le mani in tasca, stringe le braccia accanto al corpo, alzando le spalle.

“Bhe, missione compiuta” dico io sorridendo.

“Esattamente” sorride lui soddisfatto “quindi non ci resta altro che fissarlo per sempre sul Muro delle Meraviglie!” annuncia eccitato come un bambino, mentre recupera un pennarello indelebile dalla tasca e si dirige verso la parete piena di scritte.

“Non mi dire che ti sei portato il pennarello apposta per scriverlo” chiedo esasperata, e allo stesso tempo divertita.

“Certo Evans” risponde rivolgendomi un evidente e forzato occhiolino.

In uno spazio libero della parete, all'altezza del suo petto, scrive semplicemente “LILY. 15.03.2010.”

“Immagino che adesso potrai dormire tranquillo” dico.

Come è solito fare quando cambia improvvisamente umore, il suo viso si rabbuia gradualmente, e da subito segni di nervosismo.

“Non credo proprio che riuscirò a stare tranquillo in questo periodo” dice mentre entrambi ci sediamo sulla soglia della porta, con le gambe che penzolano nel vuoto, mentre di fronte a noi osserviamo le macchine che di tanto in tanto percorrono il viale alberato.

“Nervoso, non è vero?” chiedo io mentre appoggio la testa sulla sua spalla.

“Assolutamente si” dice serrando la mascella e deglutendo nervosamente.

“Cerco sempre di convincermi che quest'opportunità non sia poi così importante, che potrei averne altre, che ce la fa solo uno su un milione, o che sono più portato a fare altro, ma non riesco a tranquillizzarmi. E' solo che...” deglutisce ancora strofinando le mani sui pantaloni “E' solo che ci tengo davvero tanto. Non pensavo che per me fosse così importante finchè non me l'hai fatto notare tu.” Gli rivolgo un sorriso dolce e rassicurante, che a quanto pare sembra calmarlo. Sospira e sorride anche lui.

“Ed non è per vantarmi, ma difficilmente mi sbaglio sul tuo conto. Se ti dico che spacchi, spacchi davvero.” All'apparenza potrebbe sembrare così forte, sicuro di se stesso, ma basta toccare un tasto che gli sta a cuore per smontare tutti i suoi piani.

“Hai già scelto la canzone che canterai ai provini? Manca meno di un mese.”

Mi guarda, riacquistando improvvisamente quella sua nota di spavalderia. Sorride, per poi abbassare lo sguardo e passare la lingua sulle labbra.

“Su questo non ho mai avuto dubbi.”

“Isn't she lovely?” chiedo io retoricamente, conoscendo già la risposta. Lui mi guarda mostrando solo la sinistra delle sue fossette, per poi annuire leggermente e spostare nuovamente lo sguardo verso la strada.

“Non ne hai prese in considerazione altre? 'Free falling' ad esempio, o 'Wonderwall'.”

“No, voglio cantare quella” dice deciso.

“D'accordo, però non ti arrabbiare” ironizzo io riguardo il suo tono fermo.

Lui sorride nuovamente. È incredibile come riesca a cambiare umore così velocemente. Per un attimo sembra tranquillo, un secondo dopo triste e preoccupato, poi di nuovo sereno. Se non lo conoscessi bene penserei che sia uno squilibrato. Per fortuna so che non è così, e che è una delle persone più meravigliose sulla terra proprio perchè è caratterizzato da queste strane combinazioni. Per confermare quello che pensavo, sgrana gli occhi e si porta subito una mano sulla fronte.

“No. Non posso essermi dimenticato ancora” dice sbalordito.

“Di cosa?” chiedo incuriosita.

“Dovevo portare ad Aron quei giochi che mi aveva prestato.”

“E quindi? Qual è il problema? Portaglieli.”

“Nessun problema, tranne per il fatto che li aspetta da due settimane. E che tra mezz'ora devo essere in panetteria.”

Da circa quindici giorni, Harry ha iniziato a lavorare part-time in panetteria. Dopo l'iscrizione ai provini, Anne ha pensato che gli avrebbe fatto bene un po' olio di gomito, per tenerlo impegnato e distratto dalle sue (nascoste) paranoie, aggiungendo inoltre come motivazione il solito discorsetto da mamma apprensiva come “Se vuoi successo, in qualche modo te lo devi guadagnare”. Bisogna anche aggiungere che siamo tutti abbastanza contenti del suo nuovo impegno. Harry stesso sembra divertirsi, giocando nelle cucine e scherzando con i clienti, e i miei genitori sono felici del fatto che io spenda sempre più tempo in negozio. Ma a quanto pare non sono l'unica ad aver preso quest'abitudine. Ad alimentare il buon umore di mio padre (e ad innervosire il mio) contribuisce il solito sciame di ragazzine che gli ronza intorno in continuazione. Improvvisamente, da quando ha rotto con Rikki, hanno cominciato nuovamente a scoccarmi occhiate truci.

“Non possiamo portarglieli ora?” chiedo poi io.

“Non se ne parla” dice lui stringendo le labbra.

“E perché?” domando ancora ingenuamente.

Lui si volta, abbassando leggermente la testa verso di me, per poi accarezzare lievemente il mio mento con pollice ed indice.

“Vuoi davvero che sottragga del tempo da dedicare a te, soltanto per degli stupidi giochi?” chiede come se la risposta fosse la cosa più ovvia del mondo. Io non rispondo, sfodero semplicemente il sorriso più sincero e luminoso che mi ritrovo.

Passiamo il tempo che ci rimane rovistando nella cesta dei vecchi giocattoli, tuffandoci in un mondo che in realtà, nonostante l'età, non abbiamo mai abbandonato. Arrivata una certa ora, Harry si ricorda di dover scappare in panetteria, così domando “Vuoi che porti io i giochi a casa di Aron?”

Lui annuisce, e mentre ci dirigiamo verso la scala, posa un soffice bacio sulla mia fronte sussurrando “Grazie Lily.”

 

 

 

Mi trovo fuori dalla porta della cosa di Aron da circa dieci minuti. Quando ho ormai rinunciato a sperare che qualcuno mi apra, ripercorro nuovamente il vialetto che porta al marciapiede, ma subito il rumore di una moto che si accosta al garage mi spinge a tornare indietro.

“Ehy Hailey!” mi chiama con il suo solito tono allegro. Appena sceso dalla moto, con un braccio alzato mi fa segno di avvicinarmi. Mi dirigo verso di lui e non appena lo raggiungo, mi saluta come di consuetudine scompigliandomi i capelli. Mentre me li risistemo dico ridendo “Ciao anche a te.”

“Ti manda Styles, giusto?” domanda mentre si avvia verso la porta d'entrata.

Io annuisco “Esatto”.

“Entra, ti devo parlare di una cosa.”

La casa è spaziosa e luminosa, e le pareti sono tinte di colori caldi. Ci dirigiamo in cucina, dove lui inizia a riscaldare l'acqua per un Tè, mentre io appoggio i giochi per la play station sul tavolo.

“Vado un attimo in dispensa a prendere delle bustine di tè” dice.

Guardandomi intorno, non posso fare a meno di notare i numerosi portafoto che sono poggiati sul lungo mobile dove è posizionata anche la televisione. Osservo tutte le fotografie dove è ritratto Aron da bambino, le sue sorelle, i parenti e gli eventi più importanti. Quando arrivo all'ultimo portafoto, il più vicino alla porta, noto un bambino di circa cinque anni, abbracciato amichevolmente al mio compagno di scuola. Il bimbo ha la carnagione olivastra, e mentre ride mostra il suo dolcissimo sorriso sdentato, che contribuisce a rendere i suoi occhi scuri decisamente sottili.

“Zayn, il mio migliore amico dell'asilo.” Aron irrompe nuovamente nella stanza con in mano alcune bustine di Tè.

“Non l'ho mai visto da queste parti” dico io. Di solito, in un paesino così piccolo, riconoscerei un ragazzo che ha più o meno la mia età.

“No, infatti è di Bradford. Ho vissuto lì fin quando avevo sette anni, poi ci siamo trasferiti qui per il lavoro di mio padre.”

“Capisco” dico annuendo.

“Un po' mi manca. Ho avuto per tutta l'infanzia la casa immersa dai suoi disegni.”

“Dovresti chiamarlo, allora” suggerisco.

“Si, credo proprio che in questi giorni lo farò.”

Quando ci sediamo per poter finalmente sorseggiare il tè, mi spiega perché mi ha detto di dovermi parlare.

“Vedi, al Crash, il locale di mio zio, stanno organizzando una gara tra band. Sarà il 27 e parteciperanno più o meno tutti i gruppi di Holmes Chapel e dintorni. Ho pensato di chiedere a te, prima che ad Harry, se ai Withe Eskimo andasse di partecipare perché so che Harry si presenta ai provini di xFactor da solista. Pensavo che in qualche modo avrei potuto creare un po' di casino.”

Io sorrido “Figurati, Art e Ferdie sanno che Harry si presenterà come solista e a loro va benissimo. Anzi, credo che questa esperienza potrebbe essergli molto d'aiuto.”

“Quindi glielo chiederai?”

“Certo. Credo proprio che dirà di si. Al novantacinque percento ci saranno.”

“Perfetto.”

 

 

 

“No.” Harry sbatte l'armadietto con foga. Gli ho appena spiegato quello di cui mi ha parlato Aron.

“Ma perchè no?” chiedo io sorpresa, ed anche innervosita.

“Perchè ho detto di no” continua lui appoggiandosi con la schiena al muro. Incrocia le braccia al petto e appoggia un piede sulla parete. Deglutisce vistosamente, dopo aver serrato la mascella.

“Ma che ti prende? Non diresti di no ad un'occasione del genere!” dico io allargando le braccia. Ormai abbiamo attirato l'attenzione degli studenti che camminano in corridoio, il che, del resto, non è una novità.

“Non sono pronto.”

“Ma stai scherzando, vero? Hai l'opportunità di esibirti con i tuoi amici, e cosa più importante, di fare pratica, e tu dici di no?” Sono sconcertata.

“Per ora non me la sento.”

“Harry...” sospiro io non sapendo che dire. Lui si scompiglia i capelli con entrambe le mani, per poi passarne una per raccogliere lateralmente i ricci che ricadono sulla fronte. Mi avvicino di più a lui, questa volta con un tono molto più dolce. Punto gli occhi dentro i suoi, ma lui sfugge al mio sguardo.

“Cos'hai da perdere?” chiedo con un sussurro. Lui sposta il viso lateralmente, ma io tocco la sua guancia con un dito, per fare in modo che mi guardi.

“Ci sarà solo un po' di gente di questo stupido paesino. Anche se dovesse andare male, ma sappiamo entrambi che non sarà così, il giorno dopo tutti si saranno dimenticati e avranno già trovato qualcos'altro di cui parlare.”

Adesso mi guarda, e le sue iridi verdi sembrano per un attimo diventate leggermente più liquide. Cerco di sorridere per continuare a rassicurarlo.

“Andiamo Styles, avrai la possibilità si guardare in faccia un pubblico vero, di provare sulla tua pelle l'effetto che provochi quando canti, di guardare l'emozione della gente negli occhi. Se vuoi il mio modesto parere, una volta salito sul palco, non avrai più voglia di scendere.”

Lui scioglie le braccia, appoggiando le mani sui fianchi. Mi trapassa con quegli occhi che mi svuotano completamente. Non dice niente, ma la piccola fossetta che ha fatto apparizione all'angolo sinistro della sua bocca leggermente rialzata, mi dice che ho fatto centro.


ANGOLO AUTRICE
Buon pomeriggio a tutte ragazze, e buona Pasqua! <3
Alla fine dello scorso capitolo vi avevo già annunciato che avrei aggiornato in ritardo, ma ad ogni modo eccomi qua finalmente!
Sono abbastanza incerta ruguardo questo capitolo (che novità, direte voi é.é), perchè inizialmente l'avevo progettato in un altro modo, ma poi scrivendo è venuto così. E' stato introdotto finalmente anche il nostro bellissimo moro di Bradford, e per adesso con i ragazzi siamo al completo. Dico per adesso perchè, come avrete capito, ormai il loro arrivo è imminente <3.  Spero vi sia piaciuto il momento iniziale tra Harry e Lily, ma ancora di più quello finale. L'ho scritto ieri sera tutto d'un fiato, e stranamente ne ero abbastanza soddisfatta.
Nel prossimo capitolo assisteremo a questa gara tra ban che potrebbe riservare qualche sorpresa ;)
Come sempre vi ringrazio tutte infinitamente, non avete idea quanto le vostre recensioni e tutto quello che scrivete possano farmi felice!
Al prossimo capitolo!
Baci, Sara.


Se nel frattempo avete voglia di leggere qualcos'altro potete passare da "... We belong together..." di Free_to_Dream.


'Vorrei averla qui accanto a me, e stringerla forte, sussurrandole nell'orecchio quanto il mio amore, è forte...sincero ed unico. Già perché nessuno mai potrà amarla in questo mondo, con la stessa intensità, con la stessa frenesia che provo quando le sono accanto. Nessuno mai, sarà in grado di amarla come la AMO IO. Sono il solo che la completa...'
**
'Noi ci rialzeremo sempre, noi lotteremo continuamente pur di stare insieme. Perché la mia famosa vita si è incrociata con la sua. Ci Apparteniamo, ci volevamo, ci siamo scelti. E prima o poi saremo eternamente nostri...'

Ecco il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2090429&i=1

 

  
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