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Autore: Letterenascoste    19/04/2014    2 recensioni
"Ma se tredici volte buongiorno mi dirai, tu sgarbato non sarai. Un buongiorno mi dirai e una lumachina avrai"
"Non le dirò tredici volte buongiorno e non voglio quella stramaledettissima lumachina... cioè, voglio dire, lumaca cornuta"
"Se una lumaca non vorrai... tu da solo rimarrai"
Così Severus Piton ancora confuso da quel gioco di parole, guardò la nuova docente girargli le spalle e andarsene con il suo cestino pieno di lumache, mezza sporca di muco... un po' ovunque.
"Buongiorno!" le urlò da lontano.
"Un Buongiorno tu mi hai detto" gli urlò contro Johanna "Te ne mancano dodici, bel culetto!"
Genere: Comico, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Minerva McGranitt, Neville Paciock, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
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Cuor di burro (VIII)
Cuor di Burro.

Capitolo ottavo:


Il Natale era ormai arrivato e valanghe di neve nel giardino della scuola lo facevano ricordare sempre a chiunque se ne fosse dimenticato.
Gli studenti erano quasi tutti andati a casa per le vacanze e Jo godeva del silenzio che regnava nella scuola in quel periodo.
Quel giorno, il 23 dicembre, Jo si trovava sola soletta a camminare per i corridoi, più che altro stava scappando dalla Cooman che insiteva nel leggerle le carte per il nuovo anno; Jo aveva sempre pensato che il futuro era un mistero e doveva rimanere tale, soprattutto se a svelarlo doveva essere quella strana professoressa.
Camminando per i corridoi Jo si ricordò di quando, da studentessa, adorava con le sue amiche sdraiarsi sulla neve e lasciare che i pensieri la portassero in un posto migliore.
Così, assicurandosi che nessuno dei pochi studenti che erano rimasti la vedesse, si sdraiò.
Si sentì la testa congelare piano piano, i vestiti si stavano assorbendo d'acqua e la sua pelle cominciava a congelarsi lievemente. Dentro di sé un lieve brivido costante la solleticava.
La mente che normalmente l'aveva sempre portata in luoghi sconosciuti, fantasticando su persone sconosciute e bellissime, questa volta, la riportava alla sera prima, quando era nello studio con Severus che l'aiutava a correggere i compiti che lei aveva lasciato in arretrato...

"Finito" disse Jo alzando le mani per stiracchiarsi, erano tre ore che stava lavorando sui compiti insieme a Severus "Tu? Hai finito?"
"Ora si" disse il professore mettendo una T nel compito di Paciock e riguardandolo sogghignando tra sè.
"Chi è che ha preso una T?" chiese Jo strappandogli il compito
"Povero Paciock" disse poi guardando Severus che alzandosi disse "E' stato sempre un troll durante le mie lezioni".
La donna non disse nulla, alzò le spalle "Meglio se lo ricorreggo io" disse la professoressa che con un colpo di bacchetta cancellò quella T e cominciò a ricorreggere il compito.
"Fa' come vuoi" disse Severus "Io vado a farmi una doccia, questi compiti sono stati una tortura" disse poi dirigendosi verso il bagno.
Jo alzò gli occhi dal compito.
Sentì l'acqua della doccia aprirsi e picchiettare conto il marmo.
Guardò dinuovo il compito.
Doveva correggerlo si disse.
Spostò di nuovo lo sguardo verso il bagno, Severus aveva lasciato la porta semi aperta.
"Non si vede niente da qui" disse Jo sporgendosi un po'.
Poteva vedere il lavandino, la finestrella e l'anta della doccia.
"Cavolo è chiusa" disse piano a se stessa.
Poi guardò meglio, anche quella era semichiusa.
Si scorse un altro po'.
"Vedo un braccio, dei capelli, una gamba, il sedere" disse piano ora parlando con il gatto. Poi non vedendo ancora la parte cloù, si scorse un altro po'.
"Lo vedo" disse sussurrando al gatto, che ora guardava la padrona perplesso.
"Lo vedo" ripetè di nuovo Jo soddisfatta.
Tutto d'un tratto sentì un 'crack', provenire dalla sedia, che non le fece prevedere nulla di buono. Di fatti, cadde a terra procurando un sonoro tonfo.
"Che è successo?" urlò Severus da sotto la doccia.
"Niente" mentì Jo.
Si rialzò e con un colpo di bacchetta riaggiustò la gamba rotta della sedia, si risedette e riguardò il compito.
"Ti devo correggere" disse ostinata al compito.
Prese la piuma e si concentrò sulle risposte di Neville: la prima era sbagliata, la seconda pure, la terza anche.
"Queste cose le ho spiegate un sacco di volte" disse dovendo segnare sbagliata anche la quarta e la quinta.
"Al diavolo Neville" disse alzandosi e mettendogli una T.
In un secondo si tolse i vestiti e gli indumenti intimi.
Scorse la testa in bagno.
"Hai finito?" chiese Jo.
"Sto finendo" rispose Severus. Jo sorrise ed entrò in doccia
"Ne sei proprio sicuro?"

Quel ricordo le fece disegnare un sorriso malizioso in volto, quando ad un certo punto si sentì un respiro pesante vicino.
Aprì gli occhi e vide un uomo seduto sulla neve accanto a lei: non doveva essere molto alto, aveva un po' di barbetta, capelli ricci e lunghetti, occhi brillanti.
"Non fa molto bene stare sdraiata sulla neve, lo sa?" disse l'uomo.
"Si, si lo so" rispose la donna alzandosi, proprio come fece lui "Ma è più forte di me" disse poi sorridendo.
"Lei è una parente di qualche ragazzo rimasto qui per Natale?"
"No, no io sono una professoressa" disse poi togliendosi la neve di dosso molto maldestramente "Ma lei piuttosto... chi è?"
"Piacere" disse l'uomo con un sorriso porgendole la mano "Sirius Black"
"Piacere " disse la professoressa stringendo la mano dell'uomo "Sono la professoressa... SIRIUS BLACK?!" gridò poi lei ritirando la mano con timore.
"S-si?" disse lui un po' intontito.
"Il fuggitivo di Azkaban, quello pericoloso che si trasforma in un cane e poi ti divora?" chiese lei intimorita.
"Si" disse lui titubante.
Lei fece un passo indietro.
"Ma ero innocente: non ho mai ucciso nessuno! Sono il padrino di Harry Potter, dovrebbe essere un suo allievo" aggiunse lui, facendo un passo avanti verso la donna.
"Si, lo è" disse lei facendo un altro passo indietro.
"Non sono pericoloso" disse Sirius facendo un altro passo verso la professoressa, poi sorridendo aggiunse "Posso invitarla a prendere una tazza di thè?" 
"Thè al limone?"
"No, alla pesca"
Jo sorrise, "Allora accetto... E poi dentro" disse guardandolo con sospetto "Ci saranno sicuramente dei testimoni"
Sirius rise e si sistemò la barba.

Tre ore dopo Jo si ritrovava ancora in biblioteca con il nuovo sconosciuto e pericoloso padrino del suo allievo, con il quale si stava intrattenendo con una deliziosa giocata a scacchi.
"Ho vinto" disse lei alzando entrambe le braccia in segno di vittoria.
"Voglio la rivincita" esclamò allora lui rimettendo a posto i pezzi del gioco.
"E' la quarta volta che vuole la rivincita e non credo, da quello che ho visto, che questa volta riuscirà a vincere" disse lei... poi con un sorriso trionfante "Farebbe meglio a ritirarsi, non riuscirà mai a vincermi"
"Mi dispiace per lei, ma non intendo perdere" disse lui, poi sorrise sornione "Almeno non ancora una volta"
Ricominciarono a giocare.
Poche mosse e già Jo era di nuovo in vantaggio.
"Allora... lei è sposata?" chiese l'uomo schiarendosi la voce.
"No" disse lei prima di eliminare la torre di lui.
Sirius sorrise.
"Cosa trova di bello da sorridere, le ho appena mangiato una delle figure più importanti"
"Mi perdoni, ero perso nei miei pensieri"
Un'altra mossa a favore di Jo, poi "Scacco matto" disse la donna.
Johanna poi si alzò stiracchiandosi.
"Lei è proprio una schiappa in questo gioco"
Sirius rise e si alzò di rimando.
"E' quasi ora di andare a cena, mi permette di accompagnarla?" chiese gentilmente l'uomo.
"Beh non vedo perché non si possa fare" rispose lei.
I due si avviarono ed erano in procinto di uscire dalla bibilioteca.
"Se vuole può darmi del tu" disse Sirius uscendo dalla biblioteca.
"Sono sicuro che la professoressa preferisce dare del lei ai parenti degli allievi" disse Severus comparendogli alle spalle e facendoli sussultare.
"Severus" disse piano la donna in segno di rimprovero, che però l'uomo ignorò totalmente.
"Credo che tu possa trovare la Sala Grande da solo Black" continuò Severus "Io devo conferire un attimo con la professoressa" disse poi lanciando uno sguardo di disgusto all'uomo.
"Certo Moccy" disse Sirius cominciando ad avanzare "Conferisci, conferisci pure", poi sorridendo fece un piccolo inchino alla professoressa "Ci vediamo a cena, allora"
"Si, si è meglio" disse la donna sorridendo all'uomo che scomparì in breve tempo dalla loro vista.

Quando Sirius si fu del tutto dileguato dalla loro vista, Johanna sentì il bisogno impellente di riempire Severus di domande.
"Da quanto tempo è che stavi origliando?" chiese Jo incrociando le braccia.
"Io" disse Severus "Non stavo origliando, mi sono solo ritrovato a passare"
"E nonostante fossi alle nostre spalle, sapevi benissimo di cosa stavamo parlando" disse Jo "Strano, davvero strano" 
Severus non sapendo dove andare a parare non rispose.
"Meglio se andiamo a cena" disse poi afferrandole un braccio e trascinandola con sé, lei lo seguì.
"Sev" lo chiamò lei poco prima di arrivare in Sala Grande.
L'uomo si girò.
"Perché ti ha chiamato Moccy?" chiese la donna piena di curiosità.
"Perché è un idiota senza cervello" rispose lui infastidito, girandole le spalle.
Ma Jo non si arrese: gli afferrò il braccio così da bloccargli la camminata.
"Sai Severus, ci sono due modi per saperlo" disse Jo avvicinandosi "O me lo dici tu, o..."
"O?" chiese Severus.
"O glielo chiedo all'assassino fuggito da Azkaban! Cosa preferisci?"
Severus ci pensò sù due secondi. Se gliel'avrebbe detto lui avrebbe potuto evitare certi particolari sconvenienti, mentre quel cane avrebbe sicuramente raccontato tutto.
Si decise: l'avrebbe fatto lui... e con un po di fortuna gli sarebbe rimasta un po' di dignità.
"Allora" disse Severus, poi si bloccò non riuscì a dire altro.
Chiuse gli occhi e ci riprovò.
Aprì la bocca, ma non uscì niente.
"Fattelo dire da lui" concluse infine girandole le spalle e camminando.
"Aspetta, non puoi non dirmelo"
"La tua è solo curiosità" disse Severus.
"Suvvia, dimmelo tu" lo supplicò la donna aggrappandosi al braccio "Ti prego" disse poi cercando di fare gli occhi dolci.
"Cosa ti cambia saperlo o non saperlo?"
"Perché di te non so niente" disse Johanna mettendo il broncio. " E poi" continuò "Non ti ho mai posto nessuna domanda e ne avrei parecchie, se proprio devo dirla tutta"
"Ad esempio?" chiese Severus scocciato.
"Come per esempio: perchè hai il marchio? Sei ancora un mangiamorte? Ti sei pentito? Hai ucciso? Sei sposato? Hai dei figli? Perché togli sempre un sacco di punti ai Grifondoro senza motivo?Perché non cambi shampoo?"
Severus la guardò perplesso e poi rispose "Ho il marchio per un errore di gioventù; ero un mangiamorte ma ora non lo sono più; che mi sia pentito lo trovo logico da ciò che ti ho appena detto; ho ucciso, purtroppo, ma più che altro ho contribuito ad uccidere; per Merlino non sono sposato e non ho dei figli, anche se mi sembrava piuttosto chiaro dato il legame che abbiamo instaurato e tolgo punti ai Grifondoro per lo stesso motivo per il quale dalla mia bocca non uscirà una parola su quel maledetto soprannome! E l'ultima... farò finta di non averla sentita" concluse poi minaccioso
Jo lo guardò perplessa.
"Tu mi hai detto tutte queste cose per evitare di dirmi a cosa si riferisce quel soprannome, vero?"
"Mi sembra ovvio"
Johanna lo guardò dolcemente.
Severus la guardò esausto di quella discussione .
"Tanto queste cose te le avrei dovute dire prima o poi" disse cercando di evitare di guardarla negli occhi "Ora andiamo: ho fame, vorrei mangiare questa maledetta cena".
Così Severus ricominciò a camminare.
"Sev?" disse Jo.
"Che c'è ancora?" chiese esausto.
"Ti amo" disse lei dandogli un bacio casto, rivolgendogli un sorriso e poi continuando a camminare verso la Sala Grande.
Severus rimase immobile, lì, non aveva mosso un muscolo, non aveva neanche battuto ciglio.
Johanna si accorse che l'uomo non la stava seguendo e si girò guardandolo storto.
"Mi è passata la fame" disse Severus guardandola.
"E' un 'anche io' per caso?" chiese lei.
"Si, penso di si" rispose lui incredulo, toccandosi lo stomaco.
   
 
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