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Autore: Seekerofdreams_    19/04/2014    5 recensioni
Zayn è un ragazzo in cerca di lavoro, l'unica cosa che ama veramente fare è fotografare.
Un giorno, grazie al suo miglior amico Louis, riesce ad ottenere un colloquio per un importante concorso.
Ma Zayn non immagina che grazie a questo incontrerà un modello dall'aspetto ostile e sgarbato ma come si dice... l'apparenza inganna.
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La storia è composta da due parti, è una ZIAM (Zayn x Liam) con questo scritto non voglio offendere nessuno e tengo a precisare che è tutto frutto della mia fantasia.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fotografie di te.

Parte uno.

 

 

 

 

Fotografare è sempre stata la mia vita, fin da piccolo ho capito subito che questa sarebbe stata la mia strada.

Rimanevo ore a fissare e giocare con i negativi, ero affascinato dal rumore dell'otturatore, esaminavo i rullini e adoravo l'odore degli studi fotografici.

Crescendo ho coltivato la mia passione, fotografando qualsiasi particolare balzasse al mio occhio.

Ma più di ogni altra cosa, da piccolo fino ad oggi, la cosa che più mi attrae è l'unicità di una fotografia.

Amo l'idea di catturare momenti di vita passati che non si ripeteranno più, che porteremo con noi solo in un ricordo o immortalati su un pezzo di carta lucida. Ed ogni volta che sfioro una macchina fotografica, sento l'adrenalina scorrere nelle vene, lo stomaco chiudersi, quasi come se fossi innamorato.

Ed è con questo spirito che mi ritrovo a stringere tra le mani il mio curriculum, fermo e impaurito davanti alle porte di un maestoso palazzo nel centro di Londra.

Passo attraverso le porte scorrevoli e mi ritrovo davanti un enorme bancone.

Due ragazze, entrambe con un completo blu e i capelli raccolti, sorridono gentilmente ai clienti indicando loro la strada da prendere. Mi metto in fila e mentre aspetto il mio turno, mi guardo intorno.

La stanza è illuminata dalle innumerevoli vetrate che filtrano la luce del sole, sulla parete sinistra, tre ascensori conducono ai piani superiori, rimango sbalordito dalla quantità di gente che passa da quegli aggeggi ferrosi che vanno avanti e indietro.

Prima di presentarmi per questo lavoro, Louis mi aveva avvisato che questo studio fotografico è uno dei più importanti della città ma stentavo a crederci.

Per fortuna il mio miglior amico non è venuto con me, altrimenti a quest'ora già mi avrebbe riempito di - Te l'avevo detto Zay, tu non mi dai mai retta!-.

Ed io, come sempre avrei fatto finta di niente e l'avrei fatto sfogare, rimanendo in silenzio.

Siamo una coppia comica in effetti, all'inizio ci odiavamo, andavamo nella stessa scuola e stare in classe con un bambino vivace e chiacchierone come lui mi urtava il sistema nervoso.

Poi, da un giorno all'altro ci siamo avvicinati. Ho sempre avuto un senso di protezione verso di lui, l'unico che poteva insultarlo per la sua risata troppo stridula ero io, gli altri dovevano stare zitti e girare alla larga.

- Il prossimo!- sento dire da una delle ragazze, così mi sistemo la giacca e mi avvicino stampandomi addosso il migliore dei miei sorrisi.

- Buongiorno, ho letto un annuncio per un concorso di fotografia, vorrei delle informazioni, è oggi il colloquio, giusto?-.

La ragazza, sicuramente alla prima esperienza, si congeda rivolgendosi alla collega, più grande che le da le minime informazioni.

- Può lasciarmi i suoi dati, poi l'accompagnerò al piano di sopra - dice cordialmente e io le porgo la documentazione aspettando che lei finisca di battere tutto al computer.

Sposto tutto il mio peso sulla gamba sinistra e picchietto il piede a terra, sono agitato e non riesco proprio a nasconderlo. Non sono del tutto sicuro di quello che sto facendo, ho trovato l'annuncio per caso in un giornale dello studio medico di Lou ieri, in fretta il mio amico mi ha preparato il curriculum, gonfiando anche alcuni punti, ed oggi eccomi qui, c'è tanta gente sicuramente più qualificata di me, ma ho bisogno di un lavoro e fotografare è la cosa che mi riesce meglio.

Avevo cinque anni quando mia madre mi regalò la prima macchina fotografica, giocattolo ovviamente, ma io ero così felice che mi fingevo un esperto e le chiedevo di posare per me in mille modi diversi, sorrido al ricordo di quella donna che ormai non vedo da due anni, da quando ho deciso di trasferirmi a Londra e vivere i miei sogni.

- Signor Malik? Si sente bene?- sento la ragazza chiedermi. Le faccio segno di si con il capo, lei sorride e aggiunge - Allora mi segua -.

Faccio come dice e la seguo verso uno dei tre ascensori, le porte si aprono e rivelano uno spazio meno grande di quello che avevo immaginato, ma comunque abbastanza largo per starci comodamente in sei.

Non sono un tipo di persona che parla molto e la ragazza al mio fianco è troppo timida per dire una sola parola e così arriviamo al terzo piano senza aver fiatato.

Ci ritroviamo in una stanza piuttosto grande, ci sono scrivanie da entrambi il lati, gente che corre con fogli in mano da una parte e altre persone che rispondono al telefono dall'altra.

Seguo la segretaria lungo un corridoio, saluta cordialmente alcuni colleghi e poi giriamo a destra, c'è un piccolo salottino con tavolini bassi pieni di riviste e tutt'attorno una serie di sedie, già occupate da ragazzi e ragazze ben vestite.

Deduco si tratti della sala d'attesa e ne ho la conferma quando un uomo sulla cinquantina, in giacca e cravatta entra nella stanza richiamando un certo Horan all'appello.

Un ragazzo poco più basso di me, con i capelli troppo biondi per essere naturali, si alza e lo segue, scomparendo dietro una porta di vetro scuro.

- Può aspettare qui, la chiameranno quando sarà il suo turno!- mi dice ancora la ragazza sorridendo.

Sorrido anche io e afferro le carte che mi sta porgendo - Certo, la ringrazio- aggiungo.

- Buona fortuna – si congeda e ripercorre la strada fatta prima insieme, per tornare al suo posto di lavoro.

Mi sento quasi fuori luogo con i miei jeans e la mia giacca del mercato, tutti gli altri hanno vestiti eleganti e a quanto sembra costosi. Mi muovo nervoso e decido di fumare una sigaretta, così mi faccio spazio tra due ragazzi, troppo tirati per i miei gusti, ed esco sul balconcino.

Londra è soleggiata e calda in questa giornata di fine Agosto e da questo posto la città sembra ancora più bella.

Mi porto la sigaretta alla bocca e aspiro totalmente il fumo lasciando che mi riempia il corpo, fa male, lo so, ma non riesco a smettere. Un brusio di voci cattura la mia attenzione e mi sporgo verso il muretto che divide questo balcone con quello della stanza accanto.

Due ragazzi parlano vicini e ridono tra loro, sembrano affiatati e felici. Sono entrambi molto alti, uno dei due mi da le spalle mentre dell'altro scorgo solo i capelli folti che non trovano la giusta sistemazione.

- Liam andiamo, sarà divertente – dice l'uomo leone. Sorrido dei miei stupidi paragoni ma questo cattura l'attenzione dei due, devo ricordarmi di imparare a ridere meno rumorosamente.

I miei occhi si scontrano con quelli marroni, oserei dire quasi occhi-cioccolato del ragazzo che prima mi dava le spalle e sento una morsa allo stomaco, a cui non so dare un nome.

Butto la sigaretta a terra e senza fiatare torno all'interno, lasciandomi dietro gli occhi di quei due ragazzi curiosi e dannatamente belli.

La prima cosa che noto mentre mi siedo al mio posto è la presenza del ragazzo di prima, è seduto con un sorriso stampato in faccia, dall'altro lato rispetto a dove mi trovo io.

Forse il colloquio è andato bene, sorrido, sono contento per lui.

 

 

L'attesa inizia a darmi fastidio, sento caldo e in più sono l'ultimo della giornata, questa mattina pensavo di arrivare presto e di essere tra i primi, ma a quanto pare alcune persone erano qui già prima dell'apertura dello studio. Allento leggermente il collo della camicia bianca che porto sotto la giacca e mi faccio aria con i fogli del curriculum, in sala siamo ormai una decina.

Oltre al ragazzo biondo, anche due ragazze e un ragazzo, entrati prima di me, sono rimasti ad aspettare mentre tutti gli altri sono andati via con la coda tra le gambe e l'espressione da “sono il migliore di tutti” che indossavano prima, sparita dal loro viso.

Mi alzo ancora una volta e torno sul balconcino, la porta dietro di me si apre, alzo il volto e il ragazzo biondo mi sorride.

- Stai tranquillo, sono sicuro che andrà tutto bene – dice amichevole e io sono un po' spaesato, perchè è così cordiale e amichevole? Mi riscuoto e abbozzo un sorriso – Bè, non saprei, molti sono tornati a casa, chi dice che non capiterà anche a me? - dico serio, è risaputo che sono il pessimista della situazione, anche se lui non può saperlo.

Inspiegabilmente sorride e la sua risata è così rumorosa da farmi abbozzare un sorriso.

- Non lo so chi lo dice, ma a pelle penso che sei un bravo fotografo, comunque io sono Niall – dice porgendomi la mano, che afferro prontamente – Zayn – ribatto. Restiamo a parlare per un po' lì fuori e riesco a tranquillizzarmi per un po', Nialler, come a lui piace essere chiamato, mi racconta di essere arrivato ieri sera a Londra proprio per questo concorso, per lui è una grande occasione e non vuole perderla. Lo ascolto attentamente e ogni tanto faccio si con la testa per fargli sapere che sto ascoltando. E' logorroico, come Louis, forse per questo ci troviamo subito in sintonia, io ascolto, lui parla.

Veniamo interrotti dal suono di una voce irrompente che chiama il mio nome, guardo un secondo il mio nuovo amico, lui alza i pollici e corro dentro. L'uomo mi guarda con superficialità e già sento dentro un moto di rabbia. Lo seguo teso dentro la stanza, chiudo la porta dietro di me e mi guardo intorno senza fiatare.

La stanza è abbastanza grande, il pavimento lucido riflette le mie scarpe nere, la scrivania posta dal lato opposto della porta è di un nero deciso ed elegante, le vetrate offrono una visuale pazzesca della città, la porta finestra che da sul balcone è aperta. Ma, è quello dove prima parlavano quei due ragazzi? Mi sembra di si, ma non ho tempo di riflettere su quel particolare, perchè vengo invitato ad accomodarmi su una sedia di mogano, perfettamente coordinata con il resto della stanza.

Sono un fotografo e non posso far altro che notare che questa stanza sarebbe perfetta per un servizio fotografico, le pareti, di un giallo tenue, regalano una luce ancora migliore alla stanza e mi sento incredibilmente bene per questo.

- Benvenuta alla Aron&Smith signor Malik, io sono Jack Aron, uno dei soci fondatori dell'azienda, come può capire, da vent'anni lavoriamo nel campo della fotografia ad alti livelli, soprattutto nel campo della moda, lavoriamo con marchi come Dolce & Gabbana, Guess, Armani, Calvin Klein, ed è proprio con quest'ultimo che ci troveremo a lavorare nelle prossime settimane. - parla molto quell'uomo, ma lo ascolto attentamente, assimilando tutte le informazioni dovute, cerco di mantenere un'espressione seria e contenuta mentre Mr, Aron sfoglia il book che ho portato delle mie fotografie, le esamina attentamente, si sofferma su alcune pagine in particolare, tocca il mento pensieroso una volta ogni cinque minuti, dev'essere un tic.
- Interessante – commenta dopo un po', prima di alzare la cornetta e digitare il numero cinque.

- Leith, fai venire i ragazzi? - dice con tono più dolce, mi sistemo meglio a sedere sulla sedia e mi guardo intorno. - Posso farle una domanda? - dice poggiando i gomiti sulla scrivania e unendo le mani. Annuisco e – Certamente – dico.

- Posso darle del tu? - chiede e io annuisco. - Bene, perchè vorresti quest'incarico? - chiede curioso. Sorrido spontaneamente e mi metto comodo sulla sedia – Amo fotografare, è quello che nella vita mi riesce meglio, voglio fare un lavoro che mi soddisfi e questa mi sembra un'ottima opportunità – dico tranquillo e sorridente.

In realtà dentro sento un turbine di emozioni, ansia, paura di un rifiuto, agitazione.

Una porta sulla parte sinistra della stanza, che non avevo notato prima, viene aperta, riversando

all'interno la ragazza che mi ha accompagnata prima e alcuni ragazzi, riconosco i due del balcone e distolgo lo sguardo concentrandomi sull'uomo dietro la scrivania.

- Loro sono i cinque modelli che prenderanno parte alla nostra iniziativa, vi verrà affidato un ragazzo a testa, il lavoro consiste in un servizio fotografico con addosso i vestiti, tutti rigorosamente Calvin Klein, il tema del servizio fotografico saranno i colori. Ognuno di voi avrà a disposizione una giornata intera con il modello assegnato, il vostro compito è quello di scegliere il colore che rappresenta quella persona e farne un tutt'uno. Avrete una settimana di tempo per preparare la spiegazione alla scelta del colore e allestire la mostra, vi comunicheremo più in là il luogo e le modalità ma basta sapere che non è importante la quantità, ma la qualità. Le foto potranno essere mille, cento, settanta, dieci, una. - dice sicuro e autoritario.

I ragazzi sembrano non dar peso alle sue parole, chissà quante volte le hanno ascoltate, invece io faccio tesoro di tutto quello che ha detto, mi sento carico e questo tema dei colori mi affascina in modo smisurato.

- Cosa ne pensi? - mi chiede il signor Aron.

Questa domanda mi lascia un po' spaesato e mi rendo conto che dalla mia risposta dipenderà gran parte dell'esito del mio colloquio. Così prendo un bel respiro e – Il tema mi piace, credo sia una bella sfida e sinceramente spero di poterla affrontare e vincere – affermo determinato.

L'uomo sorride, poi si alza dalla scrivania e si avvicina ai ragazzi – Han, Josh, Lucas e Harry sono già stati assegnati ai tuoi colleghi fuori, tu lavorerai con Liam – dice prima di voltarsi verso gli altri e congedarli. Uno ad uno vanno via, il ragazzo leone lascia una pacca dietro la schiena a Liam ed esce dalla stanza seguito dalla segretaria che chiude la porta dietro di se.

Incrocio ancora gli occhi di Liam, il ragazzo cioccolato e mi sembra scocciato, le mani in tasca e lo sguardo perso a fissare un punto indecifrabile sul muro mi fanno spostare automaticamente la mano sulla borsa, vorrei fotografarlo adesso, per immortalarlo così, in quella perfetta imperfezione.

Mi riporta alla realtà la voce del signor Aron – Voglio essere sincero, i suoi scatti mi piacciono molto, lei è l'ultimo della giornata- dice tornando a darmi del lei per poi continuare - ne ho visti molti prima di adesso, molti scatti erano anche più belli di questi ma mancava qualcosa, io sono convinto che una fotografia per essere bella non deve solo esserlo tecnicamente ma deve trasmettere qualcosa a chi la guarda una prima volta e non ne conosce la storia, quindi benvenuto a bordo, può accomodarsi qualche minuto fuori, verrò a darvi delle indicazioni tra poco – dice tendendomi la mano. Sono pietrificato, le cose sono andate troppo bene, il mio stupido pessimismo mi porta a pensare che ci sia una fregatura ma comunque non lo faccio notare, stringo la mano di fronte a me e - La ringrazio per l'opportunità – dico sorridendo.

Guarda una frazione di secondo il ragazzo dall'altro lato della stanza, mi sta guardando senza fiatare e io faccio lo stesso, mi piacerebbe sapere cosa pensa guardandomi ma prendo coraggio ed esco da quell'ufficio. Vengo subito travolto da Niall – Com'è andata? - chiede allegro. Sorrido facendomi travolgere dalla sua felicità e – Direi che ci vedremo ancora – dico felice.

- Lo sapevo, che ti avevo detto? Chi ti hanno affidato? A me Harry, il ragazzo alto e riccio – dice gesticolando, riconosco nella sua descrizione l'amico di Liam e sono felice che sia capitato proprio al ragazzo davanti a me. - A me hanno affidato Liam, dovrebbero essere amici lui e Harry se non sbaglio, è alto anche lui ed castano, con gli occhi cioccolato – dico dando vita ai miei pensieri, me ne pento subito dopo quando Niall mi guarda un po' spaesato e – Si insomma, ha gli occhi così marroni che sembrano cioccolato, tutto qui – dico in imbarazzo. Lui però sorride lasciando correre.

 

Qualche minuto dopo Mr.Aron ci fa accomodare tutti nel suo ufficio, ora ci sono cinque sedie e i modelli sono in piedi dietro la scrivania, mi accomodo accanto a Niall e scopro che gli altri compagni di avventura si chiamano Ginny, una ragazza piccola e bionda, Loren, tutto il contrario dell'altra ragazza, alta e con i capelli neri come la pece. L'ultimo ragazzo invece scopro chiamarsi Jason, a pelle vorrei tirargli un pugno in faccia ma mi trattengo, non è il caso di fare brutte figure dopo aver conquistato un lavoro.

- Bene, ci siamo tutti, mi reputo entusiasta della scelta che ho fatto, ci sono tre regole che esigo da parte di tutti voi – dice serio poi facendo segno con le dita aggiunge – Uno, rispetto. Due, professionalità. Tre, puntualità -

Continua a parlare e io lo ascolto attentamente, le ragazze prendono qualche appunto, ci viene spiegato che due di noi lavoreranno un giorno, gli altri tre il giorno seguente. Guardo Niall e spero di capitare con lui, sono fatto così, quando conosco qualcuno mi lego subito, forse un po' per paura di ricominciare tutto da zero con un'altra persone e io odio presentarmi cinquanta volte, forse un po' anche perchè questo ragazzo mi sta veramente simpatico.

 

**

 

Una settimana dopo mi ritrovo in un campo di papaveri con il viso grondante di sudore per il caldo assurdo e un Liam decisamente in ritardo. Ieri mi hanno chiamato per confermare il luogo e l'orario e questa mattina mi sono anche presentato in anticipo di mezz'ora, ho studiato il posto, la luce, la postazione degli alberi e i colori della natura. Non ho ancora deciso quale colore affidare a Liam, anche perchè da quel giorno in ufficio non l'ho più visto, nemmeno di sfuggita. Ho deciso di provare diversi colori, poi con calma deciderò quale scegliere per la mostra.

Al contrario di Liam, Niall l'ho visto praticamente tutti i giorni, l'ho presentato a Louis e sono diventati subito buoni amici, all'inizio ero un po' titubante nel portarlo con noi ma alla fine si è rivelata una delle uscite più divertenti dell'ultimo periodo.

Tutta la troupe per il servizio fotografico è indaffarata, cercando di ammazzare il tempo e qualcuno mi sembra perfino abituato al ritardo di Liam. Un camper è fermo accanto alla mia auto, mi hanno detto che sarà il camerino portatile di Liam per questa giornata, posso decidere di spostarmi in qualsiasi posto ogni volta che desidero.

Guardo ancora una volta l'orologio e maledico mentalmente il mio miglior amico per avermi fatto fare quel colloquio, a quest'ora invece di stare fermo ad aspettare come un imbecille sarei da qualche altra parte. Per fortuna il signor Aron ha detto che esige puntualità. Si, certo, Liam deve aver proprio ascoltato.

Il rumore di una moto da strada mi fa riscuotere dai pensieri, mi giro di scatto staccandomi dalla mia auto per vederla posteggiare a pochi metri da me, è di un blu elettrico, grande e possente come il ragazzo che la guida. Accendo la macchina fotografica e nell'attimo in cui Liam toglie con cura il casco lo immortalo non una, non due, nemmeno tre volte, bensì un numero indefinito di volte. Colgo ogni singolo e insignificante gesto, che insieme racchiudono l'unico movimento di togliere il casco per poi scendere dalla moto con un'eleganza naturale.

Mi guarda sorpreso, poi mantenendo il casco in una mano si avvicina a me con un sorriso troppo beffardo per i miei gusti. - Pensavo fossi andato via dopo tutto questo tempo – dice. Niente saluti, niente scuse, solo una frase insensata. Lo guardo cercando di cogliere dal suo viso qualche spiegazione, mi sta prendendo in giro? Oppure mi sta mettendo alla prova? Qualsiasi sia la risposta a queste domande non m'interessa, sono qui per lavorare e guadagnare qualcosina e sicuramente non sarà questo ragazzino sbruffone e bello a distogliermi da questo.

- Potevi anche avvertirmi del ritardo – dico cercando di mantenere però un tono tranquillo. Lui ride e si passa una mano tra i capelli – Non ho nemmeno il tuo numero, come faccio? - chiede mantenendo sempre quel sorrisino snervante sul viso. Cerco di non pensarci troppo e sbuffando mi dirigo verso la signora che si occupa dei costumi, chiedo a Liam di seguirmi e lui senza rispondere mi raggiunge. - Iniziamo con i calzini – affermo sicuro. Lui scoppia a ridere e io improvvisamente mi sento piccolo e insicuro – Perchè ridi? - chiedo sulla difensiva. - Nessuno inizia un servizio fotografico con i calzini – dice sicuro di se. Sbuffo per poi raggiungere lo stender con i capi che dovrà indossare e prendere proprio un paio di calzini con i boxer coordinati. Torno da lui e con sicurezza affermo – Invece inizieremo proprio da questi, vai a cambiarti e velocemente anche, abbiamo già perso tempo – dico risoluto. Non so nemmeno da dove trovo il coraggio ma sembra che il mio tono sia servito a farlo zittire, eppure mi sembra di scorgere un sorrisino sul suo volto mentre raggiunge la porta del camper.

 

Liam mi raggiunge in intimo e io non posso far altro che contemplare il suo corpo per qualche minuto, è uniforme, bello e a tratti intimidatorio eppure sento un'attrazione ossessiva verso le pieghe di carne all'altezza della pancia. - Hai messo su qualche kilo ultimamente? - chiedo senza pensarci. Idiota. Lui si morde un labbro – Sei un ottimo osservatore – dice solo e io arrossisco un po', ne sono sicuro. Riprendo un minimo di contegno e butto un'occhiata nel prato.

- Seguimi- dico iniziando a camminare verso quel verde meraviglioso. Lui borbotta qualcosa ma alla fine mi segue, per fortuna fa caldo e per lui non sembra un problema camminare in intimo davanti ad altre persone. - Cosa hai intenzione di fare? - mi chiede mentre arriviamo al centro esatto di quel prato ricoperto di fiori. - Devi solo camminare, sii il più naturale possibile, se ti piace un fiore fermati pure ad annusarlo – dico elettrizzato. Sento una strana eccitazione scorrere nelle vene mentre lui si allontana senza protestare, scatto. Si gira a guardarmi curioso, scatto ancora. Mi avvicino a lui, lo seguo immergendomi in quella natura al suo fianco. Si ferma a guardare verso l'alto e scatto un'altra foto. Mi stupisco di come quel prato offra una varietà di fiori che potrebbe far concorrenza ad un vivaio. - Ahi – sento dire da Liam e lo immortalo mentre con una mano si massaggia un piede dolorante, sorrido vedendolo così e lui mi guarda corrucciato, scrollo le spalle e gli faccio cenno di tornare verso il camper. Una volta lì mi affretto a prendere una polo bianca e lui la indossa velocemente restando in boxer. Mi mordo un labbro guardandomi attorno, un fiore particolare cattura la mia attenzione così ne raccolgo uno, è più grande di un fiore normale ed è di un viola acceso. - Tieni – dico a Liam e lui lo prende titubante. - Annusalo – dico preparandomi già a scattare. Lui mi ascolta senza protestare questa volta. Rigira il fiore tra le mani e io non mi faccio sfuggire nessuno dei suoi movimenti. - Puoi anche ridere comunque – dico dopo un ulteriore scatto, lui alza lo sguardo sorridendo e mi reputo la persona più fortunata del mondo per avere tra le mani una macchina fotografica per poter mettere su carta tutta la bellezza di questo sorriso.

Facciamo qualche altro scatto in una parte del prato senza fiori, Liam indossa un jeans e una canotta e con un filo d'erba in bocca è steso a terra con lo sguardo rivolto verso il cielo. - Perfetto – dico tendendogli la mano per farlo alzare – Ora puoi cambiarti, ascolta volevo fare qualche foto sulla tua moto, si può fare? - chiedo serio. Lui si lascia aiutare da me per mettersi in piedi e mentre torniamo alla “base” mi fa un cenno di assenso. Prendo allora una camicia e gliela lancio – Puoi anche indossarla sopra a quel jeans – dico mentre lui ubbidiente sfila la canotta, mettendo a dura prova il mio autocontrollo e indossa la camicia. Ci avviciniamo alla moto e non so precisamente in quale posa farlo mettere in realtà, così lascio a lui lo spazio di sentirsi libero.

 

 

 

Mezz'ora più tardi ho la macchinetta piena di foto, siamo direttisul Tamigi, ho deciso di andare li perchè ho tutta l'intenzione di voler vedere Liam con lo sfondo della luce del tramonto riflessa nelle acque del fiume. Sono elettrizzato, mi sento vivo, mi sento bene. Liam ci sta seguendo con la moto e nonostante la sua strafottenza iniziale si è rivelato un ottimo modello con cui lavorare e in questo momento, sento la sua mancanza. Appena metto piede a terra mi guardo attorno aspettando di ascoltare il rombo del motore, pochi secondi dopo lo vedo parcheggiare e ancora una volta mi perdo ad osservarlo sfilarsi il casco, ma non lo fotografo, no... questo ricordo voglio tenerlo solo per me.

- Allora cosa si fa ora? - chiede sorridendo avvicinandosi. Abbiamo qualche altro capo da fotografare, così afferro un nuovo pantalone nero e una maglia dalla tonalità discutibile. - Nemmeno una pausa? - chiede abbozzando un sorriso. In effetti ha ragione, siamo tutti stremati e stanchi così annuisco e – Dieci minuti di pausa, qualcuno vuole un caffè? - dico avvistando un bar dall'altro lato della strada.

Qualcuno nega, altri sospirano, Liam invece decide di accompagnarmi.
Attraversiamo la strada in silenzio e così entriamo anche nel bar, ordiniamo il tutto e mentre sorseggiamo il nostro caffè lui rompe il silenzio – Allora, da quanto fai questo lavoro? - chiede e sento la sua curiosità in quelle parole. Scrollo le spalle e poggiando la tazzina nel piatto rispondo – Amo fotografare da quando ero piccolissimo, non ho una grande esperienza nel mondo della moda, ma forse è meglio così. Forse peccherò di modestia, ma mi sento di dire che le mie fotografie abbiano un qualcosa di speciale proprio perchè per me non è un lavoro meccanico ma una passione – confesso e questa forse, è la frase più lunga che abbia detto negli ultimi giorni. Lui fa per rispondermi ma viene interrotto dal suono del suo telefono

– Scusa – dice allontanandosi fuori. Abbozzo un sorriso e lo guardo andare via, mi affretto a pagare tutto e prendo i caffè da portare via. Esco da quel bar e gli faccio cenno di ripassare dall'altro lato, lui annuisce e attraversiamo insieme. Lo sento solo ridere e io ogni tanto dire – Si... anche io... per fortuna... sei sempre il solito... - sento dentro nascere la curiosità di sapere con chi sta parlando, ma cerco di non guardarlo e così distribuisco la bevanda calda agli altri.
Mi siedo qualche minuto ma senza distogliere gli occhi da lui, ride e quando lo fa i suoi occhi si riducono a due fessure e le labbra si tingono di un rosso vivido. Lo guardo sorpreso mentre si gira verso di me e sorride, fa qualche passo e mi raggiunge.

- Il tuo amico ti vuole parlare – dice porgendomi il telefono e io ci metto cinque minuti per capire che è Niall. Evidentemente lui stava parlando con Harry.

- Ehi, tutto bene? - chiedo a Niall.

- Si, alla grande, Harry è simpaticissimo, ci stiamo divertendo da pazzi – dice ridendo come al solito.

- Bravo, mi fa piacere, dopo mi racconti tutto ok? - dico cercando di parlare il meno possibile. La presenza di Liam al mio fianco mi mette in soggezione.

- Liam invece? Harry dice che è molto simpatico – e bello aggiungo nella mia testa.

- Stiamo lavorando bene anche noi, poi ti dico dai, ora dobbiamo ricominciare, vi ripasso Liam?- chiedo e Niall nega così chiudo e ridò il telefono al suo proprietario.

 

Batto le mani per riavere l'attenzione di tutti, preparo i prossimi scatti e così chiedo al mio modello di sfoggiare uno sguardo seducente mentre con le mani tocca il petto, ricoperto da una maglia che scopro essere di un certo colore chiamato indaco.

Mi maledico per aver pensato questa posa perchè sento il cuore partire per una corsa sconsiderata, passo una mano sulla fronte e chiudo un attimo gli occhi. Continuo a scattare e gli correggo qualche movimento.

Liam non se lo fa ripetere due volte, si gira prontamente adottando la posizione da me richiesta e non commenta, non si lamenta, lavora sodo e io incantato dalla sua bellezza continuo a scattare.

Mi perdo ancora una volta ad ammirarlo fasciato in quei jeans neri e stretti che lasciano poco spazio all'immaginazione. L'impulso sfrenato di volerlo toccare si fa spazio in me, vorrei stabilire se quella perfezione è reale o solo frutto della mia insana fantasia.

- Devo cambiare completo o restiamo tutto il giorno a fotografare questo? - ride facendomi arrossire.

Che imbarazzo, mi sono imbambolato come un ragazzino di tredici anni davanti al suo corpo.

Riprendo un po' di contegno e – Certo, metti quello bianco – dico assumendo un tono professionale. Lui annuisce divertito sparendo poco dopo dalla mia vista.

Rilascio il fiato che non mi sono accorto di trattenere e mi sposto ad ammirare il fiume, manca ormai solo quel cambio e la giornata sarà finita, il sole inizia a tramontare e sento al centro del petto un'angoscia diventare piano piano più grande. E' passato troppo velocemente il tempo, cosa farò appena finito tutto? Lo lascerò andare via senza fermarlo? Senza provare ad affrontare questa strana sensazione che mi gira in corpo quando mi è accanto?

- Va tutto bene? - la sua voce mi riscuote dai pensieri e annuisco semplicemente. Lo faccio sistemare sulla ringhiera e mi preparo a fare gli ultimi scatti.

Chiude gli occhi infastidito dalla luce rossiccia del tramonto e sorrido per quel gesto.

Dio, Louis mi prenderebbe in giro fino alla morte per questi pensieri. Di solito sono io che prendo in giro lui quando commenta un ragazzo, lui è il romantico, io sono il finto duro con il cuore tenero.

Ricordo ancora il giorno in cui confessammo l'uno all'altro la nostra tendenza sessuale, lui scoppiò a ridere e io mi vergognai subito, pensavo ce l'avesse con me. Invece mi abbracciò e mi sorrise con un -Magari un giorno ci sposeremo – mi lasciò al centro del corridoio del nostro liceo. Ci avevo creduto all'inizio, in noi intendo ma poi qualcosa non mi tornava, per me era un amico ed in questo momento mi rendo conto che nonostante io conosca Louis da una vita, per lui non ho mai provato questa morsa allo stomaco che sto provando ora mentre Liam si aggiusta incurante i capelli e sorride, con la luce ad illuminarli tutto il viso e allora capisco.

Capisco che per me Liam non può essere solo un colore, un solo ed insignificante colore... no, Liam è molto di più, Liam è l'arcobaleno.


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Volevo fare un regalo di Pasqua alle persone che mi seguono sempre attentamente, questa storia doveva essere un unica One Shot, poi ho deciso di dividerla in due parti, la seconda parte sarà vostra le prossima settimana, il 26 o il 27. E' nata da un'idea che ho da molto, moltissimo tempo, all'inizio non doveva essere Ziam ma... dopo il video di You&I questa mattina mi sono messa a trasformarla.
Spero di ricevere qualche commento/recensione ci tengo veramente tanto e spero di avervi trasmesso anche solo una piccola emozione.
A presto e BUONA PASQUA a tutti.
Sere x

   
 
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