Capitolo
1: ‘La
purezza è salvezza.’
‘Questo
capitolo lo dedico a James Potter,
Che avrebbe tanto riso
leggendolo.’
Sirius
sapeva che giorno era.
Sapeva che avrebbe dovuto essere
impeccabile.
Sapeva che il più piccolo passo falso gli
sarebbe costata Hogwarts.
‘Se
ti azzardi a disonorare il nome della famiglia, lo giuro, Sirius
Orion Black, io ti rovinerò e tu sai benissimo su cosa posso
far
leva.’
La voce di sua madre non gli era mai sembrata così
irritante, così viscida, così malvagia.
Li odiava.
Li
odiava tutti.
Sirius odiava suo fratello Regulus da quando
aveva cominciato a parlare.
Lo odiava perché lui era
d’accordo.
A lui non davano fastidio i discorsi sulla
purezza del sangue che si tenevano a cena.
A lui non dava fastidio
il tono di superiorità di suo padre quando parlava di alcuni
impiegati mezzosangue al ministero.
A lui non davano
fastidio le festicciole che teneva sua madre ogni domenica
sera.
Sirius odiava suo padre perché non c’era
nessun
legame a unirli.
Non c’era mai stato un ‘Oh andiamo,
Walburga, lascialo è solo un ragazzo, non ti ricordi come
eravamo
noi alla sua età?’
Non c’era mai stato nessun discorso
sul quidditch.
Mai una risata, una battuta, una parola
d’affetto.
Era un estraneo, con il quale condivideva la
casa e i pasti.
Ma più di tutti, Sirius, odiava sua
madre.
Da un po’ di tempo non riusciva nemmeno a guardarla
negli occhi.
Odiava tutto di lei, dai suoi occhi grigi che
aveva ereditato, alla sua collezione di calici d’oro con lo
stemma
della famiglia su di essi.
Odiava i continui lamenti,
consigli, suppliche che gli aveva rivolto la madre durante
l’estate.
Sua madre aveva provato di tutto, aveva cercato di
ricattarlo in ogni modo possibile, ma Sirius non era più un
ragazzino, non si faceva più mettere nel sacco da un
pacchetto di
Cioccorane.
Aveva rifiutato tutto, a partire da un nuovo
gufo ad arrivare all’ultimo modello di Nimbus 1500, che
sarebbe
riuscito ad acquistare lo stesso.
Così sua madre era
passata alle minacce.
Per rimarcare il suo potere aveva
fatto dipingere la stanza di Sirius di verde e d’argento,
nonostante lui fosse un Grifondoro.
Quando Sirius era
rientrato dal suo lungo vagabondare per le strade, si era quasi messo
a piangere entrando nella sua camera da letto, ma il colpo di grazia
era stata la scritta ‘La
nobile e antichissima casata dei Black.’ stampata
in corsivo sulla testiera del letto.
I suoi poster, le sue
foto, i quadri, gli articoli sulle motociclette babbane che aveva
trovato a buon prezzo, i stendardi di Grifondoro, erano spariti.
Era
rimasta un’unica immagine appesa.
Sirius si avvicinò
con gli occhi lucidi e guardò la foto.
James si spettinava
i capelli ridendo, Remus aveva l’aria gioiosa e un
po’ sorpresa,
Peter rosso di piacere accanto a un Sirius sorridente.
C’era un
biglietto con la scrittura di sua madre sotto la foto.
Sirius lo
prese con il cuore in gola.
‘Posso
toglierti anche questo.’
Un’ ondata di rabbia
investì Sirius, accartocciò il biglietto e
scaraventò tutti gli
oggetti di vetro presenti sulla scrivania, per terra.
Urlò
un imprecazione dopo l’altra e lanciò fuori dalla
finestra una
cornice con la foto della famiglia, posata sul comodino.
Uscì
dalla stanza e sbatté la porta così forte che per
poco non
saltarono i cardini.
Sirius tirò fuori una sigaretta e
l’accese mentre marciava lungo il corridoio.
Regulus uscì
dalla sua stanza, con i capelli spettinati e in mano un libro.
«Che
succede?» chiese
fissandolo con gli occhi sgranati.
«Non
fingere che ti importi.» ringhiò
Sirius oltrepassandolo con una spallata.
Erano le cinque del
pomeriggio, ciò significava che qualche edicola era ancora
aperta.
Sirius si diresse a passo spedito verso un
negozietto di giornali all’angolo della strada.
Si fermò
davanti al bancone carico di riviste di attualità, di
notizie, di
articoli sportivi e di donne babbane in bikini.
«Voglio
una copia di tutte.» Sirius
masticò la sigaretta nervosamente.
Il negoziante strabuzzò gli
occhi, alzando lo sguardo dal romanzo che stava leggendo.
Sirius
tirò fuori una banconota che teneva da parte per
l’alcol, il
babbano prese una busta e cominciò a riempirla.
Sirius
tornò a casa con due buste cariche di giornali e riviste.
«Cosa
pensi di fare?» chiese
sua madre guardando le buste.
Non le rispose, salì le scale
e chiuse la porta a chiave.
Lentamente cominciò a sfogliare
le riviste ritagliando le immagini che gli piacevano.
Alle
tre di notte Sirius stava ripetendo per la quinta volta
l’incantesimo
di Adesione Permanente su ogni foto, aveva saltato persino la cena
per fare in modo che nessun membro della famiglia potesse mettere le
mani sulle sue cose un’altra volta, ogni spazio verde-argento
era
stato coperto da ogni tipo d‘immagine, rimanevano intatte
solo
poche strisce verdi.
Nonostante questo sapeva che le minacce
di sua madre erano tremendamente serie e che avrebbe dovuto
accontentarla fino alla fine dell’estate.
Ecco perché
Sirius sapeva che giorno era.
Ecco perché doveva essere
impeccabile.
Ecco perché sapeva che il più piccolo passo
falso gli sarebbe costata Hogwarts.
Ecco perché Sirius
stava cercando di annodarsi la cravatta quella mattina.
Perché
c’era una stupida festicciola per festeggiare il fidanzamento
di
qualche stupido membro della famiglia.
Si guardò allo
specchio e disprezzò il suo riflesso.
Assomigliava a sua
madre.
Gli stessi occhi argento, lo stesso naso, gli stessi
capelli scuri, solo la carnagione e la mascella erano di suo
padre.
Distolse lo sguardo e scese a basso.
La
festa era quasi iniziata.
All’ingresso Kreacher soccombeva
sotto una miriade di cappotti e pellicce lasciati lì dagli
invitati.
«Oh
Sirius! Il mio piccolo Siruccio.» strillò
un’ospite guardandomi.
«Zia
Miranda.» sibilai
a denti stretti.
L’arzilla signora schioccò le
labbra.
«Ma
guardati sei diventato un signorino tutto d’un pezzo.. E che
spalle
larghe!» squittì
lei, meravigliata.
Sirius sorrise distrattamente mentre la sua
mente vagava altrove.
Riconobbe Alphard Black, l’unico
parente sano di mente quanto lui, e lo raggiunse al tavolo pieno di bevande ignorando i complimenti di sua zia.
«Sirius!» mi
salutò alzando un bicchiere.
Si accostò a lui e prese un calice
colmo d’ idromele.
«Ho
una grande notizia per te, Sirius.» sussurrò
Alphard.
Sirius alzò lo sguardo sorseggiando
l’idromele.
«Tra
un paio di settimane al massimo, ci lascerò le penne.» allo
sguardo sorpreso e preoccupato di Sirius continuò
frettolosamente «non
ti preoccupare Sir, so quello che faccio, e sono tanto stanco, voglio
solo un po’ di pace.»
«Sarebbe
questa la gran bella notizia?» chiese
Sirius amaro, l'unico parente decente che aveva stava per
andarsene.
«No,
la bella notizia è che io ti lascerò tutti i miei
beni.» disse
Alphard masticando un’oliva.
Sirius sgranò gli occhi
sorpreso, fece per ribattere ma lo zio lo interruppe.
«Ho
già sistemato tutto, Miranda non può toccarti, tu
sarai il mio
erede.» disse
con tono solenne Alphard.
Gli ingranaggi di Sirius
lavoravano in fretta.
Presto sarebbe stato il suo
compleanno, sarebbe stato un diciassettenne con una fortuna
già in
banca.
Un’idea sconsiderata e ribelle gli balenò nella mente.
Il ragazzo raddrizzò le spalle e con uno sguardo
pieno di gratitudine si rivolse allo zio: «Voglio
farti un regalo anche io, zio.»
«Hai
intenzione di rovinare la serata?» chiese
l’uomo mentre decifrava il sorriso malandrino del
nipote.
«La
farò saltare in aria.» Sirius
diede una pacca al vecchio zio e si girò giusto in tempo per
vedere entrare gli
ospiti d’onore della serata.
Suo cugino Beroaldo, da
Sirius soprannominato ‘Sboraldo’
entrò trionfante nel salotto a braccetto con una
ragazza.
A
Sirius per poco non cascò la mascella.
Era una ragazza
slanciata, i suoi capelli oro splendevano di una lucentezza propria,
le sue labbra carnose erano di un rosso sbiadito, la sua pelle era
chiara, ma la cosa che fece girare un attimo la testa a Sirius furono
gli occhi, di un azzurro ghiaccio.
Occhi che portavano tutto
l’inverno dentro.
Erano gli occhi più tristi che Sirius
avesse mai visto.
Persino quelli dorati di Remus erano più
brillanti e allegri.
«Benvenuti
a tutti! Siamo qui per celebrare il fidanzamento fra Beroaldo e
questa incantevole signorina, Addison Crabbe.» la
voce di sua madre era orgogliosa e stranamente calorosa.
Ci fu un
piccolo applauso e la parola passò a suo padre
che si complimentò con la coppia novella.
Lo sguardo di Addison
vagava in giro per la stanza, quando incrociò quello di Sirius schiuse le labbra e lo osservò in silenzio.
Sirius ricambiò lo sguardo accennando un sorriso compiaciuto, lei si ravvivò i
capelli
e distolse lo sguardo.
Sirius alzò il calice per brindare, lei
lasciò andare il braccio del suo futuro marito.
Sirius si
lasciò cadere su una sedia distogliendo lo sguardo; Addison
si
studiava le unghie curate con finto interesse.
Il brusio
di voci aumentò, e qualcosa fu catturato
dall’interesse di
Sirius.
‘Stiamo perlustrando la zona di Cantervallus alla
ricerca di tracce di lupi mannari, abbiamo una buona pista. La
maggior parte è stata catturata e trasportata in luoghi
segreti.’
L’uomo che aveva parlato rivolse un sorriso
significativo ai suoi colleghi e tutti annuirono guardandosi.
Sirius
aggrottò la fronte.
«Li
stanno raggruppando tutti, verranno addestrati per servire il loro
padrone.» disse
un altro sorseggiando il suo bicchiere di whiskey.
«Non
potrei essere più d’accordo, è ora che
il mondo magico venga
sistemato.» replicò
un altro con voce superba.
«Al
sangue puro!» dissero
alzando i bicchieri.
Sirius sapeva che avrebbe dovuto
stare zitto, che avrebbe dovuto ignorarli, che avrebbe dovuto
guardare la ragazza e distogliere i suoi pensieri altrove.
Ma
Sirius non era il tipo di persona che si dava dei limiti, che
contenenva le sue opinioni, che sorrideva e annuiva.
No,
Sirius era il tipo che ti sputava in faccia il suo concetto di
verità, che non aveva problemi a dire la sua.
E fu quello
il motivo del seguente casino.
Non si poteva trattenere Sirius
Black, non si poteva mettergli la mano sulla bocca senza venir
morsi.
«Oh,
ma fate pure!» Sirius
si alzò e il brusio della stanza si
affievolì.
«Brindate
mentre la gente muore, mentre soffre, mentre scompare! Brindiamo
tutti perché saremo salvi, perché non saremo noi
quelli in
pericolo, perché il nostro sangue vale!» il
tono di Sirius era tagliente e disgustato, mentre si rivolgeva ai
suoi parenti.
«Brindiamo tutti perché
noi possiamo farlo, siamo i prescelti, i purosangue che porteranno
l’ordine!» le
dita di Sirius erano serrate intorno al bicchiere.
Walburga Black
fremeva di rabbia e impotenza, era sul punto di uccidere il figlio
con un calice d’oro.
«Sapete
cosa penso io della vostra superiorità e purezza di sangue?
Penso
che sia una gran cazzata, come dicono i babbani. Penso che una
persona non sia sangue, non sia il suo cognome, una persona
è
tutt’altro, una persona è il suo patronus, una
persona è il suo
cantante preferito, una persona è il lavoro che ama fare.
Una
persona vera non è purezza. Ma che lo dico a fare a voi? Non
siete
altro che degli stronzi superbi.» un
bicchiere si infranse a terra.
Alphard alle sue spalle, si
lasciò sfuggire un sorriso compiaciuto.
«L’unico
discorso che conoscete è sulle vostre nobili origini.»continuò
Sirius sfacciato.
«E
sinceramente mi sono rotto la bacchetta di questa famiglia.» concluse
Sirius svuotò il bicchiere e lo lasciò cadere sul
tappeto candido,
prima di dirigersi verso la porta si fermò davanti a Addison.
Nella
stanza era calato il silenzio.
«Scappa
finché puoi.» sussurrò
Sirius appoggiando le labbra sulle sua, in un corto bacio
passionale.
Sboraldo guardò la scena a bocca aperta,
incapace di muovere un solo muscolo.
«Addio
madre, io me ne vado.» Sirius
spalancò le braccia con gesto teatrale.
«Padre.. » fece
un cenno all’uomo che non aveva minimamente battuto
ciglio.
«Regulus..
Ci becchiamo ad Hogwarts.» e
con un ultimo sorriso di sfida rivolto alla madre, Sirius
lasciò la
stanza, tirò fuori la bacchetta e fece apparire il suo baule
bello e
pronto di fronte alla porta d’ingresso.
Prima di andarsene
Sirius lasciò cadere il suo sguardo su un piccolo vaso sopra
un
mobile di legno, con incise le parole ‘La purezza
è
salvezza.’
«Ficcatela
in quel posto la tua purezza.» sibilò
Sirius lanciando il vaso per terra, con uno slancio
d’adrenalina
uscì dalla casa e non si voltò indietro nemmeno
una volta.
L’unica
cosa che fece sorridere Sirius durante il suo tragitto, fu che
avrebbe passato un’estate intera insieme a James.
La
sua vera famiglia.
______________
Salve
Malandrini!
Sono Jey e questa è la terza volta che provo a
scrivere una storia su di loro e finalmente sono riuscita a mettere
insieme quattro parole!
Non sono brava con le presentazioni perciò
mi limiterò a dire che ci saranno un paio di personaggi
inventati e
che spero seguiate questa storia insieme a me.
Chiedo pardon
per gli errori grammaticali, mi faccio schifo da sola, ma non riesco
ad evitarli. :')
Detto questo, che Sirius sia con
voi!
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Un
bacccccccio.
//voglio salutare la mia steffy. <3
ciauuu.