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Autore: JeyCholties    19/04/2014    11 recensioni
Dal settimo capitolo:
«Studenti e studentesse di Hogwarts...» Silente si alzò.
«Ci è giunta una notizia terribile da Beauxbatons!» la Sala calò nel silenzio.
« Questa mattina è stata attaccata dai seguaci del signore Oscuro» continuò Silente, percorrendo la Sala con occhio vigile.
Dal sedicesimo capitolo: [Remus/Kim]
« Durante il primo anno James e Sirius diventarono inseparabili, andavano in giro in coppia, una specie di magico duo, però ogni qualvolta che vedevano me o Peter in difficoltà intervenivano, fungendo da protettori... Piano piano cominciarono a seguirmi ovunque a chiedermi consiglio e informazioni, se la prendevano sempre con i più grandi dei Serpeverde perciò spesso avevano bisogno di incantesimi più avanzati dei quali spesso io ero a conoscenza... Perché divoravo qualsiasi libro, pur di non alzare lo sguardo e scoprire che qualcuno mi fissava di nascosto... » la voce di Remus si incrinò.
Dal sedicesimo capitolo: [James/Lily]
« Evans mi stai guardando in modo strano » fece notare James, totalmente rapito dal suo sguardo perso.
« Sì, è vero... Perché è la prima volta che ti vedo » disse Lily allontanandosi nuovamente da lui.
« In che senso? » chiese curioso.
« Che non sei così male come credevo... » confessò Lily.
« Buono a sapersi, Evans »
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Capitolo 1: La purezza è salvezza.’

Questo capitolo lo dedico a James Potter,
Che avrebbe tanto riso leggendolo.’



Sirius sapeva che giorno era. 
Sapeva che avrebbe dovuto essere impeccabile. 
Sapeva che il più piccolo passo falso gli sarebbe costata Hogwarts. 
Se ti azzardi a disonorare il nome della famiglia, lo giuro, Sirius Orion Black, io ti rovinerò e tu sai benissimo su cosa posso far leva.’ 
La voce di sua madre non gli era mai sembrata così irritante, così viscida, così malvagia.
 
Li odiava. 
Li odiava tutti. 
Sirius odiava suo fratello Regulus da quando aveva cominciato a parlare. 
Lo odiava perché lui era d’accordo. 
A lui non davano fastidio i discorsi sulla purezza del sangue che si tenevano a cena.
A lui non dava fastidio il tono di superiorità di suo padre quando parlava di alcuni impiegati mezzosangue al ministero. 
A lui non davano fastidio le festicciole che teneva sua madre ogni domenica sera.
 Sirius odiava suo padre perché non c’era nessun legame a unirli. 
Non c’era mai stato un ‘Oh andiamo, Walburga, lascialo è solo un ragazzo, non ti ricordi come eravamo noi alla sua età?’ 
Non c’era mai stato nessun discorso sul quidditch.
Mai una risata, una battuta, una parola d’affetto. 
Era un estraneo, con il quale condivideva la casa e i pasti.

Ma più di tutti, Sirius, odiava sua madre. 
Da un po’ di tempo non riusciva nemmeno a guardarla negli occhi. 
Odiava tutto di lei, dai suoi occhi grigi che aveva ereditato, alla sua collezione di calici d’oro con lo stemma della famiglia su di essi. 
Odiava i continui lamenti, consigli, suppliche che gli aveva rivolto la madre durante l’estate.
Sua madre aveva provato di tutto, aveva cercato di ricattarlo in ogni modo possibile, ma Sirius non era più un ragazzino, non si faceva più mettere nel sacco da un pacchetto di Cioccorane. 
Aveva rifiutato tutto, a partire da un nuovo gufo ad arrivare all’ultimo modello di Nimbus 1500, che sarebbe riuscito ad acquistare lo stesso. 
Così sua madre era passata alle minacce. 

Per rimarcare il suo potere aveva fatto dipingere la stanza di Sirius di verde e d’argento, nonostante lui fosse un Grifondoro. 
Quando Sirius era rientrato dal suo lungo vagabondare per le strade, si era quasi messo a piangere entrando nella sua camera da letto, ma il colpo di grazia era stata la scritta 
La nobile e antichissima casata dei Black.’ stampata in corsivo sulla testiera del letto. 
I suoi poster, le sue foto, i quadri, gli articoli sulle motociclette babbane che aveva trovato a buon prezzo, i stendardi di Grifondoro, erano spariti.
Era rimasta un’unica immagine appesa. 

Sirius si avvicinò con gli occhi lucidi e guardò la foto. 
James si spettinava i capelli ridendo, Remus aveva l’aria gioiosa e un po’ sorpresa, Peter rosso di piacere accanto a un Sirius sorridente.
C’era un biglietto con la scrittura di sua madre sotto la foto.
Sirius lo prese con il cuore in gola. 
Posso toglierti anche questo.’ 

Un’ ondata di rabbia investì Sirius, accartocciò il biglietto e scaraventò tutti gli oggetti di vetro presenti sulla scrivania, per terra. 
Urlò un imprecazione dopo l’altra e lanciò fuori dalla finestra una cornice con la foto della famiglia, posata sul comodino.
Uscì dalla stanza e sbatté la porta così forte che per poco non saltarono i cardini. 
Sirius tirò fuori una sigaretta e l’accese mentre marciava lungo il corridoio.

Regulus uscì dalla sua stanza, con i capelli spettinati e in mano un libro.
«Che succede?» chiese fissandolo con gli occhi sgranati. 
«Non fingere che ti importi.» ringhiò Sirius oltrepassandolo con una spallata. 
Erano le cinque del pomeriggio, ciò significava che qualche edicola era ancora aperta. 
Sirius si diresse a passo spedito verso un negozietto di giornali all’angolo della strada. 
Si fermò davanti al bancone carico di riviste di attualità, di notizie, di articoli sportivi e di donne babbane in bikini. 
«Voglio una copia di tutte.» Sirius masticò la sigaretta nervosamente.
Il negoziante strabuzzò gli occhi, alzando lo sguardo dal romanzo che stava leggendo. 
Sirius tirò fuori una banconota che teneva da parte per l’alcol, il babbano prese una busta e cominciò a riempirla. 
Sirius tornò a casa con due buste cariche di giornali e riviste.
«Cosa pensi di fare?» chiese sua madre guardando le buste. 
Non le rispose, salì le scale e chiuse la porta a chiave. 
Lentamente cominciò a sfogliare le riviste ritagliando le immagini che gli piacevano. 

Alle tre di notte Sirius stava ripetendo per la quinta volta l’incantesimo di Adesione Permanente su ogni foto, aveva saltato persino la cena per fare in modo che nessun membro della famiglia potesse mettere le mani sulle sue cose un’altra volta, ogni spazio verde-argento era stato coperto da ogni tipo d‘immagine, rimanevano intatte solo poche strisce verdi. 
Nonostante questo sapeva che le minacce di sua madre erano tremendamente serie e che avrebbe dovuto accontentarla fino alla fine dell’estate. 

Ecco perché Sirius sapeva che giorno era. 
Ecco perché doveva essere impeccabile. 
Ecco perché sapeva che il più piccolo passo falso gli sarebbe costata Hogwarts. 
Ecco perché Sirius stava cercando di annodarsi la cravatta quella mattina. 
Perché c’era una stupida festicciola per festeggiare il fidanzamento di qualche stupido membro della famiglia. 
Si guardò allo specchio e disprezzò il suo riflesso. 
Assomigliava a sua madre.
Gli stessi occhi argento, lo stesso naso, gli stessi capelli scuri, solo la carnagione e la mascella erano di suo padre. 
Distolse lo sguardo e scese a basso. 

La festa era quasi iniziata. 
All’ingresso Kreacher soccombeva sotto una miriade di cappotti e pellicce lasciati lì dagli invitati. 
«Oh Sirius! Il mio piccolo Siruccio.» strillò un’ospite guardandomi.
«Zia Miranda.» sibilai a denti stretti. 
L’arzilla signora schioccò le labbra. 
«Ma guardati sei diventato un signorino tutto d’un pezzo.. E che spalle larghe!» squittì lei, meravigliata. 
Sirius sorrise distrattamente mentre la sua mente vagava altrove. 

Riconobbe Alphard Black, l’unico parente sano di mente quanto lui, e lo raggiunse al tavolo pieno di bevande ignorando i complimenti di sua zia. 
«Sirius!» mi salutò alzando un bicchiere.
Si accostò a lui e prese un calice colmo d’ idromele. 
«Ho una grande notizia per te, Sirius.» sussurrò Alphard. 
Sirius alzò lo sguardo sorseggiando l’idromele. 
«Tra un paio di settimane al massimo, ci lascerò le penne.» allo sguardo sorpreso e preoccupato di Sirius continuò frettolosamente «non ti preoccupare Sir, so quello che faccio, e sono tanto stanco, voglio solo un po’ di pace.»
«Sarebbe questa la gran bella notizia?» chiese Sirius amaro, l'unico parente decente che aveva stava per andarsene. 
«No, la bella notizia è che io ti lascerò tutti i miei beni.» disse Alphard masticando un’oliva. 

Sirius sgranò gli occhi sorpreso, fece per ribattere ma lo zio lo interruppe.
 
«Ho già sistemato tutto, Miranda non può toccarti, tu sarai il mio erede.» disse con tono solenne Alphard. 
Gli ingranaggi di Sirius lavoravano in fretta. 
Presto sarebbe stato il suo compleanno, sarebbe stato un diciassettenne con una fortuna già in banca. 
Un’idea sconsiderata e ribelle gli balenò nella mente. 
Il ragazzo raddrizzò le spalle e con uno sguardo pieno di gratitudine si rivolse allo zio: 
«Voglio farti un regalo anche io, zio.»
«Hai intenzione di rovinare la serata?» chiese l’uomo mentre decifrava il sorriso malandrino del nipote. 
«La farò saltare in aria.» Sirius diede una pacca al vecchio zio e si girò giusto in tempo per vedere entrare gli ospiti d’onore della serata.

Suo cugino Beroaldo, da Sirius soprannominato
 ‘Sboraldo’ entrò trionfante nel salotto a braccetto con una ragazza. 
A Sirius per poco non cascò la mascella. 
Era una ragazza slanciata, i suoi capelli oro splendevano di una lucentezza propria, le sue labbra carnose erano di un rosso sbiadito, la sua pelle era chiara, ma la cosa che fece girare un attimo la testa a Sirius furono gli occhi, di un azzurro ghiaccio.
Occhi che portavano tutto l’inverno dentro. 
Erano gli occhi più tristi che Sirius avesse mai visto. 
Persino quelli dorati di Remus erano più brillanti e allegri. 

«Benvenuti a tutti! Siamo qui per celebrare il fidanzamento fra Beroaldo e questa incantevole signorina, Addison Crabbe.» la voce di sua madre era orgogliosa e stranamente calorosa.
Ci fu un piccolo applauso e la parola passò a suo
 padre che si complimentò con la coppia novella.
Lo sguardo di Addison vagava in giro per la stanza, quando incrociò quello di Sirius schiuse le labbra e lo osservò in silenzio. 
Sirius ricambiò lo sguardo accennando un sorriso compiaciuto, lei si ravvivò i capelli e distolse lo sguardo.
Sirius alzò il calice per brindare, lei lasciò andare il braccio del suo futuro marito. 
Sirius si lasciò cadere su una sedia distogliendo lo sguardo; Addison si studiava le unghie curate con finto interesse. 

Il brusio di voci aumentò, e qualcosa fu catturato dall’interesse di Sirius. 
‘Stiamo perlustrando la zona di Cantervallus alla ricerca di tracce di lupi mannari, abbiamo una buona pista. La maggior parte è stata catturata e trasportata in luoghi segreti.’ 
L’uomo che aveva parlato rivolse un sorriso significativo ai suoi colleghi e tutti annuirono guardandosi. 
Sirius aggrottò la fronte. 
«Li stanno raggruppando tutti, verranno addestrati per servire il loro padrone.» disse un altro sorseggiando il suo bicchiere di whiskey.
«Non potrei essere più d’accordo, è ora che il mondo magico venga sistemato.» replicò un altro con voce superba.
«Al sangue puro!» dissero alzando i bicchieri. 

Sirius sapeva che avrebbe dovuto stare zitto, che avrebbe dovuto ignorarli, che avrebbe dovuto guardare la ragazza e distogliere i suoi pensieri altrove. 
Ma Sirius non era il tipo di persona che si dava dei limiti, che contenenva le sue opinioni, che sorrideva e annuiva. 
No, Sirius era il tipo che ti sputava in faccia il suo concetto di verità, che non aveva problemi a dire la sua. 
E fu quello il motivo del seguente casino.
Non si poteva trattenere Sirius Black, non si poteva mettergli la mano sulla bocca senza venir morsi. 

«Oh, ma fate pure!» Sirius si alzò e il brusio della stanza si affievolì. 
«Brindate mentre la gente muore, mentre soffre, mentre scompare! Brindiamo tutti perché saremo salvi, perché non saremo noi quelli in pericolo, perché il nostro sangue vale!» il tono di Sirius era tagliente e disgustato, mentre si rivolgeva ai suoi parenti. 
«Brindiamo tutti perché noi possiamo farlo, siamo i prescelti, i purosangue che porteranno l’ordine!» le dita di Sirius erano serrate intorno al bicchiere.
Walburga Black fremeva di rabbia e impotenza, era sul punto di uccidere il figlio con un calice d’oro.
«Sapete cosa penso io della vostra superiorità e purezza di sangue? Penso che sia una gran cazzata, come dicono i babbani. Penso che una persona non sia sangue, non sia il suo cognome, una persona è tutt’altro, una persona è il suo patronus, una persona è il suo cantante preferito, una persona è il lavoro che ama fare. Una persona vera non è purezza. Ma che lo dico a fare a voi? Non siete altro che degli stronzi superbi.» un bicchiere si infranse a terra.

Alphard alle sue spalle, si lasciò sfuggire un sorriso compiaciuto.
«L’unico discorso che conoscete è sulle vostre nobili origini.»continuò Sirius sfacciato. 
«E sinceramente mi sono rotto la bacchetta di questa famiglia.» concluse Sirius svuotò il bicchiere e lo lasciò cadere sul tappeto candido, prima di dirigersi verso la porta si fermò davanti a Addison.
Nella stanza era calato il silenzio.
«Scappa finché puoi.» sussurrò Sirius appoggiando le labbra sulle sua, in un corto bacio passionale. 
Sboraldo guardò la scena a bocca aperta, incapace di muovere un solo muscolo. 

«Addio madre, io me ne vado.» Sirius spalancò le braccia con gesto teatrale.
«Padre.. » fece un cenno all’uomo che non aveva minimamente battuto ciglio. 
«Regulus.. Ci becchiamo ad Hogwarts.» e con un ultimo sorriso di sfida rivolto alla madre, Sirius lasciò la stanza, tirò fuori la bacchetta e fece apparire il suo baule bello e pronto di fronte alla porta d’ingresso.
Prima di andarsene Sirius lasciò cadere il suo sguardo su un piccolo vaso sopra un mobile di legno, con incise le parole ‘La purezza è salvezza.’ 
«Ficcatela in quel posto la tua purezza.» sibilò Sirius lanciando il vaso per terra, con uno slancio d’adrenalina uscì dalla casa e non si voltò indietro nemmeno una volta. 
L’unica cosa che fece sorridere Sirius durante il suo tragitto, fu che avrebbe passato un’estate intera insieme a James. 

La sua vera famiglia. 


______________

Salve Malandrini! 
Sono Jey e questa è la terza volta che provo a scrivere una storia su di loro e finalmente sono riuscita a mettere insieme quattro parole!
Non sono brava con le presentazioni perciò mi limiterò a dire che ci saranno un paio di personaggi inventati e che spero seguiate questa storia insieme a me. 
Chiedo pardon per gli errori grammaticali, mi faccio schifo da sola, ma non riesco ad evitarli. :')

Detto questo, che Sirius sia con voi! 
Lasciate una recensione se la storia vi è piaciuta!
Un bacccccccio. 

//voglio salutare la mia steffy. <3 ciauuu. 




  
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