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Autore: Delyassodicuori    20/04/2014    1 recensioni
Questa storia è decisamente fuori dal comune, lo so. E per di più è ambientata a Londra, in particolar modo in una scuola frequentata da persone normalissime. La vicenda ruota attorno a Leah Clearwater che, trasferitasi da poco in questo istituto, si ritroverà ben presto con un sacco di problemi alle spalle, e Jacob Black, un normalissimo studente che cerca di aiutare tutti… a modo suo…
Dal testo:
-Ti conviene stare attenta a ciò che fai, sai?- disse –Questa non è una scuola normale. Anzi, sei entrata nell' inferno, piccola-.
Piccola?
-Ehi!- stavo per urlargli in faccia, alzandomi di scatto, quando lui ormai era andato via.
Genere: Comico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Leah Clearweater | Coppie: Jacob/Leah
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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2_Primo giorno_parte 2
 
Il ragazzo uscì dall’aula, lasciandomi lì, sgomenta.
Ma che cavolo avrà voluto dire?
D’accordo che per tutti gli studenti del pianeta la scuola può sembrare un inferno, tuttavia… il suo sguardo non sembrava scherzare. Era come se la parola inferno in questo caso non sia solo una specie di metafora.
Sbuffai, raccattando alla svelta il quaderno e le penne, provando a non pensarci più.
Patetico pensai, prima che Alice mi afferrasse di colpo il braccio.
-Mangi con noi, Leah, vero? Dai dimmi di si, ti prego, ti prego, ti prego!!!- canticchiò lei, saltellandomi addosso. Guardai al cielo e risposi, sospirando:-Ok, ok, ma lasciami il braccio. La spalla fa ancora male-.
-Ops- fece la nana, mollando la presa.
-Fa sempre così questa piccoletta- disse Rosalie, affiancandoci e accarezzando la testa alla mora –Dopo una settimana o due ti sarai già abituata-.
-Così però mi fai sembrare una rompiscatole!- brontolò Alice, fingendosi offesa.
-Ma come fai a conoscere Jacob?- chiese improvvisamente Bella, curiosa. Io sbuffai forte, rispondendo con un:-Un bufalo inferocito ha spinto una povera iena che quella mattina voleva essere buona, poi l’ha fatta cadere di sedere ancora mentre dava la caccia ad un lemure-.
Alice si mise a ridere, Rosalie mi fissò confusa.
Bella era tutto meno che divertita.
La piccola nana ballerina non fece altro che prendermi a braccetto per tutto il tragitto fino alla mensa. Prima o poi me lo avrebbe staccato il braccio, questo è sicuro.
Povero il mio braccio  pensai tristemente   prima il bufalo che si crede Super-Cow, ora la gattina nera con il tutù da ballerina.
La sala era affollatissima, quasi da farmi venire il nervoso. Non mi piaceva stare troppo in mezzo alla gente. Anche alla metro provo un fastidio del genere, ma dopo la spinta di oggi direi che potrei benissimo evitare una metro affollata. Magari mi prenderò un autobus, d’ora in avanti.
Arrivai al banco, prendendo un sandwich al formaggio fuso e un succo di arancia rossa.
Quando, assieme a Alice, Bella e Rosalie, eravamo sul punto di trovare un tavolo libero, notai, dall’altra parte della mensa, Super-Teppista dare dei soldi ad un ragazzino. Molto probabilmente era del primo anno.
Ma guarda mi venne in mente automaticamente  allora è vero che al ragazzino sono stati fregati dei soldi.
-Leah, per di qua!- mi chiamò la nana pallida, facendomi sedere accanto a lei. Mentre mangiavo, fissavo con la coda dell’occhio Jacob, che stava dando delle pacche sulla spalla al primino.
Il ragazzino sorrise, timido, per poi andarsene. Jacob sorrise soddisfatto, dirigendosi poi al banco.
-Allora Leah- fece Rosalie, poggiando con assoluta grazia la sua bevanda sul tavolo –Come ti sembra questa scuola-mortorio?-.
Sarebbe anche buona se non fosse per certa gente pensai, fissando con la coda dell’occhio Teppista-Superman andare con il suo cibo ad un tavolo.
Si sedette al fianco di altri due ragazzi, probabilmente della sua età, e guarda caso, anche loro sembravano essere dei pelle rossa come me e lui.
-Non male- risposi solo, facendo tacere il mio pensiero.
-Vedrai, ti troverai bene qui- disse Alice, sgranocchiando un panino al prosciutto.
-Certo- disse Bella, bevendo il suo succo –Sempre se stai attenta a quello che combini, ovvio-.
La fissai, con un sopracciglio rialzato.
-Eh?- feci, confusa. Anche il suo sguardo, come quello di Jacob, tradiva qualcosa.
Alice la guardò per un momento molto male, per poi rivolgersi a me:-Non ti preoccupare, Leah, in tutte le scuole se non ti comporti bene finisci in punizione o robe simili, dai!-.
-Si. Certo- dissi, tornando al mio pranzo.
Per un po io e le ragazze chiacchierammo su un sacco di cose. Loro mi chiesero da che scuola venivo, come mai mi ero trasferita da loro, che tipo di musica ascoltassi, se mi piaceva fare shopping, se ho fatto qualche sport fino ad ora, come faccio a mantenere i capelli così lunghi e lisci…
E io, rispettivamente, rispondevo: “Holloway School”, “Sono motivi personali, in realtà”, “il rock”, “No… non mi entusiasma particolarmente”, “Si, da bambina praticavo kung fu”, “Questo non lo so”.
-Ma dai, Leah!- fece la nana, mezza delusa –Come fai a non sapere come fai a tenere i capelli così belli?-.
-Non esageriamo…- dissi, mezza imbarazzata, afferrando automaticamente una ciocca di capelli, attorcigliandola intorno all’indice.
-In che senso sono motivi personali?- chiese invece Rosalie.
Io non risposi, tenendo il becco chiuso. Non potevo di certo andarlo a dire proprio a loro perché mi sono trasferita qui. A malapena le conoscevo queste tre!
-Rosalie, ma che domande fai?- chiese Bella, sgridandola, ma a bazza voce –Non puoi chiederle cose simili. Sono affari suoi, no?-.
Grazie pensai, guardandola con approvazione. Mica male questa Bella. Almeno lei ci arrivava a certe cose.
Rose si strinse le labbra, incrociando le braccia.
-Non ho capito bene- disse una voce dietro di me, vicino al mio orecchio. Mi si rizzarono i capelli dallo spavento, per non parlare dei brividi freddi lungo la schiena.
Quello scemo di Teppista-Superman aveva poggiato una mano al tavolo, a fianco del mio panino posato sul piatto.
-Cosa non hai capito?- gli chiesi, fredda.
-Hai detto di aver fatto kung fu? Sul serio?- domandò ancora Jacob, curioso.
Grugnì un :-Ficcanaso- a bassa voce, per poi rispondere:-Non sono affari tuoi, pezzente!-. Jacob alzò le mani in alto, con sguardo innocente, e scocciato allo stesso momento.
-Ok ok, acidella- disse –Anzi, meglio per te se sai qualche mossa-.
-Scusa, cosa vorresti dire?- mi alzai dalla sedia, stufa.
-Wow- disse lui –Perdi le staffe con troppa facilità-
-Vuoi vedere?- lo minacciai, alzando il pugno davanti al suo naso. Lui però non si mosse da lì, anzi, continuò a fissarmi, sfidandomi di nuovo.
-Hey, Jake!- lo chiamò uno dei suoi amici –Smettila di filtrare con la novellina e vieni a dare un’occhiata!-.
Jacob sbuffò, voltandosi verso il ragazzo:-Non sto filtrando, Embry, falla finita!-.
-Tsk- feci, sedendomi di nuovo, tornando a finire il sandwich.
Idiota pensai subito, mentre il ragazzo Super-Teppista mi guardava un ultima volta, per poi tornarsene da Embry e dall’altro loro amico.
-Le uniche persone con cui riesce a parlare in modo amichevole sono quei due ragazzi- spiegò di colpo Rosalie senza che glielo chiedessi –Embry Call. Per quanto affascinante possa essere, molte volte è più scemo di quella sottospecie di cane randagio-(e con quella indicò prima Embry, poi Jacob, spostando infine il dito verso l’altro ragazzo, più basso di loro)- e Quil Ateara. Simpatico, si, e molte volte timido, anche se non capisco come fa ad esserci suo amico-.
-Se non sbaglio una volta si era dichiarato a te, eh Rose?- fece Alice, ridendo sotto i baffi felini. La bionda le strizzò un occhio, come a rimproverarla:-Si, ma all’epoca mi ero appena fidanzata. Non mi ci è voluto molto per dirgli che non era il mio tipo-.
-E poi se Emmet avesse saputo della cosa, gli avrebbe spaccato la faccia subito- sottolineò Bella, trattenendo una risata.
-Emmet- mi spiegò stavolta Alice –E’ l’omone grosso che stava al fianco di Rosalie l’ora precedente-.
-Ah- dissi solo, proprio quando suonò la campanella. Ci alzammo, buttando via gli avanzi, per poi dirigerci alla prossima aula.
-Adesso cosa hai Leah?- chiese Bella, curiosa. Guardai l’orario.
-Geografia- dissi. Alice assunse una faccia triste.
-Cosa c’è?- chiesi, nel momento esatto in cui lei stessa rispose di botto:-Non possiamo accompagnarti, Leah. Sta in un altro edificio, e noi ora abbiamo un’altra materia-.
-Capisco- risposi –Non importa, credo di poterci arrivare-.
-Sicura?- domandò stavolta Rosalie.
-Certo- mentì. Non ero molto sicura, ma perché far preoccupare loro?
Le ragazze mi salutarono (Alice quasi non si mise a piangere) e io mi incamminai verso un altro edificio.
Quando ci entrai, fui completamente smarrita.
Non sapevo decisamente in che aula si trovasse geografia.  Avevo seguito la mappa speranzosa, ma nulla. Mi aveva portata allo stanzino delle scope!
Merda pensai. ‘Sta mappa sarà vecchia decenni, come minimo!
Mi guardai attorno, spaesata. Erano andati tutti nelle loro aule. Rimanevo solo io. la sfigata novellina che si perde al primo giorno di scuola.
Stavo quasi per rassegnarmi e per voltare i tacchi verso l’uscita, a chiedere magari a qualche studente che saltava le lezioni, quando dall’angolo del corridoio arrivarono due uomini. Erano entrambi pallidissimi, quasi dei cadaveri viventi. Uno aveva i capelli chiari, un altro i capelli scuri. Erano entrambi vestiti come se dovessero andare ad un funerale: giacca nera, camicia nera, cravatta nera, pantaloni neri e (o ma tu guarda un po!) mocassini neri.
Ma la cosa peggiore erano gli occhi. Scavati, senza un ombra di luce nelle iridi scurissime.
Inutile dire che era gli uomini più inquietanti che avessi mai visto.
Ma senz’altro loro sapevano dov’era l’aula di geografia, giusto? Sperai con tutto il cuore di si, e poi, valeva la pena provare.
-Ehm, scusate…- dissi, inchiodandoli li. Mi fissarono, con la puzza sotto il naso, come se avessero a che fare con un randagio.
-Sapete dov’è l’aula di Geografia? Sono nuova e mi sono persa…- sparai, mantenendo lo sguardo, nonostante la voglia matta di non avere più i loro occhi bucati sui miei.
-Sempre la solita storia- disse uno di loro ( il moro).
-Stephan, cosa ci vuoi fare?- fece l’altro (il biondo). Entrambi avevano anche lo stesso tono di voce. Macabro, stufo e … terrificante.
-Secondo piano, prima porta a destra- rispose infine il primo, Stephan.
-Uhm… beh… grazie mille- dissi in fretta, incamminandomi per le scale. Mentre poggiavo i piedi sui gradini, sentivo Stephan dire al biondo:-Vladimir, fratello, qui tutti non sanno più trovare la strada. Che cosa opprimente-.
-E’ vero- confermò Vladimir –Se fossimo stati noi a capo della scuola…-
-Shhhh!- lo zittì il fratello –Lo sai che qui non posso girare tranquillamente voci sulla presidenza!-.
-Al diavolo!- strillò il biondo –Che bruci all’inferno, quell’Aro! Come siamo finiti qui? A fare da insegnanti! È vergognoso per la nostra famiglia!-.
Arrivai davanti alla porta dell’aula, con la testa riempita dalle informazioni appena acquisiste.
Dunque, Vladimir e Stephan sarebbero dei professori (mi augurai di non avere loro), che però non erano fieri del loro mestiere, che avrebbero preferito decisamente stare alla cattedra del preside, che lo chiamano Aro. Ora, scherzi a parte, ma che nomi sono? Sembrano nomi antichi, magari dell’epoca romana e un po’ tarda.
 
Questa non è una scuola normale.
 
Già  pensai  almeno su una cosa aveva ragione quel Jacob.
Bussai alla porta, e la voce di una donna mi incitò ad entrare. La aprì, scoprendo una classe confusa che mi fissava.
-Scusate- dissi –Ho perso la strada-.
-Hai perso la strada?- disse una donna alla cattedra, giovanissima, con i capelli ricci e biondi che le cadevano sulle spalle. Anche la sua carnagione era pallida cadaverica.
Ok, magari Londra non sarà una città soleggiatissima, ma non è possibile che siano tutti pallidi qui!
-Si, sono nuova- spiegai, e lei fece un –Ah- curioso. Mi chiese il nome come al solito, per poi dire il suo:-Io sono la professoressa Tanya Denali, e, se fossi in te, non ci scherzerei molto sul cognome, d’accordo?-.
Annui, confusa. Denali è un cognome che fa ridere?
Mi guardai attorno, scoprendo un banco singolo vuoto. Vuoto, ma affiancato dal banco del Teppista-Superman.
Quando parli del diavolo pensai automaticamente, nervosa.
Di nuovo la stessa lezione insieme? Che bel colpo di fortuna!
Mi andai a sedere, sbuffando. La professoressa Denali riprese la lezione, mentre un Jacob ficcanaso diceva sottovoce:-Guarda guarda, allora siamo ritardatarie anche noi, eh?-.
-Ti conviene chiudere il becco, scemo- lo zittì, facendolo però ridere allo stesso tempo.
-Io le ultime due ore ho ginnastica, tu?- chiese di colpo, serio. Lo fissai, sbalordita. Com’è che gli interessava il mio orario?
Oh, certo. Magari voleva sapere per quanto ancora eravamo costretti a sopportarci.
Guardai l’orario. Deglutii.
-Ginnastica…- risposi, con il fiato spezzato. Jacob trattenne le risate, mentre io stringevo il foglio in un pugno. Bella giornata del cavolo. Possibile che devo sopportare ‘sto tizio per il resto della mattinata?
Quanto avrei voluto tornarmene a casa, a leggere un libro, a guardare la tv, a fare i compiti, e a sdraiarmi sul letto in tranquillità.
Appena suonò il cambio dell’ora, mi alzai di scatto, uscendo subito dall’aula. Rimasi ferma in mezzo alla folla, osservando la mappa. Ginnastica era un altro edifico, secondo questo coso andato a male. Mmh… meglio chiedere a questo punto.
Provai a fermare una coppietta, ma non mi degnarono nemmeno di uno sguardo. Ci provai con una ragazzina del secondo, ma nemmeno lei mi ascoltò. Chiedevo a chiunque, ma nessuno si fermava. Avevano tutti fretta di andare alle lezioni?
-Ginnastica è nell’edificio più a nord, seconda porta al piano terreno in fondo al corridoio- disse di colpo Jacob alle mie spalle.
Per poco non saltai in avanti.
-Ma chi cavolo te l’ha chiesto?- strillai, incamminandomi fuori dall’edificio scolastico.
-Scusa se ti do una mano- fece lui, seguendomi –Insomma, non riesco proprio ad entrare nelle tue grazie, eh?-.
-No- risposi, acida. Ok, magari non avevo un bel caratterino, ma quel Jacob mi stava decisamente sui marroni.
Andammo insieme (per mia sfortuna) all’aula di Ginnastica. Andai allo spogliatoio femminile, ritrovando Alice e Bella.
-Leaaaaaaaaaaaaahhh!- strillò la nana ballerina, saltandomi addosso e stringendomi per il collo.
Il contatto fisico mi fece salire la pelle d’oca.
Me la scrollai di dosso, sospirando un:-Cavolo, siamo già a questo livello?-
-Eh eh- rise lei, strizzando un occhio. Bella guardò verso il cielo, scuotendo la testa.
-Si affeziona molto facilmente- rispose lei, indossando una t-shirt chiara.
Oltre alle divise scolastiche, avevamo anche le divise da ginnastica uguali.
Solo che le ragazze avevano la t-shirt chiarissima e i pantaloncini rossi, che non arrivavano neanche a metà coscia. I ragazzi, da quello che mi stavano spiegando la nana affettuosa e la mora con il viso a forma di cuore, avevano la t-shirt come la nostra, e i pantaloncini blu lunghi fino al ginocchio.
Indossai la mia di divisa, legandomi poi i capelli in una coda di cavallo sotto la nuca, lasciando libere due ciocche di capelli sul davanti.
Noi ragazze uscimmo dallo spogliatoio, raggiungendo la maestosa palestra. Comprendeva di tutto, dai canestri, alla rete da pallavolo, dalle palle dei vari sport alle reti da calcio.
L’insegnante (un uomo grosso e muscoloso, tremendamente grosso e muscoloso, altro forse due metri e poco più) usò il suo fischietto per richiamarci tutti in fila. Dalla parte dei maschi sorpresi Jacob, con un sorriso raggiante sul volto.
-Ragazzi- si sentì risuonare per tutta la palestra. La voce del professore era talmente alta da spaccare i timpani.
-Oggi ci eserciteremo sulla lotta a corpo libero!- disse, sull’attenti, come un militare.
Metà classe sbuffò, contrariata, ma ci pensò il fischio del prof a farli tacere.
-Ora, come molti di voi sicuramente sapranno- iniziò a spiegare, girando tra i vari studenti –La lotta a corpo libero consiste nel far uscire l’avversario fuori dal limite dell’ arena, per così dire. Si possono usare tutte le tecniche di combattimento che volete, ma non azzardatevi a far ammazzare l’avversario, o ne risponderete a me! Tutto chiaro?-.
-Si!- esclamò tutta la classe, me compresa.
-Bene. Black, vieni a fare una dimostrazione-.
Jacob avanzò verso la cosi detta arena (un tappeto circolare blu e grosso delimitato da una circonferenza rossa), senza timore, sicuro.
Il prof estrasse a sorte un altro ragazzo, che però sembrava molto più timoroso.
-Ora capirai- mi bisbigliò Alice –Perché Jacob è temuto da quasi tutti gli studenti-.
Mmmh… interessante come cosa.
Lo fissai attentamente, cercando magari un suo punto debole. Non era facile, purtroppo. Era alto e muscoloso, e i muscoli delle braccia erano ben evidenti. Aveva delle grosse mani, perfette per sferrare un cazzotto fortissimo. Anche le gambe sembravano ben allenate, pronte per dare un calcio al primo che lo infastidiva.
Teppista-Superman si scrocchiò le nocche, sospirando un:-Tranquillo, non ti manderò in infermeria-.
-S-s-s-sul serio?- balbettò il ragazzo. Era alto quanto lui e poco muscoloso, tuttavia lo temeva troppo. Si vedeva chiaramente come tremava da capo a collo.
Essendo di spalle non potevo vedere se aveva gli occhi sbarrati dal terrore.
-Iniziate!- disse il prof (che Alice lo chiamò il prof ammazza cinghiali ), per poi soffiare sul fischietto.
I due ragazzi girarono attorno al tappetto, poi il ragazzo terrificato attaccò. Il suo pugno era troppo lento e mal mirato. Avrebbe dovuto beccare la guancia di Jacob, e invece colpì solo il vuoto.
Jacob ne approfittò per sferragli una gomitata sullo sterno, e una ginocchiata all’altezza dei suoi kiwi.
Il ragazzo cadde a terra, dolorante, stringendosi i gioielli. Metà classe rise, mentre l’altra metà guardava Jacob con orrore.
-Eddai, non era così forte!- fece quest’ultimo, mentre l’avversario si rialzava. Provò a sferrargli un secondo pugno, ma lo manco di nuovo. Jacob, allora, ne sfondò uno, ma ancor prima di sferrarlo, capì che era una finta. Fermò la mano a mezz’aria, vicino alla faccia del ragazzo, per poi colpirlo con un pugno più serio sullo stomaco.
L’avversario si piegò dal dolore. Pessima mossa, perché Teppista-Superman gli sferrò una gomitata sulla nuca. Il ragazzo sembrò tremare, scombussolato. Jacob ne approfittò per fare un giro intorno a sé stesso e sferrare un calcio ben mirato sullo sterno.
Rimasi di stucco, osservando le sue mosse. Erano ben elaborate, veloci e letali allo stesso tempo.
Riusciva a coordinare ogni parte del suo corpo, e a dare ad ogni parte dei segnali ben precisi.
L’avversario cadde a terra, uscendo dal confine del tappeto.
Prof. Ammazza cinghiali  fischiò.
Jacob andò dal ragazzino steso a terra, aiutandolo ad alzarsi.
Si strinsero la mano, poi l’insegnate alzò di nuovo la voce:-Ora, chi di voi vuole provare a lottare contro Jacob?-.
La classe bisbigliò. Era ovvio che nessuno aveva voglia di finire con il braccio rotto. Le ragazze si guardavano in viso con timore, e i ragazzi fischiettavano, fingendo di non aver sentito.
Sorrisi, alzando la mano in alto.
Alice, Bella, Jacob e tutti gli altri mi fissarono, sgomenti.
-Io, professore- risposi, avanzando verso il tappeto.
-Ah, devi essere la nuova, se non erro- disse lui, guardandomi da capo a collo –Fammi vedere le braccia-.
Mi esaminò gli arti superiori, poi quelli inferiori. Annui, lasciandomi andare al centro del ring.
-Sicura?- chiese Jacob, una mano al fianco –Hai appena visto cosa ho fatto, giusto?-
-Si- risposi, stiracchiandomi le braccia in alto –Ma credo che tu possa fare di meglio. Stavi lottando contro un principiante, è ovvio che non hai tirato fuori il meglio di te. Tuttavia hai dei movimenti precisi, il ché mi fa pensare che tu abbia fatto box e lotta libera sin dalla tenera età. Dico bene?-.
Teppista-Superman mi fissò, con un sopracciglio alzato.
-Cavolo, tu si che te ne intendi!- disse, e la voce del prof si alzò di nuovo:-Basta chiacchere! Pronti?-
-Pronti!- esclamammo in coro noi due, fiduciosi, con i sorrisi stampati in faccia, in posizione di attacco.
-Via!- fischiò il prof, dando inizio alla lotta.
 



Angolo Autrice: quelli che avranno letto sto capitolo avranno sicuramente fatto: WTF? 
ebbene si, mi scuso per il disagio. Efp mi trolla.... perchèèè?????
ringrazio Greta per avermi segnalato questo errore incredibile. se si ripete ancora, butto il pc per strada!
detto ciò, salute a tutti e Buona Pasqua in ritardo :°D
Delyassodicuori

 
   
 
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