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Autore: Marra Superwholocked    20/04/2014    1 recensioni
Valery ha finalmente trovato il Dottore. Sarà quello giusto?
« Il mio funziona anche sul legno! »
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 11, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The White Panther'
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Solo quelli come me

 


Così come tutto era cominciato, rischiava di terminare: “colpa” degli alieni. L'origine del mondo e la sua fine. Entrambe per pure casualità, ovviamente. Ma qui era diverso; ancora una volta, il Dottore si trovava di fronte ad una scelta – oh, quanto odiava scegliere – e non era semplice: doveva decidere da che parte stare, chi difendere. Per la miseria, io non sono Dio!, pensò esausto. Esattamente per questo motivo aveva ritenuto più saggio andare in pensione: avrebbe viaggiato solo in luoghi ed in tempi in cui era certo non si sarebbe trovato nei pasticci. Ma tutti noi sappiamo che non è il Dottore quello che insegue i guai: per chissà quale legge fisica, morale, psicologica o metafisica.. è sempre stato il contrario. Poi arrivò lei.
Valery rimase quasi impassibile dinnanzi a quella vista, mentre il buon vecchio Signore del Tempo un po' meno forse perché aveva già visto qualcosa del genere all'Empire State Building con Martha e i Dalek.
I due visitatori liquidarono il piccolo soldato che tornò alla sua postazione di sentinella che aveva prima di prendere l'ordine di perlustrare la zona. Guardarsi attorno era come vedere la stessa fotografia ripetuta in una panoramica di 360°. Poi c'era la parete in fondo, fermente di soldati che, osservati sotto un certo punto di vista, somigliavano a tante piccole formiche intente a sistemare le scorte di cibo per l'inverno. Invece, stavano pompando aria sulle fiamme, le quali si alzavano sempre di più, fino quasi a sfiorare le imboccature dei tubi.
I tubi.. Cinque metri verso l'alto, ora dritto in orizzontale verso l'uscita, destra, dritto, sinistra, ancora dritto, sinistra, sopra ad un altro tubo, destra, sotto, dritto, destra, sinistra, destra, più in basso, dr.. no, sin.. no, forse.. Lo aveva perso di vista: il caldo gli impediva di tenere gli occhi ben aperti per più di due secondi e se in quel momento si fosse trovato di fronte ad un Angelo Piangente, non avrebbe avuto scampo.
Il tubo che stava inseguendo con gli occhi e tutti gli altri miravano dritti al nucleo dei neonati, ovvero semplici statue uguali ai loro padri. Stesse fattezze, stesse intenzioni: moltiplicarsi. Il punto era che questi Milasiani avevano ben pensato di sfruttare le risorse di un pianeta con un certo equilibrio tra tecnologia, natura e ottusità dei suoi stessi abitanti. La Terra, appunto.
Il Dottore era abbastanza stufo di dover ogni volta salvare l'unica razza in tutto l'universo che non lo ringraziasse mai, e la sola volta in cui tutti seppero della sua esistenza, si erano scordati di lui perché il tempo era tornato indietro di un anno esatto. Ma non poteva farci nulla se quella stessa razza era tra le più giovani e, per questo, tra le meno sviluppate: noi esseri umani siamo come bambini indifesi tra le braccia di un unico padre, di un unico eroe. E fu questo pensiero che lo spinse ad agire.
Senza indugio, prese a correre con Valery che lo seguiva come un fedele cagnolino color champagne. È vero, in quel modo non fecero che attirare gli sguardi interrogativi dei Milasiani, ma il suo obiettivo era andare oltre la loro preoccupazione: davanti al forno si reggeva a malapena in piedi un grosso tavolo di legno brulicante di famelici tarli ed era lì che puntava il Dottore. A meno di un metro di distanza azionò il cacciavite sonico di Valery – che solo in quel momento si accorse di non avere più – e una luce color mandarino illuminò il tavolo rendendolo più resistente quando ci saltò sopra. Le scarpe fecero un sonoro rumore per la loro suola ed ottenne perciò il risultato tanto ambito: attenzione su di sé.
« Buonasera a tutti, amici miei » cominciò il Dottore ergendosi sul possente tavolo. « Io e la mia amica qui presente ci chiedevamo cosa voi stesse facendo e, dato che ho la manutenzione dell'universo, siamo entrati per dare un'occhiata. » Valery alzò la mano tremante a mo' di saluto e sorrise imbarazzata. Dio solo sa quanto avrebbe dato per sapere cosa gli passasse per quella testa piena di capelli. « Avete per caso un portavoce? » continuò il suo eroe a metà tra un ragazzino ed un uomo quasi millenario.
Nella folla si formò un piccolo vuoto, come una bolla, nel quale rimase un solo soldatino che pian piano si fece avanti con non poche esitazioni. Doveva essere ancora molto giovane. Chi era quell'uomo? Chi era lo straniero che parlava in quella lingua tanto strana che apparteneva agli umani della città occupata? Lui somigliava agli altri.. E allora come faceva a sapere di loro?
Nel medesimo istante in cui il portavoce si poneva queste domande, capì anche con chi aveva a che fare e agitò il suo fucile in aria. Tutti, nessuno escluso, apparvero irrequieti: sapevano che prima o poi il Dottore, lo sterminatore di popoli come lo chiamavano i Dalek, sarebbe arrivato da loro; si prepararono dunque all'attacco. La loro strategia? Usare il fuoco, che domande.
Il Gallifreyano percepii il pericolo che vagava nel calore e Valery con lui. « Oh, sì! Vi piacerebbe.. Ma, se non sbaglio, prima ho diritto ad un discorso e ad una domanda, dico bene? » disse assumendo la classica posa da professore universitario che tanto amava: testa alta, mani congiunte dietro la schiena e peso del corpo concentrato su una sola gamba.
I soldati si guardarono perplessi, a centinaia. Tra di loro scorreva una tale tensione... « Diritto accordato » proferì infine il portavoce in tono grave, ma senza muovere la bocca di un millimetro.
« Ma allora parlano! » disse Valery quasi urlando dalla sorpresa.
« I Milasiani non parlano nessuna lingua tranne che quella delle piante, Val. E solo una razza sviluppata quanto la mia può percepirla, udirla. Il che fa di te un mistero ancor più complesso di quanto pensassi. » Il Dottore vide la sua predatrice abbassare lo sguardo. « Quindi.. Stavo dicendo? Ah, certo! » Volse nuovamente gli occhi ai soldati, poi continuò: « Vedo che avete delle incubatrici.. Un po' spartane, sì, ma un'idea geniale, devo ammetterlo e da questo deduco che state allevando, o meglio, nutrendo dei cuccioli. Bambini. O.. Piante? »
Vedendo che la situazione si spostava dalla padella alla brace, Valery saltò anch'essa sul tavolo, prese di mano al Dottore il suo cacciavite sonico e lo alzò in alto. « Sapete benissimo cos'è questo e avete visto cos'ha fatto al tavolo. Un tavolo di legno. Sapete? Potrebbe fare anche l'esatto contrario. » La sua fronte si insudiciava sempre di più, il fiato del Dottore era ogni minuto più pesante: doveva fare presto. « Quindi, dato che la vostra fotosintesi minaccia l'umanità intera, vi concedo di andarvene ..senza far nascere i piccoli, è ovvio. »
« Il nostro pianeta ci si è rivoltato contro, non poteva più ospitarci. Così siamo venuti qui. E non intendiamo andarcene. »
« Io e il Dottore possiamo trovarvi una nuova patria, compatibile con tutti voi. »
« Ora basta, questo era il vostro discorso. Dov'è la domanda? » chiese il portavoce con aria irritata.
Valery prese tempo. Guardò il Dottore che respirava a fatica. Inspirò profondamente e i suoi polmoni parvero prendere fuoco, ma doveva resistere. « La domanda è: che cosa avete intenzione di fare? »

   
 
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