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Autore: Calenzano    20/04/2014    1 recensioni
Keana, intellettuale del distretto 5, introversa e inquieta. Con tanta passione per i grandi ideali quanta sfiducia in sé stessa. E con il tacito desiderio di una sorella minore. Non certo il tributo ideale per i Giochi. Ma quando Capitol City va a colpire nel profondo, non può più permettersi di restare a guardare.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovi Tributi, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nel meriggio arrivarono a una terra

Dove eterno sembrava il meriggio

L'aria stessa era languida e pareva

Palpitar come chi è in preda a un brutto sogno.

(Tennyson, “I Lotofagi”)

 

 

Rallento solo quando sento il cuore che scoppia, e mi fermo ansimando. Non mi inseguono, la strada è deserta. Ancora stento a credere di essere sopravvissuta al bagno di sangue, ma è dura scrollarsi di dosso la paura provata e l'orrore vivido delle immagini della mattanza.

Poco più in là c'è un muretto che doveva essere una recinzione, anche se dell'edificio che racchiudeva è rimasto ben poco. Lo scavalco, e ci mi siedo dietro, in modo da non essere visibile dalla strada.

Mentre riprendo fiato e mi calmo cerco di fare il punto della situazione. Ora la priorità è trovare Codrina. Secondo gli accordi doveva andare in cerca di un luogo con l'acqua, ma mi ero immaginata un fiume. Dove si può trovare acqua in una città in rovina? Dovrà pur esserci una fontana, una centrale di acquedotto, un silo, o qualcosa del genere. Ma come faccio per individuarlo? L'arena potrebbe essere immensa. La cosa migliore è salire su un luogo alto, così posso farmi un'idea della città. Non ho idea di dove trovare cibo, invece.
Un tuono improvviso mi fa sobbalzare, poi un altro. Sono iniziati i colpi di cannone che annunciano i tributi caduti. Li conto con attenzione: nove. Nove ragazzi che fino a un'ora fa c'erano, pieni di vita, e ora non più. Nove famiglie che non saranno più le stesse. Potevano essere la mia. Mi sforzo di pensare piuttosto alla strategia.

Ieri notte, mentre Codrina dormiva esausta dopo lo sfogo, avevo riflettuto a lungo. Fagli vedere che non hai paura di loro, mi aveva detto Baria. Se vi sentite vittime, lo diventerete, ha ribadito Elder stamattina. E allora ho deciso di crederci. I Favoriti si sentono cacciatori alla ricerca delle prede, mi dico. E se invece riuscissi a far sentire loro le prede?
Per un momento mi sembra una follia, la pretesa assurda di un bambino che vuole fermare il mare con le mani. Ma poi ho un impeto di rivolta, e perchè no? Perchè non potrebbe essere possibile? Posso farlo, ci devo almeno provare, se voglio tornare a casa con Codrina. Ovviamente non sul loro terreno. In uno scontro frontale non durerei cinque minuti. E qui ritorno con la mente ad alcune letture che ho fatto nei mesi scorsi, e che ora vorrei poter ricordare punto per punto, perchè mi saranno vitali. Qual è l'unico modo di sconfiggere un avversario più numeroso e di forze schiaccianti? “Bisogna mordere e fuggire, attendere, spiare, tornare a mordere e fuggire, e così di seguito, senza dar tregua.” I Favoriti di certo non si aspettano di essere attaccati. Dovrò farlo là dove meno se lo aspettano, insidiarli, confonderli. Colpirli e poi sparire. E poi spostarsi in continuazione. Due persone si muovono più rapidamente rispetto a quattro, bisogna approfittarne. La guerra è inganno, scriveva Sun Tsu migliaia di anni fa, e la storia lo conferma. Avranno una bella sorpresa, i Quattro dell'Apocalisse, mi dico.

Faccio per alzarmi, e mi ricordo dello zaino. Anche per questo ho voluto provare a prenderlo. Avevo troppo bisogno di provare, a me stessa prima che a loro e al pubblico, di non essere disposta a interpretare la parte della vittima che pensa solo a scappare, terrorizzata. Lo apro, e tiro fuori il contenuto. Un succo di frutta in lattina, una lucida bomboletta di vernice spray, e uno strano attrezzo di metallo, a metà tra un coltellino e un punteruolo. Tutto qui?!? Penso con grande disappunto. Rivolto la tela da cima a fondo, ma non c'è altro. Ottimo. Dopo tutto il rischio per prenderlo... Lo spray poi è il massimo. Cosa dovrei farci, imbrattare a morte i Favoriti? Mi viene quasi voglia di gettarlo a far compagnia ai calcinacci della casa. Ma poi rimetto tutto dentro lo zaino, me lo carico in spalla, e mi metto in cammino.

 


Il silenzio è opprimente, mentre attraverso le vie deserte. Unico suono, lo scricchiolìo secco di resti carbonizzati di materiali, frammenti di vetro e asfalto dissestato sotto le suole dei miei anfibi. Sopra ogni superficie, un velo di polvere chiara e fine. Mi tengo rasente ai muri, le orecchie tese a ogni rumore sospetto.
Al di sopra dei palazzi ho intravisto in lontananza un'alta torre metallica irta di antenne, simile a un ripetitore. Ignoro a cosa possa servire, ma è abbastanza elevata perché da là sopra si veda tutto. Devo camminare a lungo prima di arrivarci, devo essere quasi al limitare della cittadina. Giunta ai piedi della struttura, posta al centro di un piazzale asfaltato, inizio la scalata, su per le rampe di scale che salgono a zig zag, e quando queste finiscono, per una scaletta a pioli di ferro. E' arrugginita in più punti, devo fare attenzione. Arrivata a una certa quota, a tradimento, il senso del vuoto sotto di me mi afferra e mi fa girare la testa, e devo tirare un bel respiro prima di continuare. Finalmente approdo in cima, e muovo qualche passo su su una piattaforma a grata.

Sono a una discreta altezza, posso vedere la distesa di palazzi e macerie disseminati un po' ovunque sotto di me. Sembra una città bombardata col napalm, ci sono segni di bruciature ovunque. Si saranno ispirati al distretto 13? Mi tengo bene alla ringhiera mentre cerco di disegnarmi mentalmente una mappa. Nella direzione da cui sono venuta vi è un dedalo di strade e viuzze, punteggiate ogni tanto da una carcassa di veicolo o da detriti vari. Un po' più in là vedo il tetto piatto di un lungo edificio a L carico di insegne al neon, sembra una sorta di centro commerciale. Prendo nota di andare a vedere, potrebbe esserci qualcosa di utile. Una specie di galleria coperta da una volta a vetri, infranta in più punti, lo collega a un cavalcavia. Questo passa sopra a un ampio viale alberato, mi rendo conto di averlo attraversato nella fuga. Mi ricorda molto quelle immagini viste sui libri delle Ramblas, grandi corsi pedonali di una città europea scomparsa da secoli. Deve essere una sorta di arteria, attraversa tutto l'abitato e non ne vedo la fine. Dall'altra parte la città prosegue. Al centro immagino ci sia la piazza della Cornucopia. Sulla destra si intravede un'ampia area verde, e più in là ancora un agglomerato di palazzoni, così fitti da sembrare un alveare fatto di finestre, terrazze e scale. Sembrano sgomitare, addossati gli uni agli altri, per conquistare un po' di luce e di aria. Al contrario del panorama generale, questi appaiono in buone condizioni.
Sposto lo sguardo dalla parte opposta, sembra una specie di zona industriale. Si intravedono ciminiere corrose, lunghi capannoni ed edifici bassi, probabilmente magazzini. E nel mezzo... Ho un guizzo quando individuo una bassa struttura cilindrica, pare proprio un silo per liquidi. Codrina sarà là? Sto squadrandolo alla ricerca di segni di vita, quando nell'aria immobile mi arriva una debole eco. Cerco di capire da dove sia venuta. Intravedo un rapido movimento in una via non molto lontana da dove mi trovo, ma quando guardo meglio non vedo già più nulla. Il rumore si ripete, confuso. Sposto lo sguardo, e all'improvviso, in mezzo alle case, li vedo. Quattro figurette, di cui una imponente e un'altra bassina: sono loro, non c'è dubbio.

I Favoriti sono già in caccia, penso con sgomento; speravo si trattenessero di più alla Cornucopia. E hanno già scovato qualcuno, vedo il ragazzotto dell'1 immobilizzarlo, mentre quello si agita come un pazzo. Potrebbe essere uno dei senior sfuggiti al bagno di sangue, ma la distanza non mi permette di riconoscerlo, o riconoscerla. In ogni caso non ha via di scampo, anche se scalcia disperatamente. Vedo Retia farsi avanti, l'arma sguainata. Ma Wolwerine le entra nel mezzo, sguainando gli artigli, e la anticipa. Un lampo riflesso dal sole, e la faccia del tributo diventa una maschera di sangue. Inorridita, lo vedo tendersi nella stretta del junior dell'1, mentre il suo compare gli si accanisce contro con violenza, un colpo d'artigli dopo l'altro. Ringrazio di essere così distante e di non poter vedere bene i particolari. Finalmente quello resta inerte, e viene lasciato cadere sull'asfalto come un pupazzo. Retia, privata della sua vittima, deve essere piuttosto irritata: la vedo tradire la frustrazione mentre protesta con l'altro senior. Mi chiedo quanto potrà durare l'alleanza fra quei due. Mentre stanno ancora discutendo, il ragazzino del 2 si volta nella mia direzione. Con spavento mi rendo conto di quanto devo essere visibile, così stagliata contro il cielo azzurro. Mi affretto ad addossarmi all'antenna, e a tornare sulla scaletta. Là, riparata dalle barre metalliche della struttura, vedo con sollievo i Favoriti sparire tra le case. Mentre scendo, il cannone tuona per la decima vittima.

 

Fa davvero caldo. Ho la gola secca mentre cammino in direzione della zona industriale, ma non voglio consumare il succo di frutta che ho nello zaino, berrò quando arriverò all'acqua. Passando vedo il centro commerciale, e mi ripropongo di esplorarlo appena possibile.
Sbaglio strada diverse volte, imbocco un vicolo cieco, mi accorgo di avere fatto un giro inutile, ma alla fine sbuco in quella giusta. Il silo è davanti a me, addossato a una baracca e circondato da una rete metallica. Questa è intatta, ovvio, mi toccherà scavalcarla. Mi guardo a lungo intorno, e non vedendo nessuno mi avvio a farlo. Ci sono punte di acciaio acuminate e taglienti che sbucano dalle maglie della rete, e ci metto un pezzo prima di riuscire a lasciarmi cadere dall'altra parte. Ma immagino sia un buon segno, se non è facile accedervi. Con cautela mi avvicino, e provo a chiamare piano Codrina, ma non ottengo risposta. Mi accosto alla baracca e provo di nuovo: “Codri!”

Non oso alzare troppo la voce, qualcun altro potrebbe aver avuto la nostra idea. Mi affaccio alla porta spalancata, dentro non c'è nessuno. E' evidente che Codrina non è qui. Mi maledico per l'idea di separarci, chissà dov'è ora. Mi viene male a immaginarla vagare per la città fantasma, sola e presumibilmente spaventata, con i Favoriti in giro. Mi avvicino al silo e cerco di capire come fare per raggiungere l'acqua. Provo con un paio di leve, poi con un pulsante, ma non accade nulla. Noto una manopola, un po' in disparte. Devo prenderla a due mani per ruotarla, oppone parecchia resistenza. Finalmente un gorgoglio in un tubo sporgente annuncia un fiotto di liquido dapprima scuro, poi più limpido. Assaggio, mi sembra buona.
Dopo essermi dissetata richiudo tutto e faccio per avviarmi alla rete. Di botto però mi fermo, colta dal timore: e se Codrina arrivasse dopo che me ne sono andata a cercarla? Finiremmo per rincorrerci senza mai raggiungerci. Forse dovrei provare ad aspettarla qui? E se la trovano prima i Favoriti? O se qualche altro tributo venisse qui? Solo quelli dell'1 e del 2, che controllano la Cornucopia, hanno le loro scorte, gli altri prima o poi dovranno cercare da bere. Se non ci sono altre fonti d'acqua nell'arena, questo sarà un punto di passaggio obbligato. Mi sto arrovellando, quando mi viene un'idea. Prendo dallo zaino lo spray. Mi accosto a una delle grosse zampe di sostegno del silo e traccio su un lato “BRANT” a caratteri sinuosi, in stile writer. Penso con nostalgia al Golden Retriever di Codrina, a tutte le volte che ci ha accompagnate in giro. Se lei dovesse arrivare, capirebbe subito che sono passata di qui. Ripongo la bomboletta in tasca, e mi avvio soddisfatta.

 

 

 


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E.N.P.
Ebbene sì, Keana, tra i milioni di interessi, ha pure la tattica e la strategia, oltre alla storia; per questo conosce gli scritti del Che. Può ispirare, questa arena? Non troppo originale, forse, ma ho un debole per le città fantasma....

  
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