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Autore: KuromiAkira    21/04/2014    3 recensioni
Il ragazzo annuì mentre la ragazzina si avvicinava, ammirata. - È ciò che hanno usato anche quelle persone? - chiese, sottolineando le ultime due parole con un tono disgustato.
L'uomo rise. - È molto di più, Kyoka. È molto di più. Con questo potrete fare quello che volete. Ma saremo soli, ve la sentite lo stesso? -
- Ma certo! - rispose lei, sorridendo. - Non abbiamo nessun dubbio, vero fratellino? - domandò poi, rivolgendosi all'altro.
- Nessuno - confermò il fratello, avvicinandosi a sua volta e chinandosi appena verso il contenuto della valigia.
- Ora, finalmente, potremo avere la nostra vendetta - mormorò.
Entrambi i ragazzini sogghignarono e il buio della stanza rendeva le loro espressioni estremamente sinistre.
[Sun Garden/Aliea Academy + Original Characters]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Midorikawa Ryuuji, after Reize and the Aliea Academy'
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Il rumore degli spari fu talmente assordante che Kyoka, gridando, premette le mani sulle orecchie; piegò le gambe per rannicchiarsi e serrò gli occhi, cercando di proteggersi istintivamente.
Tremò per un istante che giudicò troppo lungo, così aprì lentamente gli occhi, prendendosi pochi secondi per mettere a fuoco il terreno.
I lunghi capelli ricci aleggiavano leggermente in aria, e la stoffa chiara del vestito intero che le aveva comprato Asako si muoveva appena, come se sospinto da un leggero venticello.
Confusa, sollevò la testa e si alzò. I poliziotti erano immobili, ben ritti con la schiena e con le braccia tese in avanti, puntandoli senza pietà e indifferenti alla stranezza appena avvenuta: le pallottole erano infatti sospese in aria, circondando il gruppo e vibrando appena, come se stessero cercando di opporsi a quella costrizione e di andare avanti.
La ragazzina si chiese cosa stesse succedendo ma, prima di poter dire qualcosa, un gemito la riscosse dai propri pensieri.
Vicino a lei, Minoru ansimava affaticato, grondando di sudore. Le braccia, tese ai lati, erano circondate da un'aura viola.
A poco a poco tutti si resero conto di essere ancora tutti vivi e che il ragazzino stava tenendo a bada le pallottole, fermandole con l'energia che il meteorite gli aveva donato, e lo fissarono stupiti.
- Minoru - esalò Kenzaki, vagamente infastidito. - Pensavo fossi abbastanza intelligente da evitare di metterti in mezzo e farmi arrabbiare. -
Kirishima digrignò i denti, lanciando all'uomo uno sguardo pieno di risentimento.
- Sai cosa me ne importa, di farti arrabbiare! - gridò. Avrebbe voluto muoversi, ma la consapevolezza di dover rimanere immobile per tenere ferme le pallottole bloccò sul nascere l'azione, causando solo una specie di sussulto.
Ryuuichi sogghignò, assottigliando gli occhi e fissandolo.
- Peccato. Ormai il tuo destino è segnato, ma se avessi completato la missione avrei risparmiato la tua sorellina - affermò, in tono minaccioso.
Sentendosi nominare, Kyoka sussultò e ringhiò leggermente, stringendo forte i pugni.
- Sei spregevole! - affermò, avanzando. - Minoru non è come te, noi non siamo come te! Non pensare di poterci controllare ancora! -
L'uomo scoppiò a ridere, con un atteggiamento tanto rilassato da far innervosire i presenti.
- Perché, pensi forse che abbia ancora bisogno di voi? - domandò poi, placando l'ilarità. - Ti senti tanto sicura in mezzo a loro, Kyoka? - domandò. - Credi che riusciranno a proteggervi da me? -
La ragazzina non gli rispose, né aveva intenzione di farlo: si limitò a serrare la mascella in un'espressione di fastidio.
- Ah, non importa - disse con spensieratezza Kenzaki, scrollando le spalle. - Tanto stai per scoprirlo. Vi ucciderò io stesso, tutti quanti - sibilò.
- Credi che te lo permetterò, bastardo? - urlò Minoru, alzando il braccio destro. Obbedendo al suo movimento, anche le pallottole si mossero, librandosi verso l'alto e, quando il ragazzino dagli occhi viola abbassò di scatto l'arto, i proiettili si diressero con velocità verso Kenzaki.
L'uomo osservò annoiato gli oggetti sfrecciare nella sua direzione, infine ghignò.
Quando le pallottole furono a pochi centimetri dal suo corpo, rimbalzarono all'indietro con così tanta forza da raggiungere alcune persone, fortunatamente non con così tanta velocità per trafiggerli.
I presenti sussultarono. Per un attimo, fu come se Kenzaki fosse stato circondato da una barriera invisibile.
- Che diavolo è successo? - mormorò Coral, mentre una goccia di sudore gli attraversava la guancia.
Ma, al contrario di lui, alcuni suoi fratelli, e non solo, compresero subito la situazione.
- N-non è possibile... - balbettò Minoru, indietreggiando.
Di nuovo, Ryuuichi si mise a ridere.
- Sì, è proprio così - confermò, esibendosi in un grande e malvagio ghigno, scostandosi la cravatta e sbottonandosi un paio di bottoni all’altezza del petto, facendo intravedere la pietra aliena.
I presenti rimasero interdetti. Per qualche strana ragione, che Kenzaki si impiantasse il meteorite sembrava un'ipotesi impensabile.
- Mi stupisce, - disse infatti Seijirou, - che tu sia arrivato a tanto, pur conoscendo i suoi effetti collaterali - spiegò, ben lungi dall'essere in pena per la salute del suo ex-collaboratore. - Sei dunque disposto a rischiare in prima persona, pur di ottenere vendetta? -
- Sei gentile a preoccuparti per me, Kira Seijirou - rispose l'altro uomo, ironicamente. - Ma stai pure tranquillo: non sono certo come i tuoi inutili figli, né come questi ragazzini - affermò con sicurezza.
Gli orfani del Sun Garden, risentiti da quelle parole, si irrigidirono tutti. Ma il proprietario dell'orfanotrofio si limitò a corrucciare la fronte.
- Ho sempre avuto intenzione di utilizzare i poteri della pietra, sin da quando ho scoperto di avere un alto tasso di compatibilità col meteorite. D'altronde, il piano originario prevedeva di utilizzare Reize, - spiegò, lanciando un'occhiata a Midorikawa che lo fissava con astio, - ma ci sarebbe stato bisogno di sbarazzarsi di lui dopo - dichiarò, osservando gli interlocutori con uno sguardo malevolo. - Ho atteso di concludere i miei esperimenti, per poter utilizzare appieno le potenzialità della pietra. Con questa forza, nessuno potrà più opporsi a me! Non finirà come l'altra volta! Ho fatto male ad affidarmi a te due anni fa, Kira Seijirou. Pensavo fossimo sulla stessa lunghezza d'onda, e di poterti sfruttare fino alla fine. Invece ti sei lasciato irretire da un gruppetto di inutili, illusi ragazzini che avresti potuto scatenare contro il mondo in modi più efficaci. Non sei che un perdente. Ormai ho capito che posso fidarmi solo di me stesso. -
- E pensi davvero di poter evitare le conseguenze, Kenzaki Ryuuichi? - domandò con freddo disprezzo Seijirou. - Sai benissimo che, col tempo, le radiazioni aliene del meteorite, quelle che donano una forza non umana, consumano il corpo. -
L'altro uomo rise, divertito. - Certo che sì. Ma vedi, il mio meteorite è connesso direttamente ai vasi sanguigni - dichiarò con sicurezza, facendo un passo avanti e mostrando all'uomo le vene ingrossate e colorate di un’innaturale tonalità viola scuro. Minoru percepì la sua barriera d’energia, che gli aveva permesso di fermare le pallottole, vibrare come se stesse risentendo della vicinanza dell'uomo. Fece una smorfia di fatica.
Seijirou sobbalzò, sconcertato.
Kenzaki continuò: - Non avrò alcun problema, il mio corpo si è totalmente adattato al potere. -
- Una cosa del genere... - non si trattenne dal ragionare ad alta voce Kira. - Potresti non essere più capace di vivere senza quel frammento! E nemmeno essere considerato un essere umano! -
Ma Ryuuichi, senza mostrare alcun rimorso, rise. - Che importanza vuoi che abbia? Gli esseri umani sono stupidi e deboli. Limitati, assolutamente limitati! Io ora ho le capacità di diventare il signore del mondo. Che dico, il dio del mondo! - esclamò, infervorandosi. Rise, come se già si pregustasse un futuro roseo.
- Questo è pazzo - bisbigliò Nozomi, in preda all'inquietudine.
- E noi gli portavamo pure rispetto, due anni fa! - ribatté Gale, vergognandosi ancora di più del proprio passato alla Aliea.
Seijirou corrucciò la fronte. "Sì, decisamente un tempo eravamo sulla stessa lunghezza d'onda. Fortunatamente qualcuno mi ha fatto comprendere che stavo sbagliando. Ora riesco a vedere quanto folli e contorti siano questi pensieri, questi desideri" pensò. "Io odiavo il mondo, convinto che chi lo abitasse fosse solo gente corrotta, tu lo disprezzi perché ti senti superiore. Ma cosa ti renderebbe migliore di questi ragazzini, Kenzaki?"
- Bene, è ora di finirla con questa storia - affermò improvvisamente Ryuuichi, con improvvisa impazienza. - Sono stato anche troppo gentile con voi. È ora di ottenere la tanto agognata vendetta, e di prendermi ciò che mi spetta: la supremazia! -
Un'aura invisibile, sotto forma di vento, iniziò a circondarlo, i vestiti e i capelli ondeggiarono leggermente.
A poco a poco l'energia aumentò, e l'onda d'urto scaraventò lontano gli agenti soggiogati a causa degli esperimenti. Onigawara si preoccupò di osservarli una volta atterrati e capì che non c'era nulla da fare dalla posizione innaturale degli arti.
Fu solo grazie a Minoru che il gruppetto di orfani rimase al suo posto, solo infastiditi dal vento.
Kenzaki rise. - È inutile, Minoru - disse a voce alta, poiché il sibilo delle correnti generate che sfregavano tra loro era piuttosto forte. - Quanto tempo credi di resistere? Hai già consumato gran parte dell'energia, ed è impossibile che tu riesca a competere con la mia forza! -
Minoru non poté rispondere, troppo impegnato a fronteggiare l'uomo, ma quest'ultimo ghignò. - Il tuo corpo è ormai distrutto. Se continui così morirai! - dichiarò.
Kyoka sussultò e si voltò verso il fratello. - Minoru! - lo chiamò, allarmata. Era ormai consapevole delle distruttive conseguenze che il meteorite aveva sul corpo umano e, per quanto fosse possibile attutirli con il ciondolo bianco, in caso di danni fisici gravi non si sarebbe potuto fare niente.
Non voleva che il fratello si ferisse o, peggio, morisse. Non avrebbe potuto sopportare di perdere anche lui.
Kirishima sentiva su di sé gli sguardi degli altri, sopratutto quello disperato della gemella, ma non si distrasse. Cercò tuttavia di fare uno sforzo e parlare.
- Se mi arrendessi, tu ci uccideresti tutti. Non te lo permetterò mai. Ho sbagliato, e se necessario pagherò con la vita i miei errori - ribatté tranquillamente, poggiando la mano sulla pietra bianca, pronto a strapparsela via per attingere al 100% della potenza del frammento alieno.
- No, cosa stai dicendo? - esclamò Midorikawa, che seppure avesse fatto quello stesso ragionamento ne capiva l'ingiustizia.
- Minoru, non farlo! - gridò Kyoka, afferrandolo per il braccio destro. - Non adesso che stava per finire tutto! - disse, singhiozzando. - Io voglio tornare a casa con te, e riprendere la nostra vita! Non posso perderti! -
Ma il gemello le sorrise. - Sono certo che riuscirai a cavartela. Ormai sei forte abbastanza. -
Ma Kyoka scosse la testa, lasciando che le lacrime zampillassero lente dagli occhi e galleggiassero per aria per qualche secondo a causa dell'energia che le stava attorno, prima di cadere a terra. - Perché solo tu? Perché non possiamo farlo insieme? - gridò, desiderando in quel momento di riavere i propri poteri, stavolta per usarli a fin di bene. - Non è giusto! Non è giusto! -
Minoru non le rispose, ma lanciò un'occhiata a Midorikawa. Il sorriso si spense. - La affido a voi - disse, rivolto a Ryuuji, in tono duro. Ancora non riusciva a rivolgersi a lui come se nulla fosse, ma ammetteva che, in quei giorni, si fosse dimostrato meritevole, se non del perdono, almeno della fiducia.
L'ex-capitano della Gemini Storm lo fissò qualche istante, come se fosse indeciso sul da farsi. Per quanto ingiusto fosse, Minoru era effettivamente l'unico a poter competere con Kenzaki.
Non ebbe la forza di annuire e dargli ragione, ma Minoru notò il cambiamento nello sguardo dell'altro e, rassicurato, si strappò il ciondolo con forza. La pietra bianca volò via, sospinta dalla forza dei due campi di energia che di scontravano l'uno contro l'altro.
Seijirou e gli altri dovettero coprirsi gli occhi per proteggersi dall'immenso bagliore dei due frammenti di meteorite.
Quando riuscì ad abituarsi alla luce, l’uomo riuscì a intravedere Kenzaki e Minoru sospesi in aria, a qualche metro d'altezza, impegnati in uno scontro non solo di potenza, ma sopratutto di resistenza.
Minoru gridò per lo sforzo e per il dolore che percepiva su tutto il corpo, per la prima volta gli sembrò di sentire chiaramente l'energia della pietra danneggiargli le carni.
Kenzaki espandeva il campo di forza senza apparentemente risentirne, e questa forza si abbatteva su di lui, schiacciandolo e causandogli altre forti fitte.
Sentiva chiaramente i muscoli tirarsi fino quasi a lacerarsi. Ma doveva resistere. Non poteva credere che Kenzaki riuscisse a non risentire del potere della pietra. Non era affatto speciale o diverso. Prima o poi avrebbe finito l'energia e sua sorella sarebbe stata salva.
Incurante di trattenersi, strizzava gli occhi e gridava, sentendo a malapena le grida preoccupate della sorella, cercando solamente di stare al passo con la forza del nemico. Non si rendeva conto che non solo la sua energia aveva smesso di aumentare, ma si stava affievolendo e che a danneggiarlo era solo la forza dell'avversario.
Ryuuichi, a quel punto annoiato, decise di porre termine allo scontro. Gli bastò un movimento del braccio per distruggere la barriera che aveva creato Minoru. In quel momento anche la pietra sul petto del ragazzino si frantumò in pezzi piccoli che si dispersero nell'aria.
Minoru sentì come se la tensione del suo corpo di fosse spezzata all'improvviso, provocandogli quasi uno shock. A tensione allentata, si sentì quasi mancare.
L'onda d'urto scaraventò tutti a molta distanza, fino a farli scontrare contro un grosso cumulo di macerie che si sparpagliarono sul terreno.
Ancora a mezz'aria, Kenzaki li osservò con soddisfazione. La vista dei loro corpi accasciati a terra gli sembrava la rappresentazione della propria superiorità, la prova di essere degno di dominare il mondo.
Rise.
- Vi rendete conto di quanto siete patetici? Credete ancora che la forza della volontà e dell'amicizia vi possa salvare, o siete davvero così folli da credere di potercela fisicamente fare contro di me? -
Gli orfani, a poco a poco, si rialzarono a fatica, condividendo il medesimo sentimento di collera verso l'uomo.
Solo Minoru rimase riverso a pancia in giù, immobile.
- Minoru! - esclamò la sorella, alzandosi e correndo da lui. Aiutata da alcuni degli orfani, lo capovolse, scoprendo con sollievo che era ancora cosciente.
Kirishima ansimava ad occhi socchiusi, impossibilitato a muoversi. Non percepiva più il corpo, come se fosse paralizzato.
- Mi dispiace, Kyoka! - mormorò a fatica. - Non ce l'ho fatta. -
La sorella singhiozzò e si piegò per abbracciarlo, provando uno strano sentimento di indifferenza verso la drammatica situazione in cui, oramai, versava il mondo intero.
- Non è colpa tua. Non è mai stata colpa tua. Kenzaki è un pazzo - sussurrò.
Kenzaki si mise a ridere, sentendosi vincitore.
- Bene, spero che ora la situazione vi sia chiara - disse. - E adesso osservate attentamente, così che possiate morire con la consapevolezza di essere inferiori a me! -
L'uomo alzò la testa, sollevando appena le braccia piegate ai lati, come per concentrarsi su qualcosa.Percepì i muscoli pulsare, sensazione causata dalla forza del meteorite dentro di lui, segno che ormai il proprio corpo era tutt'uno con la pietra.
Man mano che la potenza aliena scorreva dentro di sé, i vasi sanguigni si gonfiavano e lentamente diventavano ben visibili lungo il collo e il viso, sotto la sua pelle pallida.
La terra iniziò a tremare leggermente. Seijirou, Onigawara e i ragazzini si guardarono istintivamente attorno, allarmati.
Il cielo iniziò velocemente a scurirsi, fino a diventare di un innaturale colore viola acceso. Le nubi erano scure e minacciose.
- Sembra davvero la fine del mondo - osservò cupamente Fumiko, rimanendo inginocchiata a terra, come attendendo la morte.
Kyoka si strinse di più a Minoru. C'era chi imprecò, chi scoppiò a piangere, abbracciando chi aveva vicino senza più sperare di potercela fare.
Nessuno ebbe il coraggio di opporsi, ormai consapevoli che nulla si potesse fare.
Poco distante dal luogo dello scontro, anche chi era rimasto in ospedale si mise a osservare il cielo in muta rassegnazione e gli ignari abitanti della città ormai mezza distrutta, ancora in attesa di capire cosa stesse succedendo, assistettero a quell'inquietante spettacolo con sconcerto, pregando le divinità a cui credevano di avere pietà.
Seijirou fissava con ostinazione Kenzaki. Era serio, come per cercare ancora una via d'uscita, come se non si fosse ancora arreso.
Ryuuichi rideva soddisfatto, gli occhi brillavano di una pura e contorta felicità; sembrava un bambino che vedeva il proprio sogno nel cassetto avverarsi.
"Non solo avrò la mia vendetta, ma potrò avere il dominio del mondo. Ucciderò chiunque osi mettersi contro di me!" pensò.
Ma improvvisamente l'uomo si zitti e si irrigidì, e Kira si alzò di scatto.
Lo sguardo di Kenzaki mutò improvvisamente: spalancò gli occhi, la bocca si contorse in una smorfia di dolore.
Le vene si ingrossarono sempre più, ormai visibili in tutto il volto. Gli occhi erano talmente aperti che sembrava dovessero balzargli via dalle orbite.
- Ma cosa...? - riuscì a gridare, con voce acuta e irritata. - Che cosa sta succedendo? - urlò ancora.
La terra tremò più forte e i ragazzini cercarono di proteggersi, lasciando che l'istinto di sopravvivenza avesse la meglio sulla rassegnazione.
Il vento iniziò a soffiare forte, generato dalla forza incontrollata del meteorite.
Kenzaki gemette in un suono soffocato, senza riuscire a dire nulla. Percepiva ancora la forza dentro di sé, ma non riusciva più a manovrarla a suo piacimento. Proprio come Minoru, adesso quella forza la percepiva ostile e pericolosa. Dal dolore che si era espanso per tutto il corpo, comprese che lo stava distruggendo ma, con uno sguardo allibito, decise di negare quella verità.
Ben presto tutti si accorsero che l'aria era cambiata: la terra smise di tremare e l'energia si espandeva velocemente ma, seppur tanto potente da danneggiare quel poco che rimaneva nei paraggi, non risultava più così concentrata da essere una vera e propria minaccia, almeno per le persone.
- Ha perso il controllo - mormorò tra sé Kira, aggrottando la fronte.
Kenzaki tossì, piegandosi col busto. Un copioso rivolo di sangue uscì dalla sua bocca.
Gli orfani del Sun Garden si alzarono, osservando il nemico contorcersi.
Così pieno di vene, che gli donavano un colorito verde-azzurrino, con gli occhi innaturalmente sporgenti, l'uomo sembrava veramente un alieno.
- Cosa succede? - domandò Hiroto, sconcertato.
Nel sentire una voce, Kenzaki si voltò verso di loro con sguardo spiritato. Dalla sua bocca uscì un verso simile a un sibilo.
Alcuni ragazzini indietreggiarono, disgustati.
- No! No, io ho il potere! - urlò Kenzaki a fatica, quasi risentito dalla propria condizione. Si guardò le mani ormai quasi deformate dai muscoli troppo tesi e dai vasi sanguigni. - Non c'è dubbio che io possa resistere al potere del meteorite! -
Ma, come se il suo stesso corpo volesse obbiettare a quella affermazione, Kenzaki sentì le vene ingrossarsi ancora di più, e provò una sensazione di soffocamento.
Tutto il corpo si gonfiò velocemente e in modo innaturale, diventando completamente di un acceso colore viola simile a quello del meteorite. Qualcuno distolse lo sguardo, scioccato da quella vista.
Il grande potere che l'uomo credeva non potesse nuocergli gli si stava invece rivolgendo contro; ormai pregno della forza aliena, i muscoli si stavano gonfiando fino a stringergli gli organi interni, dolendogli e soffocandolo. Ryuuichi, per quanto stesse cercando di bloccare l'energia per poter tornare normale, non riuscì a fermare questo processo.
Kyoka, ancora inginocchiata e abbracciata al fratello, osservava con orrore la scena. Avrebbe voluto distogliere lo sguardo ma, quasi per punirsi, si fece forza e non si voltò.
"Forse anche io e Minoru avremmo fatto questa fine" pensò.
Per quanto l'aria circostante fosse ancora innaturale, era ormai chiaro che Kenzaki non fosse più in grado di fare nulla.
Onigawara, indifferente solo in apparenza, sospirò, prendendo una decisione. Fece qualche passo avanti e afferrò la pistola.
- Allontanatevi - esalò solamente, senza smettere di osservare Kenzaki.
Gli altri guardarono l'uomo, senza osare dire nulla. Solo quando sentirono il detective pronunciare un impaziente 'veloci' sembrarono ridestarsi dallo shock e alzarsi con fatica.
Seijirou li guidò qualche metro lontano e disse loro di chiudere gli occhi e le orecchie.
Ma, per quello che lo riguardava, lui preferì assistere all'epilogo definitivo.
Onigawara, mantenendo stoicamente il sangue freddo, sollevò la pistola con entrambe le mani.
Kenzaki lo fissò scandalizzato, quasi stupito di star permettendo all'uomo davanti a sé di muoversi come gli pareva, ma il suo corpo ormai non rispondeva più al suo volere, totalmente paralizzato da una forza superiore.
- Ti farò lasciare questo mondo con un aspetto il più possibile dignitoso, Kenzaki Ryuuichi - l'uomo pronunciò quelle parole con calma. - Considerando quanto odi il genere umano, e quanto superiore di senti a noi, forse non lo considererai un favore, ma ritengo che nessuno, per quanto deprecabile, meriti il destino che ti aspetterebbe altrimenti - concluse, prima di premere il grilletto.
La pallottola colpì l'uomo in mezzo gli occhi, la sua testa si piegò appena all'indietro per poi tornare subito tornò alla posizione originaria.
Ora la pelle gonfia della faccia era rovinata da un buco, da cui non riusciva nemmeno più a uscire sangue a causa dell’aura dell’uomo.
L'intensa luce della pietra si affievolì gradualmente, fino a spegnersi del tutto.
L'espressione di Kenzaki non era cambiata, e gli occhi erano ancora spalancati, ma Onigawara sapeva che era già morto.
Negli istanti successivi il vento si placò, il cielo si rischiarò velocemente.
Kenzaki crollò a terra con un sordo tonfo, e lì rimase, ormai esanime, mentre finalmente una pozza dal colore vermiglio si espandeva ormai libero da costrizione nel terreno..
Sia il detective che Kira Seijirou sospirarono, in parte sollevati e in parte turbati.
- È finita - mormorarono contemporaneamente i due uomini.
Il silenzio che seguì fu quasi innaturale. Torahiko, ex-Fadora della Epsilon fu il primo a sollevarsi e, guardando oltre un muretto, controllò la situazione.
- L'ha ucciso? - domandò sconcertata Honoka, come se, nonostante tutto, la trovasse un'ingiustizia.
- Non rimaneva altro da fare - le rispose Seijirou, con ancora lo sguardo fisso sull'ex-collaboratore. Anche lui sembrava non essere rimasto indifferente ad una simile conclusione, più che altro gli dispiaceva il fatto stesso che Kenzaki fosse quasi arrivato a distruggersi per pura follia. - Credeva di poter resistere al meteorite, ma un essere umano non può entrare a contatto con un potere alieno e rimanere illeso. Avete visto anche voi, il suo corpo stava mutando. Non era più in grado di fare nulla, avrebbe solo sofferto lentamente - spiegò, grato di non essere mai arrivato a quei livelli in passato, nonostante si dichiarasse, al tempo, pronto a tutto per ottenere la sua vendetta.
Il pensiero che fosse finalmente finita, e meglio di quel che un po' tutti avevano temuto, sembrava ancora una lontana fantasia, tanto il ricordo dell'energia, del dolore, e del terremoto erano ancora vividi nelle loro menti.
Nessuno ebbe il coraggio di fiatare per lunghi secondi.
Poi, lentamente, qualcuno cominciò a sospirare.
Kyoka, stringendo ancora a sé il gemello, alzò lo sguardo e osservò il cielo, trovandolo di un color celeste così intenso e piacevole che sembrava farsi beffe della vicenda che si era appena conclusa. Socchiuse appena la bocca, ispirando l'aria, e mentalmente ripercorse quelle ultime settimane.
Nonostante la spossatezza, trovò la forza di sorridere.
- Fratellino, hai visto? Kenzaki non c'è più! Ha avuto quello che si meritava! Te l'avevo detto che non era troppo tardi! - esclamò, ridestando, con la sua voce squillante e, dopo tanto tempo, ancora energica, gli orfani.
Nel pronunciare quelle parole abbassò lo sguardo, e subito notò qualcosa che non andava.
Minoru non le rispose. Giaceva privo di conoscenza tra le sue braccia, con gli occhi serrati e la bocca semi aperta.
La sue pelle aveva assunto una tonalità troppo chiara, che strideva completamente con la tuta nera.
- Fratellino? - lo chiamò ancora lei, con più insicurezza, mentre gli altri si avvicinavano con cautela. Gli poggiò una mano sulla guancia sinistra, sentendola gelida. Temette che il suo corpo, ormai privo di forza, avesse ceduto, e si fece prendere dal panico. Iniziò a scuoterlo. - Fratellino! Minoru, apri gli occhi! - gridò, in lacrime.
Seijirou la raggiunse e cercò di fermarla, temendo che potesse peggiore la situazione.
Osservò qualche secondo Minoru e riuscì a notare il leggero movimento del suo petto.
"Respira ancora!" pensò. Attirò l'attenzione di Onigawara che prontamente chiamò l'ambulanza.
Il numeroso gruppetto si strinse attorno a loro.
- Minoru! - lo chiamò ancora Kyoka, piangendo. Benché non potesse conoscere le reali condizioni del fratello, ormai sapeva che il meteorite poteva portarlo alla morte.
Minoru aveva cercato di proteggerli, e già precedentemente aveva usato l'energia della pietra. Il suo corpo poteva essere ridotto troppo male.
Seijirou le posò una mano sulla spalla.
- Non è ancora tutto perduto - cercò di tranquillizzarla, credendoci veramente.
Minoru era sicuramente in pericolo, ma se respirava ancora forse poteva avere la forza di resistere, proprio come Midorikawa.
Medici e polizia arrivarono qualche minuto dopo, portando via loro e i corpi senza vita di Kenzaki e degli agenti che erano stati mandati alla base di Aisai.
Il luogo che fino a poche ore prima era stata una vivace città rimase deserto e silente, lasciando come prova dei terribili avvenimenti solo le macerie.








Note finali: mi scuso per il ritardo. Considerando che questo capitolo è pronto da tempo, sono veramente imperdonabile XD Dovevo aggiornare a metà mese, così da pubblicare l'ultimo capitolo a inizio maggio, poi non ho avuto tempo.
Come avevo annunciato, ho alzato il rating, a causa della condizione e della morte di Kenzaki. Nulla di troppo cruento, però per sicurezza ho messo l'arancione. A immaginarmi la scena, almeno, non l'ho ritenuta per tutti, ecco. E mi spiace, perché volevo tenere un rating basso per questa fiction, ma scrivere solo che Onigawara gli spara mi sembrava troppo poco.
La storia è finita, manca solo l'epilogo. Spero sia una fiction decente dall'inizio alla fine. Certo che mi ha fatto penare XD Sembra quasi irreale, è davvero passato più di un anno da quando ho iniziato questa storia? Ho finito con l’affezionarmi a Minoru e Kyoka, e mi ritengo soddisfatta di essere riuscita a caratterizzarli come volevo. Inserire OC è rischioso, si rischia di non renderli bene. Spero di essere scampata a questo pericolo.
  
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