Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: dalialio    21/04/2014    4 recensioni
Duemilaquattordici.
Se mi trovavo nel duemilaquattordici, non ricordavo assolutamente nulla di quello che era successo negli ultimi sei mesi circa. La botta in testa mi aveva fatto davvero perdere la memoria.
In ogni caso, sapevo cos'era lo scenario che si stagliava di fronte a me.
La fottuta Apocalisse.

[Lievi spoilers nona stagione]
Sospesa per necessitata rivisitazione
Genere: Erotico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 2
W  E  L  C  O  M  E     T  O     T  H  E     N  E  W     A  G  E


I'm waking up to ash and dust,
I wipe my brow and I sweat my rust,
I'm breathing in the chemicals.

I'm breaking in, shaping up,
Checking out on the prison bus,
This is it, the apocalypse.





Capitolo 2





Ci misi un po' a svegliarmi. Il mio primo pensiero fu che dovevo essere morto, ma poi pian piano ripresi il controllo del mio corpo, muscolo per muscolo, e mi resi conto di trovarmi disteso. Le orecchie si stapparono e percepii l'inconfondibile rumore delle ruote su una strada sterrata, accompagnato da un terribile e costante scuotimento.
Aprii gli occhi in una fessura, cercando di distinguere qualcosa con la mia vista appannata. La ferita alla testa si era messa a pulsare e mi sentivo come se fossi stato schiacciato da un carro armato. Mi veniva da vomitare e l'ondeggiare violento del mezzo non aiutava affatto.
Spalancando completamente gli occhi, mi resi conto di trovarmi sul pianale di un pick-up, mentre qualcuno - non il tipo di prima, ma comunque un viso sconosciuto - armeggiava con il mio ginocchio malandato. Forse era stato il dolore a svegliarmi.
"Fermo dove sei!" esclamò quando cercai di mettermi a sedere. Era un ragazzo, non doveva avere più di venticinque anni. "Non pensare nemmeno ad alzarti." Mise una mano sulla mia spalla e mi spinse di nuovo giù.
Ero steso su quella che sembrava essere una barella di plastica e ad ogni dislivello che il furgone affrontava sentivo lo scossone amplificato di diecimila volte. Sembrava di essere sulle montagne russe.
"Che cazzo!" esclamai, quando una fitta mi scosse la gamba.
"Mi dispiace," disse il ragazzo. "Sto cercando di fasciarti meglio la ferita, almeno per il tragitto fino al campo base." Aveva tolto la maglia che avevo usato come benda provvisoria e stava avvolgendo il ginocchio con una garza bianca. Strinsi i denti, cercando di non lamentarmi.
Dopo un tempo indefinito, che avevo passato mezzo rincoglionito dopo che il ragazzo mi aveva imbottito di antidolorifici, riuscii a trovare la forza di aprire bocca. "Chi siete?"
Sembrava confuso. "Chi siamo?" ripeté.
"Prima cercate di uccidermi e poi ti metti a fasciarmi il ginocchio?" esclamai. Le parole mi uscivano impastate e probabilmente quasi incomprensibili. "Chi cazzo siete?"
Il pick-up improvvisamente si fermò. "Siamo arrivati," decretò il ragazzo, senza darmi una risposta. In quel momento mi accorsi che un altro furgone ci aveva seguito per tutto il viaggio. Ne uscirono tre uomini, e altri due dal mezzo in cui mi trovavo io. Qualcuno sollevò la barella e mi trasportò per parecchi metri prima che iniziassi a dibattermi debolmente, gridando che volevo scendere. Nessuno mi diede retta, così spostai tutto il mio peso da un lato, facendo sbandare gli uomini che mi stavano portando.
"Fermo!" esclamò uno.
"Fatemi scendere!" urlai.
"Non riusciresti a stare in piedi," spiegò il ragazzo che mi aveva medicato.
"Non me ne frega un cazzo!" urlai più forte che potevo. "Voi figli di puttana mi fate scendere!"
Il ragazzo guardò uno alla volta i due tizi che mi trasportavano, poi annuì. La barella si piegò in avanti, finché mi trovai quasi perpendicolare al terreno. Posai il piede sinistro per terra, caricai tutto il mio peso e mi sollevai. Poi caddi a terra come un sacco di patate.
"Che cos'avevo detto?" sentii rimproverarmi il ragazzo. Ignorai la punta di sarcasmo nella sua voce.
"Dean?"
Il mio cuore perse un battito quando sentii pronunciare il mio nome da quella voce. In mezzo a sconosciuti in un luogo sconosciuto, quella voce era l'unica cosa che veramente conoscevo. Sentirla mi fece sentire più leggero.
Sollevai lo sguardo appena in tempo per vedere Cas scendere in volata i gradini esterni di un edificio di legno e correre verso di me. Era identico a come lo ricordavo dalla visita forzata di Zaccaria. I capelli gli coprivano la fronte e le guance erano colorate dalla barba di una settimana. La camicia stropicciata che portava era sbottonata per metà sul petto. Si chinò di fronte a me e mi baciò.
Un brusio si levò attorno a noi. Esclamazioni di sorpresa, più che altro. Ma non ci feci caso. La mia attenzione era concentrata da tutt'altra parte.
Era la prima volta che baciavo Cas. Quante volte avevo sognato di farlo? Quante volte mi ero domandato quale sarebbe stata la sua reazione se avessi preso il suo viso tra le mani e avessi posato le mie labbra sulle sue? E ora stava accadendo, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Le sue labbra erano morbide e sapevano di incenso. Sentii la sua mano sul mio collo che stringeva i capelli sulla mia nuca, provocandomi un brivido che attraversò il mio corpo fino all'inguine. Mi venne la pelle d'oca su tutto il corpo e mi ricordai di essere a petto nudo. Schiusi la bocca per infilare la lingua tra le sue labbra, ma lui si separò da me troppo presto.
Cas si mise a fissarmi con uno sguardo che non sapevo interpretare, mentre mi perdevo nell'azzurro dei suoi occhi. Le mie orecchie avevano ricominciato a fischiare e non mi permettevano di sentire la sua voce. Vedevo le sue labbra muoversi, ma non usciva alcun suono.
Mi prese il viso tra le mani, scuotendomi e continuando a parlare. Stavolta riuscii a sentire la sua voce, ma sembrava un sussurro lontano. La mia vista tremava e non sapevo ancora quanto sarei riuscito a rimanere seduto dritto.
"È imbottito di antidolorifici, "disse una voce da lontano. Era il ragazzo-dottore? "Sarà meglio portarlo in infermeria."
Venni sollevato dalle spalle e dalle gambe e caricato nuovamente sulla barella, inerme. Fui trasportato dentro un'immensa tenda da campo e scaricato su una branda con un materasso sottile che mi infilzò tutte le sue molle sulla schiena.
Sentii un pizzico sul braccio e mi resi conto che mi avevano infilato un ago attaccato ad una flebo. Mi lamentai debolmente, mentre delle vaghe figure giravano attorno al mio letto e poi sparivano.
Un viso si materializzò troppo vicino al mio. "Dean, ora dovrò ricucirti il ginocchio," mormorò. La sua faccia era sfuocata, ma la voce mi era familiare. Era la stessa che mi aveva ammonito per tutto il viaggio in quel rumoroso pick-up. Quel poppante che mi aveva tartassato la gamba e imbottito di droga.
Il ragazzo srotolò la benda dalla mia gamba, mentre ondate di dolore risalivano dal mio ginocchio, costringendomi a rimanere sveglio, ma strinsi i denti e cercai di non lamentarmi. Poi il tizio si alzò, armeggiò accanto ad un carrello dall'altra parte della tenda e ritornò con le mani inguantate e con qualcosa in mano, poi si sedette accanto al letto trascinando una sedia vicino a sé.
Per un attimo uno dei due oggetti che aveva portato scintillò e riconobbi una siringa. Cercai di sollevarmi e di ritrarmi, ma le mie mani erano ammanettate alla testiera della branda. Provai a piegare le gambe, ma le caviglie erano legate alla struttura di ferro del letto. Quando cavolo mi avevano immobilizzato?
"Stai disteso," mi ammonì il ragazzo.
"Che cazzo stai facendo?" esclamai, ma le parole uscirono dalla mia bocca in un mormorio.
"È un anestetico," spiegò, mentre infilava l'ago nel tappo di un piccolo contenitore di vetro e ne aspirava il liquido. "Non credo che ti faccia piacere essere ricucito a vivo."
Avrei voluto rispondergli che ero abituato a non usare alcun tipo di droghe per togliere il dolore, ma non avevo più la forza di replicare. Mi lasciai cadere con la testa sul cuscino senza lamentarmi più.
Sentii un bruciore al ginocchio, ma dopo un secondo era già sparito. Il ragazzo si alzò e buttò la siringa vuota dentro il cassetto di un carrellino accanto alla branda e tirò fuori un flacone contenente un liquido trasparente, sulla cui etichetta riuscii a leggere di sfuggita la parola "fisiologica", che spruzzò sulla mia ferita, facendola bruciare come se mi stesse andando a fuoco la carne. Mi lasciai scappare un lamento.
"L'anestesia non ha ancora fatto effetto," disse il tizio. "Sarà meglio aspettare qualche minuto." E se ne rimase lì a fissarmi.
Lo guardai con occhi stanchi e a quel punto lui abbassò lo sguardo. "Come ti chiami?" mormorai.
"Mmh?" mugugnò, sollevando la testa di scatto.
"Come ti chiami?" ripetei, cercando di scandire meglio le parole.
Il ragazzo mi guardò per qualche secondo, prima di dire: "Allora è vero."
"Cosa?"
"Che non ricordi."
Non fui sorpreso da quella rivelazione. Avevo già capito che qualcosa non andava in me.  "No, non ricordo," risposi.
"Edward Murray," disse. "Ma tutti mi chiamano Doc."
Annuii, fissando il soffitto della tenda. "Così i soldati lì fuori affidano a te la loro vita? Non sei un po' troppo giovane?"
Il ragazzo sbuffò. Sollevai la testa di qualche centimetro per scrutare la sua espressione e mi resi conto solo in quel momento che aveva iniziato a pulirmi la ferita per ricucirla. Non sentivo alcun dolore, finalmente. "Non sono troppo giovane, così come loro non sono soldati," sbottò. "Potrai pure aver perso la memoria, ma sei rimasto il solito arrogante che crede di essere a capo di un esercito."
Non feci troppo caso alla sua critica. Mentre Doc mi ricuciva la ferita, la mia testa si fece pesante e la lasciai ricadere sul cuscino. La mia mente era offuscata sempre di più dagli antidolorifici che si introducevano a forza nel mio organismo attraverso l'ago della flebo. Quando chiusi gli occhi vinto dalla stanchezza, non riuscii più ad avere il controllo dei miei pensieri, che iniziarono a viaggiare mescolando presente e passato, mostrandomi attraverso le palpebre chiuse delle immagini talmente nitide che mi sembrò di rivivere i miei ricordi.



***



Le braccia di Sam si illuminarono come due neon dentro quella buia chiesa diroccata. Il sangue che usciva dal taglio della sua mano formava dei rivoli sul suo palmo, così gli annodai attorno un fazzoletto.
Poi si sentì male. Lo trascinai all'aperto e si accasciò nel fango, appoggiandosi alla ruota dell'Impala. Alzò la testa e la sua espressione si fece atterrita.
Seguendo il suo sguardo, i miei occhi furono testimoni dello spettacolo più bello e terrificante della mia vita. Delle palle di fuoco bucavano il cielo come fossero comete e creavano una scia verso la Terra. Erano centinaia, forse migliaia. Non riuscivo a fare una stima.
Gli angeli... stanno cadendo.
Urlai il nome di Castiel con tutta l'aria che avevo nei polmoni, ma lui non apparve dal nulla come aveva sempre fatto, insinuandomi nella testa un bruttissimo presentimento.
Nel frattempo gli angeli raggiunsero il suolo. Il primo finì nella palude che costeggiava la chiesa, provocando uno spruzzo alto almeno un paio di metri. La velocità con la quale precipitò doveva aver raggiunto quella di una macchina lanciata in autostrada. L'urto con l'acqua fu orrendamente violento. Il secondo impattò il suolo a pochi metri da me e Sam. La velocità lo fece scivolare per qualche altro metro, creando profondi solchi nel terriccio. Mi alzai per andare a controllare. Il suo collo era piegato all'indietro in modo innaturale. Non mi presi nemmeno la briga di verificare se fosse vivo o meno.
Sam nel frattempo era svenuto. Riuscii a svegliarlo scuotendolo, poi schiacciai Crowley nel bagagliaio con non poca fatica e salimmo in auto, sgommando via. Sam vomitò fuori dal finestrino un paio di volte, mentre io guidavo a tutta velocità cercando di schivare gli angeli che piombavano giù come grandine.
Sam svenne di nuovo e fui costretto ad accostare. Cercai di svegliarlo come avevo fatto prima, ma senza risultato. Era pallido e sudato. Sentivo a malapena il suo battito.
Lo portai all'ospedale più vicino. Era l'ultima cosa che ricordavo.

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: dalialio