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Autore: Reagan_    21/04/2014    1 recensioni
-Ho paura che tutto potrebbe finire.-
-Intendi noi?-
-Intendo tutto il resto. Vorrei che questa giornata si ripetesse all'infinito e che la realtà rimanesse un pallido miraggio.- disse Audrey baciandogli una spalla.
Percy la strinse e sospirò incerto. -So solo che non voglio perdere anche questo. Non fare cose avventate, non metterti in pericolo.-
Audrey alzò lo sguardo e fissò quegli occhi coperti da ciuffi d'un rosso così scuro e denso.
-Ci proverò. Ora ho qualcosa in più per cui combattere.- gli sorrise e si lasciò baciare mentre la nostalgia di un giorno non ancora finito riempiva ogni loro gesto.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Audrey, Percy Weasley | Coppie: Audrey/Percy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Titolo: La definizione di noi
Autore: Reagan_
Pairing: Audrey/Percy
Rating: Verde
Eventuali Note: Audrey è la figlia ipotetica del Mangiamorte Antonin Dolohova, cresciuta prevalentemente nell'Est dell'Europa, nel testo però questo è omesso, inoltre è un Auror dell'ufficio straniero e si occupa prevalentemente della sicurezza degli stranieri nel territorio britannico che sta diventando un lavoro sempre più pericoloso. Percy è ancora convinto di essere nel giusto e per cui è lontano il giorno in cui si ricrederà e si ricongiungerà con la sua famiglia.

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Venne svegliato da un raggio fastidioso di sole e per un attimo si domandò per quale motivo in pieno ottobre l'autunno britannico tardasse ad arrivare. Si mosse lentamente fra le lenzuola cercando di capire come mai avesse dormito in una posizione tanto scomoda, si girò per occupare più spazio possibile in quello che doveva essere un letto matrimoniale e si scontrò con un viso coperto da aggrovigliati capelli biondi, i raggi di sole fastidiosamente accecante colpivano la sua schiena nuda e Percy non poté fare a meno di arrossire un poco. Non che fosse un pudico o altro, ma se c'era una cosa che ancora non riusciva a capacitarsi era l'idea di avere stretto un rapporto intimo con una donna affascinante come quella che giaceva sul suo letto.
Non aveva la bellezza virile di Charlie, né la simpatia dei gemelli o il fascino di Bill, mancava persino della cordialità tipica dei Weasley di cui Ron era provvisto ed in ufficio si era guadagnato l'appellativo di cane pomposo o rognoso a seconda di chi tampinasse per ottenere documenti o cartelle specifiche per il Ministro, così da un po' di tempo si domandava come mai quella donna continuasse a frequentarlo di tanto in tanto, acconsentendo con tranquillità ad averlo intorno.
Ormai sveglio ed infastidito dai suoi stessi pensieri, sgusciò via dal letto con una certa fretta e si bloccò solo sentendo un gemito frustato e lentamente percorse i pochi passi che lo dividevano dal piccolo bagno, mentre lei si rannicchiava su sé stessa, con la bacchetta s'insonorizzò la stanza e si concesse una doccia fredda e veloce, si rasò la barba con cura, scivolò poi verso il soggiorno e si sedette con un tonfo sinistro sull'unica poltrona della stanza.
Sul bracciolo della poltrona vi era stata posata una sciarpa, Percy la sollevò con attenzione, notando la leggerezza del tessuto e del delicato profumo fruttato che emanava. Si domandò da quanto tempo quella sciarpa penzolasse sulla sua poltrona e gli bastò gettare uno sguardo intorno a sé per rendersi conto che il suo piccolo appartamento un tempo ordinato e spartano, era stato preso in ostaggio da una frenetica allegria che non gli apparteneva. Un paio di scarponcini abbandonati davanti alla porta, una seconda giacca scura appesa accanto alla sua, un paio di tazze in più sulla credenza e una scatolina di legno pregiato che conteneva decine di bustine di tè dai sapori diversi e colori bizzarri ma che adorava ed esigeva bere ogniqualvolta si ritrovava a casa sua.
Per un attimo si chiese che cosa fosse lui per lei?
Un amante occasionale? Un amico? Un fidanzato ... ?
La mancanza di una precisa definizione dello stato delle cose non gli piaceva. Se era una cosa temporanea aveva diritto di sapere quando sarebbe finita, giusto? Sentiva il bisogno di farsene una ragione e forse avrebbe dovuto raccogliere parte del coraggio dei Grifondoro che dubitava di avere per esigere una risposta non appena si fosse svegliata.
Si alzò in piedi con ancora la sciarpa in mano e confuso si mise a girare fra la cucina a vista e il salotto scarno finché non sentì la sgradevole sensazione di essere osservato.
-Audrey!- esclamò Percy stritolando una mano con la sciarpa che dipingeva di un rosso slavato la sua pelle naturalmente pallida.
-Così giovane e così tormentato ... Weasley sei un uomo pieno di sorprese.- disse lei avvicinandosi vestita solamente di una maglia verde scuro che Molly Weasley aveva pazientemente cucito per lui qualche Natale fa. Gli circondò il collo con le braccia magre e gli diede un bacio leggero sulle labbra. -Che c'è?- chiese constatando un'ombra cupa che spense ogni colore dal suo viso.
-Quella maglia, dove l'hai presa?- domandò Percy slegandosi dall'abbraccio di Audrey, piegò la sciarpa in un quadrato perfetto e la pose sul tavolo da pranzo.
-Trovata in fondo all'armadio.- rispose lei con tono leggermente irritato e con gesti precisi cominciò a fare il caffè. -Normalmente un uomo è lusingato dal vedere una donna vestita solo da un suo maglione o da una camicia.- borbottò, si voltò per fargli uno strano sorriso. Percy aggrottò la fronte e s'incamminò incerto fino alla finestra per controllare l'arrivo del gufo o per dare l'impressione di avere molto da fare. -Certo ... Che sono lusingato, sono solo abbastanza educato da non comportarmi da troglodita.- rispose con voce titubante.
Audrey scosse la testa e posò sul tavolo due tazze e una confettura di fragole. -Giusto, voi inglesi avete troppe fisse con questa educazione, dalle mie parti gli uomini prendono ciò che vogliono o ciò che credono di volere.- rispose ridacchiando. Con una certa attenzione versò il caffè nelle tazze e appoggiò un bricco di latte, indicando a Percy dove sedersi.
Fecero colazione circondandosi di un silenzio carico di parole pasticciate e cariche di aspettative. Fu Audrey a rompere quella tempestosa quiete di sorrisi forzati, alzandosi per pulire e spedendo il ragazzo a leggere qualche carta per il lavoro.
Percy pescò uno dei tantissimi fascicoli che riempivano la sua borsa da lavoro e si sedette sulla poltrona, lo aprì a caso e cercando di non farsi beccare, osservò Audrey sistemare la cucina alla Babbana. I capelli biondi le incorniciavano il viso affilato, il collo lungo e sottile sembrava troppo fragile per tenere quella testa attaccata a un corpo così vitale, anche solo vederla strofinare il piano della cucina canticchiando qualcosa nella sua lingua, infondeva in lui qualcosa vicino alla spensieratezza. Troppo concentrato nel fissarle le gambe nude che spuntavano dal maglione lungo non si accorse di cosa aveva trovato aprendo un cassetto della cucina.
-Percy ... -disse lei con un soffio, fissando con attenzione le diverse persone ritratte in quella foto. Riconobbe immediatamente l'aria seria di un più giovane e sereno Percy e per qualche secondo rimase senza fiato finché non le fu strappata di mano la cornice. -Cosa?-
-E' ... Sono cose private!- gracchiò lui nascondendo la cornice in un cassetto. -Sono ... Cose che tu non puoi sapere.-
-E perché? Perché non dovrei sapere qualcosa sulla tua famiglia, Percy?-
La domanda rimase a lungo senza risposta, Percy le voltò le spalle ricurve e si sedette sulla poltrona.
-Io ... Immagino che tu sappia già quello che si dice di me.-
Audrey si sedette sul divano, non molto distante da lui. -So solo quello che si mormora al Ministero ma credo che sia complicato di quello che appare.-
-Lo è.- disse contrito Percy, strinse le mani in pugni furiosi. -Io credo che loro stiano ... Stiano sbagliando ma non mi hanno dato l'occasione di provarlo. La mia parola contro quella del grande Silente non può valere così tanto, lo dovevo capire tempo fa ... -
-Hai avuto fegato Weasley. Non tutti hanno il coraggio di perseverare in quello in cui si crede, soprattutto quando si tratta di legami familiari.- si sistemò meglio sul divano. -E non credo sia una di quelle fratture irreparabili, i venti di guerra stanno soffiando, sai?-
-Tu pensi veramente che stia per succedere? Insomma a me sembrano casi isolati.-
Audrey alzò le spalle. -Io ci spero, so solo che la Confederazione dei Maghi dell'Est Europa è certa che ad un certo punto tutto scivolerà verso una guerra interna. Abbiamo paura che in qualche modo possa espandersi anche dalle nostre parti.-
-E perché?-
-Perché abbiamo il brutto vizio di credere ancora nella purezza del sangue. A Durmstrang,  i figli Mezzosangue o i Nati Babbani sono rari perché si preferisce dare la precedenza alla purezza. La maggior parte di quest'ultimi infatti s'iscrive a Hogwarts o in Francia. Anche i miei l'hanno sempre pensata così.-
-Davvero?- domandò Percy pulendosi gli occhiali.
Audrey rimase in silenzio a lungo prima di parlare. -Mio padre è un Mangiamorte, mia madre è una nobile polacca che crede nella supremazia del sangue puro e si è fatta qualche anno di carcere. Sono stata cresciuta dal fratello di mio padre, zio Feodor, un uomo tollerante e gentile e da sua moglie Ana. Purtroppo nemmeno io posso vantare d'idilliaci rapporti famigliari.-
Percy accolse la notizia con sconcerto, non aveva mai collegato Audrey a quello che si vociferava nelle sale del Ministro ovvero dell'arrivo di una figlia di un Mangiamorte attivo in Inghilterra, si era accontentato dell'idea di una coincidenza, una casualità.
-E' diverso. Io sono un vigliacco.- disse con un filo di voce.
Ad Audrey non piacque ciò che sentì, aveva da tempo intuito che Percy soffriva di qualche strano e complesso senso d'inferiorità mista a una radicata preoccupazione dell'apparenza. Girava per i corridoi del Ministero col pieno controllo delle sue facoltà e poi crollava in un sonno agitato e confuso o rimaneva sveglio a sentire una radio gracchiare liste di nomi nella speranza di non sentire il nome di uno dei suoi famigliari. Se fosse stata una persona meno chiusa in sé, glielo avrebbe detto, ma preferì custodire quei piccoli segreti ancora un po'.
Gli strappò i fascicoli dalle mani e li scaraventò sul divano, si sedette su di lui e lo strinse in un abbraccio a tratti soffocante.
-Non sei un vigliacco.- gli sussurrò. Percy rispose con una presa goffa accostandola a sé con forza.
-Invece mi ci sento, Audrey.- disse cercando di tenere a bada quella nota di dolore che gli usciva dal petto.
-No, Percy!- esclamò lei, sfilandogli gli occhiali e posandogli un bacio sulla fronte. -Tu sei saccente- appoggiò le labbra su una guancia. -Alcune volte noioso, a chi interessano così tanto i fondi di calderone?- baciò le sue labbra storte in un sorriso colpevole. -E ... Come si dice nella vostra lingua formale, c'è una parola precisa ... - disse mentre sfilava la maglia di Percy.
-Ossequioso? Pomposo?Cortese?- chiese Percy guardandola togliersi il maglione verde e arrossendo alla vista di quel corpo che ormai ben conosceva.
-La prima andava benissimo.- rispose Audrey alzandosi e tirandolo per il polso verso la stanza da letto.


Audrey si era assopita accanto a lui con ancora le gambe intrecciate fra loro, i respiri caldi e le membra ancora alla ricerca di lussuria. Percy tracciava disegni astratti con le dita lungo la schiena della ragazza ed era certo che se fosse morto in giornata, quello sarebbe stato il momento più bello della sua intera e misera esistenza. Audrey stiracchiò le braccia e lo abbracciò, con una mano bloccò il suo polso e tastò alla ricerca dell'orologio.
-E' ancora presto ti va di una passeggiata? C'è un posto in cui di solito vado, visto che ho perso la messa.-
-La messa?-
Audrey alzò gli occhi al soffitto. -Voi maghi inglesi siete così diffidenti nei confronti della religione che mi fate quasi paura.- strusciò il naso contro il suo mento prima di baciarlo e fuggì ad ulteriori domande smaterializzandosi.
Percy rimase piuttosto sorpreso quando ancora addormentato sul letto la rivide meno di mezz'ora dopo, vestita perfettamente e in un modo che non avrebbe mai pensato.
Per un attimo si domandò se fosse veramente la "Audrey" dagli scarponcini da uomo, le giacche scure, sempre pronta per l'azione. Quella che era comparsa a sorpresa era una ragazza con una treccia che quasi le incoronava il capo, un abito scuro che le arrivava fino al ginocchio, una cintura che le segnava la vita stretta e una giacca meno informe dell'altra appesa all'ingresso e ai piedi spuntavano scarpe con un tacco modesto ma molto femminili.
-Su forza!- gli gridò con uno strano sorriso dipinto sul viso.



Poco più tardi, Percy dovette ricredersi sull'identità della misteriosa ragazza che camminava accanto a lui. Il suo passo quasi marziale e il modo in cui sorrideva alle persone che incontrava scontrandosi con musi lunghi ed occhiate perplesse appartenevano chiaramente a quella Audrey che aveva conosciuto al Ministero.
-E' distante?- domandò notando che era da molto che camminavano in una zona Babbana di Londra che non aveva mai visto.
-Stiamo camminando da così poco, voi inglesi dovreste perdere la terribile abitudine di usare scope e smaterializzazioni per ogni cosa. Non senti l'aria buona? Non si direbbe che è ottobre inoltrato.- disse fermandosi bruscamente e allargando le braccia, concentrandosi gli sguardi sorpresi, poi iniziò a correre trascinando Percy per un braccio.
Corsero, o meglio Audrey corse trainando un contrariato Percy, si fermarono solo di fronte all'entrata di un parco che sembrava appena un giardino metropolitano, ma una volta entrati ci si ritrovava catapultati in un'altra dimensione dove il verde regnava sovrano. Un frastuono inconsueto che Percy identificò come musica straniera lo colpì e quasi rimpianse le melodie strascicate e sincopate delle Sorelle Stravagarie.
-Ah, qui sono quasi tutti Babbani quindi fai attenzione, ti prometto che finisco presto!- detto questo Audrey si voltò e cominciò a salutare molte persone, quasi tutti uomini e la cosa irritò alquanto Percy.
Si domandò per quale motivo i russi fossero così fissati nel baciare più volte le persone, decise d'intervenire quando un omone prese in braccio Audrey e le fece fare un giro su sé stessa.
-Scusate ... Audrey cara perché non mi presenti ai tuoi ... Amici?-
Audrey diede un colpetto all'omone e disse qualcosa nella sua lingua. -Questo è Percy, signori e signore. Percy, questo è parte del comitato di danza della comunità russa e dintorni. Qui insegno ogni tanto qualche passo di danza tradizionale a questi gentili signori.-
-Insegni? Insegni danza?- domandò confuso Percy, cercando di raccogliere la maggior parte delle informazioni che aveva raccolto ai tempi in cui aveva frequentato il corso di Babbanologia, ma ammise di non ricordarsi di questa stravaganza se non immagini di uomini e donne che si strusciavano a dosso oltre ogni senso di pudore e misura.
-Cominciamo, signori! Facciamo vedere al nostro ospite britannico come ballano i russi da sobri.- disse Audrey sequestrando una bottiglia di vodka da quello che doveva essere poco meno di un adolescente pieno di brufoli.
Percy la vide volteggiare sicura fra le braccia di più uomini, alcuni anziani, altri giovani e prestanti.
Le musiche si susseguivano l'una con l'altra e Audrey sapeva esattamente cosa fare, leggiadra e sicura si spostava lungo la piccola pista in pietra naturale, i tacchi risuonavano come una seconda sinfonia insieme alle risate e alle frasi in quella lingua così strana per le sue orecchie.
In un momento di pausa, l'omone che aveva stretto oltre il dovuto la sua non-proprio-ragazza, si avvicinò dandogli un bicchiere colmo di vodka e con una fetta di limone che galleggiava, rischiando di far colare tutto.
-Bevi, inglese, bevi!- disse gioviale dandogli delle manate forti che lo fecero quasi cadere e l'omone scoppiò ridere. -Voi inglesi troppo delicati, sempre malati siete, bevi, bevi ragazzino!-
Percy si vide costretto a bere e quando sentì quel liquido bruciarli(bruciargli) la gola, tossì in modo spropositato. L'omone acciuffò al volo il bicchiere e finì con un sorso e un'espressione soddisfatta.
-Tu fidanzato con la nostra bella maestra, Da?-
-Cosa? No, io non sono il fidanzato di Audrey.- rispose tossendo Percy. -Cioè non so ... Sono suo amico.- ammise finalmente.
L'omone scosse la testa teatralmente e posò una mano sul cuore balbettando qualcosa in russo.
-Io ora spiegarti due cose, ragazzino. Miss Audrey Antoninova è una bellissima donna, tutti nella nostra comunità volere proprio figlio o nipote suo fidanzato per avere lei in famiglia. Grande donna russa, troppo giovane per me purtroppo!- esclamò ridendo a squarciagola. -Ragazzino, tu sei primo inglese e uomo che lei presenta a noi, quindi fai l'uomo e prendila. Oppure mio figlio Igor se la prenderà, quello è ragazzino russo vero!- indicò un giovanotto tutto muscoli e stranamente aggraziato mentre ballava con Audrey stretti in un abbraccio intimo, ridacchiando e parlando ad un palmo dall'altro.
-Audrey! Inglese vuole imparare!- gridò l'omone acquistando l'attenzione di Audrey che si avvicinò.
-Oh al diavolo!- mormorò a sé stesso allentando la cravatta che indossava e incontrandola al centro della pista.
La donna disse qualcosa all'addetto alle musiche che fece partire una melodia più gentile e lenta, Audrey gli prese una mano e la posizionò sul suo fianco mentre stringeva l'altra in una presa ferrea.
-Segui il ritmo.- gli disse soltanto sorridendo.
Percy si trovò a pensare che era la prima volta che erano così vicini in pubblico.
Era normale aver passato interi mesi fra le quattro mura di un minuscolo appartamento o di una stanza polverosa del Ministero durante la pausa pranzo? Era normale che lei non avesse mai chiesto nulla e lui non aveva mai fatto cenno a nulla?
-Rimani concentrato sul ritmo, non sui piedi!- lo rimproverò la donna.
-Aud ... Tu sei molto corteggiata.- disse senza quasi sapere perché. -Insomma quello lì sta praticamente sbavando.- disse indicando il figlio dell'omone che lo fissava trucemente.
Lei scrollò le spalle e lo fece volteggiare su sé stesso. -E allora? Molti sono tanto fumo e niente arrosto.-
-Cosa significa?- domandò ansioso Percy.
-Significa che molti parlano e fanno poco. Preferisco chi si espone.- rispose ermeticamente Audrey.
-Pertanto hai molti corteggiatori?-
-Qualcuno può essere definito come tale. Altri no.-
-E io? Noi?- disse senza riuscire a trattenersi e pentendosi subito di essersi esposto così alle orecchie di tutti.
-Noi cosa Perce? Noi siamo noi.-
-Ma come lo definiresti questo noi? Noi e basta, noi e tutti, noi part-time, noi oggi e domani chissà ... -
-Siamo arrivati al punto di dover definire tutto?-
Percy allentò la presa e smise di danzare. -Credo di averne bisogno. Ho bisogno di un'etichetta, di un ordine. Mi va bene tutto, anche che tu non abbia interesse a continuare questa cosa, ma mi serve una definizione certa e incontestabile, Audrey.-
-Se la metti su questo piano, devo prima fare una cosa.- si avvicinò lentamente e lo baciò con una passione controllata ma sincera. -E' abbastanza incontestabile?- domandò qualche secondo più tardi leggermente affannata.
-Eh, già qualcosa. Quindi siamo solo noi e nessun altro?-
Audrey annuì lentamente riprendendo a ballare, cercando di reprimere il suo smagliante sorriso per rispetto alle facce funeree del comitato di danza che aveva osservato la scena con grande disappunto.
Scapparono qualche minuto dopo, Audrey promise che sarebbe venuta anche il venerdì sera per sistemare qualche passo e fuggì mano nella mano con un soddisfatto Percy che ancora stentava a crederci. Passeggiarono a lungo, finché affamati dirottarono verso un piccolo bistrot poco affollato e pranzarono stringendosi le mani in continuazione, sentendo il bisogno di baciarsi e ridacchiando senza motivo.
Qualche ora più tardi, stretti ed accaldati nel letto dell'appartamento di Percy, rimasero a lungo in un silenzio contemplativo e appagato che Audrey ruppe l'atmosfera portando una ventata di realtà.
-Ho paura che tutto potrebbe finire.-
-Intendi noi?-
-Intendo tutto il resto. Vorrei che questa giornata si ripetesse all'infinito e che la realtà rimanesse un pallido miraggio.- disse Audrey baciandogli una spalla.
Percy la strinse e sospirò incerto. -So solo che non voglio perdere anche questo. Non fare cose avventate, non metterti in pericolo.-
Audrey alzò lo sguardo e fissò quegli occhi coperti da ciuffi d'un rosso così scuro e denso.
-Ci proverò. Ora ho qualcosa in più per cui combattere.- gli sorrise e si lasciò baciare mentre la nostalgia di un giorno non ancora finito riempiva ogni loro gesto.



Quella stessa sera Audrey tornò nell'appartamento che divideva con un collega e seduta su una piccola scrivania scrisse una lunga lettera per Percy. La lesse più volte e la copiò e sistemò per quasi tutta la notte, una volta soddisfatta la chiuse in una busta che affrancò con il suo nome e quello completo del suo ragazzo. Non appena oltrepassò, ore dopo, l'ufficio del suo capo consegnò la lettera ed inserì il nome di Percy Weasley nella breve lista dei contatti da chiamare nel caso le succedesse qualcosa, con un sospiro e un brivido sinistro chiuse la porta di quella stanza con una certezza in più.


   
 
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