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Autore: BeatriceNataliePrior    21/04/2014    1 recensioni
1997, terrore, paura, il tutto mischiato alla solitudine, alle debolezze umane.
Noi abbiamo visto la storia affrontata da Harry, Ron e Hermione.
Ma il resto di loro? Quelli che sono rimasti a Hogwarts, a combattere all'interno?
Ecco la storia dei guerrieri, di chi ha lottato fino in fondo anche quando si credeva non ci fosse più speranza, anche quando le cose iniziavano a peggiorare. Ecco la storia di chi -senza imprese eroiche- ha compiuto la rivoluzione silenziosa.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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« Vuoi sapere la verità? Tu CREDI di essere capace, di essere forte solo perché hai una bacchetta. Ma non lo sei. Hai 17 anni. »
« Sono maggiorenne. »
Il suo sguardo è freddo, severo. Mio padre serra la mascella, battendo i pugni sul tavolo.
« MA NON QUI. »
« Non mi importa. »
« Non puoi fare nulla. »
« Posso. »
Ora sembra interdetto. Sento che sta cedendo, sento che mollerà, che permetterà a sua figlia maggiore di andarsene.
« Non devi. »
« Devo. »
Ora ha gli occhi lucidi. Mi si stringe il cuore, ma non posso abbracciarlo, o darei segno di debolezza. E lui sferrerebbe il colpo di grazia, costringendomi a restare a Londra.
« Ti prego. »
« Mi dispiace. »
---
La mia stanza è buia e le tapparelle sono abbassate, ma non mi importa, perché oramai il buio non mi spaventa, ormai il buio è parte di me; stringo il lembo delle calde coperte fra le mie mani e osservo mi sorella dormire nel letto accanto al mio, e guardo il suo petto alzarsi tra un respiro e l’altro, stringendo l'orsacchiotto rosa che le ho regalato al suo decimo compleanno, qualche settimana fa. Ha il viso rigato dalle lacrime, e io non posso fare altro che baciarle la fronte umidiccia, accarezzandole i capelli. E' piccola, ma estremamente forte.
Non so se sono davvero pronta, non so se posso farcela, e non so se sono davvero sicura di voler rischiare in questo modo la mia vita, ma non posso tirarmi indietro, sarebbe da fifone, e io non sono una fifona, io sono una Grifondoro.
Una luce proveniente dal corridoio si accende, e io mi alzo.
« E’ l’una di notte, dove credi… »
« A casa di Charlize. »
Mio padre osserva il baule vicino alla porta della stanza, e tira un lungo sospiro, come di chi le ha già provate tutte.
« Non voglio cacciarvi nei guai. »
Ed è la verità. Perché anche se lo sanno loro non vogliono crederci, non vogliono credere a tutte quelle storie sulle famiglie Babbane uccise, solo per aver dato alla luce un figlio o una figlia con poteri magici. Loro non ci credono, e io non posso stare con le mani in mano.
« Ma Michelle, hai solo 17 anni… »
« Andrete a stare dalla nonna in campagna. Ho già pensato a proteggere il cottage con la magia. »
« Ci saranno anche i genitori di Charlize? »
Trattengo un sospiro, pensando alla situazione difficile che stava vivendo lei, forse ancora più impossibile della mia.
Andrew –il padre di Charlize- era stato reclutato dai Mangiamorte e –a differenza della moglie- non aveva scelta: o accettava, o moriva.
A Evelyn, invece, era stato dato ancora un po’ di tempo per decidere. Il motivo? Solo lei lo sapeva.
Anemone e Charlize avrebbero preso la passaporta per la stazione, e io mi sarei unita a loro, con la madre al seguito, dopo di chè lei si sarebbe recata al cottage, dove avrebbe spiegato tutto ai miei genitori.
Per ora io dovevo solo mentire.
« Sì. Entrambi. Potete stare tranquilli, sarete in buone mani. »
Arriva anche mamma, e mi si stringe il cuore: non potevano restarsene a dormire? Così rendono le cose molto più complicate.
« Michelle, noi vorremmo accompagnarti almeno alla stazione, e poi… »
« NO! »
Urlo, e instintivamente mi porto una mano alla bocca, perché Celeste sta ancora dormendo, e se si svegliasse ricomincerebbe di nuovo a piangere. E a quel punto crollerei e manderei al diavolo tutto, restando con loro, per proteggerli.
Ho promesso che avrei dato una mano ad Hogwarts, ora che Piton è il preside.
Piton, preside.
Non riesco a togliere dalla mia testa l’immagine del preside Silente dalla testa, lui che era stato più di tutti il miglior preside che Hogwarts abbia mai avuto, lui che era considerato quasi una figura immortale.
Mi si gela il sangue, perdo battiti ma sono ferma, conscia del fatto che al mio primo segno di debolezza rischio di mandare all’aria tutto.
Mamma e papà si stringono, e so che è probabilmente è l’ultima volta che gli rivedrò. Non possono accompagnarmi, perché se per disgrazia qualcuno fra i Mangiamorte dovesse vedermi assieme a loro non perderebbe tempo e ucciderebbe entrambi. E io non voglio, non voglio.
Alzo il baule e stringo la maniglia, tirando fuori dalla tasca la bacchetta: è l’unica cosa certa che ho, in questo momento. So che è l’unica cosa che mi può salvare la vita.
Scuoto la testa e scoppio a piangere, lanciando le braccia attorno al collo di mia madre, che a sua volta inizia a singhiozzare.
« Non… non potremo neanche scriverti lettere? »
Mi guarda negli occhi, e continua a piangere, perché forse conosce già la risposta. Io a mia volta stringo mio padre, poi volto le spalle ad entrambi.
« Non vi dimenticate di me, eh? »
Diciassette anni fa, al St. Anne, Louise diede alla luce una bambina, poco più di un fagotto, stretto e piccolo.
Il giorno dopo decisero subito che l’avrebbero chiamata Michelle, come l’eroine dei romanzi del marito di Louis –Antonie-, perché tutto quello che volevano era vederla forte, determinata e incredibilmente coraggiosa: loro volevano questo da me. Ma ora, guardando nei loro occhi, scrutando nelle loro anime sono certa che questo desiderio si sia spento, affievolito nel tempo, perché il coraggio va bene-finché non è pericolo.
A quel punto tramuta il mondo in paura.
Mi smaterializzo, nel buio della notte, inghiottita da un vortice di terrore.
Spero di tornare, prima o poi.
Ma vado via per una giusta causa, e un giorno lo capiranno.




Lately, I’ve been, I’ve been losing sleep

Dreaming about the things that we could be.

  
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