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Autore: Titinina    22/04/2014    0 recensioni
Finito da poco di leggere tutta la saga, la prima cosa che sentivo dentro era di dare sfogo ai pensieri del mio personaggio preferito: Severus Piton.
E’ uno di quei personaggi che scavano nella mia immaginazione, in maniera prepotente, non è l'eroe delle favole, anzi, è un cavaliere oscuro con i suoi peccati e le sue colpe, eppure in grado di essere sempre un cavaliere.
Sicuramente è qualcosa che qualcuno avrà già fatto, ma è stata una mia impellente necessità: scrutare in momenti particolari l’anima di Severus.
Un insieme di Missing Moments visti dal suo punto di vista, per dare voce al mio personaggio preferito che, a mio modesto parere, merita molto, molto di più.
Enjoy!
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Come si può evincere dal titolo, è il momento più difficile, secondo me, della storia: la morte di Severus. 
Consiglio come sottofondo musicale My Immortal degli Evanescence. 
Questa canzone mi dà letteralmente i brividi.

 

Ultimo atto



Con le ultime forze aveva fatto la sua ultima magia: ogni suo prezioso momento era racchiuso in un'ampolla.

Aveva preso per il bavero il ragazzino per poter rivedere gli occhi della sua amata, ancora una volta, prima di lasciare che la morte lo inghiottisse.

Ma non trovò gli occhi di Lily, vide solo gli occhi di un giovane uomo che lottava, che stava cercando quell'appiglio che lo portava ad avanzare in quella guerra inutile; non rivide gli occhi della sua amata, del colore dei prati rigogliosi, vide gli occhi di Harry Potter pieni di sofferenza e sporcato dal troppo sangue che aveva incontrato nella sua giovane età, così simili ai suoi.

 

E quasi si sentì in colpa.

 

Gli lasciò il bavero, lasciando che quelle ultime forze lo abbandonassero e chiuse gli occhi.

 

Il ragazzo si alzò e andò verso il suo destino, ancora non lo sapeva, ma stava per incamminarsi verso la sua ultima battaglia e avrebbe scoperto la sua stessa pena.

 

Se non fosse in punto di morte, avrebbe sogghignato, lui che aveva sempre fatto finta di odiarlo, per rimorso, per colpa, perché avrebbe voluto che fosse il suo stesso figlio, si ritrovava a pensare che il destino di quel moccioso era così uguale al suo.

 

Forse la morte lo faceva diventare più sentimentale, patetico.
O forse era stanco di quella vita.

Si sentiva quasi un idiota, eppure tutto ciò che aveva fatto era per qualcosa che, alla fine, non conosceva.

In fondo, a quel moccioso, si era affezionato, a modo suo.

 

Il dolore lo riportò alla realtà, l'invasione del veleno nel suo corpo gli fece emettere uno strano singulto, dalla sua bocca uscì qualcosa che non assomigliava al respiro, seguito da un rivolo di sangue caldo.

Il sangue era ovunque, colava dalla ferita che aveva sul collo, come un fiume che rompe gli argini.

 

Non lo avrebbe mai creduto:era caldo quel sangue, caldo come la vita stessa che stava lasciando il suo corpo.

 

Dove era quel caldo quando ancora poteva sentirlo?

Possibile che proprio in quel momento, quando tutto oramai era finito, stesse sentendo quella forza che era insita nell'animo umano chiamato istinto di sopravvivenza?

 

Porto una mano stanca verso la ferita, voleva crederci, per quella manciata di secondi, che non tutto era perduto.

 

E di nuovo rise di se stesso.

 

L'agonia sembrava così dolce in quel momento, la sua testa si reclinò, la mano scivolò di lato, mentre la sua vista si faceva più scura, l'odore metallico del sangue si affievoliva, e quei pochi battiti si facevano più lenti.

 

Improvvisamente, il suo cuore diede l'ultimo colpo nel suo petto,con un tonfo sordo, spalancò gli occhi e la vista si annebbiò portandolo in una stanza bianca, e una lacrima gli scese sulla guancia.

 

Qualcosa di indefinito gli venne incontro, sembrava non avere un'identità, ma sentì una carezza che, con dolcezza, si posò sul suo viso, per asciugare quell'ultimo rivolo di vita.

 

Aveva il calore delle mani di sua madre, quando lo consolava mentre piangeva, e sentiva lo stesso odore di erica che l'avvolgeva quando si trovava tra le sue braccia.

 

Aveva la stessa grazia di Lily quando, da bambini, gli prendeva la mano e correva con lui nei prati, con il calore del sole che lo riscaldava.

 

E quando finalmente chiuse gli occhi, cullato da quella sensazione, mentre il rantolo del suo respiro faceva la sua ultima apparizione, in quell'istante ne fu cosciente: quello per cui era sopravvissuto non era così sconosciuto, era sopravvissuto per amore. 

   
 
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