Le
scelte
d'Amore
Capitolo I
La corazzata americana solcava lenta le onde dell’Oceano in quella
calma serata autunnale. Sul ponte principale stava una ragazza. I lunghi capelli
biondi erano intrecciati in modo lento. Alcune ciocche dispettose nascondevano
gli occhi verdi della giovane. Avvolta nel suo cappotto scuro fissava
l’Oceano. La Luna quella sera era assente e l’aria era gelida.
Era il novembre del 1917.
Gli Stati Uniti erano entrati in
guerra già da sette mesi. Sette mesi in cui la giovane era rimasta in attesa.
In attesa di una chiamata per dare una svolta definitiva alla sua vita. Per
fuggire da tutto il dolore che la stava pian piano uccidendo.
Una folata di vento più forte delle
altre la costrinse a sollevare il bavero del cappotto. Iniziava a far freddo, ma non aveva intenzione di spostarsi da lì. Osservava le acque placide
e ripensava agli anni trascorsi nel continente in cui era diretta: l’Europa.
Ad essere più precisi, i suoi
pensieri volarono all’Inghilterra ed alla Scozia. Ma su tutti volarono ad una
persona.
- Terence…
Una lacrima silenziosa scese lungo la
guancia della ragazza che prontamente l’asciugò.
Aveva deciso di partire per
dimenticare.
Aveva deciso di partire per non
soffrire.
Aveva deciso di partire per trovare,
finalmente, un po’ di pace.
- Chi va là?
La ragazza si girò di scatto verso
l’origine della voce. Dal buio del ponte del navigatore si fece avanti un
giovane che imbracciava un fucile utilizzato per le ronde.
- Sono un’infermiera
dell’ospedale Santa Joanna di Chicago.
Il giovane abbassò lentamente la
canna del suo fucile ed osservò la ragazza. Dopo alcuni secondi sorrise
debolmente e sparì nell’ombra, proprio come era arrivato.
La giovane lo osservò sparire nel
buio e poi tornò a fissare lo sguardo verso la distesa scura del mare
ripensando a quando, solo quattro anni prima, si trovava su un’altra nave
diretta in Inghilterra. Il suo pensiero volò ancora una volta al ragazzo di
prima ma stavolta riuscì a trattenere la lacrima formatasi agli angoli degli
occhi.
Si coprì meglio e con un sorriso
triste fece ritorno alla sua cabina. Era inutile rivangare dei ricordi che le
avrebbero fatto solo del male.
Scese gli scalini che la portarono
all’interno dell’imbarcazione. Anche lì il freddo si faceva sentire, meno
pungente rispetto al ponte, ma faceva lo stesso rabbrividire. Camminò per i
corridoi silenziosa. Lo scalpiccio delle sue calzature rimbombava per i corridoi
metallici. Svoltò un paio di volte fino a fermarsi di fronte alla porta di una
cabina. Una porta anonima come la sua esistenza.
Aprì senza bussare. L’interno
della cabina era buio. Solo la luce flebile di una candela rischiarava
leggermente una ragazza china su di uno scrittoio improvvisato.
- Evelyn ancora in piedi? Non
dovresti essere già a letto da un po’?
La bruna sollevò gli occhi dal foglio che stava riempiendo con una
calligrafia fitta ed ordinata. Sorrise alla sua compagna di viaggio che intanto
aveva posato il cappotto su uno dei due lettini che facevano parte
dell’arredamento della cabina insieme ad un armadio ed una toletta per la
pulizia personale.
- E tu Candy? Ti sembra il caso di
stare tutto questo tempo fuori? Fa freddo e non credo che al campo abbiano
bisogno di un’infermiera malaticcia!
Candy sorrise alla compagna di
viaggio e si mise a sedere sul letto dove poco prima aveva lasciato il suo
cappotto.
- Non preoccuparti per me. Sono
abituata al freddo e ti assicuro che questo non ha nulla a che vedere con gli
autunni di Chicago o New York.
La mora guardò di sbieco la
compagna, poi tornò ad occuparsi della sua lettera. Candy, intanto, si era
alzata e stava sistemando il suo cappotto in un appendiabiti dietro la porta.
Lentamente si stava sfilando la veste di flanella e rimase solo con la
sottoveste e le calze velate. Rabbrividì a causa della temperatura bassa. Cercò
la camicia da notte piegata sotto al cuscino e si mise sotto le pesanti coperte
fatte arrivare appositamente per loro per evitare l’assideramento.
- Buonanotte Evelyn.
- Buonanotte Candy… se ti dà
fastidio la candela posso anche spegnerla.
Candy sciolse la treccia ed una
cascata di ricci biondi le coprì le spalle. Si girò verso l’altra occupante
dell’ambiente e rispose sorridendo.
- Non preoccuparti per me. Continua
pure le tue lettere.
Dopo, dando le spalle alla compagna,
scivolò sotto le coperte cercando di trovare un po’ di conforto tra le
braccia di Morfeo.
Salve! È la prima volta che mi ritrovo a scrivere una fic su Candy… e
dire che è l’anime che conosco meglio! Questa idea è nata dopo aver visto su
Youtube un video di pattymedieval, dal titolo “Reencuentro
en el vortice”. Credo di non
violare in alcun modo il regolamento, né tanto meno credo di commettere un
plagio utilizzando come spunto le immagini che ho visto. Unico mio cruccio è il
fatto di non poter avvisare la proprietaria delle immagini e soprattutto poterla
ringraziare per ciò che ha regalato a tutti coloro che hanno potuto vedere il
suo filmato.
Terrei a precisare che questo è un esperimento. Ho cercato di
documentarmi, dal punto di vista cronologico, sul periodo in cui è ambientato
il manga e sono giunta alla conclusione che, la guerra a cui fa riferimento il
manga è la Grande Guerra… o almeno lo spero.
Note della storia:
- Wats’if (E se...) perché stavolta è Candy che parte per il fronte e non Flanny!
- OOC perché Candy, credo, sarà molto più silenziosa di quello che è nel manga.
Non
devo aggiungere più nulla! Per quel che riguarda gli aggiornamenti non saprei.
Forse ogni 40 giorni, dopo settembre sarò più precisa. Non mi resta che
augurarvi buona lettura... a presto!