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Autore: semplicementeme     31/08/2008    3 recensioni
Aveva deciso di partire per dimenticare.
Aveva deciso di partire per non soffrire.
Aveva deciso di partire per trovare, finalmente, un po’ di pace.

Vi siete mai chiesti cosa sarebbe successo se al posto di Flanny fosse partita Candy?
***ON LINE: VI capitolo***
Genere: Romantico, Malinconico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Candice White Andrew (Candy), Terrence Granchester
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo II

Un freddo mattino di fine ottobre, la tranquilla quotidianità in cui vivevano gli abitanti della casa di Pony fu modificata dall’arrivo di una lettera da parte di quella che era stata la più cara tra le bambine che avevano vissuto in quell’orfanotrofio edificato tra le pianure di La porte, ridente cittadina dell’Indiana.

Quando il postino arrivò nei pressi della Casa di Pony, Suor Maria era intenta a ritirare il bucato, mentre miss Pony era con i bambini in quella che era una sorta di classe di fortuna data da una stanza dell’orfanotrofio adibita a sala ludica o d’istruzione a seconda delle necessità dei bambini.

- Buongiorno sorella.

La suora al saluto dell’uomo non si occupò più delle proprie faccende e si dedicò all’anziano postino che, con un sorriso sereno sulle labbra, l’aspettava davanti la staccionata che delimitava il giardino dell’orfanotrofio.

- Buongiorno a lei signor Peterson. Ha per caso qualche lettera per noi?

La donna si avvicinò al portalettere con calma. Con gli anni, le lentiggini che le ricoprivano il volto erano diventante più marcate, segno del tempo che passava ma anche del sole che baciava ogni giorno il volto della suora che aveva deciso di dedicare la sua vita alla felicità di quei poveri bambini abbandonati.

Suor Maria asciugò le mani sul grembiule legato in vita e restò in attesa della missiva. Intanto il signor Peterson iniziò a cercare, senza poche difficoltà, nella propria borsa quella che era la lettera da consegnare alle due direttrici della casa di Pony.

- Trovata! È una lettera della nostra Candy. È da molto che non la vedo. Mandatela a salutare quando risponderete. È una così brava ragazza.

- Certamente signor Peterson. Non mancheremo di salutare Candy anche da parte vostra.

L’uomo, dopo aver consegnato la lettera a Suor Maria, sollevò il cappello quel tanto per far comprendere alla donna che era arrivato il momento dei saluti.

- Io adesso andrei. Continuo il mio giro di consegna. Buona giornata e che il Signore vi benedica.

- La ringrazio signor Peterson. Non mancherò di menzionarla nelle mie preghiere e buona giornata anche a lei.

Nel momento in cui Suor Maria prese la lettera in mano una strana scossa attraversò il suo corpo. Senza badare troppo a quella sensazione di tensione, la donna rientrò in casa dimenticando il bucato ritirato solo per metà. La lettera di Candy era molto più importante!

Con una rapidità che certamente non la caratterizzava, entrò nella stanza dove miss Pony era intenta ad insegnare a leggere a quelli che erano gli ospiti più piccoli dell’orfanotrofio.

- Suor Maria cosa è tutta questa agitazione? È successo qualcosa di grave giù in paese?

- No Miss Pony, è arrivata una lettera di Candy.

Al sentire il nome di quella che era stata la sua bambina, Miss Pony si alzò di scatto dalla sedia e prese dalle mani di suor Maria la lettera citata. Aprì la busta con rapidità e si mise a sedere come se il resto delle persone fosse sparito. A quel punto fu uno dei bambini ad attirare l’attenzione della donna, strattonandole la gonna.

La donna, allora, sollevò il capo ed incontrò, nei suoi occhi scuri nascosti dietro delle spesse lenti, lo sguardo curioso di quello che era un bambino con non più di sette, otto anni al massimo.

- Dimmi Jack.

Il bambino allora gonfiando il petto orgoglioso rispose alla direttrice.

- Posso essere io a leggere la lettera di Candy?

Miss Pony si scambiò rapidamente uno sguardo con suor Maria e poi annuì in direzione del bambino porgendogli la lettera con un dolce sorriso sulle labbra. Intanto il resto dei bambini si era seduto in terra, circondando le due donne più grandi. Il piccolo Jack, dopo aver atteso che i suoi compagni si sistemassero, prese in mano la lettera e, schiarendosi la voce, iniziò a leggere con fare incerto ma poi via via sempre più sicuro e chiaro.

§*§*§*§*§*§*§*§*§*

Chicago, 13 ottobre 1917

Care Miss Pony e Suor Maria e cari bambini della casa di Pony,

Vi scrivo durante una pausa dal mio lavoro. La vita a Chicago è, come al solito, veloce e resta poco tempo da dedicare a me stessa ecco perché le lettere che vi scrivo sono così rare.

Ditemi un po’ bambini, come sta Mina? È sempre pigra e dormigliona oppure siete riusciti a trascinarla nelle vostre marachelle? E Klean? Vi prendete cura di lui? Vi ricordo che Klean è con me da quando sono nata e se scoprissi che voi non ve ne prendete cura come è giusto che sia preparatevi ad una sculacciata appena sarò di ritorno.

E voi, miss Pony e suor Maria? Come state? Cercate di riguardarvi e di non stancarvi troppo altrimenti vi ammalerete. Invece voi bambini, cercate di essere ubbidienti e di dare una mano in casa e non disubbidite mai alle nostre mamme.

Ma passiamo ad altro altrimenti finisce che John si addormenta, o peggio, Jack si alza e corre via spaventato!

In ospedale ho trovato un angolo di paradiso che mi ricorda tanto la collina di Pony, infatti, è proprio da qui che vi sto scrivendo.

Riesco a vedere il cielo azzurro ed i palazzi alti ed imponenti sono solo un ricordo. Qui riesco a sentirmi libera. Vorrei tanto potermi arrampicare su di un albero ed urlare felice, come quando mi trovo alla casa di Pony con voi, ma non è possibile. Se mi scoprissero passerei dei guai. La capo infermiera non perderebbe tempo a sgridarmi e finirei con l’avere qualche altro nomignolo oltre a quello di Signorina Sbadatella, e credetemi: un soprannome basta ed avanza!

Mi mancate tutti e molto. Spero di potervi riabbracciare presto. Mi raccomando bambini. Conto su di voi. Prendetevi cura delle nostre due mamme e non fatele arrabbiare troppo.

John cerca di stare più attento a lezione.

Jack non combinare troppi pasticci, a quelli basto io!

Meredith cerca di essere meno golosa.

Abel ed Arthur litigate di meno.

Mary prenditi cura di Klean e di Mina.

Sophie piangi un po’ di meno e sorridi di più. Una volta, un principe mi ha detto che si è più carine quando si ride che quando si piange!

Mi raccomando bambini. Mi fido di voi.

Adesso vi saluto. La mia pausa è terminata. È arrivato il momento che torni al mio lavoro e mi prenda cura dei bambini ricoverati qui in ospedale.

Vi prometto che presto riceverete un’altra lettera. Mi mancate tutti. Vi penso sempre e non vedo l’ora di riabbracciarvi. Adesso devo davvero scappare.

Un bacio a tutti,

La vostra

Candy.

§*§*§*§*§*§*§*§*§*

Finito di leggere, il piccolo Jack riconsegnò la lettera a Miss Pony che la ripiegò a la mise nuovamente all’interno della busta. Fu solo in quel momento che la donna si accorse che la busta conteneva una seconda lettera. Prendendola tra le mani l’aprì ed iniziò a leggere silenziosamente le prime righe. Dopo un primo momento di turbamento, richiuse il foglio e ripose la lettera in una delle tasche del suo vestito. Dopo, con voce tremante, si rivolse ai bambini che erano tornati ai loro posti.

- Bambini dato che abbiamo ricevuto una lettera dalla nostra Candy, credo che sia giusto festeggiare! Andate tutti in giardino a giocare.

Suor Maria osservò stranita Miss Pony. Non era certo da lei mandare a giocare i bambini nel giardino interrompendo una lezione. Intanto i bambini gioiosi lasciarono la stanza diretti al grande albero della collina che sovrastava la casa di Pony. L’abbaiare di Mina accompagnava le urla felici dei bambini che si rincorrevano spensierati.

- Miss Pony… cosa c’è scritto nella seconda lettera di così sconvolgente?

L’anziana donna si girò verso la suora e quella, solo in quel momento, vide gli occhi della direttrice più anziana ricolmi di lacrime. Miss Pony, tremando come una foglia e cercando di trattenere le lacrime che prepotenti volevano uscire, tirò fuori dalla tasca la lettera e la diede a Suor Maria che l’afferrò con ansia crescente.

§*§*§*§*§*§*§*§*§*

Chicago, 13 ottobre 1917

Care Miss Pony e Suor Maria,

Vi scrivo questa lettera nel buio della mia stanza. È notte fonda ed io non riesco a chiudere occhio. All’alba partirò. Prenderò un treno che mi porterà a New York e da qui, una nave diretta in Europa. Sì. Ho deciso di partire per la guerra. Non so ancora di preciso quale sarà la mia destinazione, ma so per certo che andrò in Europa.

Mi spiace comunicarvelo con così poco preavviso ma è accaduto tutto di corsa. La proposta e la scelta. Tutto ieri mattina. Anch’io, tuttora, faccio fatica a credere che tornerò nuovamente in Europa, ma stavolta come crocerossina per una guerra che non condivido. Se parto è solo per alleviare il dolore delle vittime della follia di pochi balordi. La violenza non è mai giusta, tanto meno una guerra. Non sarà spargendo il sangue di innocenti che si riuscirà ad ottenere giustizia. La pace è un bene prezioso ed io, per quel po’ che mi è concesso, cercherò di perorare la mia causa: la pace.

Ma questa non è l’unica ragione che mi spinge a compiere un viaggio tanto lungo e pericoloso.

È anche per egoismo che mi sono offerta volontaria. Parto per dimenticare. Voi sapete bene a cosa mi riferisco. Sapete bene che lascio il mio paese anche per scappare. Certo non è nel mio carattere ma non posso fare diversamente. Restando qui soffrirei ancora. Ormai ho capito che per me e Terence non c’è speranza. Non tanto per la presenza di Susanna Marlow nella sua vita, ma proprio perché lui non è me che ama, la sera dello spettacolo di beneficenza qui a Chicago ne ho avuto la prova. Ho cercato di incontrarlo, di vederlo, potergli parlare ma lui si è rifiutato. Non mi ha voluto vedere. Solo così ho capito. Solo con questo rifiuto così brutale. È inutile restare qui. Soffrire inutilmente. Ecco, mi getto in una sofferenza più grande sperando di cancellare il turbamento del mio cuore.

In ogni modo, una volta in Europa, m’impegnerò per dare il massimo cercando di dimenticare il passato e ricostruire il mio futuro. Ho deciso, infatti, per quanto sarà possibile, di cercare la mia famiglia partendo proprio dalla lettera che voi mi avete dato.

Non temete. La rabbia e la delusione provate quel giorno sono ormai svanite. Mi scuso con voi per la reazione spropositata. Ho accusato voi, che mi avete cresciuta con amore, di essere ipocrite. Perdonatemi se potete. Le parole che vi ho rivolto quella sera non le ho mai pensate. Voi avete solo seguito i desideri di quella che, forse, è mia madre. Partendo da questa lettera cercherò di capire chi sia questa Catherine e, se la troverò, le chiederò spiegazioni. Se non dovessi trovarla non sarà cambiato nulla. Io ho due madri splendide che, in questi sedici anni, mi hanno cresciuta con un amore intenso e sincero.

Adesso vi saluto. Finisco di preparare i miei bagagli. Prima di lasciarvi vi pregherei di conservare una lettera che presto vi spedirò. È intestata al Signor Williams. Ho deciso di rinunciare al nome degli Andrew ed in questa lettera è scritto il perché. So per certo che George, prima o poi, verrà da voi a cercare mie notizie. Se ciò dovesse accadere prima che la lettera arrivi vi prego di informarlo delle mie decisioni e di farlo tornare per ritirare il documento dove, legalmente, dichiaro di voler rinunciare al nome degli Andrew.

Adesso chiudo davvero. Perdonatemi per questo dolore che vi sto arrecando. So che vi causerò un mucchio di preoccupazioni ma non temete. Sarò forte e tornerò presto. Non dite nulla ai bambini, non voglio che anche loro si preoccupino. Informate Annie e Patty della mia decisione. Sono certa che Annie saprà sostenervi in questo momento così difficile.

Ricordate nelle vostre preghiere me e le vittime di questa assurda guerra.

Vi abbraccio con amore

La vostra

Candyce White.

§*§*§*§*§*§*§*§*§*

Suor Maria, alla fine della lettera, dovette cercare un appiglio per impedirsi di cadere. Chinò il capo e diede vita ad un pianto disperato.

Miss Pony fissava un punto infinito davanti a sé e ripensava alla ragazzina bionda che non era più una bambina ma una donna. Una donna forte e coraggiosa che andava da sola incontro ad un futuro ricco di dolore e sofferenza.

Ma entrambe si chiedevano se era giusto tutto ciò. Candy aveva deciso di lasciare gli Stati Uniti e cercare così di sfuggire al dolore. Dunque, stava soffrendo tanto e loro non si erano accorte di nulla? Erano state cieche sino a quel punto?

Ecco qui il secondo capitolo. Mi scuso per il ritardo di un giorno ma ieri ho avuto problemi di linea e non ho potuto aggiornare. Stamattina ho corretto alcune parti del capitolo ed adesso eccolo qui. Ammetto che ho avuto non poche difficoltà a continuare questa storia soprattutto perché sto leggendo un’altra fic simile a questa e non vorrei rischiare di plagiare la storia che, credetemi, è davvero superba.

Chiedo a Zuccherofilato, che conosce la storia a cui faccio riferimento, di esprimere un parere a riguardo. Se per caso noti qualche somiglianza con la storia di Alys Avalos, “Incontro nel vortice” ti prego dimmelo subito ed io cancello la fic. Colgo l’occasione per ringraziare Lauramaria per la recensione e risponderle… scrivere questa fic sarà difficile perché ho intenzione di restare fedele ai fatti storici, per quel che riguarda il lieto fine non saprei. Ho ancora le idee leggermente confuse!

Grazie a Kaoru per aver inserito la fic tra i preferiti, magari se commentassi e mi diresti cosa ne pensi mi renderesti ancora più felice.

Grazie a chi ha solo letto. A presto.

Prossimo aggiornamento: 30 settembre.

   
 
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