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Autore: metaldolphin    22/04/2014    5 recensioni
Dopo due anni la Ciurma si riunisce, ma non tutti sono davvero contenti.
Cosa deve accadere, affinchè qualcuno si renda conto che sta accadendo qualcosa di importante?
Possibile che solo le difficoltà più grandi facciano prendere coscienza di cosa importa per davvero?
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Zoro

Come sulla Sunny, mi svegliai sulle morbide curve di Nami, ma stavolta non c’era Sanji a sbraitare, tantomeno il resto dei compagni a spiare.

A dire la verità, uno sguardo rapido intorno a noi mi aveva mostrato che nessuno era con noi in camera e mi rilassai di nuovo sull’accogliente e morbido calore di Nami che dormiva ancora profondamente, nonostante il vociare allegro e concitato che proveniva dall’esterno.
Sarei anche stato curioso e andare a vedere, ma il rilassato piacere di stare con lei, unitamente al riposo che richiedevano i miei arti indolenziti, bastava a distogliermi da quel proposito.

Seppur misurati, i miei movimenti la destarono.
-Buongiorno...- strascicai, ancora intontito, col viso sul suo seno.
Sorrise, mi passò una mano tra i capelli e chiese come stessi.
-Meglio di altre volte,- la rassicurai -ma non chiedermi di alzarmi, non lo farei. Puoi aumentarmi quel tuo debito all’infinito, ma da qui non mi muovo.
Allora, lei, con sguardo di sfida, cercò di svicolare, ma non dovetti sforzarmi più di tanto, per tenerla sotto di me e cambiò tattica.
-Zoroooo,- piagnucolò -dai, lasciami andare!
-No.
-Devo fare la pipì!- esclamò in un lamento ed io scoppiai a ridere.
-Argomento convincente…- riconobbi, lasciandola andare, ma lei, una volta portatasi a distanza di sicurezza, ormai sull’uscio, mi tirò una linguaccia e scappò via, ridendo.
-Brutta Strega!- le urlai contro, lanciandomi all’insegnamento, ma incespicai in quelle maledette pellicce, grazie anche alla precaria coordinazione muscolare che ancora mi invalidava, dopo quella scossa ricevuta in battaglia, e guardai il pavimento venirmi incontro, inesorabilmente, senza che potessi fare nulla, dato che le mani erano occupate dalle katane che avevo prese al volo.


Nami

Gli cambiai nuovamente il tampone al naso, che quello all’altra narice era già rosso di sangue, senza riuscire a smettere di ridere.

Il potente Roronoa Zoro, al cui nome tremavano i pirati più duri, cercando di inseguirmi, era caduto, rompendosi il naso.

Lamentando il dolore, mi rivolse uno sguardo omicida che non aveva bisogno di chiarimenti e cercai di tornare seria… dopotutto non potevo sapere quanto ancora avrebbe retto la sua limitatissima pazienza: ero convinta che la impiegasse tutta nei suoi interminabili allenamenti, perché al di fuori della palestra gliene restava davvero poca.

Ci informarono che sul ponte della Sunny, Franky aveva allestito una bella gabbia per ospitare Orion e i suoi compari, che avremmo consegnato in forma anonima al prossimo comando della Marina, mentre il loro imponente galeone sarebbe rimasto alla tribù, dato che sull’isola non crescevano molti alberi e quindi il legname era un materiale prezioso e raro sull’isola.
I suoi abitanti sapevano che avremmo tenuto il segreto su loro ed era bastato un eloquente sguardo dei miei compagni agli aggressori per ottenere anche il loro silenzio.

E venne anche il momento del congedo.

Gordan e la sua gente si era riunita sulla spiaggetta per salutarci ed in acqua i delfini bianchi attendevano per scortarci in un breve tratto della nostra rotta.

Salutammo, ma la voce del Padre della tribù mi fermò e mi voltai a guardarlo.
-Nami, ragazza dai capelli di fuoco- esordì -figlia di questa Gente, sorella della Gente del mare, amata da Oceano e salvata dal Dio Tuono, prendi con te questa.- disse, porgendomi la mantella di pelliccia candida -Abbiamo preso la sua vita per necessità, ma il nostro cuore l’ha rispettata e nulla di lei è andato sprecato, né il sangue, né la carne, né le ossa. Il pelo che l’ha riscaldata ha un grande valore, quindi, e vogliamo donartela affinchè non dimentichi questa famiglia che ha voluto bene a te, al tuo compagno valoroso e ai tuoi amici così cari.

Con gli occhi lucidi la presi tra le mani, calda e morbida come la ricordavo, poi mi abbassai ad abbracciare quello strano ometto che avevo dinanzi. Sapevo che non era nelle loro abitudini, ma con sorpresa mia e degli altri, ricambiò, mentre gli sussurravo: -Grazie, Padre della Tribù.
Mi staccai da lui e, stringendo quel tesoro che mi era stato donato, con gli altri tornai alla Sunny.

Salpammo, lasciandoci presto alle spalle l’isola protetta dalla foschia e dai Fratelli del mare.
Iniziò a nevicare, quindi dispiegai la mantella di pelliccia e me la posi sulle spalle, facendola roteare nell’aria gelida.
Sentii alzarmi il cappuccio. Zoro, che mi era venuto vicino al parapetto di poppa su cui mi affacciavo, aveva il viso rosso d’imbarazzo: -Ti sta bene- disse impacciato nel farmi un semplice complimento.

Gli sorrisi, poi indicai la sagoma spettrale dell’isola che ormai si vedeva a malapena: -La mia carta del mondo non sarà mai completa- mormorai -Quell’isola non potrò mai disegnarla: ho promesso a quella gente di mantenere il segreto…
-Ma lo sapremo solo noi.- mi rassicurò lui -Agli occhi del mondo la tua sarà comunque l’opera più completa sulle terre che sorgono dal mare.
Gli sorrisi di nuovo, più sollevata. -È vero.- affermai, tornando a guardare per un attimo il mare, poi lo afferrai per un lembo dello yukata -Torniamo dentro, non vorrai ammalarti…- gli dissi, avviandomi.

Mi seguì senza dire nulla, ma nella penombra della camera si chinò a togliermi la mantella e ciò che portavo sotto, man mano che le effusioni si facevano più audaci.
Non volli essere da meno e gli scivolai lo yukata dalle spalle larghe, poi i respiri divennero più profondi, alla ricerca dell’aria negata dai baci che andavano diventando più intensi, famelici e frenetici.

Più tardi ancora venne il momento dei gemiti che sfuggivano dalle labbra dischiuse, mentre le lenzuola ci aggrovigliavano ancor più sul letto sfatto.

E, alla fine di quella battaglia, quando venivano inflitti al mio corpo gli ultimi, sapienti, colpi di spada, finalmente gridai, lasciandomi andare allo stordimento del piacere.
Lo sentii ringhiare e crollare su me subito dopo e lo afferrai portandogli una mano sulla nuca e l’altra sulle spalle, per stringermelo sopra ancora e ancora.

Avevo atteso due anni.
Anzi, più di due anni, per averlo.
Mi ero immaginata un’incontro esplosivo che non era avvenuto, ma avrei dovuto aspettarmelo da Zoro, che per certe cose voleva i suoi tempi.
Per raggiungere quel traguardo eravamo passati per mille problemi, ma alla fine avevamo ottenuto un risultato importante.

Guardai nella penombra senza vedere realmente nulla e mi resi conto che troppo spesso ci accorgevamo delle persone a cui tenevamo sotanto quando eravamo vicini a perderle… così era stato per me a Wheatheria e così era stato per Zoro quando ero caduta in mare.

Quanto avevamo ancora da imparare!
Dovevamo sforzarci per comprendere quali fossero realmente le priorità nella vita, anche senza un pericolo incombente a minacciarci.

Zoro interruppe il filo dei miei pensieri, sollevandosi un poco da me, dicendo: -A cosa pensi?
Gli sorrisi.
-A te.- risposi.
   
 
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