Just
a little woman.
And if you go, I wanna go with you.
Non
sapevo se avevo compreso
bene le parole di Edward…eppure il suo sguardo mi faceva
intendere che avevo
capito bene…forse non volevo accettare che lo avesse fatto
davvero o, forse,
era troppo bello per essere vero. Lo guardai ancora non riuscendo ad
aprir
bocca, un sorriso spontaneo nacque sulle mie labbra e capii; non
c’erano parole
d’aggiungere, non c’erano dubbi, nessun motivo per
il quale avrei dovuto
rifiutare.
«Volevo
chiedertelo prima in
realtà…quando…»
«Quando?»
Domandai, riuscendo a
parlare.
«Quando
dovevo venire all’incontro
con Jacob stavo aspettando che la gioielleria qua vicino aprisse.
C’era su un
cartello con scritto: torno subito, ma dopo pochi minuti avevano
chiamato e…»
con l’indice chiusi le sue labbra, non volendo più
sentire quello che aveva da
dirmi, non volendo rovinare quel momento che irrimediabilmente era
stato nostro
e, volevo che continuasse ad esserlo.
«Basta. Ho capito.» Restammo in
silenzio e capii dai suoi occhi che la malinconia per
l’ennesima volta aveva
preso il sopravvento…non riuscivo a stare ancora una volta
ferma e zitta,
perciò avvicinai le mie labbra alle sue, promettendogli che
insieme avremmo
costruito quello che da quel giorno avremmo chiamato futuro. Non appena
le sue
mani ripresero la corsa sul mio corpo, la mia mente si
svuotò completamente. C’eravamo
solo io, lui e il nostro amore. Afferrai i suoi capelli tra le mie dita
e, quando
la sua guancia coperta da un filo di barba, sfiorò il mio
seno, persi del tutto
la concezione delle cose. Si sentivano solo i miei gemiti e se solo
fosse stato
qualche mese prima sarei arrossita fino a morire, in quel momento
invece non
avevo paura dei limiti, anzi, volevo violarli fino al confine che era
infinito.
Penetrò la mia intimità con l’indice,
aggiungendo dopo un po’ il medio, ruotai
la testa per il troppo piacere e quasi scoppiai a piangere. La mia mano
si
intrufolò dentro i suoi boxer e toccai il suo membro liscio
e caldo, strinsi
forte le dita attorno e Edward non poté fare a meno di
stringere forte un mio
seno con la mano libera. Chiusi gli occhi e assaporai quel momento con
ogni
cellula del mio organismo, quando li riaprii vidi le sue labbra che mi
sorridevano.
«Sei
bellissima. »
«Tu
sei bellissimo. »
«Ti
amo…»
«Fino
a quando i miei occhi non
si chiuderanno per sempre.» Finii la frase, la più
vera che in quel momento ci
rappresentava. Una lacrima di commozione rigò il suo viso ed
io l’asciugai
prontamente con un bacio.
«Basta
piangere.» Ripetemmo all’unisono
un attimo prima di unirci anima e corpo per l’ennesima volta,
nonostante ogni
volta fosse più profonda.
«È
una cosa molto bella.» Mormorò
mia madre, mentre sistemavo la mia roba su una valigia. Non
c’era stato bisogno
di un “sì” per far capire a Edward
quello che volevo. Con gli occhi ci dicevamo
tante verità, era inutile ribattere o negare quello che
potevamo dirci con un
solo sguardo.
«Sì.
Per me lo è davvero.»
Mormorai senza nemmeno rendermene conto…non avevo fatto
conto di come mia madre
avrebbe potuto pensarla al mio trasferimento, eravamo state sempre noi
due,
insieme, eppure adesso io stavo abbandonando la nostra barca e, mi
sentivo in
colpa ad ammetterlo; ero contenta.
«Mangerai
anche senza di me?»
Mi disse malinconica. Voltai la testa e la guardai, era in piedi sulla
soglia
di camera mia con la testa china e le dita che si torturavano tra loro.
«Ti
prometto che mangerò e che
verrò a trovarti tutti i giorni.»
«Sei
sicura? È davvero quello
che vuoi?»
«Sì
mamma, è ciò che voglio,
non desidero nient’altro.» Strabuzzò gli
occhi e scosse la testa.
«Non
puoi sul serio esserne sicura.
Fino a un mese fa non vi vedevate neanche!»
«Questo
non vuol dire niente…non
puoi capire.» Afferrai la valigia mezza piena e mi avvicinai
a lei, dovevo
andarmene, il giorno dopo avremmo parlato con più calma.
«Bella!
Ti ho sempre lasciata
libera di fare ciò che hai sempre creduto fosse meglio per
te, non ti ho mai
messo dei paletti, ma non posso lasciare che mia figlia vada via
distruggendosi
più di come ha già fatto.» La sua voce
si alzò di parecchie ottave ma non era
arrabbiata, non almeno in quell’esatto momento.
«Hai
ragione. Lui però me l’ha
chiesto ed io non ho potuto e, non ho voluto, rifiutare. Io lo amo
mamma,
quello che conta è questo. Non sono sicura che
sarà per sempre, non sono sicura
che non verrò mai qui in piena notte in lacrime, e non so
nemmeno se sarò
felice tutti i giorni, ma devo andare, voglio farlo. Lui ha bisogno di
me ed io
ho bisogno di aiutarlo.»
«Lui
è troppo debole per te,
Bella. Tu hai bisogno di qualcuno più solido per
riprenderti! Non è una sciocchezza
quello che ti è successo!» Era arrabbiata.
«Che
cazzo! Lo so che non è una
sciocchezza! Vuoi dirlo proprio a me? Mi leggi la mente per caso? Pensi
che io
l’abbia presa alla leggera? Bè se la tua risposta
a queste domande è sì ti dico
una cosa; non hai capito un cazzo di tua figlia. » Ero
arrabbiata anch’io.
Scesi frettolosamente le scale e uscii di casa avviandomi alla fermata
dell’autobus.
Edward aveva insistito di accompagnarmi a recuperare le mie cose, ma io
non
avevo voluto, mi aspettavo una sfuriata di mia madre e a lui non
avrebbe fatto
bene sentire quelle parole. Nessuno poteva capire quello che mi legava
a Edward.
Lui era più debole e aveva bisogno di qualcuno
sì, più forte, ma che lo capisse
perfettamente. Io avevo bisogno di prendermi cura di lui, volevo lui e
nessun’altro.
Una macchina si fermò sotto ai miei occhi e non potei fare a
meno di guardare
chi c’era dentro. Alice.
«Bella.
Che fai qui?»
«Aspetto
il bus per andare da
Edward.»
«Sali
dai.» Sola e nervosa com’ero
non ci pensai due volte e salii in macchina. Se fossi ancora rimasta
seduta su
quella panca sarei irrimediabilmente scoppiata a piangere. Era
l’una del
pomeriggio e, stranamente il mio stomaco brontolò. Avevo
fame, ed era una
novità per me dopotutto.
«Passiamo
vicino al parco centrale,
c’è un ristorante che fa cibo italiano
squisito.» Disse Alice sorridendomi. Non
mi ero ancora abituata all’Alice-simpatica ma sorrisi
anch’io mostrandole la
mia gratitudine. Arrivammo al ristorante nel giro di dieci minuti.
Amavo il
cibo italiano ma lo avevo mangiato circa tre volte. Mia madre non aveva
mai
tempo e a Jacob non piaceva…scossi la testa scacciando certi
pensieri ed entrai
lasciando la valigia in macchina. Ci sedemmo e immediatamente una
cameriera
venne a prendere le ordinazioni, io presi una bistecca fiorentina con
contorno
di patate al forno, Alice, invece, una scaloppina al limone con funghi.
Ci
portarono una “Moretti”, una birra nuova per me. A
Berlino la birra era un’usanza,
ma io non ne avevo mai fatto abuso e, nonostante la mia
città fosse la madre
della birra, non mi dispiacque per niente quella italiana altrettanto
amara e
dissetante.
«Cosa
c’è che non va?» Mi
chiese la sorella del mio ragazzo prendendo la mia mano tra le sue.
Scossi la
testa e senza rendermene conto i miei occhi si riempirono di lacrime.
«Ascolta
Bella, io non so nulla
di te, ti conosco appena. Parto col dirti che mi scuso del mio
comportamento
all’inizio, ma come sai Edward ha sofferto molto ed io avevo
paura. Ho
sbagliato e spero che tu possa dimenticare quel brutto periodo.
Però adesso ho
capito che Edward ha bisogno di te come nessuno mai. Ho visto mio
fratello
felice, ma una felicità di quelle che vedi raramente negli
occhi delle persone.
Mio fratello si sentiva padre di quel figlio e tu glielo hai permesso.
Il
vostro amore, Bella, è una cosa bellissima che si sente
nell’aria. Io lo sento,
qui, adesso, tu lo ami ed io mi odio se penso a come ti ho trattata
all’inizio.
Stai andando a vivere da lui e questo vi farà capire tante
cose. Non pentirti
mai di quello che hai fatto o che farai, non rinunciare mai a quello in
cui credi.
Sei una donna forte ed io ti ammiro con tutta me stessa.»
Scoppiai a piangere a
metà del discorso di Alice, non ce la facevo a trattenermi.
Annuii con la testa
e la ringraziai per mille volte. Ero consapevole di tutto quello che
Alice mi
aveva appena detto, eppure, sentirlo dire dalle labbra di qualcun altro
era una
cosa meravigliosa. Mangiammo e parlammo come amiche da una vita. Mi
sentivo in
sintonia con questa nuova Alice e qualcosa mi diceva che quella non era
l’ultima
volta. Mi lasciò davanti casa di Edward e le chiesi di
entrare ma lei mi disse
che aveva una cosa da fare, una cosa che mi avrebbe fatto conoscere tra
qualche
settimana. Entrai, avendo ormai le chiavi e quello che vidi mi fece
pentire di
essere arrivata proprio in quel momento.
Edward singhiozzava tra le braccia
di sua madre. Non si erano accorti di me. Richiusi la porta in
silenzio, mi allontanai
un po’ avviandomi verso il piccolo giardino, posai la valigia
per terra e mi ci
sedetti sopra. Mi coprii gli occhi con le mani e scoppiai a piangere
senza
pensare a nulla, dovevo solo piangere, piangere e piangere. Tutto
quello prima
o poi doveva finire.
Non
appena sentii la voce di
Esme fuori dalla porta d’ingresso mi alzai asciugandomi gli
occhi con la manica
del cardigan ed entrai.
«Eri
qui fuori.»
«Sì.»
Non gli dissi che ero
entrata vedendolo in quello stato, avrebbe solo peggiorato la
situazione. Non
glielo dissi, ma lui lo capì ugualmente. Prese la mia
valigia e la portò in
camera sua, nostra. Lo seguii e lo guardai tirare fuori ogni indumento,
piegarlo accuratamente e sistemarlo nel lato vacante
dell’armadio. Prese le
creme, trucchi, balsami e quant’altro e li sistemò
sopra uno scaffale della
stanza, anch’esso svuotato da poco. Quando ebbe finito,
afferrò la valigia
vuota e la depose sopra l’armadio, insieme alle altre, le sue.
«Sarà
bello averti qui. Sempre.»
«Già,
sempre.» Si
avvicinò a grandi falcate e mi abbracciò
forte.
«Saprai
davvero sopportarmi per
tutto il tempo?» Gli chiesi per spazzare via ancora una volta
la sua
malinconia.
«Dovrei
chiedertelo io.»
Scoppiammo a ridere e ci baciammo con tenerezza.
«Bella.
Se dovrei essere troppo
pesante, troppo difficile da sopportare voglio che tu me lo
dica.»
«Va
bene.»
«Se
non vuoi stare qui devi
dirmelo.»
«Va
bene.»
«Andrò
via, se tutto questo dovesse
essere troppo per te, andrò via.»
«Se
tu andrai via io verrò con
te.»
«Ovunque?»
«Sì.
Per sempre.»
Salveeeeeee!
Ho fatto presto!
Uhm, che strano xD
Lo
so che è corto e.e però
davvero non ho altro da aggiungere!
Molte
mi hanno chiesto se Billy
Black si farà vivo, la risposta è sì,
e sarà nel prossimo capitolo!
Ps:
il titolo è preso da una
canzone (chi ha letto Love save the pain la conosce) lonely day, i
prossimi due
capitoli continueranno con la frase della canzone. Perché?
Io credo che sia
troppo adatta! O forse sono io che mi sono fissata talmente da
inserirla
ovunque.
Vado
u.u
Vi
adoro, Grazie di TUTTO!
<3
Roby <3