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Autore: RobiSmolderhalder    22/04/2014    6 recensioni
Just A Little Woman nasce in una notte insonne.
La protagonista è Bella Swan. Bella ha una vita comune, un giorno scopre di essere incinta. Jacob, il fidanzato non accetta che lei vuole tenere questo piccolo esserino. il senso materno, che, immediatamente si impossessa di lei, le impone a non uccidere quel piccolo. Ce la farà Bella a passare la gravidanza da sola? Senza il padre del bambino? O arriverà qualcuno in suo soccorso?
Scoprite con me l'evolversi della storia.
Roby
Genere: Erotico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun libro/film
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                                                                                                                    Just a little woman.

 

 

 

And if you go, I wanna go with you.

 

 

 

 

 

Non sapevo se avevo compreso bene le parole di Edward…eppure il suo sguardo mi faceva intendere che avevo capito bene…forse non volevo accettare che lo avesse fatto davvero o, forse, era troppo bello per essere vero. Lo guardai ancora non riuscendo ad aprir bocca, un sorriso spontaneo nacque sulle mie labbra e capii; non c’erano parole d’aggiungere, non c’erano dubbi, nessun motivo per il quale avrei dovuto rifiutare.

«Volevo chiedertelo prima in realtà…quando…»

«Quando?» Domandai, riuscendo a parlare.

«Quando dovevo venire all’incontro con Jacob stavo aspettando che la gioielleria qua vicino aprisse. C’era su un cartello con scritto: torno subito, ma dopo pochi minuti avevano chiamato e…» con l’indice chiusi le sue labbra, non volendo più sentire quello che aveva da dirmi, non volendo rovinare quel momento che irrimediabilmente era stato nostro e, volevo che continuasse ad esserlo.
«Basta. Ho capito.» Restammo in silenzio e capii dai suoi occhi che la malinconia per l’ennesima volta aveva preso il sopravvento…non riuscivo a stare ancora una volta ferma e zitta, perciò avvicinai le mie labbra alle sue, promettendogli che insieme avremmo costruito quello che da quel giorno avremmo chiamato futuro. Non appena le sue mani ripresero la corsa sul mio corpo, la mia mente si svuotò completamente. C’eravamo solo io, lui e il nostro amore. Afferrai i suoi capelli tra le mie dita e, quando la sua guancia coperta da un filo di barba, sfiorò il mio seno, persi del tutto la concezione delle cose. Si sentivano solo i miei gemiti e se solo fosse stato qualche mese prima sarei arrossita fino a morire, in quel momento invece non avevo paura dei limiti, anzi, volevo violarli fino al confine che era infinito. Penetrò la mia intimità con l’indice, aggiungendo dopo un po’ il medio, ruotai la testa per il troppo piacere e quasi scoppiai a piangere. La mia mano si intrufolò dentro i suoi boxer e toccai il suo membro liscio e caldo, strinsi forte le dita attorno e Edward non poté fare a meno di stringere forte un mio seno con la mano libera. Chiusi gli occhi e assaporai quel momento con ogni cellula del mio organismo, quando li riaprii vidi le sue labbra che mi sorridevano.

«Sei bellissima. »

«Tu sei bellissimo. »

«Ti amo…»

«Fino a quando i miei occhi non si chiuderanno per sempre.» Finii la frase, la più vera che in quel momento ci rappresentava. Una lacrima di commozione rigò il suo viso ed io l’asciugai prontamente con un bacio.

«Basta piangere.» Ripetemmo all’unisono un attimo prima di unirci anima e corpo per l’ennesima volta, nonostante ogni volta fosse più profonda.

 

«È una cosa molto bella.» Mormorò mia madre, mentre sistemavo la mia roba su una valigia. Non c’era stato bisogno di un “sì” per far capire a Edward quello che volevo. Con gli occhi ci dicevamo tante verità, era inutile ribattere o negare quello che potevamo dirci con un solo sguardo.

«Sì. Per me lo è davvero.» Mormorai senza nemmeno rendermene conto…non avevo fatto conto di come mia madre avrebbe potuto pensarla al mio trasferimento, eravamo state sempre noi due, insieme, eppure adesso io stavo abbandonando la nostra barca e, mi sentivo in colpa ad ammetterlo; ero contenta.

«Mangerai anche senza di me?» Mi disse malinconica. Voltai la testa e la guardai, era in piedi sulla soglia di camera mia con la testa china e le dita che si torturavano tra loro.

«Ti prometto che mangerò e che verrò a trovarti tutti i giorni.»

«Sei sicura? È davvero quello che vuoi?»

«Sì mamma, è ciò che voglio, non desidero nient’altro.» Strabuzzò gli occhi e scosse la testa.

«Non puoi sul serio esserne sicura. Fino a un mese fa non vi vedevate neanche!»

«Questo non vuol dire niente…non puoi capire.» Afferrai la valigia mezza piena e mi avvicinai a lei, dovevo andarmene, il giorno dopo avremmo parlato con più calma.

«Bella! Ti ho sempre lasciata libera di fare ciò che hai sempre creduto fosse meglio per te, non ti ho mai messo dei paletti, ma non posso lasciare che mia figlia vada via distruggendosi più di come ha già fatto.» La sua voce si alzò di parecchie ottave ma non era arrabbiata, non almeno in quell’esatto momento.

«Hai ragione. Lui però me l’ha chiesto ed io non ho potuto e, non ho voluto, rifiutare. Io lo amo mamma, quello che conta è questo. Non sono sicura che sarà per sempre, non sono sicura che non verrò mai qui in piena notte in lacrime, e non so nemmeno se sarò felice tutti i giorni, ma devo andare, voglio farlo. Lui ha bisogno di me ed io ho bisogno di aiutarlo.»

«Lui è troppo debole per te, Bella. Tu hai bisogno di qualcuno più solido per riprenderti! Non è una sciocchezza quello che ti è successo!» Era arrabbiata.

«Che cazzo! Lo so che non è una sciocchezza! Vuoi dirlo proprio a me? Mi leggi la mente per caso? Pensi che io l’abbia presa alla leggera? Bè se la tua risposta a queste domande è sì ti dico una cosa; non hai capito un cazzo di tua figlia. » Ero arrabbiata anch’io. Scesi frettolosamente le scale e uscii di casa avviandomi alla fermata dell’autobus. Edward aveva insistito di accompagnarmi a recuperare le mie cose, ma io non avevo voluto, mi aspettavo una sfuriata di mia madre e a lui non avrebbe fatto bene sentire quelle parole. Nessuno poteva capire quello che mi legava a Edward. Lui era più debole e aveva bisogno di qualcuno sì, più forte, ma che lo capisse perfettamente. Io avevo bisogno di prendermi cura di lui, volevo lui e nessun’altro. Una macchina si fermò sotto ai miei occhi e non potei fare a meno di guardare chi c’era dentro. Alice.

«Bella. Che fai qui?»

«Aspetto il bus per andare da Edward.»

«Sali dai.» Sola e nervosa com’ero non ci pensai due volte e salii in macchina. Se fossi ancora rimasta seduta su quella panca sarei irrimediabilmente scoppiata a piangere. Era l’una del pomeriggio e, stranamente il mio stomaco brontolò. Avevo fame, ed era una novità per me dopotutto.

«Passiamo vicino al parco centrale, c’è un ristorante che fa cibo italiano squisito.» Disse Alice sorridendomi. Non mi ero ancora abituata all’Alice-simpatica ma sorrisi anch’io mostrandole la mia gratitudine. Arrivammo al ristorante nel giro di dieci minuti. Amavo il cibo italiano ma lo avevo mangiato circa tre volte. Mia madre non aveva mai tempo e a Jacob non piaceva…scossi la testa scacciando certi pensieri ed entrai lasciando la valigia in macchina. Ci sedemmo e immediatamente una cameriera venne a prendere le ordinazioni, io presi una bistecca fiorentina con contorno di patate al forno, Alice, invece, una scaloppina al limone con funghi. Ci portarono una “Moretti”, una birra nuova per me. A Berlino la birra era un’usanza, ma io non ne avevo mai fatto abuso e, nonostante la mia città fosse la madre della birra, non mi dispiacque per niente quella italiana altrettanto amara e dissetante.

«Cosa c’è che non va?» Mi chiese la sorella del mio ragazzo prendendo la mia mano tra le sue. Scossi la testa e senza rendermene conto i miei occhi si riempirono di lacrime.

«Ascolta Bella, io non so nulla di te, ti conosco appena. Parto col dirti che mi scuso del mio comportamento all’inizio, ma come sai Edward ha sofferto molto ed io avevo paura. Ho sbagliato e spero che tu possa dimenticare quel brutto periodo. Però adesso ho capito che Edward ha bisogno di te come nessuno mai. Ho visto mio fratello felice, ma una felicità di quelle che vedi raramente negli occhi delle persone. Mio fratello si sentiva padre di quel figlio e tu glielo hai permesso. Il vostro amore, Bella, è una cosa bellissima che si sente nell’aria. Io lo sento, qui, adesso, tu lo ami ed io mi odio se penso a come ti ho trattata all’inizio. Stai andando a vivere da lui e questo vi farà capire tante cose. Non pentirti mai di quello che hai fatto o che farai, non rinunciare mai a quello in cui credi. Sei una donna forte ed io ti ammiro con tutta me stessa.» Scoppiai a piangere a metà del discorso di Alice, non ce la facevo a trattenermi. Annuii con la testa e la ringraziai per mille volte. Ero consapevole di tutto quello che Alice mi aveva appena detto, eppure, sentirlo dire dalle labbra di qualcun altro era una cosa meravigliosa. Mangiammo e parlammo come amiche da una vita. Mi sentivo in sintonia con questa nuova Alice e qualcosa mi diceva che quella non era l’ultima volta. Mi lasciò davanti casa di Edward e le chiesi di entrare ma lei mi disse che aveva una cosa da fare, una cosa che mi avrebbe fatto conoscere tra qualche settimana. Entrai, avendo ormai le chiavi e quello che vidi mi fece pentire di essere arrivata proprio in quel momento.
Edward singhiozzava tra le braccia di sua madre. Non si erano accorti di me. Richiusi la porta in silenzio, mi allontanai un po’ avviandomi verso il piccolo giardino, posai la valigia per terra e mi ci sedetti sopra. Mi coprii gli occhi con le mani e scoppiai a piangere senza pensare a nulla, dovevo solo piangere, piangere e piangere. Tutto quello prima o poi doveva finire.

 

Non appena sentii la voce di Esme fuori dalla porta d’ingresso mi alzai asciugandomi gli occhi con la manica del cardigan ed entrai.

«Eri qui fuori.»

«Sì.» Non gli dissi che ero entrata vedendolo in quello stato, avrebbe solo peggiorato la situazione. Non glielo dissi, ma lui lo capì ugualmente. Prese la mia valigia e la portò in camera sua, nostra. Lo seguii e lo guardai tirare fuori ogni indumento, piegarlo accuratamente e sistemarlo nel lato vacante dell’armadio. Prese le creme, trucchi, balsami e quant’altro e li sistemò sopra uno scaffale della stanza, anch’esso svuotato da poco. Quando ebbe finito, afferrò la valigia vuota e la depose sopra l’armadio, insieme alle altre, le sue.

«Sarà bello averti qui. Sempre.»

«Già, sempre.»  Si avvicinò a grandi falcate e mi abbracciò forte.

«Saprai davvero sopportarmi per tutto il tempo?» Gli chiesi per spazzare via ancora una volta la sua malinconia.

«Dovrei chiedertelo io.» Scoppiammo a ridere e ci baciammo con tenerezza.

«Bella. Se dovrei essere troppo pesante, troppo difficile da sopportare voglio che tu me lo dica.»

«Va bene.»

«Se non vuoi stare qui devi dirmelo.»

«Va bene.»

«Andrò via, se tutto questo dovesse essere troppo per te, andrò via.»

«Se tu andrai via io verrò con te.»

«Ovunque?»

«Sì. Per sempre.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salveeeeeee! Ho fatto presto! Uhm, che strano xD

Lo so che è corto e.e però davvero non ho altro da aggiungere!

Molte mi hanno chiesto se Billy Black si farà vivo, la risposta è sì, e sarà nel prossimo capitolo!

Ps: il titolo è preso da una canzone (chi ha letto Love save the pain la conosce) lonely day, i prossimi due capitoli continueranno con la frase della canzone. Perché? Io credo che sia troppo adatta! O forse sono io che mi sono fissata talmente da inserirla ovunque.

 

Vado u.u

 

Vi adoro, Grazie di TUTTO! <3

 

 

 

Roby <3

   
 
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