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Autore: sereve    22/04/2014    1 recensioni
Raf e Cry, una storia romantica in uno sfondo apocalittico, ma, come si sa, non si può decidere quando l'amore ti colpirà.
tratto dal ... capitolo: "Mi ritrovai davanti ad un paio di occhi grigi; quasi facevano paura da quanto erano chiari. Cercavo di muovermi ma ero come bloccata, ipnotizzata, quasi, da quello sguardo, che sembrava volermi leggere dentro. Vidi dietro di lui uno spostamento d’ombre e osservai, terrorizzata, il mostro che avanzava lentamente verso il ragazzo sconosciuto, puntando dritto al suo collo."
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
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holà chiche! oggi sono particolarmente felice ( avendo preso un 8+ in Tedesco.. brava me! xD) e vi posto un altro capitolo.
a voi come è andata la giornata? fatemi sapere!
baci, sereve

Rose Blu


~~Finito di vederlo, appoggiai la testa sulla sua spalla, chiudendo gli occhi; infine era stata una bellissima giornata, ma non sapevo come chiedergli di rimanere da me ancora un po’. Certo, prima o poi se ne sarebbe dovuto andare, sapevo che aveva delle persone a carico come Red e che probabilmente ora erano preoccupati di dove era finito il loro amico-leader. Mi alzai di scatto dopo quel pensiero, e iniziai a racimolare le carte delle caramelle sparse per il salotto; le buttai e mi fermai in cucina, perché non sapevo bene come affrontare il discorso. Sarei andata con lui? Mi sarebbe tanto piaciuto, ma sono sempre stata un peso; non sapevo lottare, e anche se me lo avessero insegnato, ci sarebbe servito tempo che non avevamo. Era meglio dividerci.
A quel pensiero mi scese una lacrima silenziosa. Stavo perdendo tutti, pure chi non conoscevo, e mai mi era così tanto dispiaciuto; mi  passai un palmo sulla guancia, così da scacciar via le lacrime e le preoccupazioni; infondo cosa potevo fare.
Tornai in sala con un finto sorriso e mi sedetti vicino a lui, così da sentirne il profumo un ultima volta.
-beh, non era male come film …
-stai scherzando spero!- esclamai infervorata.
- fammi pensare … mm, no!
-come osi?!- sibilai, saltandogli addosso e facendolo così distendere sul divano. –ritira tutto quello che hai detto!
-perché dovrei? È libertà d’espressione!
- oh, non in casa mia!
 Gli saltai addosso, finendo a cavalcioni sul suo bacino; gli tempestavo di pugni il torace muscoloso con l’intenzione di fargli male, ma, da come rideva, direi che avessi avuto l’effetto contrario. Iniziò a farmi il solletico sui fianchi, il mio punto debole, così da ribaltare la situazione.
-ti p-prego, sm-smettila!- gridai, mentre cercavo di riprendere fiato. Dopo un po’ smise di torturarmi, facendo in modo che il mio respiro tornasse normale; iniziò così a guardami attentamente, posizionato in mezzo alle mie gambe aperte e tenendo il suo peso sugli avambracci ai lati della mia testa, così da non gravare troppo sul mio corpo minuto. Quando me ne resi conto, girai la testa di lato e feci cadere i capelli davanti alla mia faccia, per non fargli vedere il rossore delle guance; sempre con il sorriso sulle labbra, spostò li sposto dietro le orecchie in modo gentile, delicato, facendomi arrossire ancora di più.
- ei, guardami- suonava quasi un ordine, un piccolo accenno in quella voce profonda e gentile. Lo guardai negli occhi, incatenando il mio sguardo al suo; il grigio era sempre stato un bel colore, perché mi sembrava il connubio perfetto tra il bianco, il bene, e il nero, il male, ma da quel giorno divenne il mio colore preferito, perché mi ricordava lui, Raf. Avvicinò i nostri volti lentamente, cercando il consenso nei miei occhi; abbassai le palpebre e mi sporsi a mia volta, facendo scontrare le nostre labbra.
I suoi baci erano una cosa fantastica, che non saprei neanche descrivere; le sue mani correvano per tutto il mio corpo, tracciando con i polpastrelli delle linee immaginarie che creavano cerchi e si intrecciavano tra loro, creando strane figure. Dove il suo dito passava, mi veniva la pelle d’oca. Arrivò con le mani sul bordo della mia maglietta e infilò una mano sotto, così da avere più a contatto la pelle; passava sul ventre piatto, dove si trovava il piercing all’ombelico, il mio unico gesto di ribellione dai genitori fatto a quindici anni. Si mise a giocare con la pallina superiore, la mia preferita (anche se lui non poteva di certo saperlo)poiché aveva un brillantino verde lucente, e sentii le sue labbra curvarsi in un sorriso sopra le mie.
Poco dopo iniziò a risalire il busto, per fermarsi sui miei seni un po’ troppo prosperosi. Ricordavo che alcuni avevano iniziato a prendermi in giro e io non ci potevo far niente, mentre a questa età c’era sempre qualche idiota che faceva degli “apprezzamenti”. Le accarezzava leggermente ai lati da sopra il reggiseno e sembrava non volersi spingere più in là (e per fortuna!, non mi sentivo affatto pronta). Probabilmente aveva notato che mi ero irrigidita un po’ già quando aveva la mano sulla mia pancia.
Fece terminare il bacio e mi sussurrò di calmarmi. -non faremo niente che tu non vuoi fare,tranquilla.- disse subito dopo. Mimai un grazie e proposi di andare a dormire, siccome vedevo che anche lui era stanco.
Il problema ora era dove farlo dormire: sul divano non lo avrei lasciato manco morta, e neanche in camera di Lu; mi ricordo che non ci faceva entrare nessuno e avrei sinceramente para di scoprire cosa nascondeva lì dentro. Rimanevano due ipotesi: camera mia e camera dei genitori. Certo c’erano anche le camere degli ospiti, ma non sapevo in che stato si trovassero ; probabilmente erano piene di polvere e non volevo che si prendesse un malore, siccome non erano riscaldate. Ci avviammo di sopra e, arrivati in cima alle scale mi chiese quale delle due fosse la mia camera.
-nessuna delle due- risposi sinceramente- io vivo in mansarda; ha più luce ed è più spaziosa. E poi l’adoro!
-ok, allora andiamo.
Non capii quell’affermazione finché, con un piccolo salto, afferrò la cordicella e fece scendere le scalette che portavano nella mia stanza da letto. Un po’ stupita, lo feci salire per primo, mentre io mi accingevo a fissare poi la scala nel suo scomparto.
- l’interruttore è in quella parete vicino alla scrivania- indicai con il dito il tavolo vuoto. Odiavo avere anche solo un oggetto fuori posto, che si trattasse di un libro, un vestito, o anche qualche cosa appoggiata male; certo, ero una fanatica dell’ordine, ma non mi lamentavo se qualcuno toccava o spostava alcuni dei miei effetti personali.
Raf inciampò sul tappeto e camminò a tentoni per non sbattere contro qualcosa, non abituato all’ambiente e io dovetti coprirmi la bocca per non scoppiare a ridere; era veramente imbranato, ma anche molto carino.. no! Non dovevo pensare queste cose!
Oh, oh, oh, sentila! Allora vedi che non piace solo a me? E ringrazia Lu per questo incontro!
Si, si. Summer, ‘fanculo!
Anche te dolcezza!

-prima o poi ti ucciderò- borbottai adirata, mentre il biondino faceva scattare l’interruttore. Mi sembrava che avesse uno sguardo stupito mentre osservava la mia stanza, ma, con una scrollata di spalle, lo lasciai stare; certo,. Ai suoi occhi non doveva sembrare la stanza di una diciassettenne: le pareti erano grigie chiaro, che assomigliava tanto ai suoi occhi, con delle rose blu dipinte da mia madre; la parete destra era sovrastata da una libreria enorme, in cui i libri erano quasi ammassati l’uno sopra l’altro da quanti erano. Dall’altra parte della stanza invece c’era un letto matrimoniale a baldacchino con le trapunte nere a rombi verde e giallo fosforescenti; vicino poi si trovava un comodino, che richiamava il blu delle rose sulle pareti, anche quello pieno di libri e una lampada abbastanza grande da illuminare quasi tutta la camera; nel lato opposto del letto si trovava un cassettone in mogano e, sopra questo, uno stereo argentato e vicino una collezione di cd da far paura che occupava praticamente tutto lo spazio là sopra, in più li avevo divisi in generi, quindi c’era una pila indie, una rock, una rap e una classica (per quando ero nervosa). Davanti a me invece c’era una grande vetrata circolare; avevo sempre adorato quella finestra, perché mi ricordava l’oblò di un sottomarino, ma al poste del mare, io vedevo il cielo, anche se non avevo più avuto il coraggio di guardare il paesaggio dopo che l’inferno era scoppiato in terra. Sotto si trovava la grande scrivania in quercia e ai lati sul muro avevo fatto mettere a mio padre delle mensole per tenere i libri di scuola. Alle mie spalle invece c’era l’armadio, che conteneva lo specchio, e un divano a due posti in finta pelle nero. Siccome avevo la pelle sensibile, lo avevo riempito di cuscini e ci avevo disteso sopra tre/quattro coperte scure. Infine, al posto di un enorme lampadario, i miei avevano deciso di fissare su ogni muro tre lampadine, un po’ come le fiaccole nel medioevo, coperte ognuna da una grande conchiglia, su mia richiesta.
Presi il mio pigiama (che corrispondeva a una lunga maglia verde trasparente con le maniche lunghe e un paio di pantacollant felpati marroni) e mi avviai per scendere in bagno, siccome non avevo camere collegate in mansarda, quindi niente bagno privato. Mi ricordai poi che il mio ospite non aveva niente per cambiarsi, quindi feci una deviazione sempre in camera dei miei prima di tornare nella mia.
Salii le scalette in legno della mia stanza e gli porsi i pantaloni di felpa con una maglia a maniche lunghe rossa; lui, non curandosi della mia presenza, si tolse la maglia, facendomi vedere il suo fisico perfetto; non volendo farmi trovare con la bocca aperta, mi voltai e mi approcciai ad assicurare la scala al riquadro apposito: agganciai tutte le chiusure e mi assicurai per due volte che fosse tutto fissato alla perfezione. Intanto Rafael si era cambiato anche i pantaloni e si stava infilando sotto le trapunte, così lo raggiunsi; mi attirò a sé e gli augurai buona notte.
-non si da più il bacio della buonanotte?- chiese mettendo su un finto broncio.
Risi a quella scena e lo avvicinai a me, mentre lo baciavo dolcemente. Non cercò di approfondire il contatto e neanche io; eravamo tutti e due stanchi morti.
-notte.
-buonanotte Cry.




 
  
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