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Autore: nefastia    22/04/2014    11 recensioni
Harry aveva capito tutto fin dalla prima volta che Hermione aveva chiamato per nome Draco Malfoy, per loro Malfoy o Malferret, per tacere delle centinaia di appellativi e nomignoli poco cortesi. Mai, assolutamente mai, Draco.
Quindi quando a Hermione, in un attimo di distrazione usci dalle labbra quel nome, Harry capì al volo.
«Herm, scusa se mi intrometto, c’è qualcosa tra te e Malfoy?»
«Non … non direi che ci sia qualcosa … non proprio.»
«Vorrei … mi piacerebbe – le parole non sono mai state la specialità di Harry – Insomma, non voglio impicciarmi in cose che non mi riguardano, ma … Malfoy non è pericoloso, non più come prima, almeno. Sappiamo che la sua famiglia ha seguito la corrente, come al solito e tra qualche mese giureranno di non aver mai conosciuto Voldemort. Non può torturarti e ucciderti, forse, ma penso che sia lo stesso pericoloso per te. In un altro modo.»
«Che vuoi dire?»
«Hermione, lui è un egoista. Tu la persona più generosa e altruista che conosca. Non c’è molto da dire, basta fare due più due. Si approfitterà di te in modo vergognoso.»
«È probabile, in effetti. Sai, Harry, sapere di dover morire non è un buon motivo per suicidarsi. Lui adesso mi fa felice»
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Harry Potter, Lucius Malfoy, Molly Weasley, Ron Weasley | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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31- L’autunno del patriarca

 

La sera, in camera, Draco parla con Hermione con maggiore libertà.

«Hermione, non posso credere che i bambini abbiano così tanta soggezione di te da piangere in quel modo solo perché pensano che ti sia arrabbiata con loro.»

Lei, alle prime parole si innervososce di nuovo. A Draco sembra di avere a che fare con un orso iracondo: non sa mai cosa gli riservino gli ormoni sballati della sua dolce metà.

«Oh, tu non pensi, lo so, non pensi mai. O almeno mai abbastanza. Credi sia stato facile essere per loro madre e padre?»

Draco apre la bocca e la richiude. Si morde la lingua per non ripetere che non è più necessario, che i loro figli hanno un padre.

«Hermione, non ti scaldare.»

«Non mi scaldo? Mi bolle la testa se ci penso! Ho dovuto cavarmela da sola in ogni frangente, tu non puoi neanche immaginare le difficoltà che ho dovuto affrontare, i problemi, le ansie, i dubbi. Non sai quante volte ho dovuto negare loro qualcosa perché era la cosa giusta da fare o semplicemente perché non ce lo potevamo permettere, quante volte ho dovuto alzarmi con la febbre alta perché i tuoi figli avevano bisogno di me, andare lavorare al di sopra delle mie forze, dopo notti e notti passate in bianco, e-e e poi arrivi TU, il padre perfetto, bello, gentile, dolce, mai un rimprovero, mai un’espressione burbera. IO, invece, sono la cattiva, quella che dice di no, quella che si arrabbia, perché tu resterai tre settimane, e io per sempre! IO dovrò arginare le cattive abitudini che hanno preso con te!»

Ecco, queste sono le docce fredde che arginano la sua perfezione paterna.

«Hermione, lo so che non sono capace di fare il padre, non ho avuto modo di imparare.»

«Ricominci con questa storia? Tu non hai imparato a fare il padre perché non ti interessava esserlo, non dei miei figli di seconda categoria, almeno! Adesso FORSE hai cambiato idea e ti aspetti che ti stenda un tappeto rosso e faccia suonare le cornamuse?»

«Aiutami, dammi un po’ di tempo! In questo momento sono solo felice di averli vicino, non sarei capace di negare loro niente. Lo so che non si fa così. Imparerò, ma tu dammene l’opportunità.» La guarda dolce, le tende le braccia. «Vieni qui, strega mia, lasciati abbracciare, non essere arrabbiata con me. Davvero trovi che sono bello?»

Riprenderà il discorso. Adesso è troppo nervosa, nemmeno ride della sua battuta, nemmeno gli dà del cretino. Pessimo segno.

Lui le si avvicina e allenta il cordoncino che stringe sotto il seno la tunica, poi la slaccia sulla schiena e la lascia cadere a terra.

Gli occhi gli scivolano sulle natiche. Accarezza con lo sguardo la pelle della schiena e sente una blanda eccitazione. Conosce il suo corpo come se fosse il proprio e in ogni angolo, in ogni centimetro di pelle si nasconde un ricordo di piacere. Le accarezza dolcemente la testa e prosegue sulla schiena, come si fa con un gatto, per calmarla.

Tenta di ricordare il corpo di Astoria ma è solo un’ombra sfocata. La ricorda troppo magra, ricorda la fatica per riuscire ad eccitarsi abbastanza riuscire a imbastire una specie di rapporto sessuale.

Usava l’immaginazione, evocava immagini neutre, situazioni piccanti. Riusciva a scaldarsi abbastanza da penetrarla e avere un rapporto completo, ammesso che un rapporto sia completo senza tutti i giochi deliziosi che gli suggerisce il corpo di Hermione, che fa tremare i nervi al solo pensiero di poterla toccare, mordere, leccare, penetrare ovunque. Essere dentro di lei, una sola carne.

Come ha potuto pensare di vivere ogni giorno con una donna diversa da lei?

 

*****

 

Il giorno dopo la lite riprende.

«Perché non posso essere il loro padre a tutti gli effetti? Perché non posso dire al mondo che sei la mia donna? No, non la mia donna, io voglio dire che sei mia moglie. Devi essere mia moglie!»

«Tu semplicemente non ti devi permettere di parlare di me, è chiaro?»

«Ma che devo dire, allora, che mi sono sbagliato? Che mi pareva di aver fatto tre figli con Hermione Granger invece era un’altra?»

«Non fare lo stronzo, devi solo evitare di metterci in piazza.»

«Prima ti arrabbiavi…»

«Smettila con questa storia! Avrei dovuto gioire del fatto che consideravi i tuoi figli gente di categoria inferiore? Questo non significa certo che avessi il desiderio di essere sulla bocca di tutti!»

«Senti, Hermione i bambini ci tengono così tanto! Perché non mi sposi?»

«NO! Dovrei sposarti solo perché adesso ti sei sputtanato? Io non mi fido di te, sei sempre stato uno stupido bastardo razzista e…»

«E mi ami.»

«Questo non c’entra niente! Dovrei sposarti, poi? Magari quando torni in Inghilterra tuo padre ti propone qualche nuova sposina purosangue e tu ci molli qui, dopo avermi tolto anche la possibilità di rifarmi una vita!»

«Rifarti una vita? Ma tu vaneggi! Sei la madre dei miei figli, dei miei CINQUE figli! Con chi vorresti farti una vita se non con me? E non guardarmi con quegli occhi furiosi, mi fai eccitare!»

La sua faccia si trasforma in quella di una erinni.

«Ma sei scemo? Ci sono i bambini!» sibila tra i denti.

Lui si volta di scatto.

«Dove?»

«Sono fuori, ma potrebbero rientrare!» le viene da ridere. Il peggio è passato.

«Ah, sono tutte scuse. Vieni a sederti qui», la chiama, invitandola sulle sue gambe. «Ma tu dimmi se dopo dieci anni e cinque figli io debba essere costretto a farti la corte. Sono l’uomo della tua vita, fattene una ragione. Sposami, così se farò ancora lo stronzo potrai divorziare e lasciarmi in mutande.»

«Davvero?»

«Certo.»

Lei lo guarda seria, ma Draco ha capito che il suo umore è cambiato. Maledetti ormoni, benedetti ormoni!

«E senza mutande?»

«Ancora meglio. Solo se sei senza mutande anche tu.»

«Sporcaccione.»

«Senti chi parla, come se non sapessi che te ne vai in giro sempre senza mutande.»

«Solo in casa, capirai!»

«Questo lo potrei raccontare: l’eroina del mondo magico, la severa Hermione Granger va in giro senza mutande. E mi fa eccitare in modo indecente… Mmm.» Le annusa il  collo gemendo senza ritegno.

«Tanto non ti sposo. Non voglio tornare in Inghilterra.»

«Perché là dovresti metterti le mutande? Sposami qui. Sarà meglio di niente. I bambini saranno contenti e forse quegli impertinenti la smetteranno di dire che hai due mariti.»

«Tre, con te. E smettila di parlare di mutande.»

«Ma davvero pensano questo di te?»

«In che senso?»

«Ti considerano una donna promiscua?»

«Un po’ scherzano, un po’ no. Qui non è come da noi.»

«Adesso sono io a domandare in che senso.»

«Beh, Harry è venuto con Ginevra, ma questo non è bastato a scoraggiare le chiacchiere. Era il primo uomo che hanno visto entrare in casa mia e rimanerci per giorni, il fatto che fosse molto evidentemente con sua moglie non ha impedito le prese in giro. Quindi è ovvio che, almeno in parte scherzano.

Di sicuro sono una donna sola con tre figli, e non ci piove che con qualcuno dovrò pure averli fatti, quindi sanno benissimo che ho avuto uno o più amanti di cui per anni non si è vista traccia. Ma vedi, qui certe cose sono considerate abbastanza normali. Da una parte i bahiani sono moralisti, non perdonano una donna che si prende gioco di suo marito e lo ferisce nell’onore. Dall’altro sanno che la fame è più forte dell’onore e che l’amore è forte quanto la fame. Quindi ci sono prostitute più rispettate di signore dell’alta borghesia, apparentemente irreprensibili, e i peccati d’amore sono quelli che tutti perdonano. Io, a quanto pare, sono simpatica alla gente. Nessuno mi ha mai fatto domande imbarazzanti. Salvo i bambini, ovviamente.»

«Quando ci sposiamo?»

Uno sbuffo irritato.

 

*****

 

Lucius è fieramente arrabbiato per il tiro mancino di Draco. Trovarsi sposato a quella…

D’accordo. È una purosangue, di ottima famiglia, ma per lui non era previsto alcun matrimonio. Lui avrebbe dovuto vivere fino in fondo la sua dignitosa vedovanza. Non senza concedersi qualche svago, ovviamente, ma un’altra moglie! Che Merlino aveva in testa suo figlio? In che modo pensava che questa mossa potesse giovare ai loro interessi?

Una sposa INCINTA, poi, come se Lucius Malfoy fosse un ragazzino con gli ormoni in subbuglio che non riesce a pronunciare un decente incantesimo contraccettivo! Che avrebbe pensato di lui il mondo magico?

Quella se ne va in giro dandosi arie da padrona di casa quando non ha la minima esperienza. Non ha certo dignità, eleganza e padronanza della gestione di una magione pari a quella di Narcissa. Per fortuna non ne ha nemmeno il carattere forte, non sarà difficile ridurla all’obbedienza più assoluta.

Che si immagina la piccola arrivista, che le lascerà campo libero? Ha già proposto una festa per annunciare il loro matrimonio.

Una festa.

Che c’è da festeggiare? Chi la vuole vedere nel salone di ingresso a ricevere gli ospiti con quella sua pancia che attira le battute maligne?

Per ora ha messo la scusa dell’assenza di Draco. Festeggeranno quando ci sarà anche lui. L’ha vista cambiare espressione, a quell’annuncio. Non si immaginerà che sia davvero disposto a disconoscerlo!

Maledizione! Adesso dovrà trovare un’altra moglie per quel somaro! Che gli costava sposare Astoria? In fondo il piccolo è un Malfoy, che differenza fa se l’ha concepito l’uno o l’altro membro della famiglia? Non è colpa sua se a quel cretino si drizza l'uccello solo per quella femmina impura!

«Tesoro, ho bisogno di sapere su che appannaggio posso contare, visto che devo rinnovare il guardaroba.»

«Perché? Non l’hai già fatto tre settimane fa?»

«Ma caro non posso portare sempre il nero! Ho bisogno di qualcosa di nuovo per l’estate.»

«E perché il tuo guardaroba è solo nero?»

«Beh, sai, tu eri molto grave e non si sapeva come sarebbe finita. Ho voluto essere previdente.»

«Quindi ti sei procurata un buon assortimento di abiti da lutto!» Lei china la testa e arrossisce. «Scordati che io muoia per consentirti di sfoggiare i tuoi abitini!»

«Non volevo dire questo, anzi, non vedo l’ora di poter di nuovo dividere il letto con te. Come ti senti?»

«Sono io che non ho nessuna voglia di dividerlo con te! Non sei tanto affascinante con quel pallone sotto il vestito!»

È stato uno stronzo, d’accordo. E allora? Non sapeva forse con chi aveva a che fare? In tal caso ha commesso un errore, la signorina Greengrass. Maledizione! È la signora Malfoy, adesso. Grazie a quel deficiente totale di suo figlio!

Appannaggio Probabilmente si aspetterà parecchie migliaia di galeoni al mese, mentre in questo momento sono a secco.

Non gli è stata tolta nemmeno la bacchetta, il Ministero si è limitato ad imporre un blocco ai suoi capitali, lasciandogli solo il necessario per vivere. Comodamente, secondo loro. Meno del minimo indispensabile, per un purosangue abituato come lui.

 

*****

 

Astoria sa che essere furibonda non è molto fine. Provare disappunto è il massimo concesso ad una signora, ma quello che prova lei non è disappunto, è umiliazione, è rabbia, è odio cieco contro quel vecchio mangiamorte che le è toccato per marito, viscido porco, rimbambito, incapace di pronunciare decentemente un incantesimo contraccettivo e che si permette anche di insolentirla, di dire che lei non è attraente a causa della pancia.

Questa deve fargliela pagare molto cara!

Questa sera stessa.

Se lo ricorderà che lei era la prima del suo corso in pozioni?

 

*****

 

A cena Lucius mangia con appetito il filetto alla Stroganoff. Lancia ogni tanto occhiate alla moglie. Ormai ha detto che non la vuole nel suo letto e dovrà mantenere il punto per un po’.

Peccato. A dire il vero non gli dispiace affatto con quella pancina. Non è grassa e sformata, anzi, è molto sexy. Ha due magnifici seni e le gambe snelle. Anche il viso è più bello di prima, più sensuale. Non sembra offesa per le parole che le ha rivolto. Anzi, pare quasi che sorrida in modo impercettibile.

Dopo cena si fa servire un superalcolico dal suo elfo personale e lo sorseggia leggendo l’edizione settimanale della “Gazzetta del Profeta”, considerata l’organo ufficiale del Ministero.

A quest'ora avrebbe potuto riprendere a frequentare gli ambienti politici, grazie anche all’attentato da cui era uscito come un martire della libertà, se solo quel somaro di suo figlio si fosse fatto gli affari suoi. Adesso dovrà rispondere di quelle lettere.

Ha pensato, sommariamente, a come difendersi. Al primo interrogatorio ha dichiarato di avere un debito di riconoscenza verso Yaxley ma non ha specificato in che consista. Che poteva inventarsi sul momento? Rischiava di essere attaccabile. Poi c’era stata l’aggressione, da parte di Thomas e tutto era stato sospeso. Probabilmente è stata una gran fortuna, adesso gli sono stati concessi gli arresti domiciliari e avrà tempo per elaborare qualcosa di credibile, sempre sperando che quell’idiota di Yaxley non si lasci trovare. Comunque se Thomas immagina che lo ringrazierà per gli interessanti cambiamenti alla sua vita farà meglio a ricredersi. Sarà già tanto non essere remunerato con un avada.

Ora ha tre settimane per inventarsi qualcosa di credibile.

Quando Astoria si alza dalla poltrona e gli augura educatamente la buona notte, lui risponde a mezza bocca. Poi però si volta a guardarle il sedere. Sì, ha deciso che la perdonerà presto. Domani stesso, magari.

Durante la notte un terribile incubo lo fa sudare e girare tra le lenzuola senza potersi svegliare. Sogna il pomeriggio  in cui Voldemort si è preso la sua bacchetta.

 

«Non è un grande onore per te Lucius?» domanda il Signore Oscuro, con la sua voce serpentina, mentre Lucius si torce le mani, umiliato, ridotto peggio di un babbano, privato della propria bacchetta. «E ho in mente per te anche un altro privilegio che, sono certo, ti aiuterà a non sentire troppo la mancanza della tua bacchetta.»

È in quel momento che Lucius inizia a sentire dolore. Cosa gli sta facendo il Lord? Si chiede Lucius, sempre più angosciato, eppure la bacchetta è abbassata, in che modo riesce a procurargli quelle fitte insostenibili? Tenta di portarsi le mani al ventre dolorante, ma si rende conto di non potersi muovere, stretto in un abbraccio a cui è impossibile sfuggire, abbassa gli occhi e non riesce a credere a quello che vede: Nagini, l’enorme, terrificante demone domestico del Signore Oscuro lo avvolge con le sue spire e gli sta mangiando le viscere.

«Ecco! Quale maggior privilegio che nutrire il mio animaletto? Lei ha tutto il mio amore, e adesso, essendo parte di lei, anche tu lo avrai.»

Il serpente intanto ha infilato la testa dentro la cavità sanguinolenta aperta nel suo addome, gli morde lo stomaco e avanza rodendo i polmoni e il cuore.

Il dolore gli fa versare lacrime incontenibili, ha capito che non ha nessuna speranza di sopravvivere. Guarda l’uomo che ha servito per anni e che adesso lo osserva senza alcuna simpatia, come se fosse un piccolo scarafaggio che tenta inutilmente di risalire una parete di vetro. Una fitta ancora più dolorosa gli strappa un grido. Voldemort ride. Ride di lui.

«Signore», dice ridendo, con una strana voce squittente. «Padrone, signore, parlami padrone, ti prego !»

 

Lucius si sveglia ansante, completamente sudato, avvolto strettamente nelle lenzuola umide, ma il dolore non finisce con il sogno, al contrario, sembra mille volte più intenso.

«Nagini…», la bocca spalancata in un grido che esce solo come uno strano sbuffo stridente. Tenta di liberarsi dalle spire che lo avvolgono, ma non c’è nessun serpente, solo il dolore accecante e le lenzuola che lui stesso si è arrotolato attorno con i suoi movimenti scomposti.

Per un attimo il suo cervello si riconnette alla realtà e un’intuizione lo coglie: “veleno”.

«Padrone, dimmi, padrone, devo chiamare la padrona?» Lucius scuote la testa terrorizzato. «Devo chiamare il guaritore? Stai male padrone?» l’elfo insiste a fare domande a cui Lucius non riesce a rispondere.

Alla fine mormora “guaritore” con il poco fiato che riesce a racimolare. L’elfo scompare con un sonoro schiocco per andare a eseguire l’ordine.

In quel momento Astoria entra in camera. E Lucius muore letteralmente di paura.

Non gli è difficile immaginare cosa sia successo: lei ha tutti quei vestiti da lutto e lui oggi l’ha offesa!

«Che hai tesoro mio? Ti senti male? Dimmi dove ti duole.»

Lucius balbetta, gli occhi si abbassano involontariamente al ventre e lei, senza alcuna creanza lo tocca, spinge sull’addome molle e dolorante facendolo urlare.

«Poverino, adesso ci penso io, sta tranquillo.» Tira fuori dalla tasca una fiala dal contenuto lattiginoso. «Ecco, bevi questa, ti farà bene.»

Lui chiude le labbra più forte che può, ma è debole, lei si limita a pinzargli il naso con due dita fino a quando è costretto ad aprire la bocca per respirare. E lei, veloce e precisa, gli svuota in bocca la fiala tenendogli poi la bocca chiusa fin quando non è certa che l’abbia inghiottita.

«Così, bravo. Non bisogna far arrabbiare la mamma. Ora vai pure in bagno, ne hai bisogno.»

Lucius è terrorizzato, ormai certo che la sua ora sia giunta. Maledice il momento in cui gli è venuto in mente che una Greengrass sarebbe stata una buona Lady Malfoy, quando l’ha vista e si è lasciato sedurre dal suo viso perfetto e dalla sua perfetta educazione. Più di ogni altro momento, maledice la sera in cui è entrato in camera sua, dando inizio a una relazione che non avrebbe mai dovuto intraprendere e che lo sta portando alla morte.

Incredibilmente, gli spunta dentro anche un briciolo di ammirazione, malgrado quella sua aria da ochetta non è una che si lascia prendere in giro, sa farsi valere, proprio come una vera Malfoy. Non ha sbagliato in fondo.

I movimenti delle sue budella si fanno all’improvviso frenetici ed è costretto a tentare di alzarsi dal letto e trascinarsi, più velocemente possibile, verso il bagno. È costretto anche ad accettare l’aiuto di sua moglie assassina per raggiungerlo e non dare un misero spettacolo di sé in mezzo alla stanza.

Il medico pontifica che di sicuro ha mangiato qualcosa di tossico, forse mal cucinato, forse poco fresco. Alla notizia che il piatto cucinato per cena conteneva anche dei funghi, si dice certo che un fungo velenoso si sia mischiato a quelli buoni. Lucius fa finta di accettare il responso.

Essere avvelenati da una femmina è abbastanza umiliante anche senza farlo sapere al mondo intero.

La diarrea dura per tutta la notte e il giorno seguente. Verso sera non è ancora passata ma sta un po’ meglio. Medita di scendere a cercare la sua dolce consorte per darle il fatto suo quando questa entra in camera tranquillamente, dopo aver bussato appena, senza aspettare il suo permesso.

«Non potresti attendere come tutte le persone educate?»

«Perché mai? Questa è casa mia e tu sei mio marito. Posso andare dove voglio in ogni momento e se ti vedessi nudo non sarebbe nulla di nuovo.»

«Maledetta puttana!»

«Ahh, cominciamo male. Te lo ripeto, sono tua moglie, lady Malfoy, che tu lo voglia o no. Portami rispetto, o saprò io come farmi rispettare.»

«Certo, ho visto, avvelenandomi! Sappi che non la passerai liscia. Non intendo certo denunciarti, perché ci farei una brutta figura, ma tu sappi che non mi scorderò.»

«Se avessi voluto avvelenarti saresti morto. È stato solo un avvertimento. Sai, questa frase l’ho detta a tuo figlio, una volta, e non avrei mai creduto di doverla ripetere a te: sono tua moglie, posso e sono capace di rendere la tua vita un posto molto brutto. Sarà meglio per entrambi che impariamo a rispettarci.»

Lucius non riesce a credere alle sue orecchie, nemmeno sua moglie, quella che nel suo cuore sarà sempre l’unica vera moglie, Narcissa, nemmeno lei ha mai osato minacciarlo. Allunga la mano automaticamente verso il tavolino da notte, dove tiene sempre la sua bacchetta mentre dorme. Un paio di Cruciatus avrebbero ridotto a più miti consigli quella spudorata.

Peccato che l’impeto con cui porta avanti la sua bacchetta e la punta al petto di sua moglie non dia per risultato altro che un ciondolamento ridicolo: la bacchetta è spezzata, tenuta insieme solo dalla fibra interna. Corda di cuore di drago, ricorda inutilmente.

«La mia bacchetta! Ma che…» Si blocca, vedendola sogghignare.

«Oh, gli elfi a volte sono così maldestri!»

 

 

 

 

 

L’autunno del patriarca: romanzo di Gabriel Garcia Marquez. Non è “Cent’anni di solitudine” ma non è male.

 

 

   
 
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