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Autore: Midnight the mad    22/04/2014    1 recensioni
"Insomnia" perché sì. Perché è roba scritta in notti insonni e momenti del cazzo.
Canzoni perché sì. Perché sono più reali della vita.
Parole perché sì. Perché è l'unico modo di gridare.
Cose diverse tra loro, che vengono un po' quando vogliono. Se volete leggere, leggete.
1. Redundant
2. Basket Case
3. She's a Rebel
4. Uptight
5. Die young
6. Pompeii
7. St. Jimmy
8. Gli anni
9. X-Kid
10. Show must go on
11. Cry to heaven
12. '74-'75
13. Knockin' on heaven's door
14. The forgotten
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CRY TO HEAVEN
 
I found a black beret on the street today,
it was lying in the gutter all torn...
 
è un basco. Nero, da pittore. Lo fissi. Chi è che va in giro con un basco così in testa?, ti chiedi. E poi, chi è che lo lascia lì, per strada? Probabilmente gli è volato via, con questo vento.
Il cappello rotola, accartocciandosi ancora di più su se stesso. Sporco e strappato com’è, fa quasi pena. Per un secondo ti viene in mente di raccoglierlo, ma poi ti chiedi cosa cavolo ci faresti con un basco nero in quelle condizioni. Niente, ovviamente. Sospiri e passi avanti.
Intanto, il vento autunnale solleva le foglie, spazzandole via dalla strada e facendole volare. Il basco rotola ancora, come per inseguirle, ma è troppo pesante per sollevarsi da terra. Alla fine, sbatte contro la parete di una casa e resta lì. Ed eccolo, abbandonato a terra come una foglia, che però non è neanche in grado di farsi portare via dal vento.
Sospiri di nuovo. Non pensarlo, ti dici, perché lo conosci, il tuo cervello. Lo sai benissimo che giochetti farà entro poco, se non te ne vai.
Guardi di nuovo il basco. Strappato e macchiato, lasciato lì da qualcuno, troppo diverso per essere portato via da chi salva gli abbandonati dal marciapiede, da chi per lo meno ha la pietà di portarli a morire e putrefarsi su un prato in collina in pace.
Un po’ come te.
Ecco, l’hai pensato. Accidenti.
Torni indietro e raccogli il basco, poi ti incammini lungo la via.
 
...There’s a white flag flying on a tall building
but the kids just watching the storm...
 
Il vento continua a soffiare, sempre più forte. Bum, bum, bum, fa una bandiera che pende da una finestra, sbattendo al vento. La guardi. Probabilmente prima era una bandiera della pace, visto che le strisce si intravedono ancora, ma è così vecchia e sbiadita che ormai sembra soltanto di un bianco sporco. Il vento soffia sempre più forte, e le nuvole si accumulano in cielo. La bandiera si strappa, e un pezzo di quel drappo che ha perso il suo significato inizia a volare sospeso sopra le chiome degli alberi del parco lì vicino. Ci sono un sacco di bambini fuori a giocare, ma nessuno la nota. Sono tutti a osservare il vento che fa suonare le ultime foglie rimaste appese agli alberi di una melodia che sa di autunno e temporale. E non un temporale di quelli estivi, un temporale di quando fa freddo e ogni goccia di pioggia è come un pugno alla terra, e poi la
pioggia diventa così forte che sui tetti dove atterra si forma una nebbiolina di gocce minuscole e bianche.
Tu fissi la bandiera, però. La fissi, e ti chiedi se sia morta, se la sua vita è finita dopo che si è consumata così tanto, o se invece è semplicemente scappata, si è lasciata andare al vento per avere un’ultima avventura prima di scomparire del tutto.
La bandiera sale e sale nell’aria. Il vento è sempre più forte. Le madri stanno iniziando a portare via i bambini dal parco.
Un lampo squarcia il cielo, e tu acceleri il passo.
Non vuoi perderti l’inizio dello spettacolo.
 
...Their dirty faces pressed on the windows
shattered glass before their eyes...
 
Continui a camminare, il basco stretto in una mano. A camminare per una via neanche tanto stretta, ma deserta. è l’immagine stessa dell’abbandono, quella via, eppure un tempo dev’essere stata bella. Quando le vetrine non erano ancora in pezzi sul lastricato, quando la vernice delle pareti non era scrostata, bruciata dall’incendio che c’è stato. Quando al posto dei buchi nei muri c’erano porte di negozi. Sì, dev’essere stato un bel posto, tanto tempo fa. Peccato che il tempo sia capace di sfasciare qualsiasi cosa, alla fine.
Senti degli occhi addosso, ma non alzi la testa. Sai già benissimo chi è che ti sta guardando, e non ti importa. Sono i bambini, i ragazzini rinchiusi ai piani alti delle costruzioni abbandonate, immobili con i visi premuti contro le finestre, ad aspettare il temporale. Soli, perché i loro genitori o sono morti o sono in carcere, e loro se la cavano come possono. Non li hai mai aiutati, perché loro il tuo aiuto non lo vogliono. No, non vogliono aiuto, vogliono solo essere lasciati in pace. O almeno è quello che pensano. E invece stanno male, stanno male perché la possibilità che potrebbero avere se la stanno distruggendo da soli davanti agli occhi. Ma sono troppo orgogliosi, troppo stupidi, perché nessuno ha insegnato loro a non esserlo. Non provi pietà per loro, no, ti stai costringendo a non farlo, perché se tu fossi al loro posto la pietà la odieresti.
Eppure, quando vedi la bambina di circa quattro anni col viso sporco e i vestiti strappati seduta sul marciapiede, tu fermi. Ti fermi e la guardi, e lei guarda te. In silenzio, in attesa. Di cosa?
Fai un passo avanti. Lei si alza, ma non va via. Fai un altro passo, e anche lei ne fa uno, verso di te.
Lei alza gli occhi al cielo, fissando le nuvole. E poi fa quell’espressione. Non è un sorriso, ma ci assomiglia abbastanza. Anche lei sta aspettando il temporale.
E tu lo fai. Non sai perché, lo fai e basta. Le prendi la mano. Non la porterai con te per sempre, solo a guardare quella vostra personale fine del mondo.
La bambina sorride.
E ricominciate a camminare.
 
...There’s a mad dog barking in a burned out subway
where the sniper sleeps at night.
No birthday songs to sing again,
just bricks and stones to give them...
 
L’ingresso della metropolitana è lì, davanti a te. Prima era bloccato, visto che il soffitto là sotto è pericolante, ma col tempo la polizia se n’è dimenticata, e quel posto è diventata la casa di chissà quanti senzatetto. Ti chiedi cosa succederà quanto crollerà il soffitto. Beh, potrebbe essere divertente. Vedere una voragine aprirsi sotto la strada e travolgere tutto. Sì, decisamente interessante.
Un cane randagio sporco e spelacchiato è accovacciato all’ingresso. Ti lancia un’occhiata annoiata, poi si alza e se ne va, probabilmente a cercare un riparo. Sicuramente anche lui l’ha sentito, che sta per arrivare un temporale. Anche se oggi non c’è bisogno di chissà che istinto per capirlo. Sembra che il cielo lo stia urlando.
Scendi le scale. è la via più veloce, forse l’unica, per arrivare dove vuoi arrivare. Proprio perché, in teoria, dovrebbe essere chiusa. Perché posta in un posto proibito, porta nel tuo paradiso privato.
Un posto che potrebbe davvero trovarsi in paradiso, per quanto ti riguarda. Ma non vuoi pensarci. Vuoi goderti lo spettacolo quando arriverai, come sempre.
Sorridi lievemente, e la bambina se ne accorge. Non capisce, ma non fa domande. Iniziate a passare davanti alle persone che dormono per terra, tra scatole di cartone e coperte luride. Ci sono ragazzini anche lì. Ragazzini dall’aria seria, con gli occhi vuoti. Occhi affamati. Ucciderebbero, eccola la verità. Se ne valesse la pena, ucciderebbero. L’innocenza non sanno neanche che cos’è, e tu ti ritrovi a chiederti se sia meglio così oppure no. Perché il mondo pietà non ce l’ha, non per gli innocenti. Ma c’è un non so che di inquietante nel pensare che non ci sono giochi, per loro, che l’unico divertimento è lanciare pietre contro le vetrine e tormentare i cani randagi, che se mettessi loro in mano una pistola sparerebbero senza pensarci due volte. Hai sempre pensato che è innaturale che un bambino sia crudele, così come è innaturale che un adulto non lo sia. Perché il mondo ti cambia, ti indurisce col tempo. E il fatto che siano già diventati adulti così giovani significa che il mondo con loro si è dato parecchio da fare. Una botta tutta insieme, invece che un po’ alla volta. è meglio o peggio, così? Già, perché in quel modo loro non hanno avuto la minima possibilità di non accorgersi di quello che stava succedendo ai loro cuori e alle loro teste, si sono resi perfettamente conto che il mondo ha ucciso la loro umanità. Quando succede un po’ alla volta, invece, la gente non se ne accorge.
Di queste cose è meglio essere consapevoli o no?
Non lo sai, decidi, non c’è modo di saperlo. Forse è meglio così. Forse.
E se anche non lo fosse, non credi che avresti modo di cambiarlo.
 
...Wrap them up in your father’s flags
and let them cry to heaven...
 
Il palazzo si innalza sopra tutti gli altri edifici, alto, incredibilmente alto. Non è un grattacielo, è molto più basso di quello che potrebbe sembrare guardandolo a confronto con le case attorno. Ma, per te, è alto fino al paradiso.
Da quando siete uscite dalla metropolitana e avete raggiunto quella zona disabitata, la bambina ha un motivo in più per stare con il naso all’insù. Tu la trascini, le sue dita sottili strette in una mano e il basco nell’altra, e ti avvicini alla porta. La apri. Non ci entra mai nessuno, lì, forse perché nessuno si da la pena di arrivarci, forse perché l’ascensore non funziona e undici piani di scale ve li dovete fare a piedi.
Ma poi.
Poi che fottuto spettacolo.
Guardi giù, e sei davvero in paradiso. Sei davvero in cima al mondo, cazzo. E da qui guardi il mondo, guardi il mondo e il cielo che presto verrà giù, e il mondo che urla al cielo e il cielo che urla al mondo.
Chiudi gli occhi. In quel momento, senti uno schianto. Una bandiera, un pezzo di stoffa strappata che ha sbattuto contro il vetro della finestra ed è rimasta impigliata.
Sorridi. Alla fine, sembra che sia quella la meta di tutti quelli che se ne sono andati, di tutti quelli soli.
Guardi la bambina, e poi c’è il primo tuono.
è cominciata.
 
...There are many graves by a cold lake
as the beds were when your babies are born
and your rag doll sits with a permanent grin
but the kids just watch the storm…
 
Una goccia. Due gocce. Tre. E poi ancora e ancora e ancora, sempre di più, sempre di più fino a quando il cielo sembra davvero rovesciarsi sulla terra, e ce n’è tanto di cielo, perché continua a cadere e cadere e cadere. E tu guardi la pioggia, ascolti il vento, e senti come forza pura che ti scorre nelle vene, viva, meravigliosamente viva. Guardi quella città che hai davanti, cimitero di cuori morti e sepolti in corpi che continuano a muoversi. E per un secondo te ne senti estranea, tu che ti sei infilata nella merda della vita così a fondo che quasi non riuscivi a riconoscere te stessa da ciò che avevi attorno.
Ma un basco non diventa una fottuta foglia, per quanto tempo passi a terra.
Stringi più forte la mano della bambina, uno strano ghigno sulla faccia, un ghigno pazzo. Sì, è così che ti senti, pazza. Ma non ti importa. Quando cade il cielo ci si può anche permettere di essere pazzi.
La bambina guarda. Guarda in silenzio. E per un secondo pensi a quanto lei sia simile alla bandiera, a quel pezzo di stoffa che si è staccato da casa sua e si è fatto portare via per venire a vedere la tua personale fine del mondo.
Sorridi.
 
...I saw a black cat tease a white mouse
until he killed it with his claves;
seems a lot of countries do the same thing
before they go to war...
 
Probabilmente in questo momento potrebbe anche scoppiare il pianeta, e non te ne accorgeresti. Il caos è tale che anche nella tua testa non c’è altro che acqua e rumore. Hai quasi paura di quando dovrai tornare giù. Di quando dovrai ricominciare a vedere le persone schiacciate da altre persone. Per qualche motivo, è molto meglio vedere il cielo schiacciare il mondo. Più teatrale, forse. Meno vicino a te. Fa più paura vedere un gatto torturare un topo prima di mangiarlo che sapere due Paesi in guerra.
 
...No birthday songs to sing again,
just bricks and stones to give them.
Wrap them up in your father’s flags
and let them cry to heaven...
 
Ti chiedi perché. Ti chiedi perché le cose vadano così, anche.
Ti chiedi che senso abbia. Tutto, intendi. Che senso abbia la vita, che senso abbia tu.
La risposta è facile. Non hai nessun senso, quando i mondi si crollano addosso, quando le persone si sbranano.
Eppure, quella a guardare sei tu.
Perché?
 
...No birthday songs to sing again,
just bricks and stones to give them.
Wrap them up in your father’s flags
and let them cry to heaven.
 
La bambina ti guarda.
Le sorridi, e non ti importa del perché.
Sai solo che sei qui.
Qui, a guardare il mondo che cade mentre urla al cielo. E non puoi fermare l’orrore del mondo più di quanto potresti fermare il temporale.
Ma puoi avere il coraggio di guardare, senza tapparti gli occhi o fingere.
Puoi avere il coraggio di guardare senza diventare indifferente.
Puoi avere il coraggio di non ammazzare il tuo cuore.
Puoi avere il coraggio di vivere.
  
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