La sua vista cominciò ad appannarsi e tutto si faceva più
pesante e difficile da distinguere. All’improvviso la McGranitt
le sbucò da dietro l’angolo delle scale, che Hermione
a fatica si accingeva a salire.
“Signorina Granger tutto bene?”
la professoressa la guardava con aria molto preoccupata, vedendo il suo viso
impallidire da un momento all’altro.
“ Si va tutto bene!” replicò con una certa fretta la
ragazza, che non vedeva l’ora di sfuggire dalle sue attenzioni.
Dopo pochi secondi, Hermione
stava per caderle ai piedi, ma riuscì a riprendersi appena in tempo.
“Forza signorina Granger l’accompagnerò in infermeria, dove sapranno adeguatamente
diagnosticarle il problema e curarla…” la McGranitt la prese per un braccio e cominciò a trascinarla
dietro sé.
“NO!...no! sto
bene davvero! Non ce n’è bisogno,grazie!” Hermione puntò i piedi a terra pur di fermarsi in quel
preciso punto.
“ Forza!
Lei non può allontanarsi da me in queste condizioni, lo vedo che non sta affatto bene!” insisteva con tono sempre più puntiglioso,
e quello che sembrava all’inizio un gesto di cortesia, ora era diventato un
ordine vero e proprio.
“NO!LA PREGO SI FERMI!!!”
“Perché non vuole venire in infermeria?
Deve nascondere forse qualcosa?” la professoressa si insospettiva
sempre più.
Hermione si
divincolava a più non posso,ma la McGranitt
sembrava non volersi fermare. Gli occhi della ragazza cominciarono ad illucidirsi.
In quel momento giunsero i tre amici. Hermione
era sollevata alla loro vista, anche se non sapeva quello che era accaduto loro
in precedenza. Si fece avanti Ron con fare deciso.
“ Signor Weasley!
Potrebbe gentilmente convincere la qui presente signorina Granger
che è per il suo bene venire in infermeria con me!!!”
lo sguardo della professoressa accettava un’unica risposta,che tuttavia venne
declinata.
“ Hermione sta
bene! Perché non dovrebbe! Comunque per tranquillizzarla l’accompagneremo in camera sua!” Ron prese per un braccio Hermione e la portò via con sé lungo le scale, senza più
rivolgere la parola alla McGranitt, che rimase di
sasso dal suo comportamento impertinente.
Harry e Ginny sgagliattolarono dietro a Ron, sperando di essere
invisibili, ma lo sguardo della professoressa li fulminò in un unico istante.
Hermione non
era tranquilla. Sapeva che l’arrivo dei tre non poteva essere casuale e perché
Ron avrebbe dovuto dire “Perché non dovrebbe?”. Ormai
la ragazza sapeva che i dubbi dei loro amici cominciavano a farsi sempre più
assillanti nella loro mente e per lei.
“Hermione dimmi
la verità!” bisbigliò a chiare lettere Ron nelle sue orecchie.
Hermione si
girò di scatto, impietrita.
“ Cosa?Quale verità?...” rispose
titubante lei. Non riusciva neanche più a guardarlo negli occhi, erano troppo
intensi e seri.
Non voleva sentire altro. Era stanca di essere accusata
per un errore che sapeva bene di aver commesso. Non potette fare a meno di
strattonare Ron per liberarsi da lui e correre via, nella speranza che non la
inseguissero.
“Lasciala andare…” disse Harry
all’amico, porgendogli una pacca sulle spalle.
“LASCIARLA ANDARE??HARRY CI SONO DI MEZZO ANCHE IO IN
QUESTA STORIA LO HAI CAPITO VERO?” gli urlò in faccia lui.
“L’HO CAPITO CERTO!MA NON SERVIREBBE A NIENTE FARLA
SENTIRE PEGGIO DI COME NON LO SIA GIA’…E’ UNA SITUAZIONE SPIACEVOLE PER TUTTI, TESTONE!”
“ Le parleremo domani dopo la partita di Quidditch ,ormai è inutile
piangere sul latte versato…” disse Ginny con aria preoccupata.
Hermione non
chiuse occhio quella notte. Si sentiva oppressa da tante colpe e
preoccupazioni, che ormai il senso di nausea sembrava solo un leggerissimo
fastidio comune a tutti i giorni. Guardava le lancette dell’orologio passare in
preda all’ansia.
“ Io non saprò mai scegliere!
Non in così poco tempo…in fondo perché dovrei tenere
ciò che è frutto di un errore…errore che potrebbe
costarci caro a me e a Ron..” le sue lacrime si
versarono sulla sua divisa, come se quella pioggia acida di dolore volesse
essiccare il frutto della sua terra.
“Come farò ad andare contro i miei stessi amici?...il bene loro è senza ombra di dubbio più importante del
mio, anzi del nostro” Hermione si sfiorò la pancia.
Arrivò la mattina. Hermione
decise di guardare una ultima volta il cielo limpido di Hogwarts
dalla finestra, prima che diventasse il suo inferno peggiore. Una fitta al
cuore la immobilizzò di colpo, poi guardò quella sua divisa a strisce rosse e
gialle, quella sua stanza così pulita e comoda, quella sua bacchetta, che
avrebbe sferrato in un sol giorno e in un sol istante
un colpo: o su se stessa o su i suoi più grandi amici.
“ Si può intrappolare l’amore e buttarlo
via per sempre? Ora il nostro amore è nel mio ventre e non
so più se riuscirò a rimanere in pugno ad un segreto
così grande...” pensò tra sé.
La partita di Quidditch stava per cominciare. Il vento leggero soffiava
sulle bandiere colorate, dando un senso di estrema tranquillità.
Prima di salire sui gradoni Malfoy
fermò Hermione con una presa irruenta.
“ Granger…vedi
di non fare errori! E’ semplice il tuo compito! Non lo
dimenticare mai! Altrimenti sai quel che ti succederà…a presto” Malfoy la
salutò con un ghigno orribile.
Il suo cuore batteva a mille. L’ora della scelta era
giunta.
Dopo qualche minuto,la partita
ebbe inizio. Lo stadio era gremito di gente e tutti sembravano emozionatissimi
per la partita. Si facevano mille scommesse su chi avrebbe vinto o perso. Hermione doveva scommettere sul proprio coraggio in
quell’istante. I Grifondoro erano in vantaggio come
sempre. Harry e Ron erano lì in campo.
Tremori. Paura. Vuoto. Solitudine. Tante erano le
emozioni e le sensazioni che albergavano nel cuore di Hermione.
Il suo sguardo era vigile su il ragazzo che amava e sull’amico. Le sue mani
cominciarono a tremare. Il sudore le inondava e la tensione non le permetteva
di respirare con calma.
“Cosa faccio? Cosa?”
Hermione estrasse la bacchetta e la puntò in alto.
TUM…TUM…TUM…
“VENTI PUNTI PER GRIFONDORO!!!”
TUM…TUM…TUM…