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Autore: lunette864    23/04/2014    1 recensioni
[http://it.wikipedia.org/wiki/Kyokugen_dasshutsu:_9-jikan_9-nin_9_no_tobira]
[999:9 hours 9 persons 9 doors]
Questa è una versione del "Nonary Game" svolta nel famoso videogioco (mai uscito ufficialmente in Italia, ahimè, me per fortuna esiste la patch) "9 hours 9 persons 9 doors", ma con una novità, verrà aggiunto un nuovo personaggio, Natalie Mizuki. Come si svolgeranno i fatti?
Avvertenze: ci sono spoiler dappertutto, se non avete mai giocato a 999 e avete intenzione di farlo, non leggetela altrimenti buona parte della storia la conoscereste già D:
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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NdA: Questa sarà almeno la centesima volta che modifico questo capitolo, ma non sono mai stata molto brava a creare le introduzioni e lo stesso vale per i finali :x quindi non fateci caso se questi primi capitoli sono un po' cortini, mi sono ripresa verso il quarto. Bene, ora non vi rompo più, buona lettura :D

“All'improvviso stavo rischiando nuovamente la vita,

ma questa volta non ero sola, era diverso.

Eravamo diventati un tutt'uno,

ci eravamo uniti in un essere unico

da quando abbiamo messo piede in quella nave”

Eravamo stati tutti trattenuti per essere sottoposti ad un interrogatorio. Si trattò della stessa donna che ci fece l'autostop. Non appena sentì la parola “Nonary Game” ci costrinse a partire diretti agli uffici dell'FBI. Erano stati interrogati due di noi, non appena uscì l'ennesimo testimone lei entrò in sala d'attesa, mi fissò e mi disse:

-Entra!

Mi alzai di scatto, ma mal volentieri. Raggiungemmo poco dopo la sala degli interrogatori e mi fece gentilmente cenno di accomodarmi sulla sedia. Una volta sedute entrambe, poggiò il gomito destro sul tavolo e inclinò la testa senza mai distogliere lo sguardo, nemmeno per un secondo:

-Dunque, tu sei...?

-Mizuki, Natalie Mizuki.

-Capisco, Natalie. Potresti fornirmi qualche altra tua generalità?

-Ho 25 anni e fino a due mesi fa ero un medico chirurgo.

-Molto bene. Ho già sentito altre due volte questa storia, ma molto probabilmente non mi stancherò mai di sentirla quindi prego, mi parli del Nonary Game.

-Che donna scortese. Ci ha costretti a venire qui dopo averci fatto l'autostop e adesso lei ci sta spremendo uno ad uno e non ci parla minimamente di lei. Io a quale pro dovrei parlare ad una perfetta sconosciuta?

-Hai già parlato con altri sconosciuti, uno in più non fa differenza.

-Quegli altri sconosciuti hanno almeno avuto la buona educazione di presentarsi prima di tutto, cosa che lei non ha fatto.

-Hai un bel caratterino, Natalie e anche gli altri due hanno confermato. Non perdiamoci in chiacchiere, cosa vuoi sapere?

-Che ci faceva lì?

-La mia macchina era in panne. Grazie al cielo c'eravate voi.

“Che fortuna.” -Come si chiama?

-Mi chiamo Alice.

-Piacere di conoscerla, Alice. Io proprio non capisco, ha già sentito abbastanza la stessa storia, perché ha intenzione di ascoltarci tutti?

-Non è detto che le versioni siano uguali, a cominciare dalla sua che, a quanto mi hanno detto, è parecchio diversa quindi se collaborasse mi farebbe un grandissimo piacere.

-Molto bene. Tutto cominciò quando...

 

“Mi ero alzata distrattamente dal mio letto d'ospedale e mi guardai attorno. Era tutto così bianco e cadaverico, e nonostante io ne avessi viste a centinaia di stanze come quelle, in vesti da paziente era tutto diverso. In quel periodo girava un parassita terribile: si insediava nel cuore e utilizzava i tuoi preziosi battiti per nutrirsi e si librava in tutto il corpo diffondendosi nel sangue. Io fui abbastanza fortunata, se così si può dire, perché quando fui infettata la cura esisteva. Una volta guariti la situazione era comunque debilitante, io quasi non mi reggevo in piedi, ma per un motivo o l'altro mi dimisero. D'impulso feci le valigie: volevo partire per prendermi una pausa e per fare più chiarezza con me stessa. In fondo al cuore lo sapevo, il mio intento era solo scappare via poiché in quel periodo mi avevano praticamente uccisa. Mio fratello Duncan voleva impedirmelo a tutti i costi, diceva sempre “Sei troppo debole!” “E se ti accadesse qualcosa?!” ma nemmeno lui sarebbe riuscito a fermarmi, per quanto gli volessi bene. Alla fine si arrese, ma mi stava uccidendo con lo sguardo e il giorno della partenza mi evitò per cercare di farmi sentire in colpa, cosa che non funzionò. Gli sentii dire una cosa sottovoce: “È stata tutta colpa di quel bastardo. Me la sta portando via di nuovo...”. Si riferiva a Matt Hunter, il mio ex fidanzato. L'inizio della “love story” era un classico: fiori, baci e serenate, ma che poi divennero schiaffi, urla e dolori. Dall'amore passò l'odio, io ero la sua valvola di sfogo, e quando lo denunciai, grazie all'aiuto di Duncan, continuò a rendermi la vita un inferno chiedendo a una sua “conoscenza” di trasmettermi il parassita che mi lasciò debilitata in un letto d'ospedale per due lunghi mesi e che aveva quasi vinto quella battaglia all'ultimo sangue. Capivo le sue paure, dopo tutto quello che mi era successo era normalissimo, ma io ne avevo proprio bisogno. Non appena arrivai nella mia nuova meta, riuscii a farmi affittare un modesto appartamento da una mia amica. Il primo giorno gettai le valigie a terra e mi buttai sul letto “Tutto si aggiusterà e andrà tutto per il meglio.” Ma Duncan ebbe ragione e, anche se a quel tempo non lo sapevo, quello sarebbe solo stato l'inizio di tutto.

   
 
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