Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Intrighidistelle    23/04/2014    0 recensioni
"Ci perdiamo per ritrovarci, ci ritroviamo per perderci. Siamo fragili, al primo soffio di vento potremmo staccarci e volare via. Abbiamo paura di tutto, e quando possiamo stiamo vicini, tutti ammucchiati, tutto abbracciati, a dimostrarci il nostro amore. Siamo succubi delle conseguenze delle azioni degli altri, non riusciamo a far prevalere le nostre. Non siamo capaci di restare uniti, di restare insieme, sappiamo già che la nostra fine è vicina, che non potremmo essere più uniti."
Asia è un po' troppo taciturna, perfezionista, troppo sola e troppo pensierosa. Troppo sbagliata per tutti, soprattutto per Mattia. Non sa cosa ci sia, con lui. Sguardi rubati e parole smangiucchiate, baci osservati da lontano e pianti segreti. Non tutte le storie finiscono bene, Asia lo sa. E lei si è sempre sentita così, una storia finita male. Asia è troppo poco se stessa e troppo tanto 'altra'. Ma lei, vuole solo lui, farebbe qualsiasi cosa per uno strofinio di labbra in riva al mare, anche togliersi la maschera e scoprirsi di fronte a tutti, segreti e passati bui compresi.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 1

You found me
(Asia)







 
Lost and insecure,
 you found me, you found me
Lying on the floor,
 surrounded, surrounded
Why'd you have to wait? 
Where were you? Where were you?
Just a little late
 you found me, you found me.

 






Il naso rosso per il troppo freddo, le labbra tutte screpolate. Gli occhi fissi sul terreno, il maglione troppo largo, i capelli troppo spettinati. L'aria troppo triste, la camminata persa.
Asia era una di quelle ragazze che nessuno notava. Mimetica, forse.
Non parlava mai, non aveva amici. I suoi compagni di classe la odiavano, in tre anni non era riuscita a formulare un discorso concreto con nessuno. Era goffa, insicura e timida; alle interrogazioni faceva quasi sempre scena muta anche se sapeva perfettamente tutto. Le persone, le persone la facevano entrare in panico. Tanti tipi di panico: gli adulti le incutevano terrore, i suoi coetanei più che altro schifo, Matteo, Matteo le incuteva amore. Nonostante non sapesse nulla di quel sentimento, lei sentiva di amarlo.
Una volta le aveva sorriso, di sbieco, quando era andata a prendere l'acqua alle macchinette. Le era partito il cuore. Lui era bello, nel suo modo strano, era bellissimo.
Ma non era per lei, nessuno era fatto per lei. Era come un pezzo di puzzle perfettamente quadrato, che non si incastra con nessun'altro. Era un puzzle già completo, ed aveva paura di scomporsi. Per questo era sola, e lo sarebbe rimasta per sempre, se nessuno l'avrebbe salvata.
 
Quella mattina era stata un po' movimentata, nella sua classe. Era arrivata una nuova ragazza, Jade, nel bel mezzo dell'anno scolastico. Si era trasferita da Milano, aveva passato l'intera mattinata a raccontare di quanto fosse figo vivere in centro e cose così.
Si era seduta vicino a Margherita, una delle ragazze più popolari della scuola, più oche e più pettegole.
C'erano due posti vuoti, nella sua classe, quello vicino a Margherita e quello vicino ad Asia. La prima doveva stare da sola perché faceva casino, la seconda voleva stare da sola. Le avevano provate a mettere vicine, ma non era durata. Margherita le cercava di dare in tutti i modi fastidio; si odiavano, loro due, un po' tanto.
Margherita e Jade, invece, sembravano una coppia perfetta. Quel giorno, le lezioni erano state praticamente interrotte: qualsiasi professore ci fosse, tutta l'ora parlavano loro due di cose futili.
Fino a quando la prof di latino, la terribile professoressa, le aveva divise ed aveva obbligato Jade a mettersi vicino a Asia. Non si erano degnate di uno sguardo, Asia era troppo concentrata a seguire la lezione, non le interessava minimamente di Jade.
Poi le lezioni erano finite e si era preparata a correre a prendere l'autobus. Tutti i giorni prendeva il primo perché era vuoto e non aveva problemi di restare in piedi. Aveva il terrore di sbagliare, di cadere. La campanella non era ancora suonata, lei aveva tutto pronto.  Ma la sua vicina di banco l'aveva fermata. Aveva interrotto la sua fuga. E lei, come un ladro scoperto dalla polizia, aveva parlato velocemente e a testa bassa. Le aveva chiesto come doveva fare per tornare a casa, se sapeva quale era la via più veloce per arrivare in corso Garibaldi. Le aveva solo risposto che sapeva solo come ci si arrivava per la via della stazione, ma no, non era la più corta.
Non abito in centro, non mi posso permettere di vivere in centro, non mi interesso delle vie del centro; aveva ammesso a testa bassa. Il ladro confessa il crimine. Di solito viene arrestato, mani in alto. Ma lei è veloce e riscappa. E finisce nelle mani della giustizia più dura e crudele. Centinaia di ragazzi che si riversavano per i corridoi ridendo, parlando, facendo rumore. La testa le scoppiava, aveva paura. Odiava quelle situazioni, le erano capitate poche volte, ma erano sempre micidiali. Era brava, scappava prima, sempre; aveva imparato a fuggire dalle cose brutte. A fuggire dal mondo, perché il mondo intero è una cosa brutta. Si sentiva mancare l'aria. C'era forse troppa vita lì intorno e lei si sentiva morta. Passo dopo passo, stava arrivando all'uscita. Si spostò un attimo per respirare, un piede le intranciò il cammino. Inciampò e cadde, addosso a un paio di ragazze. Il ragazzo che l'aveva fatta cadere la guardò e rise. "Sfigata di merda, guardi dove metti i piedi, psicopaticata." Poi si voltò e se ne andò. Le due ragazze si lamentarono per un'unghia rotta e per il male ad una costola, la guardarono e se ne andarono. Lei rimase a terra, cercando di alzarsi. Da sola. 
Era in ginocchio quando una mano entrò nella sua visuale. La invitava ad alzarsi. Non guardò di chi fosse, la vergogna era troppa e la limitava. Mano maschile, forte; si intravedeva la manica della giacca a vento. Con lo sguardo rivolto verso terra, la prese e si rimise in piedi, con il suo aiuto. La gente continuava a guardarla, mentre passava. Era tutto successo nel giro di pochi minuti eppure le sembravano ore da quando era suonata la campanella. I ragazzi spettegolavano, ridevano. Quanto è sfigata, quanto è sbagliata.
Il ragazzo che l'aveva aiutata le chiese se stava bene. Annuì debolmente ed alzò lo sguardo. Voleva ritirarlo il suo sto bene malandato. Si sentiva svenire, ora. 





ANGOLO AUTORE.
E' corto e fa schifo ok. Datemi un parere, davvero. 
L'angolo autore lo riaggiorno quando sono ispirata, scusate.
K.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Intrighidistelle