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Autore: GingerHair_    23/04/2014    3 recensioni
Emma Gant è una liceale diciassettenne che vive a Londra con la sua famiglia.
È una normalissima ragazza come tutti gli altri, odia andare a scuola, litiga con i propri genitori, ha una migliore amica, una cotta per un ragazzo e non ha acnora un'idea precisa di ciò che farà in futuro.
Il suo penultimo anno di scuola, Emma rischia di essere bocciata, per cui dovrà impegnarsi più che potrà, dovrà coordinare il suo studio con le amicizie, l'amore e la famiglia.
Come se tutto ciò non bastasse, il suo cuore si troverà a battere per due ragazzi, così diversi fra loro ma che le piacciono tanto.
Ripensai un momento a quanto mi piacevano i contrasti.
Forse era per quello che amavo due ragazzi così diversi fra loro.
Uno dagli occhi color miele, mi trasmettevano calma e tranquillità, potevo perdermici per ore.
L'altro dagli occhi azzurri come due schegge di vetro, si muovevano rapidi e mi incutevano terrore, a volte.
Erano così diversi, ma li amavo così tanto entrambi.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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« Emma, non capisco niente, parla con calma! » mi rimproverò Nina. Le stavo raccontando, o meglio, provando a raccontare, ciò che era successo, ma ero così confusa e agitata che non riuscivo a trovare le parole.
« Allora, hai baciato Zayn, giusto? » mi chiese. Io annuii.
« E ti è piaciuto? ».
Annuii di nuovo.
« Non capisco dove sia il problema »
« Il problema è che io sto con Louis! » le ricordai.
« Ho sempre sostenuto che tu e Zayn siate perfetti e che devi lasciarlo, adesso hai anche il pretesto per farlo » mi disse con semplicità.
« Non è così facile » replicai. Dopotutto amavo Louis, per quanto Zayn mi potesse piacere, lo conoscevo appena mentre Louis… beh, conoscevo poco anche lui. Per quanto potessi illudermi che lui mi amasse dovevo ammettere di non conoscerlo, perché era la verità. Solo che la sua non-conoscenza era probabilmente la cosa che ci teneva insieme.
« Però con Zayn sarebbe tutto più facile: potreste avere una relazione alla luce del sole e non avreste bisogno di scuse per incontrarvi » mi fece notare. Era inutile replicare, Nina aveva ragione. Nonostante questo c’era qualcosa che mi faceva sentire tremendamente in colpa nei confronti di Louis: forse avrei dovuto confessargli tutto e chiarire anche con lui, se mai mi avesse rivolto di nuovo la parola.
Aspettai che arrivasse l’ora di pranzo: si trovava ad insegnare in una classe del secondo anno, era seduto alla cattedra e parlava tranquillamente con alcune sue studentesse, chiaramente più interessate a lui che non a quello che stava dicendo.
« Professore, posso parlare con lei? » gli chiesi entrando nell’aula.
« Gant, puoi farlo dopo » mi rispose con semplicità, fissandomi. Gli mimai un “Ti prego, Louis” con le labbra quando le altre non guardavano e mi morsi un labbro, in attesa della sua risposta. Lui mi scrutava con i suoi occhi azzurri, evidentemente indeciso sul da farsi.
« Va bene » disse infine « Ragazze, lasciatemi solo, con voi finirò di parlare più tardi ».
Le vidi andarsene dall’aula mentre parlottavano ridendo tra di loro e mi lanciavano occhiatacce. In quel momento mi sarebbe piaciuto urlare contro di loro dicendo che quello era il mio ragazzo, e se c’era qualcuna che doveva ritenersi seccata ero io, ma non mi sembrava una buona idea, così le insultai mentalmente e rimasi in silenzio a fissare Louis a mia volta.
Parlai solo quando fui sicura che si fossero allontanate e che fossimo soli.
« Louis, non posso andare avanti così » esordii « Sono confusa e ho bisogno di spiegazioni, ho bisogno di parlare con te ».
Stranamente lui non sembrava voler aprir bocca, così continuai a parlare io.
« Insomma, non so quasi nulla di te e se da una parte questo mi affascina dall’altra mi spaventa… dopotutto l’altro giorno avevi ragione, sai? Io non sono molto diversa dalla donna che stava con mio padre, per cui se dobbiamo proprio tradire tua moglie almeno voglio che tu mi racconti la tua storia » avevo la gola secca. Louis continuava a fissarmi, forse cercando di capire dove volessi arrivare, senza parlare.
« Louis, ti prego, parlami » lo supplicai.
« Hai ragione » disse infine, con un tono di voce che non gli avevo mai sentito usare: sembrava triste e amaro, il tono di chi mette fine ad una storia importante. In quel momento mi resi davvero conto che, se Louis mi avesse raccontato la verità lo faceva perché aveva intenzione di rompere con me, e non fui più tanto sicura di avere bisogno di sentirlo.
« Non ce la faccio più, Emma » mi confessò. Solo in quel momento mi sembrò di sentire tutta la sua  stanchezza e vederlo così fragile, come un foglio di carta accartocciato, mi fece male.
« Fingo che tu non sia importante per me, quando invece ti amo, anche se questo mi uccide lentamente e senza che io possa farci niente » continuò a dire, con lo sguardo spento.
« Perché dici così? » dissi deglutendo. Avevo la bruttissima sensazione che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrei parlato con lui e mi spaventai a morte. Non ero pronta a vivere senza Louis.
« Perché è la verità. All’inizio era partito tutto come un gioco, volevo solo un’altra persona difficile da conquistare per mettermi alla prova, per procurare un altro cuore infranto così che non fossi più l’unico a soffrire, invece mi sono veramente innamorato di te e questo rende la mia partenza più difficile ».
Quelle parole mi colpirono come uno schiaffo.
« Come la tua partenza? Parti? Dove vai? Non puoi lasciarmi sola…» sapevo che quelle parole suonavano egoistiche, ma non riuscivo a fare a meno di pensare che la mia vita senza di lui non avrebbe avuto senso. Forse ero un po’ tragica, eppure in quel momento mi sentivo proprio così.
« Sì, la tua professoressa torna e io vado a finire l’università. Torno a New York, da mia moglie » mi rispose.
« Non puoi, non adesso che mi hai detto che mi ami » dissi appena in un sussurro. Avevo le lacrime agli occhi.
« Vedi? Sapevo che non avrei dovuto farlo, lo sapevo. Io non sono forte, sono debole. Sapevo che se avessimo parlato sarebbe stato difficile allontanarmi da te, sarebbe stato impossibile » disse con amarezza. Ora anche lui stava per piangere e mi faceva davvero paura. Per quanto odiavo quando rimaneva indifferente, sapevo che sotto di lui c’era altro, che era molto di più che una maschera di crudeltà e menefreghismo, ma vederlo davvero mi faceva capire che ciò che stava accendo fra di noi era definito e mi sarei dovuta abituare a non averlo più intorno.
« Smettila di dire così! » gli intimai iniziando a piangere. Era la prima volta che piangevo davvero davanti a lui e, per un momento, lui mi guardò stupito, poi si alzò e venne ad abbracciarmi dolcemente, come mai aveva fatto quando stavamo insieme e questo non fece altro che aumentare le mie lacrime.
« Dio, come ti amo » mi sussurrò « Amo il fatto che tu dica sempre quello che ti passa per la testa, che credi ancora che il mondo sia fatto da persone buone e cerchi di tirare fuori il meglio da ognuno, amo quando ti perdi nei tuoi pensieri e non ti accorgi che ti sto fissando, amo quando arrossisci, perché non sono molte le ragazze che lo fanno ancora, amo il fatto che nonostante ti creda un’adolescente ordinaria sei straordinariamente fuori dal comune ».
Era la cosa più bella che lui, o qualsiasi altra persona, mi avesse mai detto.
« Ti amo anche io Louis e nonostante tu continui a recitare la parte della pessima persona ho la certezza che tu non lo sia » gli confessai a mia volta.
« Ho sempre pensato che la mia testardaggine ti avrebbe spinta a desistere dal cercare il vero me, ad accontentarti di uno con cui venire a letto, così che questo inevitabile addio non sarebbe stato così doloroso, ma non riuscivo a impegnarmi al massimo con te. Ogni volta che ti trattavo male mi sentivo morire e la paura che tu mi lasciassi era tale da non farmi dormire la notte » mi confessò.
« Louis, basta » gli sussurrai stringendomi a lui. Eccolo, il vero Louis, quello che tanto avevo cercato e che ora mi stava raccontando tutto ciò che aveva dovuto reprimere, come un fiume in piena che rompe i suoi argini.
« No, tu meriti di sapere la verità, meriti di sapere che ogni volta che tu stavi male io stavo peggio, perché sapevo che la causa ero io, ti ferivo per dimostrare a me stesso di non essere innamorato, ma continuavo a vederti e a baciarti perché non farlo mi avrebbe ucciso. Vedi, dico di amarti, ma sono solo un’egoista, penso solo a me stesso. Sono troppo orgoglioso per ammettere seriamente che tutto quello che facevo l’ho fatto per te e non per me stesso ».
« Non è vero Louis, non sei egoista » gli dissi, ma lui non parve sentirmi. Ormai aveva deciso che mi avrebbe confessato quello che provava e qualsiasi cosa gli avessi detto non l’avrebbe ascoltata. Non potevo far altro che stringerlo ed ascoltarlo e forse questa sensazione di impotenza fu una delle peggiori che avessi mai provato.
« Io non ti merito, Emma. Anche se sono giovane non posso cambiare: sono una persona crudele ed egoista, non che mi piaccia, ma devo essere così se voglio sopravvivere. Non vorrei tradire Eleanor, lei è una brava ragazza, ma penso sempre che lei debba soffrire quanto ho sofferto io e non riesco a fare a meno di comportarmi in questo modo » fece una pausa e lo strinsi, continuando a piangere.
« Ma sono così e non posso farci nulla: non abbastanza forte per sopportare la crudeltà della vita; non abbastanza debole da farmi schiacciare da lei ».
« Se non la ami perché non la lasci? » gli chiesi « Forse anche lei ti tradisce, forse anche lei ama un altro… che senso ha illuderla? » anche se dalle mie parole sembrava che mi stesse a cuore Eleanor la verità era che lo facevo per me stessa: se l’avesse lasciata avrei potuto avere Louis tutto per me e, una volta che mi sarei diplomata, non avremmo più avuto ostacoli che ci avrebbero impedito di stare insieme. Forse lui non era l’unico ad essere egoista. Forse lo ero anche io ed era per quel motivo se stavamo insieme.
« Emma, lei mi ama. E poi… ci sono cose che non sai del mio passato. Non l’ho sposata perché la amo: l’ho sposata perché dovevo »
« Che intendi dire? » gli chiesi confusa.
« Sediamoci, è una storia lunga » mi ripose, di nuovo in tono stanco. Ecco, ora avrei saputo la verità, Louis me l’avrebbe confessata e poi sarebbe sparito per sempre. Ho sempre creduto che tutto nella vita avesse un prezzo e quello che dovevo pagare io per sapere la verità era Louis stesso. Forse era troppo alto, sapevo di averlo reso io così alto, con la mia morbosa voglia di conoscere.
Ci sedemmo sopra di un banco, lui che guardava il pavimento con aria afflitta e io che pendevo dalle sue labbra, come avevo sempre fatto, in attesa che lui si decidesse a parlare.
« Quando facevo la scuola avevo un migliore amico. Si chiamava Mike Calder ed era il fratello maggiore di Eleanor. I loro genitori sono delle persone molto influenti con molti soldi e già da allora non approvavano la nostra amicizia: io venivo da una famiglia normale, mia madre era divorziata e avevo una quantità incredibile di sorellastre, cosa che per loro sembrava essere quasi uno scandalo, anche se fatico tuttora a capire perché mai dovrebbe esserlo.
Comunque, io e Mike ci divertivamo come gli adolescenti facevano di solito. Ci ubriacavamo nei week-end, parlavamo di ragazze, saltavamo la scuola e ci divertivamo a prendere in giro sua sorella, che aveva da sempre una cotta per me. Io ero felice così e ti giuro che quello che successe dopo non sarebbe mai accaduto se si fosse trattato di me, ma già a quel tempo non ero in grado di oppormi al volere degli altri. Una sera io e Mike ci siamo lasciati andare troppo e, oltre alle solite birre, abbiamo preso delle sostanze. Non ricordo bene cosa successe dopo so solo che il giorno dopo mi risvegliai in ospedale, con la mia famiglia che mi guardava piangendo da dietro un vetro. Solo più tardi mi raccontarono che avevamo avuto un incidente e che Mike era morto, mentre io ero sopravvissuto per miracolo. Per alcuni giorni non volli parlare con nessuno, mi chiusi così tanto in me stesso che temetti di non riuscire più ad uscirne, ma grazie alla mia meravigliosa famiglia riuscii ad accettare il fatto e superarlo. Mi stavo riprendendo quando seppi la brutta notizia: i genitori di Mike volevano farmi causa, avevano trovato delle prove per cui secondo loro ero stato io ad uccidere loro figlio, dandogli della droga »
« Ed era vero? » gli chiesi, interrompendolo.
« No. Non l’avrei mai fatto ma, come ti ho già detto, anche a distanza di anni i miei ricordi sono confusi. Dove l’avevamo presa? Non ricordo. Come mi aveva convinto? Non so nemmeno questo… e il mio essere stato debole mi fa schifo, perché se avessi avuto il coraggio di dire no forse ora non mi ritroverei in questa situazione, forse lui sarebbe ancora vivo e io potrei amarti senza sentirmi tremendamente in colpa ».
« Non capisco una cosa: cosa c’entra il fatto che tu abbia sposato sua sorella con tutto ciò? Non sarebbe stato meglio se ti fossi allontanato il più possibile da quella famiglia? »
« Come ti ho detto volevano farmi causa, ma erano anche a conoscenza dell’amore che Eleanor provava per me, così mi offrirono la possibilità di sposarla, facendomi imparentare con loro, una famiglia molto potente e ricca, mettendo a tacere tutto ciò che era successo. Ancora una volta fui troppo debole per rifiutare, ma ho pagato a caro prezzo la mia scelta: ora non posso divorziare da lei e dovrò renderla felice, se non voglio perdere tutti i favori che ho acquistato e, credimi, sono davvero tanti ».
Ora che conoscevo tutta la sua storia mi sembrava di vederlo in maniera diversa. Non era più l’uomo affascinante e misterioso che aveva tutto sotto controllo, ma un ragazzo non ancora cresciuto che aveva avuto paura, e la paura l’aveva portato a sbagliare. Pensavo che una volta che mi avrebbe confessato tutto avrei perso il mio interesse verso di lui, ma mi sbagliavo: sentivo di amarlo come non mai ora che aveva deciso che io ero una persona che amava abbastanza da confessargli tutto.
Mi sentivo onorata di essere amata da lui, perché dopo tutto quello che gli era successo per lui sarebbe stato difficile provare di nuovo quei sentimenti e sapere di essere stata quella a cui aveva deciso di aprirsi, quella che lo aveva fatto innamorare di nuovo, non poteva che rendermi felice.
« Ti amo, lo sai, vero? » gli chiesi guardandolo.
« Lo so, ma la nostra storia non può funzionare » mi rispose tristemente.
« Ti svelo un segreto » gli dissi scendendo dal banco e avvicinandomi a lui, tanto da portare le mie labbra accanto al suo orecchio. Sentii i suoi muscoli irrigidirsi, il suo respiro sul mio viso e il battito del suo cuore, nel silenzio più totale della stanza.
« Io l’ho sempre saputo, ma questo non mi ha impedito di amarti come ti amo ora. E ti amerò sempre, non importa quanto tu mi ripeta che sei egoista o che non mi meriti, perché io ti vorrò lo stesso. Quello che sento è qualcosa che va al di là del giusto o dello sbagliato e me lo porterò dentro fino alla morte, o chissà, forse anche più in là, perché non riesco a cancellarlo facilmente » gli sussurrai.
Lui prese il mio viso tra le mani e mi guardò intensamente, con quei suoi occhi blu come il mare che amavo e li guardai più che potevo, me li sarei marchiati a fuoco nella mia memoria se fosse stato necessario, perché non me li sarei mai scordati. Poi lui mi baciò, fu un bacio impetuoso e disperato, che racchiudeva tutto il nostro senso di debolezza e il nostro amore.
« Addio, Louis » gli sussurrai staccandomi.
« Addio, Emma » mi rispose.
Da quel giorno non lo rividi mai più.


 
 
 
 
Sì, è vero, avevo detto che avrei fatto anche l'epilogo, ma alla fine ho optato per far finire questa storia così. Non lo so, forse ho sbagliato, la verità è che sento che qualcosa dentro di me è cambiato, è passato così tanto tempo da quando ho pubblicato questa FF che non la sento più mia e non vedo l'ora di concluderla ora. Per cui mi dispiace se il finale vi ha deluso o altro, ma alla fine questa era la storia di Emma e Louis, non Emma e Zayn o di Nina e Niall, nonostante inzialmente l'idea fosse questa. Solo che l'avevo immaginata in maniera diversa, sono cambiate molte cose mentre scrivevo, in primis il mio stile, poi la mia mentalità, poi la mia passione e l'impegno che lentamente ci ho messo, per cui non sono riuscita ad attenermi all'idea originale.
Quella che doveva essere un FanFiction in cui erano presenti un po' tutti è diventata la storia di Emma e Louis, me ne sono resa conto troppo tardi e, quando l'ho fatto, non sono riuscita a cambiarlo, perché ormai mi sentivo che dovevo continuare in questo modo. 
Per cui mi dispiace se vi ho deluso ma, davvero, l'idea di partenza si è sviluppata in un modo che non avrei mai potuto prevedere e non sono stata abbastanza forte da controllarla. Comunque, il fatto che lui fose sposato con Eleanor solo per un ricatto era la mia idea basilare e spero di essermi spiegata bene per farvi capire che i due si amano, ma non possono stare insieme perché non è giusto e a volte c'è qualcosa più forte dell'amore. Questa doveva essere la morale da inserire nell'epilogo, ma spero di averla fatta capire anche qui.

Dopo tutto questo palloso angolo autrice ci terrei a ringraziare le persone che questa storia la seguono da sempre e che hanno insistito affinché aggiornassi. Un grazie va sopratutto a Irene perché lei mi aiuta sempre e mi ispira in maniera sempre più improbabile ahahahaha.

Il titolo di quest'ultimo capitolo è preso da Never, All the luck in the world.

Grazie per avermi accompagnato fino a qui, spero di non avervi deluso e di ritrovarvi semmai in futuro pubblicherò qualcosa.


GingerHair_
   
 
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