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Autore: Jade Okelani    19/12/2004    8 recensioni
La scuola di Stregoneria e di Magia di Hogwarts nasconde un profondo mistero fra le sue mura, una antica società che trabocca di potere. Ginny Weasley non vuole altro che entrare a farne parte, insieme a tutti i privilegi che questo comporta. Draco Malfoy ha il suo futuro nelle sue mani, a patto che lei aderisca a certe condizioni per il periodo di un mese. La fine dell'inverno porta con sè dispiacere, gioia e cambiamenti.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Our Winter

(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 8 è stato tradotto da Erika in esclusiva per EFP

~

Capitolo 8 : Noi non abbiamo banane

~

Sentendosi incredibilmente a terra, e non avendo nessun motivo per nascondersi ora che Ron sapeva più o meno tutto, Ginny si ritirò nella sala comune di Grifondoro, decisa a piangersi addosso.

Il suo piano andò a rotoli quando, raggiunta la sala, vi trovò Hermione ad aspettarla.

"Non ti giudicherò," dichiarò ferma Hermione, "anche se è Draco Malfoy. Voglio solo assicurarmi che tu non faccia un grosso errore."

"Non devi preoccuparti," rispose Ginny con un sospiro, "perchè non potrei commettere errore più grande di quello che ho già fatto." Si lasciò cadere sul divinao vicino ad Hermione.

"Oh Dio," fece Hermione preoccupata, "che hai fatto?" Ginny sentì bene quel 'ora' alla fine della frase, ma Hermione era troppo dolce per dirlo ad alta voce.

"Gli ho detto che lo amo," disse Ginny, e poi scoppiò in lacrime.

"Oh, Gin," Hermione fece per rincuorarla, dandole piccole e disordinate pacche sulla schiena. Ginny aveva notato che Hermione non si sentiva esattamente a suo agio ad esprimere il proprio affetto in pubblico, anche se Harry non faceva testo. All'inizio, era stato come guardare due porcospini cercare di accoppiarsi senza pungersi l'un l'altro. Avevano superato quella fase, naturalmente, e ora erano disgustosamente affettuosi fra loro, ma era in momenti come questo, con Hermione che le dava pacchette imbarazzate sulla schiena, che si ricordava di quanto a disagio fosse un tempo l'amica con la normale interazione umana.

"Ha fatto qualche commento odioso?" chiese Hermione, cercando di esserle vicina.

"No," Ginny si soffiò il naso. "Non ha avuto il tempo di dire niente. Mi ha fissato completamente stordito per qualche attimo, poi la McGranitt è venuta a portarlo in punizione."

Hermione sembrava confusa. "Non ha detto niente?"

"Sicuramente pensa che sono una stupida," piagnucolò Ginny. "Tu penserai che sono una tale stupida! Di certo so che Ron pensa che sia stupida!"

"Nessuno pensa che tu sia stupida," dichiarò Hermione decisa. "Siamo solo tutti preoccupati per te, tutto qui."

"Beh, non avete di che preoccuparvi ora," rispose Ginny sicura, "perchè dopo quello che gli ho detto, Draco Malfoy probabilmente vorrà mettere fra noi almeno una distanza di 10 metri, patto o non patto."

"Sì, ecco, volevo parlarti proprio di quello," disse Hermione, "di che patto parli?"

Ginny socchiuse gli occhi, sospettosa. "Che intendi con il fatto che 'volevi parlarmene' ?"

Arrossendo un poco, Hermione fece spallucce. "Beh, tu e Malfoy non vi stavate preoccupando di tener la voce bassa e ho afferrato un po' dell'inizio della vostra conversazione. Anche se Harry mi ha fatta allontanare prima della tua piccola dichiarazione, ricordandomi che non è corretto spiare le conversazioni private altrui." Hermione si ricompose un attimo. "Non si penserebbe che lui e Malfoy sono stati nemici per la pelle per più di sette anni, viste queste uscite di Harry."

"Non posso parlarne," disse Ginny dopo un po'. "Non mi è permesso."

"E' Malfoy che non ti permette di-"

"Non Draco," la corresse Ginny. "Non tutto ruota intorno a Draco Malfoy. Io non posso parlarne per ragioni che io non posso svelare."

Con le labbra serrate, Hermione annuì rassegnata. "Va bene allora. Se sei sicura?"

"Certissima."

"Allora abbiamo solo un'altra cosa di cui discutere."

"Ah sì?" chiese Ginny, confusa.

"Ho il sospetto che Draco Malfoy non sia così indifferente verso di te come sembri pensare," mise in chiaro Hermione, "e visto quanto sei pateticamente innamorata di lui, penso che sia meglio piantare qualche paletto per evitare guai."

"Guai," ripetè Ginny piano.

"Un'invenzione Babbana," dichiarò Hermione con un sorrisino, "che la comunità magica non ha accettato, ma a cui non ha trovato nemmeno un sostituto, magari perchè non ci ha provato o forse per una qualche idea di castità forzata fino al matrimonio; non è chiaro." Hermione tirò fuori una scatola fuori dalla sua borsa.

"Cos'è quello?" bisbigliò Ginny.

"Si chiamano profilattici," rispose Hermione, piazzando la scatola sulle ginocchia di Ginny, "e servono per assicurare che, se le cose andassero fuori controllo con Malfoy, la tua intera esistenza non sia rovinata."

"Cosa ... cosa fanno?" si chiese Ginny. "Bisogna ingoiarli?"

"No," disse Hermione con fare gentile. "Sono ... beh, sono per lui. Tu ... ecco ... " Ora Hermione era rossa come un pomodoro. "Ci sono le istruzioni dentro," bofonchiò, aprendo la scatola e passando a Ginny un piccolo pezzo di carta ripiegato su se stesso.

Ginny cominciò a leggere velocemente, e ben presto il rosso sulle sue guance superò in intensità quello dei suoi capelli. Hermione cercò di guardare ovunque piuttosto che incrociare lo sguardo di Ginny.

"Hermione," sibilò Ginny, scandalizzata, "Non è ... voglio dire, non pensi che sia un po' prematuro?"

Hermione alzò un sopracciglio. "Tu pensi sia prematuro?"

"Non lo so!" sbottò Ginny. "Non so nemmeno cosa prova lui-"

"Non ti sto dando questi per quello che prova lui," dichiarò Hermione ferma. "E' quello che provi tu che mi preoccupa. E poi, la prevenzione non è mai prematura."

"Hermione, non posso," disse Ginny, con le gote in fiamme. "Non posso e ... Draco non ... o sì?"

"Harry sì," la rassicurò Hermione gentilmente.

"Ma Harry ... cioè, lui è cresciuto fra i Babbani, no? Allora questo non era una cosa del tutto estranea per lui ..."

"Una volta che avrai spiegato a Draco che questo garantisce praticamente che non rimarrai incinta, lo userà," riaffermò Hermione con certezza.

"Come ... voglio dire, glielo butto e gli dico di metterselo prima di venire a letto?" chiese Ginny, sentendosi come se l'intera conversazione facesse parte di un altro mondo.

"Puoi," disse Hermione piano, "o puoi far sì che metterlo sia parte del ...  divertimento," terminò, dopo aver cercato la parola giusta.

"Parte del divertimento," ripetè Ginny piano, contemplando la scatola che le stava fra le mani.

"Dovresti fare pratica," disse Hermione, "nel caso lui sia un fallimento a metterlo."

Gli occhi di Ginny uscirono dalle orbite. "Pratica?!"

Hermione le sembrò confusa per un attimo, poi scosse la testa, emettendo un suono strano a livello della gola. "Non a quello - a mettere il profilattico!"

"Oh!" fece Ginny a voce alta, sollevata. "Oh," fece ancora, di nuovo incuriosita. "Come?"

"Usa questa," disse Hermione, tirando fuori una banana dalla borsa. Ginny la osservò dubbiosa, ed Hermione fece spallucce.

"Ma non dire a Ron chi te li ha dati."

~

Questa volta non fu un incantesimo a chiudere le tende intorno al suo letto, ma una mano tremolante che lasciava trasparire il nervosismo della sua proprietaria. Intrufolarsi nelle segrete dei Serpeverde era stato più facile di quanto avesse potuto immaginre. Una volta che si sapeva la password, non era difficile attraversa la sala comune senza essere visiti. C'erano così tanti luoghi bui che in effetti sembrava un luogo nato per essere teatro di sotterfugi.

E nessuno fra i Serpeverde andava a letto presto; nessuno, tranne Draco Malfoy.

Draco era ancora in punizione dalla McGranitt e Ginny si stava già chiedendo cosa diavolo le era preso per farle compiere un gesto sconsiderato come quello. Aveva ancora il tempo di andarsene e lui non avrebbe mai saputo che lei aveva messo piede lì, mai saputo che era venuta da lui con dei profilattici nella sacca dei libri e quasi niente sotto la divisa.

Chissà come, durante la sua conversazione con Hermione, nell'ora che aveva passato a fare pratica con la banana, Ginny si era resa conto di una cosa: voleva Draco. Non era esattamente una novità; ma la sicurezza che ora aveva della cosa era una novità eccome. Mancavano solo alcune settimane alla fine dell'anno scolastico, e quando fosse finito, Draco sarebbe andato avanti con la sua vita e probabilmente non l'avrebbe mai più visto. Quell'idea le sembrava quasi inconcepibile e costrinse Ginny ad accettare la verità che la spaventava: lei lo desiderava e non le importava che lui la amasse o meno. Voleva semplicemente stringerlo; voleva appartenergli, anche solo per un momento. Altrimenti, avrebbe sempre guardato dietro di sè, a questo momento, alla prima volta che si era innamorata, con nessun'altra sensazione che non fosse il rimpianto; e il sentimento che provava, la disperata onestà del suo amore, meritava di meglio.

Comunque, ciò significava che doveva restare esattamente dov'era ad aspettare, con tutto il tempo del mondo perchè i dubbi e le recriminazione le entrassero nella testa. Lui l'avrebbe mai voluta? Domanda stupida, visto che lui era un maschio adolescente e lei una ragazza disponibile. Ma la voleva come qualcosa di più di un semplice corto caldo e disponibile? Ginny pensava che forse gli piaceva un po'. Sicuramente era attratto da lei, ma Ginny aveva l'impressione che non volesse esserlo. La baciava  fino a farle mancare il respiro, poi dopo si mostrava distante, o arrabbiato.

Di certo, era un volubile bastardo. Ginny sentì le labbra incurvarsi all'insù. Qualche settimana prima, quel pensiero sarebbe stato amaro, pieno di tutta il risentimento che tutta la sua famiglia aveva avuto verso i Malfoy per anni. Ora, era quasi amorevole. Ora conosceva Draco, lo conosceva oltre la voce sprezzante che riecheggiava nei corridoi e i commenti pieni di rabbia che Ron faceva su di lui da anni. Era viziato e arrogante e poteva essere piuttosto freddo; era anche divertente, leale, pienamente concentrato nelle cose che lo interessavano davvero, e passionalmente tenero. Ed era tanto, tanto dolce con lei.

In coda a quel pensiero venne il suono di passi oltre le tende. Ginny trattenne il respiro, sperando che non fosse un altro dei ragazzi Serpeverde che andava a dormire; sperando che lo fosse, perchè non credeva di essere pronta ad affrontare Draco. I passi si avvicinarono al letto lentamente, poi sembrarono arrestarsi e sapeva che doveva aver capito che lo stava aspettando. Passò un momento infinito, poi le tende si aprirono e una striscia del suo viso le fu visibile, il resto oscurato dalla fioca luce della stanza.

Dopo un attimo di indecisione, Draco salì sul letto, lasciando che le tende ricadessero al loro posto dietro di lui. Il suo sguardo si incrociò con quello di lei; entrambi erano  seduti sulle ginocchia, e pochi centimetri li separavano. Ginny aspettò che dicesse qualcosa, ma continuava a fissarla come se non riuscisse a credere che fosse vera. Alla fine, poichè l'attesa la stava uccidendo, Ginny aprì la bocca per parlare.

"Draco--"

Lui le appoggiò le dita sulle labbra e scosse piano la testa. La sua mano si spostò fino ad accarezzarle l'intera guancia con il palmo, mentre il suo pollice le tormentava il labbro inferiore con avida gentilezza. Dopo un attimo, portò anche l'altra mano a incorniciare il suo viso, fra entrambe le mani, mentre le sue dita tracciava e memorizzavano i contorni delle suo labbra.

"Non sei più la mia schiava," disse calmo, con voce bassa e ruvida come se il solo parlare gli riuscisse incredibilmente difficile.

Lei comprese quello che stava dicendo, e fu come se un grosso peso le fosse stato tolto dalle spalle. Aveva capito perchè era lì, aveva compreso quello che aveva troppo paura di dirgli. E le stava dando la facoltà di decidere, facendole sapere che non era qualcosa che si aspettava da lei per adempiere alle regole dell'Ordine. Si sarebbe trattato solo di loro, solo di quello che volevano l'uno dall'altro.

"Draco," mormorò lei ancora, e lui scosse la testa, portandola un po' più vicina a sè.

"Baciami, mocciosa," disse piano, e anche se dal suono poteva sembrare un ordine, i suoi occhi grigio tempesta la stavano implorando.

Non desiderando altro, Ginny si sporse in avanti e premette le sue labbra contro le sue, con le braccia che andavano attorno al suo collo, e la sua bocca sulla sua era come gli Scacchi magici, le ranocchie di cioccolata, le tempeste, e Doppie pozioni cancellato, tutto assieme. La lingua di lui premette contro le sue labbra e lei si aprì per lui, mentre le dita affondavano nella seta dei suoi capelli nel vano sforzo di memorizzare la sensazione che lui le provocava.

Caddero l'uno sull'altro, drogandosi con lunghi baci afrodisiaci. Le mani di Ginny andarono al nodo del suo mantello, e lo sciolsero prima di spostare la sua attenzione ai vestiti di Draco. Ruppe il loro bacio abbastanza a lungo da togliergli quella cosa da sopra la testa, poi si mise al lavoro sulla sua cravatta.

"Aspetta," bofonchiò lui, fermando le mani di lei con le sue. Le portò entrambe alla bocca e le piantò baci rozzi e disperati sulle nocche.

"Perchè?" chiese lei, senza fiato.

"Io non posso farti promesse," disse con un tono che lasciava trasparire a tonnellate il dolore che gli costava una tale ammissione.

"Non voglio promesse," bisbigliò lei, togliendogli una delle sue mani per portarla ad accarezzargli un lato del viso.

"Le meriti," insistette. "Non sono esattamente un animo nobile, e apprezzerei che notassi lo sforzo che faccio ogni tanto."

"Se avessi voluto un tipo nobile, non sarei andata a cercarlo nella casa di Serpeverde, no?" precisò lei secca, posando un bacio al lato della sua bocca. Dato che poteva, andò ad assaggiare con la lingua quella porzione di pelle.

Draco le afferrò entrambi i polsi con le mani ancora una volta e la allontanò da sè abbastanza da poterla guardare negli occhi. "Non sei andata a cercarlo, punto," precisò con rabbia. "Non dovresti-"

"Amarti?" gli chiese, pianissimo. Lacrime le scivolarono giù dagli occhi e non si prese la briga di combattere la presa che aveva sui suoi polsi. Poteva immaginare quanto gli sembrasse vulnerabile in quel momento; sapeva quanto piccola si sentiva vicino a lui. Eppure non aveva paura. La stretta che aveva su di lei era salda, ma non dolorosa. Draco Malfoy, il 'ragazzo cattivo' di Hogwarts, era l'unica persona che avesse mai fatto accelerare il battio di Ginny, le avesse mai fermato il cuore, facendolo correre allo stesso tempo, e la sua mente si concesse di spegnersi per un attimo, contenta di poterlo avere tutto per sè almeno in quel momento.

Le sue parole sembrarono appoggiarsi su di lui come la copertina su un bambino e lui la osservò attentamente, soppesando, ne era certa, quanto fosse sicura di quello che diceva. La gente diceva a Draco in continuazione cose senza pensarci, senza dietro nessuna genuina emozione. L'amore di suo padre praticamente non era esistito, e si era premurato di strappare via l'umanità di Draco, lasciandolo sanguinante e pieno di cicatrici, con l'amarezza e crudeltà come uniche armi contro quello che la vita aveva da offrirgli. Gli amici di Draco erano falsi e, per quel che ne sapeva Ginny, non aveva mai avuto una vera ragazza. C'era mai stato qualcuno che lo avesse amato, non perchè dovevano, ma perchè era solo Draco?

"E' questo quello che devo fare?" continuò, con una lacrima che le solcava il volto. "Perchè se lo è, ho fallito miseramente." Ricacciò indietro un singhiozzo, e la stretta di lui si sciolse fino a che con le dita finì ad accarezzarle i polsi in piccole cerchi, al ritmo del suo battito accelerato.

"Anche io," mormorò, poi la baciò, o forse fu lei a baciare lui, e forse si erano incontrati nel mezzo, non lo sapeva con certezza, anche giorni dopo quando raccontò l'intero episodio al suo diario, non riuscì a ricordarsi che si mosse per primo. Non aveva molta importanza però; alla fine, l'unica cosa che importava era il bacio in sè e quanto andò avanti ed avanti; come divenne gentile e rozzo, leggero e duro; il modo in cui si fece largo piano piano nella sua anima finchè non sentì una parte di se stessa librarsi, perduta in lui per sempre.

 

 

 

La seconda parte di questo capitolo è NC17, cioè non adatta ai minori di 18 anni. Fate le vostre considerazioni.
Sappiate tuttavia che è possibile comprendere la storia anche senza la lettura di questa parte, come segnalato dalla stessa autrice, che ha operato in prima persona la divisione, a favore di quei siti che non accettavano NC17.

 

 

 

 

Le sue mani si focalizzarono sul suo mantello ora, lo alzarono e lei fu compiaciuta dalla sua improvvisa mancanza di fiato quando vide cosa non indossava sotto; Ginny si morse un labbro e abbassò lo sguardo, imbarazzata.

"Hai preso freddo, a girovagare per le segrete Serpeverde senza vestiti addosso?" le bisbigliò divertito all'orecchio.

"No," bisbigliò lei a sua volta, sentendosi ancora timida, ma meno imbarazzata. "Avevo la mantella, no?"

Detta mantella venne tirata via dal suo corpo e buttata alla rinfusa in un angolo del letto. Lui indossava ancora la maggior parte della sua uniforme, il che rese Ginny ancora più intensamente cosciente di quanto fosse nuda lei al confronto. L'istinto di incrociare le braccia davanti al petto era travolgente, ma mentre spostava le mani per farlo, Draco sposò le mani sulle sue spalle, facendola restare ferma con gentilezza. La sua espressione era piena di meraviglia e lo osservò mentre il suo sguardo continuava a muoversi, dal suo seno, al suo viso, giù al suo seno, in mezzo alle sue gambe, e di nuovo al suo viso. Lo sguardo nei suoi occhi contribuì a mitigare la sua timidezza.

"Posso?" chiese in un mormorio basso e roco.

"Certo," rispose lei, senza sapere per cosa stesse chiedendo il permesso.

Lentamente, le sue mani viaggiarono verso il suo petto, e le punte delle sue dita accarezzarono, sperimentando, la pelle curva del suo seno. A Ginny mancò il fiato per un attimo e abbassò lo sguardo, mentre le mani di lui si spostavano sul suo petto ancora una volta. Col pollice sfiorò uno dei suoi capezzoli, e lei si lasciò sfuggire un gridolino.

"Piaciuto?" chiese lui assente, la maggior parte della sua attenzione - come quella di lei - rivolta alle sue mani sul suo corpo.

Ginny annuì forte con la testa, incapace di parlare, dato che i denti affondavano nel labbro inferiore. L'ultima cosa che voleva era che uno di quei ragazzi Serpeverde li sentisse. Pubblico scherno e battute sconce non erano il tipo di ricordo che voleva avere della sua prima volta.

Appiattendo la mano sinistra, Draco la adattò alla curva del suo seno, modellando piano quel dolce peso. Era così intenta ad osservare quello che faceva che non si rese conto che il suo viso era così vicino fino a che non la baciò di nuovo. Poi, la sua attenzione non riuscì più a focalizzarsi su una cosa alla volta; voleva andare in due diverse direzioni, la mano di Draco e la bocca di Draco. Staccandosi dalle labbra di lei, le sfiorò le guance con la bocca, la fronte, la mascella, tempestò di baci la gola, le clavicole, non si fermò fino a che non ebbe raggiunto uno dei suoi capezzoli.

Il primo bacio non fu diverso dagli altri; delicato, quasi casto, se non fosse stato per il fatto che la stava baciando . Il secondo però diventò più audace, il terzo ancora di più, fino a che il quarto aveva divorato l'intero capezzolo in bocca. La sua lingua uscì fuori a salutarlo, danzando delicatamente sopra la punta, e doveva essergli piaciuto il suono che lei si era lasciata sfuggire al gesto, perchè lo fece ancora, ma con più forza.

La realtà cominciò a sbiadire per Ginny a quel punto, ma era praticamente certa di aver iniziato a strappargli i vestiti di dosso. Ogni cosa era così nuova per lei ed era spinta da chissà quale incredibile forza, che le viveva dentro, così istintiva. Voleva ancora di più di lui, tutto di lui, e se avesse dovuto aspettare un altro minuto, sarebbe morta.

Ecco lì il suo petto, snello e forte, bello come il marmo bianco. Ed ecco le sue braccia, lunghe, meravigliosamente definite braccia capaci di stringerla in modo così perfetto che non desiderava altro che dormirci sempre in mezzo. Ed ecco la cicatrice che tagliava il bacino inferiore, e la colpì improvvisamente quanto la sentisse  familiare: le ricordava del sogno che aveva avuto tempo fa, quando avevano appena stipulato il loro accordo, della forma che aveva la striscia del succo di pera purpureo; con il dorso delle mani andò a sfiorare la cicatrice sulla pelle, e lui si lasciò sfuggire un sibilo, ma non pensava fosse di dolore.

"Aspetta," mormorò lei, cercando di ricordarsi perchè dovevano fermarsi.

"Cosa?" chiese lui, con voce preoccupata ed impaziente allo stesso tempo.

"Hermione," disse Ginny all'improvviso.

Draco appariva confuso. "Non mi stai proprio eccitando, Ginny."

"Idiota," bofonchiò Ginny, allargando la mano per andare a prendere la sua borsa. Tirò fuori la scatola di profilattici. "E' un regalo," continuò, "di Hermione."

"A che serve?" chiese.

Glielo disse.

"Ma dai," commentò lui incredulo.

"Praticamente renderà impossibile che io resti incinta," insistette Ginny.

"Come devo fare?" chiese lui, guardando dubbioso il piccolo pacchetto arrotolato che aveva in mano.

"Io ..." Ginny arrossì. "Potrei farlo io per te."

Sorridendole, Draco le passò il profilattico. "Beh, così sembra più divertente."

Arrossendo profusamente, Ginny aprì il profilattico e, per la prima volta, osò guardare sotto la cintura di Draco. Nascose il labbro inferiore nella bocca, completamente concentrata com'era. Con mano poco ferma, fece scorrere il pollice lungo la sua erezione. Draco chiuse gli occhi di scatto e lasciò cadere la testa all'indietro sui cuscini. Scuotendosi, Ginny si ricordò che aveva una ragione per stare lì e portò il profilattico sulla punta del suo pene. Lo srotolò come un'esperta (a quanto pareva, quando si trattava di perdere la propria moralità, Ginny era molto brava) e si sedette sulle ginocchia fiera di se stessa, contemplando il suo lavoro.

"Sì, sì, sei davvero brillante," bofonchiò Draco, portandola a sè fino a che non stava praticamente sopra di lui. "Ora, non eravamo nel bel mezzo di qualcosa?"

Sorridendo felice, Ginny lo baciò; poi, perchè le piaceva così tanto, lo baciò ancora. Draco le sistemò i fianchi fino a farla stare sopra i suoi, coi seni appiattiti contro il suo petto, mentre andavano all'assalto l'uno della bocca dell'altro. Impiegarono alcuni attimi per decidere come procedere, con un sacco di frasi mezze bisbigliate, in mezzo ai gemiti, come 'Così?' e 'Ho sentito che è meglio così' e 'Forse se tu stessi sopra ...?' e 'E come faccio a saperlo?' buttate lì in mezzo.

Infine, lui usò dei cuscini su cui adagiare la schiena, e lei gli fu davanti, seduta esattamente sopra il suo bacino, e oramai le era del tutto dentro. Le braccia di lei erano posate sulle spalle di lui per darsi un appoggio, e le sue unghie erano conficcate nella sua pelle. C'era uno sguardo intenso sul viso di lei, mentre cercava di capire che era dentro di lei, era davvero una parte di lei. E c'era dolore, naturalmente, ma era un dolore che non aveva mai sentito e poi il dolore andò via, rimpiazzato da una sensazione di completezza fisica e mentale e stava piangendo forse?

"Shh, mocciosa," bisbigliò lui, avvicinandosi a lei col torso. Le loro bocche si incontrarono ancora in un dolce bacio che sapeva di lacrime e lei gli mise le braccia intorno al collo, strette quanto poteva. Le mani di lui andarono ai fianchi di Ginny, e una volta che si ricordarono entrambi di come si respira, lui cominciò piano, ma piano a muovere i fianchi, a guidare quelli di lei con estrema attenzione.

Le loro labbra si fusero e si separarono ancora ed ancora al ritmo del movimento dei loro bacini. Ginny respirava a fatica e sentiva il battito accelerato del cuore di Draco contro il suo petto. Le mani di lui lasciarono i suoi fianchi e fecero nuovi viaggi, tracciando la linea della sua schiena, stringendole le natiche, strisciando giù fino ai piedi, nascosti sotto le ginocchia piegate. La solleticò appena e lei gli sorrise in bocca, e poi le sue risate si trasformarono in gemiti che andarono a confondersi a quelli di lui.

Iniziò nel profondo del suo ventre, un'euforia così intensa che cominciò piano piano a spandersi lungo tutto il suo corpo, fino a che non la sentì persino nei piedi. Un piccolo grido affannoso uscì dalla sua bocca e lei cominciò a bisbigliare il suo nome ancora ed ancora, alcuni secondi prima che il suo corpo si sciogliesse, perdendo forza; lui la spinse all'indietro, sdraiata sulla schiena, muovendosi velocemente, con grazia, non permettendo mai ai loro corpi di separarsi. Le ci volle un attimo, ma Ginny aprì gli occhi, si costrinse ad essere presente nel momento che voleva ricordare per sempre.

Mentre lo guardava negli occhi, il suo viso sopra il suo, vide la tristezza e il dispiacere che avevano macchiato i suoi tratti criminosamente belli in qualcosa di brutto e duro; li vide manifestarsi, poi andarsene, e per un breve attimo, era come se non fossero mai stati lì. Io gli ho dato questo, si disse. Io gli ho dato questo momento e lui l'ha dato a me e nessun potrà mai portarcelo via.

Lui cominciò a muoversi di nuovo e lei incrociò le gambe prive di forza intorno alla sua vita, all'altezza delle anche. Era esausta, ma non riusciva a resistergli, mossa dalla stessa forza primordiale che l'aveva spinta prima a premere il suo corpo contro quello di lui, a baciare e mordere il suo collo, a stringere i suoi avambracci, sui quali lui appoggiava il suo peso sul letto, fino a che lui non perse il suo prezioso controllo, lo perse totalmente, ed era lì aperto per lei, completamente vulnerabile e, per un momento solo, completamente suo.

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